CARNIVORE #3
A Lackofsun, amica e buona consigliera
-Who are you to change this world?
Silly Boy!-
Sulla faccia di Jimmy comparve un'espressione di panico puro. Spalancò occhi e bocca e rimase di sasso: "Ma cosa diavolo sta facendo questa ragazza? Vuole forse fare una brutta fine?" Non riuscì a controllarsi e l'istinto di sopravvivenza lo portò ad allungare le braccia verso di lei e a rimetterle le Cuffie, inchiodandogliele sulle orecchie con le mani. La donna lo guardò sbalordita. Ma, tutto sommato, la reazione dell'uomo non poteva essere diversa. Chiunque avrebbe fatto una cosa del genere. Chiunque avrebbe impedito che un essere umano morisse per mano dei Carnivores.
Forse.
Forse, presi dalla paura di essere coinvolto in qualcosa di pericoloso e di pagarne le conseguenze in modo ingiusto, neanche una persona si sarebbe avvicinata ad un ribelle. L'avrebbero lasciato morire davanti ai suoi occhi, piuttosto che intervenire. Dopotutto, era questa la società disinteressata in cui vivevano, no?
L'Organizzazione era riuscita perfettamente nel suo intento.
Ma quell'uomo, che l'aveva vista solo una volta in metropolitana e per di più di sfuggita, non aveva esitato un secondo a salvarla. Lui era diverso, si vedeva. Anche a costo di mettere a repentaglio la sua vita, aveva reagito.
Com'era quel termine che indicava il desiderio di interessarsi al bene del prossimo? Ah, sì.
Altruismo.
Che strano parolone girava nella mente della ragazza dai capelli neri.
Con calma, alzò le braccia e tolse le mani di Jimmy dalle sue Cuffie. L'uomo continuava ancora a fissarla, spaventato. Gli occhi sgranati e il respiro affannato.
I sintomi del terrore.
Lei abbassò lo sguardo e da una tasca dei pantaloni, dei bellissimi Jeans nuovi, estrasse un blocchettino di fogliettini di carta gialli dalle dimensioni di un post-it. Ad esso, accompagnò una penna argento che svitò in senso orario, tirando fuori la piccola punta. Cominciò a scrivere sul primo dei bigliettini e invitò Jimmy a dare un'occhiata. Lui, mano a mano che si aggiungeva un elemento, iniziava a comporre nella sua mente parole di senso compiuto.
Quando ebbe finito, lesse le lettere a voce bassa; unite tra loro, diedero come risultato una breve frase: "Fidati. Lasciami fare". Lui la fissò, ancora più terrorizzato e, trattenendo il fiato, acconsentì alla sua folle richiesta. Ricevuto il via libera, sotto gli occhi stupefatti di Jimmy, si preparò nuovamente a levarsi le Cuffie. Una goccia di sudore gli bagnò le tempie e iniziò a colargli sul volto. Quel momento fu interminabile: Un istante si era trasformato in nell'eternità. Stava per assistere a qualcosa di sensazionale e sconvolgente allo stesso tempo. Quando lei finalmente se le tolse, appoggiandole per terra, rimase per un attimo a testa bassa, poi, l'alzò di scatto e, appoggiando l'indice sul naso, lo invitò a fare silenzio. Jimmy deglutì una manciata di saliva che aveva la stessa consistenza della sabbia del deserto. Con le dita della mano destra, la donna iniziò un countdown.
5...
4...
3...
2...
1...
Allo zero, fece un respiro profondo, tenendosi il petto, ed espirò tutta la paura e l'ansia che aveva accumulato.
Niente.
Non era successo un bel niente.
Com'era possibile una cosa del genere? Jimmy continuava a domandarselo, ma nella sua mente ventimila pensieri iniziarono ad accavallarsi gli uni sugli altri e la vista gli si annebbiò per un istante. "Carnivores" fu l'ultima cosa che ricordò, prima di crollare al suolo, svenuto.
