Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Tra sfigati ci s'intende - prima parte

È lo sfigato della famiglia, la pecora nera, il più imbranato di tutti. Anche adesso, a trent'anni compiuti, si sente ancora il bambino di cinque anni che tutti i cugini più grandi prendevano in giro – il bersaglio preferito dei più stronzi.

Ed è proprio al più stronzo dei propri cugini che ha dovuto chiedere aiuto per evitare una figura di merda epocale. Obito sa che Sasuke ha accettato solo per divertirsi, perché in fondo è un sadico senza speranza, ma la situazione era disperata – e a mali estremi, estremi rimedi.

Obito si guarda attorno con aria nervosa; schiva le domande scomode dei parenti fingendo un interesse spasmodico per le decorazioni impeccabili di Mikoto. La padrona di casa ha addobbato come sempre la grande villa secondo la tradizione natalizia Uchiha: con eleganza e sobrietà; sulla tavola spiccano centrini blu e bianchi, con grossi candelabri d'argento a fare da centrotavola e fiocchi elaboratissimi come segnaposto, accanto a piatti, posate e bicchieri della miglior fattura.

A quella vista, Obito sospira: a Rin sarebbe piaciuto quel banchetto così raffinato. Mentirebbe a se stesso nel dire che non gli manca; lo ha lasciato solo una settimana prima, con l'onestà di chi non vuole fingere un amore inesistente proprio nel periodo delle feste di Natale, ma la verità è che l'ha spiazzato. Dopo tanti anni passati da solo, in cerca di compagnia, sopportando il perenne ruolo del single del gruppo – o, peggio, del verginello – pensava di aver trovato finalmente la ragazza giusta, quella da sposare. E non vedeva l'ora di presentarla a tutti, soprattutto dopo l'hype che aveva volutamente creato attorno alla donna che aveva scelto lui, proprio lui, tra più di sette miliardi di persone.

Ora, nella sfiga generale, Obito è contento di una cosa soltanto: non aver specificato il genere della persona in questione. Da lì, l'aiuto provvidenziale di Sasuke, che gli aveva trovato il partner ideale – solo fino a Capodanno – proprio nel suo migliore amico.

Per cui eccolo lì, ad aspettare con ansia l'arrivo del fidanzato, tra decine di Uchiha pronti a scoprire l'inganno.

Qualche minuto dopo, Naruto appare all'improvviso sulla soglia, col volto sorridente e un'enorme sciarpa color verde foglia attorno al collo; saluta Mikoto con un abbraccio e qualche chiacchiera, poi si volta verso di lui e gli va incontro a passo sicuro. Qualche viso si volta incuriosito a guardarli, dopo tutto quel parlare, e Obito rimane imbambolato al suo posto, col bicchiere in mano, senza sapere cosa diamine fare. È Naruto a sorprenderlo, salutandolo con un allegro «Ciao, amore!», prima di sporgersi a baciarlo. Le sue labbra sono calde e morbide, ma, più di tutto, Obito nota la punta gelata del suo naso arrossato dal freddo premuta poco sopra il suo labbro superiore. Il bacio è semplice e dura poco, è un gesto d'affetto che può sembrare casuale, perfettamente adatto alla recita, ma Obito ha bisogno di qualche secondo per tornare in sé.

«Ecco, sì, ehm... Benvenuto», balbetta, poi, rigido. «A-amore», aggiunge solo dopo, con imbarazzo, rigirandosi il bicchiere tra le dita.

Naruto lo sta già guardando deluso, forse anche impietosito da quell'uscita, ma Mikoto lo salva dai suoi occhi azzurri richiamando tutti a tavola.

Bene, un'occasione per ricominciare daccapo.

O forse no, perché Obito ora legge i nomi su quei segnaposti estremamente complicati, scritti con un font elegante come tutto il resto. Il suo – Uchiha Obito – spicca accanto a Uzumaki Naruto, com'è ovvio che sia, e il nome di fronte a quello del fidanzato è, prevedibilmente, Uchiha Sasuke. Ma non è quello a preoccuparlo, no: è il nome posto di fronte al suo a essere tutto fuorché positivo. È scritto nella stessa grafia degli altri, come fosse di pari valore – innocuo come tutti. Ma Uchiha Madara non è innocuo manco per un cazzo – e lui dovrà tenergli testa per tutta la serata.

