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CARNIVORE #2

A ShadowsOfLights, amico per caso, lettore accanito e fan degli Starset come me TRR

-No one needs to hear your words.

Let it go.-

Per tutta la sua giornata di lavoro, non fece altro che pensare alla misteriosa ragazza che aveva incontrato in metropolitana. Anche mentre compilava i documenti che Mr. Frame, il suo capo, gli aveva dato da studiare, non riusciva minimamente a distogliere le sue riflessioni da quei riccioli neri e lunghi che erano piombati in modo così improvviso e misterioso nella sua vita. Si era disfatto del biglietto che gli aveva lasciato e, come gli era stato ordinato, lo sminuzzò in tanti piccoli pezzettini.

Ma i dubbi continuavano ad assillarlo. "Chi diavolo è? Cosa vuole?"

A dir la verità, la cosa non gli interessava più di tanto. Però, qualcosa lo aveva incuriosito. Qualcosa che impediva di dimenticare il suo sguardo, i suoi capelli...il suo sorriso di quando l'aveva aiutata a rimettersi in piedi.

Sì. Sorrideva.

Quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva visto sorridere qualcuno in quel modo?

Mentre navigava in questo fiume di idee, davanti a lui comparve Mr. Frame che, a braccia conserte, lo guardava, indispettito. Aveva quarantuno anni ed era quasi coetaneo di Jimmy. La sua fisionomia e il suo sguardo misterioso –i suoi occhi azzurri erano così chiari che qualcuno ci si sarebbe potuto perfino specchiare- lo dipingevano come il perfetto uomo d'affari. Quel giorno, indossava una camicia bianca e una giacca nera elegantissima. Ma, diversamente dai suoi dipendenti, non portava nessuna cravatta. Odiava indossare "quel tipo di gingillo", come lui stesso chiamava quel capo d'abbigliamento, perché non voleva che qualcos'altro di immateriale, soffocasse il suo corpo e la sua mente.

Oltre alle Cuffie, s'intende.

Vedendo Jimmy con la testa fra le nuvole, davanti un computer che stava svolgendo tutto il lavoro al posto suo, lo richiamò all'ordine, facendolo sobbalzare: -JIMMY! MA COSA CAZZO STAI FACENDO? BATTI LA FIACCA?- Gli gridò, superando il volume della pubblicità del dentifricio alla menta Dental, che in quel momento stavano trasmettendo nelle sue orecchie. –QUI NON SI DORME! QUI SI LAVORA!- Jimmy si mise subito in piedi e, completamente rigido e imbarazzato, si inchinò per chiedere umilmente scusa. Mr. Frame, continuò a guardarlo in cagnesco, poi, gli voltò le spalle e si allontanò dalla sua postazione. Ovviamente, il richiamo non servì a nulla perché Jimmy continuò a svolgere la sua attività di pensatore mistico, che, in quel momento, gli riusciva meglio di qualsiasi altra cosa.

Passarono due ore, ore che a Jimmy sembrarono un secolo, quando sullo schermo del suo computer apparì un messaggio: "Il turno di lavoro di oggi finisce prima in concomitanza con la partita di Rugby Furiosi-Demoni che si svolgerà tra un'ora. A domani." Quasi tre righe più sotto, sola soletta, capeggiava un'unica frase, scritta in stampatello maiuscolo, che stava quasi a voler indicare il fatto che lei era più importante del resto del discorso. Come Jimmy poteva aspettarsi, visto che l'aveva letta chissà quante altre volte, recitava "VIVA L'ORGANIZZAZIONE. VITA. FUTURO. PROSPERITÀ."

"Questa è bella" pensò Jimmy, sarcastico. "L'Organizzazione ha la mia vita in pugno, ha distrutto il mio futuro e ha creato un mondo che è tutto tranne che prosperoso." Ovviamente, La sua amara considerazione non contava nulla. A nessuno interessava quello che gli balenava per la mente. Così, si limitò a conservarla nei suoi pensieri "Tanto, anche se ne parlassi a qualcuno, nessuno riuscirebbe a sentirmi o a capire quello che provo".

Completamente avvilito, camminò a testa bassa fino all'attaccapanni. Prese la giacca, e dato uno sguardo all'orologio, si fiondò fuori dall'ufficio correndo con tutte le forze che aveva in corpo verso la fermata della Metropolitana più vicina. Era in ritardo e sua moglie lo stava aspettando davanti l'ingresso dello stadio, così come avevano concordato la sera prima. Altri tormenti e altre persone scalpitanti dovette subire all'interno di quei vagoni così stretti e soffocanti. In fondo, stavano andando tutti a vedere la partita, e quella era l'ora di punta. Riuscì a intravedere alcuni tifosi che indossavano qualsivoglia tipo di accessorio che andava dal cappello con la visiera alla maglietta con i colori sociali della loro squadra. Alle sue spalle, un ragazzino di una decina di anni, si era addirittura pitturato il volto di giallo e di blu. Tifava, come lui, i Demoni. Jimmy gli sorrise e il ragazzino fece altrettanto di rimando: era un "alleato" e, come tale, con lui avrebbe esultato per la vittoria o si sarebbe disperato per la sconfitta.