Rinvenì qualche minuto dopo e, con suo grande stupore, si ritrovò tra le braccia della donna, la quale teneva in grembo la sua testa: -Tutto bene?- gli sussurrava. Aveva intuito il labiale, ma non aveva sentito la sua vera voce. Annuì e si tirò su, tornando nella posizione che aveva prima di perdere i sensi. Aveva avuto un piccolo capogiro ma si era ripreso quasi subito.
All'istante, la valanga di idee che si era creata prima che svenisse, tornò a farsi sentire e, con lei, una domanda:
"Ma chi diavolo è questa donna?"
Continuò a chiederselo senza sosta. Voleva assolutamente delle risposte. Ma prima che potesse iniziare a parlare, lei riprese in mano il blocchettino di fogliettini e la penna e scarabocchiò un'altra frase. Quando intuì il contenuto della richiesta, l'inquietudine si impadronì di nuovo di lui:
"Ora è il tuo turno".
Ecco cosa aveva scritto.
Era pazza o cosa? Gli aveva veramente chiesto di fare una del genere? Completamente impaurito, faceva di no con la testa, allontanandola con le mani, che agitava in modo molto frenetico. Sembrava quasi come se avesse voluto costruire un muro tra loro. Nessun Carnivore era intervenuto per ucciderla. Era un fatto veramente strano. Era stato un caso, ne era certo. Non poteva essere vero. Che fosse stata mandata dall'Organizzazione a condurre esperimenti sui civili? Sì, era plausibile. Anzi, era quasi evidente. Sicuramente, il Governo voleva testare fino a che punto la psicologia umana potesse reggere prima di crollare definitivamente. Non poteva mettere a repentaglio la propria vita. Era ovvio nascondesse qualcosa, ma avrebbe preferito la sua vita alla curiosità.
Fece per alzarsi ed andarsene, ma lei si aggrappò al suo braccio e lo trattenne. Si guardarono per un momento negli occhi scambiandosi uno sguardo che nascondeva molto più del silenzio che conteneva. La ragazza gli fece cenno di fermarsi un momento, quindi, scrisse di nuovo sul suo blocchettino di foglietti gialli qualcosa, poi lo mostrò a Jimmy, il quale rimase folgorato dalle parole che conteneva
"Vuoi sapere cosa significa essere libero?"
"Essere libero".
Furono quelle ultime due parole a lasciarlo spiazzato. Essere Libero significava...
Libertà.
A cosa stava anelando in tutta la sua inutile vita? Cosa stava cercando? Cosa poteva renderlo diverso dal Jimmy che era sempre stato? La risposta a tutte e tre le domande, si riconduceva a quell'insulsa parola di sette lettere che i suoi pensieri iniziarono a pronunciare senza sosta. Stava per cedere alla tentazione. Non riusciva più a ragionare. Ne aveva bisogno. Ora come non mai.
Alla fine, senza pensarci due volte, si sfilò le Cuffie dalle orecchie e le buttò a terra. La plastica degli altoparlanti urtò il terreno e fece un rumore secco. A lei, fece seguito il cavo nero che si trovava nella tasca dei suoi pantaloni che scivolò fuori velocemente e si attorcigliò a caso.
L'aveva fatto. Cosa diavolo gli era passato per la testa?
Appena uscì dal suo stato di semi ipnosi, guardò le Cuffie buttate per terra e fece per raccoglierle. La ragazza, prontamente, lo fermò di nuovo, aggrappandosi alle sue braccia. Jimmy si convinse a lasciarle dove si trovavano, poi, iniziò di nuovo il breve countdown di verifica.
Passati i cinque secondi, rimase completamente esterrefatta. Guardando il vuoto completamente assorta, come se all'improvviso fosse diventata preda di un'estasi mistica, cadde sulle ginocchia e iniziò a ridere da sola, tenendosi il volto con le mani. Jimmy la guardò con aria interrogativa. Stava pensando a qualcosa da dirle, ma non ci riusciva. Le sue corde vocali erano bloccate. Non volevano che saperne di mettersi a vibrare.