Peggio di così non poteva andare.

Obito stringe i denti prendendo posto, e scocca un'occhiataccia a Sasuke, già seduto.

«Chi li ha decisi i posti?», sibila.

Il cugino alza le spalle con noncuranza, come se non fosse una questione di vitale importanza.

«Mia madre», dice – e poi, forse, si rende conto della gravità della faccenda, perché il suo sguardo si fa quasi umano. «Ha messo zio in mezzo alle uniche due persone che sopporta: me e zio Izuna. Lo sai anche tu che era l'unico modo».

Sì, Obito lo sa, ma non può impedirsi di maledire il karma, o la sfiga, o quel che è. Non è giusto, ecco tutto.

Madara è il maggiore dei fratelli di Fugaku, ed è il peggiore di tutti – lo zio che si fa quasi sempre i cazzi suoi, ma, quando decide di farsi i cazzi degli altri, non chiede: pretende. Obito può solo sperare che della sua vita sentimentale non gl'importi poi granché.

Perciò, si siede con aria sconsolata, fissando il piatto di porcellana finissima che sarebbe stato proprio un regalo di Natale perfetto per Rin. Maledizione. Vorrebbe davvero riuscire a non pensare a lei, almeno per la serata, ma di certo non aiuta il fatto che sarebbe stato il loro primo Natale insieme – e le lacrime versate solo quella mattina, ascoltando Last Christmas a ripetizione, sono l'ennesima conferma del rimorso che prova. Obito apprezza l'onestà di Rin, ma – diamine – avrebbe voluto che fingesse almeno fino a Capodanno – solo per dargli l'illusione.

O per risparmiargli l'umiliazione – che si concretizza quando Madara compare come uno spettro per sedersi al suo posto.

Obito si raddrizza sulla sedia, per riflesso. «Zio», lo saluta – un sorriso tiratissimo. «Buon compleanno». E già si pente di aver attirato la sua attenzione.

Madara alza il mento, e il nero del maglione a collo alto lo fa sembrare ancora più minaccioso. Fa una smorfia e poi lo squadra da capo a piedi, assottigliando lo sguardo, prima di lanciare un'occhiata di sufficienza accanto a lui, verso Naruto.

Non dice niente, e a dire il vero si volta subito a parlare con Izuna, ma a Obito quello basta a sentirsi gelare il sangue.

Non proprio un buon inizio.

Ma questa volta a salvarlo sono proprio gli occhi azzurri di Naruto, fissi su di lui mentre gli fa una domanda. Che non ha sentito.

«Che?», dice – e si sente proprio un idiota.

Il sorriso di Naruto, però, rimane lo stesso: solare e pieno di vita. «Ti ho chiesto se vuoi un po' d'acqua».

«Ah, sì. Grazie».

Obito lo osserva riempirgli il bicchiere quasi fino all'orlo. In mezzo al nero e al blu scuro che dominano la tavolata, il maglione oscenamente natalizio che indossa spicca per i colori sgargianti. In qualsiasi altra situazione, l'avrebbe trovato al limite del ridicolo, ma si scopre a pensare, con piacere, che sia soltanto un modo come un altro per metterla nel culo a tutta quella cupezza.

È bellissimo – il maglione, certo.

Ma anche Naruto.

Con l'antipasto già in tavola – e Madara impegnato a parlare dell'azienda di famiglia coi fratelli – Obito si scopre a guardare il presunto fidanzato tra un boccone e l'altro – e cazzo se è cresciuto bene.

Non è la prima volta che Naruto passa il Natale in casa Uchiha; Obito se lo ricorda come il bambino chiassoso che Sasuke invitava per pietà ogni anno, per non lasciargli passare le feste in orfanotrofio – e perché, in fondo, è l'unico vero amico che abbia mai avuto. Poi, per lui era arrivata l'università, insieme alla voglia di scappare da quella famiglia che non ha mai sentito veramente sua, nonostante il cognome – e di Naruto si è perso quasi tutta l'adolescenza.