"Sì, è vero. In una guerra, come in una partita non esistono pareggi. O si vince, o si perde. Io, molto probabilmente, ho perso"

Quando il treno raggiunse la fermata dello Stadio, una quantità indefinita di uomini e donne si riversò al suo esterno, spingendo e gridando. Qualcuno respirò a pieni polmoni un po' d'aria fresca. Un bambino perse di vista i genitori e, rimasto solo, iniziò a piangere. Jimmy avrebbe voluto aiutarlo, ma sua moglie lo aspettava impazientemente. Mancavano solo 5 minuti all'inizio dei giochi.

Arrivato davanti all'ingresso, la cercò la tra i tifosi e, dopo un giro di perlustrazione, finalmente la vide.

Capelli lunghi e lisci castano biondo. Occhi marroni, splendenti e meravigliosi. Era una donna di trentacinque anni nel fior fiore della giovinezza. Forse, la migliore donna del mondo. In una parola, semplicemente "Eliana". Indossava una stupenda camicia bianca coperta da un gilet nero. I pantaloni, anch'essi neri, erano fatti di un tessuto non molto pesante. Caratterialmente, una donna fragile, completamente dedita al lavoro. Non sapeva cosa significasse avere un amico né, tantomeno, cosa fosse il divertimento. Ma, dopotutto, quella era più o meno la condizione in cui versavano un po' tutti. Da quando l'aveva conosciuta, non l'aveva mai vista di cattivo umore.

Tranne in quel momento in cui lei si girò e i loro sguardi si incrociavano.

Teneva le mani sui fianchi, in segno di impazienza. "Forse ho tardato un po' troppo" si chiese Jimmy, spaventato dalla reazione della donna. –DOVE CAVOLO SEI STATO?- gli gridò più forte che poteva –SIAMO IN RITARDO! MUOVITI!- in effetti, all'ingresso dello stadio non c'era quasi nessuno. Tranne qualche ritardatario che, come lui, si muoveva a passo svelto verso l'entrata. Lui fece un inchino in segno di scusa, così come aveva fatto quella stessa mattina con Mr. Frame, e le mimò con le labbra "Scusami. Lavoro". Poi si avvicinò lentamente a lei e la baciò sulla guancia.

Bastò quel semplice gesto a farla calmare. La sua espressione si addolcì piano piano, fino a quando la rabbia scomparve, lasciando posto alla gioia e all'amore. Lei, ricambiò con un altro bacio.

Sulle labbra.

Fu breve, ma intenso e coinvolgente. Tutte le preoccupazioni di Jimmy svanirono all'istante.

Entrarono nello stadio tenendosi per mano come due innamorati e guardandosi l'un l'altra. Raggiunte le tribune, arrivarono appena in tempo per l'ingresso delle squadre in campo. I Demoni, con le loro maglie gialloblu, camminavano in fila indiana e, parallelamente a loro, nello stesso modo, si muovevano i Furiosi, delle semplici macchie verdi confuse con il prato del terreno di gioco.

Presero posto e, nello stesso istante, le trasmissioni dell'Organizzazione si interruppero cedendo il testimone alla radiocronaca della partita: -Buon pomeriggio a tutti voi amici radioascoltatori. È Philip Sepe che vi parla! Oggi si decreterà il vincitore della Coppa dei Campioni! Le squadre sono appena entrate in campo. Buon Rugby a tutti voi!- Quando finì di parlare, in tutto lo stadio risuonò un applauso assordante. Le mani di quasi ottantamila spettatori continuarono a scontrarsi. Anche Jimmy e Eliana contribuirono, entusiasti. Poco prima del calcio d'inizio, quando i giocatori erano già nelle loro posizioni, comparve anche una ola. Dall'estrema sinistra all'estrema destra delle curve, una immensa orda di persone, creava una coreografia spettacolare. Quando l'onda li raggiunse, Jimmy si sentì quasi come se i suoi piedi si fossero staccati da terra. Era leggero. E felice...come non lo era mai stato prima.

Amava il rugby. Era l'unico momento di svago che l'Organizzazione concedeva. L'unico momento in cui nelle orecchie delle persone non venivano passate notizie, ma scambi di palla, falli e punti. Jimmy aveva letto da qualche parte che uno o due secoli prima, esistevano tantissimi altri sport e che quello più popolare a livello globale fosse il calcio. Non conosceva le regole di quel gioco, né, tantomeno, aveva mai visto una partita. Il motivo del perché l'Organizzazione, al momento della sua nascita, bandì ogni forma di espressione sportiva restava per tutti un mistero. Ma il motivo per cui proprio solo il Rugby fosse sopravvissuto, era ancora più oscuro.