Nello stesso momento, sentì un rumore in lontananza. Qualcosa che ricordava le voci di tante persone che cantavano insieme. Impiegò qualche secondo a capire che erano le voci dei tifosi dello stadio. Ma non erano finte, non le stava sognando.
Le stava udendo.
Era veramente incredibile. Quanto tempo era passato da quando si era sentito così? Si tirò in piedi e facendo qualche passo verso la porta della stanza, allungò l'orecchio, godendosi l'ascolto di quello che non era certo il bollettino meteorologico o il solito notiziario.
E subito capì.
Ecco cos'era la libertà.
-Beh? Come ti senti? Com'è il mondo da questa prospettiva?-
Una voce.
Sentiva una voce femminile nelle sue orecchie! Si girò verso la ragazza, e notò che si era tirata su. -Non è bellissimo? Io me ne sono innamorata-. Aveva incrociato le braccia e sorrideva, felice.
Ancora quel sorriso. Non riusciva proprio a levarselo dalla testa. Ma cosa nascondeva di così importante?
-Piacere. Mi chiamo Brigitte. E tu? Qual è il tuo nome?- Jimmy guardò la mano di Brigitte leggermente spaesato. Cosa doveva fare? Perché quel gesto? Rifletté un secondo, poi qualcosa iniziò a riaffiorare. Allungò la sua mano e gliela strinse con forza.
Ma continuò a non parlare. La sua voce era rinchiusa da qualche parte, dentro le segrete della sua anima. Ci volle qualche istante prima che curiosità vincesse sulla paura. Schiarendosi la gola, pronunciò le sue prime parole:
-Jimmy...Mi chiamo Jimmy- Appena finì di parlare, si tappò la bocca dallo stupore. Eccola lì, finalmente. Si sentiva come se dentro di lui fosse successo qualcosa. Qualcosa di strano e diverso, che non aveva mai provato prima d'ora
-Jimmy...- Disse Brigitte continuando a borbottare il suo nome. -Felice di fare la tua conoscenza!- Poi, senza un motivo apparente, gli saltò addosso e l'abbracciò. L'uomo rimase un po' spaesato dall'improvvisa reazione di Brigitte, ma, senza esitazione, ricambiò. Era così...calda.
"Il corpo umano è sempre così? Che strano... Non lo ricordavo minimamente"
Quando i due si sciolsero, Brigitte si era fatta all'improvviso molto seria. -Jimmy...-Cominciò. - Tu sei il secondo uomo, dopo di me, che riesce a liberarsi delle Cuffie senza morire. Grazie per aver accettato di sottoporti all'esperimento-. "Esperimento"? Ma di cosa stava parlando? Allora aveva ragione a dubitare di lei! Faceva davvero parte dell'Organizzazione! Subito, si mise sull'attenti. -Cosa intendi dire?- Interrogò la ragazza.
Con aria quasi strafottente, Brigitte controbatté: -Dovevo verificare che la mia teoria fosse esatta. Era necessario controllare se i Carnivores avrebbero reagito o meno nel momento in cui ti saresti tolto le Cuffie. A quanto pare, tutto è andato secondo i piani. E, cosa più importante di tutte, tu non sei morto-
Jimmy andò su tutte le furie. -Teoria? Quindi tu avresti messo a rischio la mia vita per verificare una tua teoria? Lo sapevo che non c'era da fidarsi di te. Fottetevi tutti quanti, inclusi tu e l'Organizzazione!- Odiava essere manipolato dalle persone. Era più forte di lui. Lo faceva sentire impotente e incapace di reagire "C'è già chi mi manipola a dovere" Pensò "Io non sono la marionetta di nessuno, nemmeno di quegli stronzi che sono al Governo e si divertono alle mie spalle!" Serrando i pugni, si avvicinò a grandi passi verso le Cuffie, le raccolse da terra e si avviò verso l'uscita.