Ritrovarselo ora, già ventenne, con gli orecchini ai lobi e magari qualche tatuaggio sotto tutta quella lana – deve ammetterlo – fa un certo effetto. Così come quegli occhi grandi, sinceri quanto il suo sorriso, e le labbra carnose che avvolgono proprio bene le quattro punte della forchetta.

Prima di rendersene conto, Obito si sta già chiedendo se Naruto abbia mai succhiato un cazzo – e, in caso, quanto sarebbe bravo a succhiare il suo.

Ah. Non scopa da troppo tempo.

Con Rin in procinto di lasciarlo, la relazione si era arenata anche da quel punto di vista e, nella tristezza di quei giorni, lavorare di mano gli è sembrato quasi impossibile – perciò attribuisce a quello, senz'altro, i pensieri intrusivi sulla bocca del suo solo-per-finta fidanzato.

Obito beve un po' d'acqua per schiarirsi le idee – e smettere di fissare Naruto, anche – poi sente il bisogno di sospirare, ma il respiro gli si blocca a metà al suono di quella che è una voce profonda e tetra, tagliente come una scure.

Madara lo sta guardando.

«Allora», dice. «Ho nientemeno l'onore di avere i due piccioncini innamorati qui davanti a me. Che fortuna!».

Obito la fortuna non sa nemmeno dove stia di casa, e sa benissimo che la strategia per evitare che la situazione peggiori è quella di non incrociare mai lo sguardo diretto dello zio e rimanere immobile – come coi T-rex di Jurassic Park.

«Già», mormora, e intanto rigira i gamberetti nel piatto, sperando si distragga con un'altra preda.

Ma i gamberetti nel piatto di Madara sono già finiti da un pezzo – e la sua attenzione è sempre lì, su di loro: l'attrazione della serata.

«È stata proprio una bella sorpresa saperti finalmente fidanzato, Obito», continua lo zio. «Pensavamo tutti che saresti rimasto zitello a vita. Vero, Sasuke?».

Sasuke alza gli occhi dal piatto e non risponde – perché è l'unico a poterselo permettere.

Quella, sì, è fortuna.

Obito si morde forte la lingua e scopre che, no, proprio non riesce a resistere.

«E invece, zio, guarda un po' che bel ragazzo mi sono trovato».

Con la coda dell'occhio vede Naruto girarsi a guardarlo con aria interrogativa, ma Obito ora va contro le sue stesse regole – e fissa il T-rex dritto negli occhi.

È pronto a correre.

«Già. A proposito di questo». Lo zio ghigna come se avesse atteso a lungo di farlo cadere nella trappola – e Obito teme proprio di esserci cascato in pieno.

«Mi pareva di aver capito che ci volessi presentare questa persona», continua, indicando Naruto. «Ma lui, purtroppo, lo conosciamo già tutti».

E Obito sì, ha la conferma di esserci proprio cascato, perché apre la bocca e non sa come rispondere – e rimane immobile come un deficiente.

È Naruto a salvarlo ancora. Si schiarisce la gola e poi risponde: «Beh, perché il mio ragazzo voleva presentarvi questa versione di me. Cioè, come suo partner».

Che supercazzola.

Obito lo pensa, Sasuke lo dice: «Che supercazzola».

E allora tocca a lui e Naruto, in coro – come fossero davvero sincronizzati – esclamare: «Ma tu da che parte stai?».

Lo stronzo alza le spalle, risponde: «Dalla mia», e Madara scoppia a ridere, soddisfattissimo.

«Vedi perché è il mio nipote preferito?».

D'accordo, 1 a 0 e palla al centro – Obito ammette la sconfitta, ma l'uscita in coro con Naruto gli ha dato almeno la parvenza di avere qualche chance di uscirne indenne.