Per un attimo si era distratto e subito i giocatori, al segno dell'arbitro, avevano iniziato a darsele di santa ragione per cercare di conquistare la palla. La prima azione fu a favore dei Furiosi che, approfittando di un momento di distrazione dei loro avversari, che avevano incautamente lasciato la porta incustodita, segnarono 5 punti facili facili: fu Il primo Touchdown che venne assegnato.

Mentre Jimmy e i tifosi dei Demoni si disperavano o incitavano i giocatori a darsi una mossa, dal lato opposto, i tifosi dei Furiosi esultavano fino a perdere la voce. Iniziarono a far partire dei cori che rimbombarono per tutto lo stadio. In quaranta minuti successe di tutto: da entrambe le parti, la voglia di vincere si faceva sentire e nessuno aveva assolutamente intenzione concedere il privilegio della vittoria agli avversari. Soprattutto ora che la Coppa dei Campioni era ad un passo.

A dieci secondi dalla fine, venne assegnato un calcio di punizione a favore dei Demoni. Toccò a Xavier Benny calciarlo. Quando lo realizzò, da una distanza abbastanza notevole, e vennero assegnati tre punti alla sua squadra, il giocatore esultò insieme ai suoi tifosi: il primo tempo si concludeva così, sul punteggio parziale di 21 a 22. L'adrenalina scorreva nelle vene di tutti. –Piccolo momento di pausa amici sportivi! Philip Sepe vi da appuntamento a tra poco!-

Appena la radiocronaca terminò, iniziò subito la pubblicità dell'Organizzazione. Una voce femminile, con tono seducente, stava parlando del governo come se fosse la cosa migliore del mondo -.......Grazie all' Organizzazione, ora, il mondo...- "Si, certo. Come no" si ripetè Jimmy, scocciato, nella sua mente. Si era fatto prendere così tanto dalla foga che ora, risentire di nuovo quelle parole tornavano a farlo stare male.

Sbuffando, si alzò di scatto e, stiracchiandosi le gambe, picchiettò con la mano sulla spalla destra di Eliana per attirare la sua attenzione. –VADO UN MOMENTO IN BAGNO!- lei si limitò a dare un cenno di assenso con la testa. Le tifoserie iniziarono temporaneamente a sciogliersi.

Jimmy salì delle scale ripidissime e imboccò un corridoio buio completamente pitturato di un azzurro che richiamava il cielo quando è completamente sgombro dalle nubi. Trovata la porta con il logo dell'omino che indicata il bagno degli uomini entrò. Dovette aspettare qualche minuto prima che potesse varcare la porta delle toilette in quanto si era creata una fila abbastanza lunga che non gli permetteva di avere libero accesso a quel luogo che stava agognando più di qualsiasi altra cosa. Quando finalmente poté pisciare, la sua vescica ringrazio e si sentì più leggero. Si lavò le mani e uscì dalla stanza, compiendo a ritroso la strada che aveva fatto per raggiungere il bagno.

Mentre camminava, però, si sentì all'improvviso prendere dal braccio.

Quando si girò, vide la donna che aveva incontrato quella mattina in metropolitana e che gli aveva lasciato quel messaggio così strano.

Sorrideva.

Ancora.

Come sempre.

Jimmy, invece, la guardava chiedendosi cosa volesse da lui. Lei le mostrò sul palmo, come aveva fatto in metropolitana, un piccolo fogliettino appiccicato sulla mano che recitava "Fidati di me e seguimi". Jimmy era ancora più diffidente.

Contemporaneamente, però, era anche troppo curioso di sapere cosa nascondesse. "Bhè, in fondo, non mi costa nulla. Se avrà cattive intenzioni, saprò come difendermi e la denuncerò all' Organizzazione". Così, camminando a braccetto come due fidanzati, si infilarono in un corridoio stretto e buio.

A un certo punto, il passaggio si interrompeva in un vicolo cieco, ma i due continuarono a camminare. La ragazza si staccò dal braccio di Jimmy e, guardandosi in giro, sospettosa, spinse una piccola porta sul lato destro del muro che era perfettamente camuffata con la vernice azzurra di cui esso era dipinto.

I due entrarono in una stanza completamente spoglia e abbastanza buia, ma i due riuscivano comunque a distinguersi da quelle tenebre che li inghiottivano, grazie ad una piccola finestrella rettangolare protetta da delle grate di ferro incrociate.

La ragazza si sedette a terra, appoggiando la schiena contro il muro e invitò Jimmy a fare lo stesso. –CHI SEI? PERCHÉ MI HAI PORTATO QUI?- le gridò l'uomo. Lei gli fece cenno di abbassare la voce e di sedersi. Eseguì quello che gli era stato ordinato. Continuava a non capirci nulla. Quando entrambi furono seduti a terra, la ragazza compì un gesto che lasciò Jimmy di stucco:

Senza alcun preavviso, si sfilò le Cuffie dalle orecchie

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