-FERMO!- Gli gridò la donna con la voce rotta dai singhiozzi del pianto. -Hai ragione. Ho sbagliato.- Aveva abbassato la testa in segno di scusa. Si era comportata da stupida, aveva esagerato con le parole -Anche se, in effetti, si trattava della verità- e implorava il suo perdono -Non avrei mai dovuto fare una cosa del genere. Ma il risultato del mio esperimento ci ha dato una carta in più a nostro favore. Una carta in più per abbattere l'Organizzazione!-
Jimmy si pietrificò all'istante. -Sconfiggere l'Organizzazione?- Chiese con interesse, anche se la sua rabbia non era per nulla svanita. -Voglio raccontarti la mia storia.- Gli disse. -Sarai libero o meno di credere alle mia parole e di andartene, se lo vorrai. Però, ti prego aspetta un momento-. E, detto questo, riprese a piangere.
Cosa aveva di così importante da raccontargli? E, soprattutto, cosa intendeva con "Una carta in più per abbattere l'Organizzazione"? Dentro di sé era combattuto. Da una parte voleva sbatterle la porta in faccia e andarsene per sempre ma dall'altra era ancora più impaziente di sapere cosa stesse tramando alle sue spalle. Gli aveva rivelato la falla nel sistema delle Cuffie, ma non ancora tutto quello che c'era dietro.
Alla fine si arrese e concesse alla ragazza di parlare -E sia. Però sii veloce. Mia moglie mi aspetta tra le tribune dello stadio e la partita, da come mi sembra di capire, è già riiniziata- Lei incrociò il suo sguardo e buttandosi sul pavimento, quasi come se Jimmy fosse un qualche idolo, espresse tutta la sua riconoscenza, inchinandosi ad ogni "Grazie" che ripeteva.
L'uomo si tranquillizzò leggermente, si sedette per terra, incrociando gambe e braccia e si mise a fissare Brigitte con sguardo serissimo, quasi truce. Era stato quel discorso che lo aveva convinto a restare. Le parole "Abbattere" e "Organizzazione" non potevano assolutamente stare insieme.
In nessun caso.
Dopotutto, quelli che ci avevano provato, erano stati vaporizzati all'istante dai Carnivores. Ma se ora entrambi erano ancora vivi, nonostante la loro disobbedienza nei confronti del Governo, doveva per forza esserci qualcosa sotto. -Avanti. Cos'hai da dirmi?-
Brigitte si asciugò le lacrime e iniziò a parlare
-Sono nata 27 anni fa in un piccolo paesino di quella che fino a un secolo e mezzo fa era chiamata con il nome di "Francia". Sin da piccola, ho manifestato un grande interesse per il mondo circostante: la natura, il cielo, lo spazio...Ero una bambina allegra, felice e spensierata. La mia voglia di vivere mi portava ovunque i miei piedi andassero. Poi, un giorno, arrivata a 6 anni, cambiò tutto.-
Fece una pausa, guardando in alto, quasi come a cercare un Dio che la spiava attraverso il tetto della stanza. Poi, ricominciò:
- Era un giorno come tanti: sole cocente e temperature alle stelle. Una normale mattina estiva. Io e i miei andammo in ospedale con la scusa di una visita di controllo. Aspettammo quasi due ore davanti una porta alla cui sommità svettava un piccolo cartellone di plastica dove c'era scritto a chiare lettere "Riabilitazione Mentale". Quando chiesi alla mamma perché ci trovavamo lì, lei mi sorrise, comprensiva -Tesoro- e una lacrima le rigò la guancia -Oggi diventerai grande.- Poi, indicò le sue Cuffie con un dito. Nello stesso istante, un dottore uscì dalla porta e chiamò il mio nome. All'inizio, feci i capricci, protestai. Ma, come ben sai, volente o nolente, fui costretta a sottopormi al controllo: Alla fine, un assistente mi iniettò nel braccio sinistro un siero tranquillante e me le fecero indossare. Quando uscii da quella stanza, avevo dimenticato tutto ciò che era successo precedentemente. Non ero più io, lo sentivo. Avevo completamente perso tutta la vitalità che possedevo. Non ne potevo più. Un giorno, raggiunti i quattordici anni, di nascosto ai miei genitori, mi sfilai le Cuffie, gettandole per terra. E sai cosa successe?-
Brigitte non voleva che Jimmy rispondesse alla sua domanda. Era, semplicemente una richiesta di maggiore attenzione alla frase che stava per pronunciare.
