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L'ora di cena

Nota dell'autrice:
Prima che leggiate questo capitolo ci tengo a dirvi che viene affrontata una tematica molto delicata e che essa è totalmente frutto della mia fantasia. Non ho informazioni su Cosmary e Alex che vadano oltre ciò che tutti vediamo nel programma, quindi quando vi troverete davanti a cose "in più" sappiate che sono semplicemente delle mie scelte narrative.

No Cosmary, così non va.
Le parole della maestra Celentano continuavano a rimbombale nella testa mentre, appena uscita dalla doccia, si lasciava cadere sul letto a peso morto.
Non hai delle belle linee e okay, ma almeno stendili quei piedi!
La registrazione della puntata era stata anche più traumatica di quella precedente, il giorno della sfida con cui aveva finalmente messo piede nella scuola.
La maestra infatti non solo aveva deciso di sospenderle la maglia, ma si era anche lasciata andare a dei commenti che le avevano fatto davvero male.
Non aveva detto niente, non lo avrebbe mai fatto davanti a tutte quelle persone, eppure dentro era stata così male da sentire in piccolo crack, lo stesso che da tutta la vita accompagnava situazioni del genere.
E poi aveva dovuto lasciare lo studio, così che nessuno si era effettivamente accorto di ciò che era successo.
Quando gli altri erano rincasati infatti, circa mezz'ora prima, lei era sotto la doccia, mentre ora erano tutti in cucina a mangiare e così lei poteva godersi ancora un po' di pace nella propria stanza.
Non che la presenza di Elena tra quelle quattro mura l'avrebbe infastidita, ma per quanto la ragazza le stesse simpatica c'erano cose che non era ancora pronta a condividere con lei.
E poi la prossima volta niente culotte per te, ti preferisco decisamente con i pantaloni.
Era stato a quel punto che il suo cuore aveva fatto il primo crack.
Dai, vuoi forse dire che non ha delle belle gambe?
Era stato Raimondo, inaspettatamente, a difenderla.
E, senza saperlo, ad accendere la miccia per il secondo crack.
Beh, non ha certo delle belle gambe snelle come quelle che dovrebbe avere una ballerina!
No. Gambe. Snelle.
Snelle.
Magre.
Non sono snella.
Non sono magra.
Quelle parole continuavano a rincorrersi nella sua testa, acciuffandole le lacrime e trasportandole verso l'esterno.
Afferrò il cuscino quasi con rabbia, spingendoselo sulla testa per soffocare i singhiozzi.
E poi, una voce.
<< Si può? >>
No, non adesso.
Sperò che il suo silenzio fosse già una risposta, ma evidentemente Alex quel giorno non aveva voglia di mostrarsi perspicace.
Si avvicinò infatti a lei e, con dolcezza, le mosse un po' il braccio.
<< Cosmary svegliati, è pronta la cena >>
Vedendo che non accennava a muoversi poi, il ragazzo prese l'iniziativa: le sollevò il cuscino da sopra la testa.
<< Daiii, è pronto >>
Comprendendo che era inutile continuare a fingere di dormire, Cosmary scosse la testa.
<< Non ho fame >>
Ma la voce le era uscita rotta e sarebbe stato impossibile non notarlo.
A quel punto infatti, Alex le portò una mano sul viso per far sì che si voltasse.
E, trovandosi di fronte i suoi occhi rossi e le sue guance rigate dalle lacrime, per un attimo rimase spiazzato.
Non si sarebbe mai aspettato di vederla così.
Certo, era consapevole che si sarebbe intristita per la sospensione della maglia, ma quella reazione non gli sembrava corrispondere alla ragazza allegra e piena di vita che stava imparando a conoscere.
<< Ehi dai, guarda che la settimana prossima te la ridà la maglia >> provò allora a dire, ma si sentì stupido già mentre le parole lasciavano le sue corde vocali.
Lei annuì vagamente.
<< Lo so Alex, non preoccuparti. Va a mangiare >>
<< E tu perché non vuoi venire? >>
La ragazza sollevò le spalle, ostentando una noncuranza che non provava.
