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Se non si ha paura

Angolo autrice:
So che Ho detto che avrei aggiornato giovedì, ma questi due bubini mi mancano così tanto che non c'è l'ho fatta ad aspettare!
Fatemi sapere cosa ne pensate 🤍

<< Comunque sei veramente un coglione >>
Se non fosse stato così infastidito, probabilmente Alex avrebbe riso.
<< Insomma, come hai fatto a dirle che non ti piace? >> borbottò ancora Serena, stesa sul letto accanto al suo ragazzo.
In momenti come quello, Alex odiava il fatto di essere in camera con Albe: non poteva sfuggire alle grinfie della bionda, neanche mettersi a dormire era un'alternativa valida.
<< Beh frà, in effetti neghi un po' l'evidenza >> commentò il suo amico, ripetendo per l'ennesima volta le parole che gli avevano già detto sia Serena che Luigi.
<< Secondo me hai solo paura >> continuò poi Luca il quale, nonostante in teoria si stesse asciugando i capelli, nella pratica spegneva il phon ogni dieci secondi per non perdersi quella conversazione.
Alex sbuffò.
<< Dio raga, ma saranno cazzi miei? >>
<< No! >> esclamò subito Serena.
E, di nuovo, il ragazzo si ritrovò a pensare a quanto fosse in grado di innervosirlo e divertirlo allo stesso tempo.
<< Non sono cazzi tuoi perché io ti conosco Alex, quindi so come fai: quando qualcosa ti spaventa ti chiudi, ti isoli e ti comporti da stronzo >>
Per qualche motivo a lui ignoto, quelle parole gli portarono alla mente il ricordo della conversazione avuta con Cosmary in giardino appena qualche giorno prima.

La verità è che sei così spaventato all'idea, che previeni la cosa: hai così paura di non essere capito che neppure provi a spiegarti.

Dio, ma perché tutti sembravano volersi cimentare a fargli da psicologi?
Non aveva bisogno che nessuno gli dicesse ciò che aveva in testa, era già tutto abbastanza chiaro.
Sapeva di essere stato un coglione a smontare in quel modo le poche certezze di Cosmary, ma non era certo che fosse stato quello il vero errore: l'errore, quello vero, era essersi lasciato sedurre come un ragazzino alla sua prima cotta, comportandosi in modo completamente diverso da ciò che voleva e doveva essere.
<< Sere dico sul serio, lascia perdere >>
La bionda sbuffò.
<< Io non ci credo che stai facendo tutto questo per una che hai lasciato tu e con la quale non avevi praticamente niente in comune! >> sbottò poi, riferendosi a quando aveva spiegato ai ragazzi che la vera ragione dietro la sua freddezza era la recente rottura con Ludovica.
<< Che ci vuoi fare, non tutti sono come Albe! >>
Quest'ultimo lo guardò interdetto, ferito da quell'affermazione.
E Alex si ritrovò a maledire se stesso per l'ennesima volta perché, se c'era qualcosa che proprio avrebbe voluto evitare, era ferire le uniche persone con cui stava davvero legando.
Il fatto era che Serena lo faceva andare su tutte le furie, sapeva tirare fuori un lato di lui che non avrebbe mai voluto mostrare a nessuno.
<< Beh, ti piacerebbe avere il coraggio di Albe! >> rispose a tono la bionda << Lui ha trovato una persona che lo faceva stare bene e si è lasciato andare, senza nascondersi dietro mille scuse come te! La verità è che hai paura Alex, soltanto paura e... >>
Smise di ascoltarla da quel momento in poi, anche se il suo discorso andò avanti per un bel po'.
E lo fece perché, suo malgrado, in quel momento dovette ammettere a se stesso la più scomoda delle verità.
Serena lo innervosiva così tanto perché, per quanto potesse sbagliare modi e tempi, gli diceva sempre e soltanto una cosa: la verità.