-NULLA!- Gridò -Non successe assolutamente NULLA!-
Continuò a parlare esprimendosi a gesti.
-Ricordai improvvisamente tutto quello che mi avevano fatto quasi dieci anni e fu doloroso e bruciante allo stesso tempo. Impedire agli uomini di creare una loro personalità è qualcosa di assurdo! Di ineccepibile! Era questo che nella mia testa si stava formando in quei brevi momenti in cui l'Organizzazione non aveva il controllo su di me.-
Si era leggermente alterata, ma il suo era più una sorta di sfogo personale che rabbia vera e propria.
- Continuai a fare esperimenti su me stessa, completamente incosciente del fatto che mettevo di continuo a repentaglio la mia vita. E tutte le volte che provavo a farlo dentro le mura di casa mia, non succedeva niente. La mia vita, senza che me ne accorgessi, continuava a procedere. Finché decisi che era arrivato il momento di condividere la mia scoperta con qualcun altro. E quel qualcun altro sei tu, Jimmy-
Il ragazzo trasalì quando lei lo indicò con l'indice come se lo stesse accusando di qualcosa. -Oggi ho rischiato anche io la mia vita perché non ho mai tentato prima d'ora a levarmi le Cuffie fuori dalle mura domestiche. E tu, Jimmy, mi hai dato una prova schiacciante: Se i Carnivores non ci vedono, non possono ucciderci! Se siamo fuori dalle loro telecamere, non rischiamo di essere polverizzati da nessun raggio azzurro-
La rivelazione di Brigitte arrivò come un pugno nello stomaco a Jimmy il quale, era ormai un misto di stupore e incredulità. -No... Non posso crederci...- Riuscì solo a dire. - E invece devi- Rispose immediatamente la donna. -Io voglio riprendermi la mia libertà. Voglio essere libera di pensare, di ascoltare, di giudicare... e questa non è la vita che desidero.-
Non poteva credere alle sue orecchie. Brigitte aveva le stesse sue aspirazioni. Anche lui sentiva di continuo quella terribile sensazione di vuoto che lo divorava ogni giorno.
-Jimmy, ti prego. Devi aiutarmi.- Lo supplicò la donna. -Ci stanno creando un mondo fittizio! È tutto un inganno! Credimi, ti prego.-
Toccò all'uomo prendere la parola.
-Anche io sin da piccolo mi sono sentito come te.- Ammise. -Da quando queste maledette Cuffie...- Le prese in mano e le guardò con rabbia e disgusto -Da quando queste maledette Cuffie sono entrate nella mia vita, non sono più me stesso. L'Organizzazione ci tratta come se fossimo dei semplici burattini. È ciò che vogliono da noi. Ma non possiamo permettere loro che la razza umana continui il suo corso così!- Alla fine, ricordò qualcosa. Qualcosa che faceva male e che aveva voluto dimenticare -Se oggi la nostra società si trova in questa situazione, significa che c'è stato un incidente di percorso. Già...quanto siamo stati stupidi a combattere una Guerra che non ha fatto altro che renderci schiavi...- E si chiuse un momento in sé per riflettere.
Alludeva alla Quarta Guerra Mondiale che si era combattuta qualche tempo prima e che aveva distrutto l'intero mondo. Oltre quattro miliardi di morti, un numero illimitato di feriti e di orfani.
Come lui, che sotto le macerie di un palazzo che gli era crollato addosso, aveva atteso quasi tre giorni l'arrivo dei soccorsi. Lui si salvò, ma i suoi genitori...