<< Non ho fa... >> ma non fece in tempo a concludere quella frase che riprese a singhiozzare rumorosamente.
Alex avrebbe dovuto abbracciarla, lo sapeva.
È così che reagiscono le persone normali vedendo un'altra persona piangergli davanti.
Eppure lui non era così: nel suo modo introverso di vedere la vita un contatto fisico così importante, il loro primo abbraccio, non poteva essere dato per compassione.
Cosmary invece, dal canto suo, avrebbe disperatamente voluto che lo facesse.
<< Mi vuoi dire qual è il problema? >> domandò ancora lui << Il vero problema >>
La ragazza prese a mordicchiarsi il labbro con agitazione.
Fino a cinque minuti prima era certa che non avrebbe parlato con nessuno di quella storia ma adesso Alex era lì e, per qualche assurdo motivo, lei sentiva che raccontarlo a lui sarebbe stato diverso da farlo con chiunque altro.
<< Non sei obbligata, ma mi piacerebbe provare a capirti >>
E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
La frase di Alex aveva scosso qualcosa dentro di lei, esattamente come quelle della Celentano di qualche ora prima.
Lui non voleva sapere, lui voleva capire.
E lei pensò che in fondo la differenza stesse tutta lì.
Così, seduti sul letto uno di fronte all'altro, Cosmary prese in forte sospiro e finalmente iniziò a raccontare.
<< Da piccola ero abbastanza in carne, non esattamente una bambina portata per la danza classica >>
Sapeva che Alex non si sarebbe mai avvicinato più di quanto già fosse vicino, ma in quel momento non le importava nulla del gioco di chi si fa desiderare di più.
Allungò una mano a prendere le sue e prese a giocare con le sue dita, beandosi del fatto che lo sguardo di Alex non si fosse spostato neanche per un attimo dai suoi occhi.
<< È stato così per tutta l'infanzia praticamente, io che andavo a danza e venivo presa in giro dalle altre bambine, io che venivo messa sempre in ultima fila durante le coreografie, con le mie insegnanti che mi dicevano che forse sarei stata più brava in altri stili solo per non ammettere il fatto che, con il mio fisico, non potessi ballare niente e basta >>
Deglutì pesantemente, come a volersi dare coraggio.
Le mani di Alex erano gelide contro le sue, bollenti d'ansia.
<< Questa cosa è durata fino alla terza media circa, quando è successa una cosa che mi ha spinta a cambiare. Ho subito un forte episodio di bullismo di cui non mi va di parlare, ma quello mi ha fatto così male che ho completamente smesso di mangiare. >>
Una lacrima le rigò nuovamente la guancia, ma non avrebbe mai lasciato le mani di Alex per asciugarla.
In qualche modo il contatto fisico la tranquillizzava, sapere che lui era lì non solo con le intenzioni ma anche con il suo corpo, con le sue mani.
<< Ho vissuto un anno di merda, tra gli svenimenti perché non mangiavo e gli allenamenti assurdi a cui mi dedicavo in palestra. Ho lasciato la danza e ho iniziato ad andare dalla psicologa soltanto mesi dopo, quando mia madre me lo ha chiesto per la centesima volta. >>
Alex non sapeva bene cosa pensare.
Non era certo di riuscire a sovrapporre quella storia di dolore e di non accettazione alla ragazza bellissima che aveva di fronte adesso.
<< Ci sono voluti due anni per riprendermi. Ho perso venti kg circa e ho ricominciato con la danza, l'unica cosa che riuscisse a darmi degli stimoli per uscire da tutto quel buio.
Il problema è che, ancora oggi, ballare è insieme la mia gioia e il mio dolore più grande. >>
Alex annuì.
Una parte di lui riusciva a rivedersi in quell'ultima frase.
<< Ogni volta che ballo so di stare facendo ciò che amo, ma allo stesso tempo quando mi guardo allo specchio rivedo quella bambina, grassa ed insicura, che sa di non essere abbastanza. >>
E non c'era bisogno che gli spiegasse il perché quei pensieri le fossero venuti in mente proprio quel giorno.
Adesso che la ascoltava infatti, Alex aveva chiaramente in testa le parole pronunciate dalla Celentano quel giorno.