C'è una pausa preziosissima quando Fugaku passa a distribuire la seconda portata, e Obito si ritrova a tagliuzzare la tartare di tonno in modo del tutto non necessario, cercando di riprendersi dal primo assalto.

Ma Madara è veloce a mangiare e ancor di più a parlare. Fa domande tra un boccone e l'altro, senza sputare nemmeno una briciola, con dizione perfetta. È incredibile. Un superpotere – da villain. E il suo sguardo non molla lui e Naruto un solo istante.

«Quindi», dice. «Com'è che vi siete innamorati?». E calca sulla parola come fosse un insulto.

Obito deglutisce il tonno insieme a qualcosa che assomiglia pericolosamente al panico, poi finge ancora di stare masticando per guadagnare più tempo possibile.

Come si è innamorato?

Guarda Naruto con la coda dell'occhio e nota, con stupore, che è arrossito. E, cazzo, così è ancora più bello.

Nel breve istante che impiega per continuare a fissarlo, è lui a rispondere per primo.

«Al bar».

Madara lo squadra. «Al bar?», ripete – e Obito sa che ha sentito benissimo e quello è solo un altro tentativo d'intimidirlo.

Ma Naruto non cede, anzi, sorride e: «Sì, al bar dove lavoro», continua, tranquillo. «Obito è venuto a trovarmi e... Sai, da cosa nasce cosa...». Ha ancora le guance rosse e un'espressione dolcissima.

Sembra quasi, davvero innamorato, tanto che Obito, per un attimo, ha una stretta di gelosia al cuore. Si chiede se lo sia e di chi – non sarà mica Sasuke?

Ma no, suo cugino sta masticando il tonno, concentrato sulla conversazione tra Itachi e Shisui, e forse lui sta solamente sottovalutando le doti attoriali del fidanzato-per-finta.

Meglio così.

«Sì, bellissimo, davvero. Molto romantico», commenta Madara – freddo come il ghiaccio. «E dov'è questo bar?».

Cazzo. Obito si è distratto e non ha visto arrivare il colpo. Lo zio lo sta fissando – la domanda è per lui, che ovviamente non aveva idea che Naruto lavorasse in un bar, figurarsi dove.

Ma, in un lampo d'illuminazione, sente la lingua sciogliersi in quella che, dall'esterno, definirebbe un'altra supercazzola, ma a mali estremi...

«Perché, vuoi venire a vederci fare i piccioncini innamorati?».

Ed è molto fiero della sua risposta, ma il sorriso di Madara rimane affilato – e si allarga più che mai.

«D'accordo. Non sai dov'è», decreta – senza possibilità d'appello.

Obito apre la bocca per protestare, ma lo zio è più rapido. È sempre più rapido.

«Sai almeno quando è nato il tuo ragazzo?».

Di nuovo il panico, e questa volta Obito non ha altro da ingoiarci insieme. Lancia un'occhiata supplichevole a Sasuke, che per fortuna è tornato ad ascoltarli, e lui – forse per pietà, più probabilmente per quieto vivere – gli mima un dieci con le dita.

«Il dieci!».

«Il dieci, bravo. Di quale mese?». Madara ha gli occhi fissi su di lui, ma Obito ha il terribile presentimento che abbia visto Sasuke suggerire, in qualche modo. Si blocca, ancora una volta.

E, ancora una volta, Naruto è al suo fianco.

«Scusa, ma tu che ne sai quando sono nato?».

Lo sguardo di Madara guizza verso di lui per un istante brevissimo. Dice: «Sei Bilancia. Si vede», e poi torna a fissare Obito.

Ma quello è un assist che non può lasciarsi scappare. Obito spreme le meningi e si sforza di ricordare il mese della Bilancia. Se è dieci, sarà per forza...

«Ottobre!». E lo esclama con un entusiasmo esagerato, ma è troppo sollevato per farci realmente caso. «Il dieci ottobre».

Gli occhi di Madara si assottigliano, e quello non è mai un buon segno.

«Sì, te l'ho praticamente detto io».

Poi, rapidissimo, si volta verso Naruto.