Si avvicinò a Brigitte e le porse una mano. -Avanti. Tirati su.- Quando lei fu di nuovo in piedi, continuò il suo discorso -Non ti nego di avere paura per me stesso. Sto tremando al solo pensiero di morire, ma... Se questo può essere utile a noi e al nostro futuro, ti aiuterò.-
Brigitte rimase letteralmente a bocca aperta. Non si sarebbe mai immaginata un così grande spirito di intraprendenza. Quello che le aveva raccontato, a quanto pare, era la verità e anche lui aveva provato le sue stesse sensazioni nell'arco della sua vita. Non poteva non fidarsi. Era l'alleato giusto.
Aveva scelto bene.
Un piccolo sorriso comparve e scomparve velocemente dal suo volto. Jimmy non aveva nemmeno avuto il tempo di accorgersene. -Grazie di tutto- E gli strinse di nuovo la mano. -Uniamoci insieme e liberiamo il Pianeta Terra-. All'istante, prese il blocchettino dei post-it e la penna e ci scrisse su qualcosa. Poi, con gesto veloce, lo infilò dritto nella tasca dei pantaloni di Jimmy. -Luogo, data e ora del prossimo incontro- Precisò. -E ora vai, o tua moglie si insospettirà per la tua assenza prolungata-.
Eliana! Si era completamente dimenticato di lei! L'aveva abbandonata nelle tribune e, a quest'ora, non vedendolo arrivare, aveva sicuramente iniziato a preoccuparsi. -Allora...vado!- Disse Jimmy tutto contento salutandola con un cenno della mano e voltandogli le spalle.
-Non dimentichi qualcosa?- Il tono di Brigette, scherzoso e anche provocatorio, lo costrinse a girarsi. La ragazza teneva con la punta delle dita la sua Cuffia.
-Devo proprio?- Disse a malincuore .
-Se non vuoi morire ancor prima che il nostro piano venga messo in pratica...-
Era finito un piccolo momento di felicità e di libertà. Si tornava alla routine quotidiana. Brigitte gliele lanciò. Jimmy le prese e, controvoglia, le indossò. Ma prima di coprirsi completamente le orecchie e risentire Philip Sepe, si girò verso Brigitte e le disse una sola parola.
-Grazie-.
Una sola parola che nascondeva un oceano immenso.
Si sarebbero rincontrati presto. Era ciò che veramente contava.
Ma ancora una domanda lo attanagliava. La stessa domanda che si era posto all'infinito da quando l'aveva incontrata per la prima volta in metropolitana.
-Brigitte- Disse senza girarsi -Ma tu...chi sei?-
La risposta della donna fu immediata. -Molto più di quello che tu immagini. Ma, comunque, una tua alleata.-
La risposta misteriosa, non aveva fatto altro che stimolare ancora di più la sua curiosità, ma non aveva altro tempo per trattenersi con lei. Doveva andare. Avrebbe chiesto il significato della sua affermazione la prossima volta.
Uscì dalla stanza sovrappensiero e, correndo, si diresse nuovamente verso la curva dei tifosi. Arrivò al suo posto con il respiro affannato. Eliana era arrabbiatissima. -MA COSA DIAVOLO È SUCCESSO? DOV'ERI FINITO?- Gridava cercando di sovrastare le voci dei tifosi intorno a loro. Lui si limitò ad inventare una scusa. -HO AVUTO UN FORTE MAL DI TESTA E HO FATTO UNA PASSEGGIATA NEL CORTILE QUI FUORI-
Eliana rimase senza parole alla sua risposta.
Era la prima volta, da quando si erano sposati, che le rispondeva gridando a sua volta.
Nello stesso momento, il triplice fischio dell'arbitro sancì la fine della partita.
I Demoni erano i vincitori della Coppa dei Campioni. L'urlo di gioia dei tifosi esplose in un boato assordante
-Con i fischi dell'arbitro, si chiude anche il Campionato di quest'anno! Io sono Philip Sepe e mando un saluto a tutti voi, amici tifosi! Alla prossima!-
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