*

Non riusciva a dormire.
Ma del resto, visti tutti i pensieri che lo tormentavano, avrebbe trovato più strano il contrario.
La verità era che non aveva mai davvero pensato al perché all'epoca avesse criticato così tanto l'atteggiamento di Albe nei confronti della sua ex.
E, se da una parte continuava a pensare che per lei dovesse essere stato brutto vivere quella situazione, dall'altra aveva inconsapevolmente sempre invidiato la sua capacità di rimettersi in gioco così presto e di esporsi così tanto.
Tra lui e Serena era stato tutto semplice fin da subito, nessun ostacolo aveva complicato quell'attrazione viscerale e spontanea.
Ma forse era perché nessuno dei due si chiamava Alex, ecco perché era andato tutto così bene.
Dopo essersi rigirato nel letto per circa duecento volte, decise di andare a prepararsi una tisana in cucina così da provare a calmare i suoi nervi.
Dannati sentimenti, pensava intanto, prospettandosi già la sveglia delle 6:30 e quanto sarebbe stato faticoso andare a lezione senza aver chiuso occhio.
Appena giunto in cucina però, si trovò di fronte ad una scena che non si sarebbe mai prospettato: la luce in salone era infatti accesa e qualcuno stava correndo sul tapis roulant.
Perché diamine Cosmary stava facendo esercizio alle 3 del mattino?
Alex si avvicinò subito all'attrezzo, annunciando il suo arrivo con un delicatissimo: << Ma che cazzo stai facendo? >>
Cosmary sussultò per la sorpresa e poi, senza neppure guardarlo, continuo imperterrita il suo esercizio.
<< Sono serio Cosmary, perché stai correndo a quest'ora? >>
Sapeva che la ragazza era arrabbiata con lui, ma quello non era un buon motivo per lasciarla lì in balìa di se stessa.
<< La cena era pesante, sto cercando di smaltirla >> rispose allora lei, telegrafica e apatica.
Alex scosse la testa senza sapere bene cosa dire.
E poi, il ricordo di quella sera gli attraversò la mente: non erano stati seduti accanto a cena, eppure lui l'aveva guardata diverse volte e...
<< Hai mangiato a malapena un po' di insalata, non dirmi cazzate >>
La ragazza sbuffò, rallentando la velocità di qualche tacchetta.
<< Alex, ma che cazzo vuoi? Lasciami in pace >>
Non era abituato a sentirla parlare così, lei che era sempre così educata e così dolce.
E Cosmary neppure avrebbe mai voluto che lui scorgesse quella parte di lei, eppure in quel momento non sentiva neppure di avere il controllo di se stessa: erano i suoi demoni a parlare, il suo disturbo alimentare e le sue paure.
Alex l'aveva ferita con la sua freddezza e questo l'aveva spinta a chiedersi cosa ci fosse di sbagliato in lei, trovando come sempre risposta sempre nello stesso punto.
Non sei abbastanza magra.
<< Voglio che scendi da questo cazzo di tapis roulant >> sbottò lui.
Non poteva sapere davvero cosa le passasse nella testa, eppure era certo di averlo intuito almeno un po'.
E, se non poteva convincerla ad amare la sua forma fisica, poteva almeno far sì che non la rovinasse.
Allungò una mano a tirare la corda di emergenza del tapis roulant il quale frenò quindi di botto.
Cosmary balzò all'indietro e per poco non cadde.
E nel momento in cui fu finalmente ferma, dopo aver posato i piedi sul pavimento, si sentì come se si fosse appena risvegliata da un incubo orrendo.
Solo allora cercò gli occhi di Alex, trovandolo di fronte a lei con un'espressione seria e preoccupata.
<< Mi dispiace >> mormorò allora << non so cosa mi sia preso >>
Ed in realtà lo sapeva, ma non c'era bisogno che glielo dicesse.
<< Andiamo a fumare? >> le domandò infatti lui, con il tono più dolce che avesse mai usato con qualcuno.
Lei annuì sommessamente, trattenendo appena le lacrime.
Odiava il momento che aveva appena vissuto e odiava che fosse bastato così poco per far vacillare tutte le sue sicurezze.
Alex non aveva colpe, era lei che aveva sempre attribuito ai ragazzi un potere troppo grande: perché piacere a loro significava essere bella ed essere bella significava essere magra.
<< È successo di nuovo >> sussurrò una volta che si furono seduti sulla panchina all'esterno della casetta.
<< Ero convinta che non mi sarebbe più successo, e invece sono di nuovo al punto di partenza >>
Alex la interruppe.
<< Non è vero >> mormorò.
Si sporse verso di lei, accarezzandole il viso con una mano.
E Cosmary, sentendo per la prima volta le sue dita scivolare lungo la curva della sua guancia, chiuse gli occhi.
<< Il fatto che tu te ne renda conto, ti allontana già dal punto di partenza >> continuò lui << Non sei ancora alla fine del tuo percorso, questo no, ma ci stai arrivando >>
Cosmary sorrise amaramente, trattenendo a stento le lacrime.
<< Ho paura di non farcela, di non superarlo mai >>
A quel punto Alex le sollevò le gambe per portarle sulle sue, trovandosi così a poterla guardare negli occhi.
<< Se non avessi paura, non la supereresti mai >> le disse, continuando ad accarezzarla il viso << Aver paura è già un buon motivo per combattere >>
E, mentre sentiva il suo tocco sulla pelle e vedeva i suoi occhi così sinceri, Cosmary si sentì tremendamente stupida ad aver creduto alla freddezza del giorno prima.
Poggiò la testa sul suo petto, lasciando intanto che continuasse ad accarezzarla e chiudendo gli occhi per la delicatezza di quel gesto.
E poi, Alex le regalò quella citazione.
O forse la regalò a se stesso.
<< Se non si ha paura è solo perché non si sta rischiando abbastanza >>

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