«Lui quando è nato?» – a bruciapelo.

Prima ancora che Obito se ne renda conto, Naruto ha già risposto.

«Il dieci febbraio». Sicurissimo. «È Pesci, no?».

«Acquario».

Madara lo corregge, ma sembra soddisfatto. Anzi, sorpreso.

Come lo è Obito. Non ha il coraggio di voltarsi verso Naruto, ma il suo cuore accelera per qualche battito all'idea che lui ricordi con tale certezza il suo compleanno – da qualche parte in mezzo al petto, trova la coincidenza del giorno quasi romantica. Rin è nata il quindici, non il dieci, come loro.

Ma poi lo zio richiama tutti all'ordine con un'alzata di sopracciglio.

«Vedi, Obito, sono queste cose che quasi mi convincono che non sia tutta una recita. Acquario e Bilancia sono un'ottima coppia».

E Naruto spalanca gli occhi, dice un «Perché?» che suona come la domanda più sincera del mondo, ma Obito ha il sangue che pulsa nelle vene come fuoco liquido.

Sbatte il pugno sul tavolo e ai suoi lati qualche testa si gira, ma non gl'importa. Deve togliere allo zio quell'idea – vera – dalla testa, prima che sia troppo tardi.

«Solo perché non sono più lo sfigato che tutti pensate che io sia, non vuol dire che io stia fingendo».

Madara risponde al suo scoppio d'ira con calma glaciale. Posa la forchetta, lo guarda e poi incrocia le dita poco sotto al naso – in una mossa che Sasuke gli ha copiato un sacco di volte.

Nascosto dalle mani, un sorriso agghiacciante.

«Non fare l'errore di pensare di essere cambiato, caro nipote. Sii sempre fedele alla tua vera essenza».

Ah, gli insulti dello zio: lividi e subdoli come veleno – soffocanti quanto il cianuro.

Obito è di nuovo senza parole, i denti stretti in una morsa di frustrazione e rabbia.

Ma Naruto, invece, sembra in vena di combattere la sua battaglia.

«Scusa, che vuol dire "la sua vera essenza"?». Ha l'aria confusa, ma lo sguardo limpido di chi fa della difesa degli altri la propria certezza.

Madara non lo degna d'attenzione, e Obito si ritrova a rispondere come un automa – i muscoli tesi in uno spasmo.

«Vuol dire che sono uno sfigato e lo rimarrò per sempre».

Sì, quella è la sua certezza.

Ma Naruto abbassa il tono di un'ottava.

«A me non sembri uno sfigato. Non lo sei mai sembrato».

Guarda il piatto come se non lo vedesse; Obito quelle parole le sente dritte in mezzo al cuore.

«Anzi, sai che ti dico? Se lo sei tu, lo sono anche io». Una pausa, un'alzata di spalle, come stesse dicendo una verità tanto scontata da essere inconfutabile.

«Tanto meglio, tra sfigati ci s'intende».

Per un attimo, Obito ha l'impressione di aver vinto la guerra. Madara rimane fermo con le labbra nascoste tra le dita e lo sguardo indecifrabile, fisso su un punto a caso in mezzo a loro.

Ma poi posa le mani sul tavolo e si sporge quel tanto che basta a riprendere il discorso come una minaccia.

«D'accordo. Allora, dato che hai tirato fuori le palle» – e lancia un'occhiata a Naruto – «Giochiamo a carte scoperte. Sai cosa penso?».

Sì, Obito lo sa benissimo: è per questo che rimane in silenzio.

«Penso che tu sia stato mollato proprio sotto Natale e abbia ripiegato sull'aiuto di Sasuke per rimediarti... Beh, lui».

«Una pessima scelta per il teatrino, tra l'altro», aggiunge in direzione del nipote preferito. «Ho ragione?».

Sasuke, preso in causa, sospira, alza gli occhi al cielo e risponde – scocciatissimo.

«Sì, lo ammetto. Ho proposto io un sostituto a Obito e gli ho venduto il mio migliore amico come fosse una puttana».