<< Io ci tengo tantissimo all'estetica, è una cosa che mi portò appresso da anni. Ho questo disperato bisogno di sentirmi bella, di sentirmi magra, di piacere agli altri ma, più di tutto, di non ingrassare >>
Alex pensò a quanto fosse assurda tutta quella storia.
Una bambina costretta a cambiare se stessa per accontentare i giudizi altrui, trasformatasi in una ragazza tanto bella quanto insicura.
Avrebbe voluto dirle che era impossibile che qualcuno non la trovasse bellissima.
E poi, lo capì soltanto in quel momento, avrebbe voluto abbracciarla.
E no, non per compassione, ma perché sentire quelle mani tremare tra le sue gli faceva sentire il disperato desiderio di stringerla a sè.
Non lo avrebbe mai fatto naturalmente, non era da lui, ma il fatto che lo volesse era già più di quanto si sarebbe mai immaginato.
<< Non mangiare non può essere la risposta a tutto questo >>
Quella fu la prima frase che disse per spezzare il suo monologo.
E Cosmary non seppe bene come interpretarla, non era esattamente ciò che si sarebbe aspettata.
<< Io capisco che tu non voglia tornare ciò che sei stata, capisco che non riesca mai a vederti per come sei adesso e capisco anche che per la tua professione il fisico sia importante. >> continuò lui.
<< È ovvio che le parole della maestra ti abbiano colpita ed è giusto che tu non voglia perdere la magrezza che sei riuscita a conquistare, ma non mangiare non risolverà nulla.
Non mangiare ti renderà meno forte e meno energica, non certamente più adatta a questo contesto. >>
Non voleva sembrare duro, eppure si rendeva conto che le sue parole fossero molto più forti delle sue intenzioni.
Ma Alex darle una risposta concreta ed intelligente, non qualche sdolcinata parola di confronto: Cosmary era abbastanza matura da meritarsi un vero consiglio, non aveva bisogno della sua compassione.
<< Continua a rispettare la tua dieta, allenati per tonificare i muscoli delle gambe se pensi che ti serva, ma non smettere di mangiare. >>
Lei lo guardava come se fosse la prima volta che lo vedeva davvero.
Avevano già avuto molte conversazioni, ma quella era forse la prima volta in cui lui le parlava davvero, mostrandosi attraverso le sue parole più di quanto non avesse mai fatto.
<< Altrimenti faccio come tua madre >> sorrise poi lui, sdrammatizzando un po' il tutto << Ti ripeto le cose cento volte finché non mi stai a sentire >>
Cosmary sentì gli angoli della bocca sollevarsi prima di potersene rendere conto.
E, solo in quel momento, si rese conto di aver già smesso di piangere da un pezzo.
<< Grazie Alex >> mormorò allora, tossicchiando poi per ritrovare la voce.
<< Sei la prima persona che mi dice qualcosa di vero, qualcosa che non sia "sei bellissima così" e robe simili >>
Lui sollevò leggermente le spalle.
Avrebbe voluto passarsi una mano tra i capelli, ma ancora gli andava di lasciare quelle della ragazza.
E chiaramente non si azzardò a domandarsi il perché.
<< Potrei dirtelo anch'io, ma non avrebbe senso: sarebbe il mio pensiero, ma tu non hai bisogno che io pensi che tu sia bella. Devi essere tu a pensarlo >>
Fu a quel punto che Cosmary, lasciandosi finalmente andare a ciò che sentiva, si sporse verso di lui per abbracciarlo.
Ed Alex, sebbene non avesse programmato quel contatto, ne fu più felice di ciò che avrebbe mai ammesso.
La strinse quindi a sè come aveva desiderato fare da quando era iniziata quella conversazione, lasciando che lei gli appoggiasse la testa sulla spalla e beandosi del profumo dei suoi capelli appena lavati.
E tenendosi dentro quelle parole, quelle che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle.
Eri già stupenda la prima volta che ti ho guardata.
Ma, ora che ti vedo davvero, vestita di tanta insicurezza, sei più bella di chiunque altra.

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