Gli arriva un calcio da sotto al tavolo, e Obito non ha bisogno di guardare per sapere che è stato Naruto a tirarglielo.

«Stronzo».

Non potrebbe essere più d'accordo.

Ma, in fondo, non riesce ad avercela davvero con lui. La risata di Madara ha una punta di calore che assomiglia all'orgoglio – se per la risposta di Sasuke o per aver avuto ragione, non sa dirlo. Probabilmente entrambe le cose. E la verità è che, ora che le carte sono state scoperte, Obito sente sciogliersi tutta la tensione – e i muscoli del collo ringraziano.

Con la coda dell'occhio vede Naruto aprire la bocca per protestare, ma questa volta è lui stesso a fermarlo con una mano sulla coscia, poco sopra al ginocchio – in un contatto brevissimo.

Poi, guarda suo zio.

«Ti prego, non dirlo», sussurra.

Madara si porta il bicchiere alle labbra, alza le spalle.

«E perché dovrei?».

Obito sospira, si morde il labbro.

«Grazie» – e ingoia orgoglio e dignità tutte d'un colpo.

Incredibilmente, il sorriso di Madara è meno affilato del solito.

«Quindi. Chi era la persona che davvero volevi presentarci?».

«Rin». Solo dire quel nome è un nodo strettissimo allo stomaco.

«E ti ha mollato quando?».

«Una settimana fa».

«Mh. Un po' stronzetta, la tipa».

E Obito, no, proprio non si aspettava supporto da lui – fra tutti. Ma, cazzo, è vero: è stata stronza. E pensarlo, lì, in quel momento, è liberatorio da morire – come metterci un punto.

«Già».

«A dire il vero, pensavo durassi di più. Con la farsa, intendo».

Sì, con la farsa, ma il doppio senso di Madara è tanto palese che Obito sente le labbra piegarsi in un mezzo sorriso. Strana, la vita.

«Ma, come ben sai, ai miei occhi di falco non sfugge nulla».

A Obito il sorriso non cade, anzi. Si sente quasi in vena di scherzi anche lui.

«Sai chi mi ricordi, zio? Quello di Bastardi senza gloria». Una pausa, per pensare al nome. «Hans Landa». Giusto per essere chiaro, con la storia dei falchi e tutto il resto.

Naruto ha un momento d'improvvisa realizzazione. Si lascia cadere il boccone dalla forchetta e la punta diretta verso Madara.

«Cazzo, è vero!», esclama. E poi si gira verso Obito.

«Ti piace Tarantino?».

Lui alza le spalle.

«Certo, ovvio».

E lo sguardo di Naruto si illumina.

«Allora uno di questi giorni dobbiamo fare una maratona di tutta la sua filmografia!».

Lo dice così, spontaneamente, come se fosse scontato vedersi i giorni successivi.

Come se stessero davvero insieme – senza bisogno di fingere.

Obito resta incastrato nell'azzurro limpido dei suoi occhi per un istante che sembra infinito, tanto che Naruto prende il suo silenzio per un rifiuto, e si morde le labbra.

«Cioè, se ti va. Insomma, un pomeriggio in cui non hai niente da fare. Se-se rimani per le vacanze, ecco».

A Obito quelle labbra sembrano fatte per essere morse.

«Sì, d'accordo. Volentieri», dice – e non è affatto sicuro di aver spostato lo sguardo dalla sua bocca, prima di parlare.

Ma Naruto gli sorride in modo indescrivibile, e poi si gira verso suo zio.

«Però, scusa, io voglio davvero sapere perché Bilancia e Acquario sono una bella coppia».

Madara guarda Naruto dritto negli occhi forse per la prima volta in tutta la serata.

«Mi sono rotto il cazzo di parlare con voi. Cercatelo su Google». E con quella sentenza – e la fredda risata di Sasuke in sottofondo – la sua attenzione per loro due svanisce in un battito di ciglia.

Obito guarda il broncio di Naruto, le sue guance gonfie e rosse. Pensa che, alla fine, sia stata molto meno dura del previsto.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro