Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 2

Mi risvegliai a fatica, con la testa a penzoloni e la vista appannata.
Il dolore si era esteso in tutti e quattro gli arti e non sembrava intenzionato a cessare.
La mano sinistra prudeva incessantemente sul palmo, sentivo pungere con forza.
Con uno sforzo invano provai a grattarmi, rendendomi conto di aver perso la percezione del tempo e dello spazio: infatti entrambe le mie braccia erano state legate ai polsi, attaccate al muro su cui stavo appoggiando la schiena.
Man mano che il mio sguardo mise a fuoco l'ambiente circostante, individuai quattro sagome frontalmente.
Una di esse spiccava in altezza.
Impiegai qualche minuto per capire che si trattava della donna di prima.
Affianco a lei si trovavano tre ragazze vestite di nero, coperte da un velo del medesimo colore.
Erano talmente simili che, se non fosse stato per i capelli rispettivamente biondi, rossi e mori, non le avrei distinte.
I loro volti erano sporchi di sangue intorno alla bocca e i loro occhi avevano un fare minaccioso.

La signora col cappello a tesa larga mi si avvicinò, afferrandomi il mento con le dita femminili nascoste da un guanto nero di velluto.
Fui costretta con forza ad alzare la testa e guardarla negli occhi: erano grandi, spalancati, luccicanti, variavano in sfumature tra l'ambra, il giallo e il nocciola ed erano contornati da ciglia folte (probabilmente finte).
Nonostante tutta la loro autorevolezza, al mio sguardo apparivano dolci ed espressivi.
Quelle iridi erano una calamita per la mia anima. Emanavano un'intensità unica.
Inevitabilmente lo sguardo mi cadde qualche centimetro più in basso; quella scollatura era decisamente troppo... scollata!
Non sapevo neanche se indossasse il reggiseno.
Non volevo saperlo... o forse sì?

Come se mi avesse letto nel pensiero, lasciò la presa di colpo, per poi lanciare uno sguardo alle tre ragazze rimaste in disparte.
Due di loro mi liberarono i polsi e la circolazione ricominciò a scorrere lentamente.
Dritta accanto a quelle ragazze notai come le nostre altezze fossero uguali e mi sentii ancor più in difetto nei confronti della signora.

Lei si rivolse alle tre (forse) gemelle: "Cassandra, Bela, Daniela, pleacă de aici!".
Le vidi smaterializzarsi in tre grandi nubi di pipistrelli, che svanirono a loro volta oltre i muri.

La stanza non era enorme quanto quella precedente, ma aveva a sua volta un camino, il parquet ed un soffitto molto alto.
Le finestre questa volta non erano sbarrate, ma la luce era ostacolata da enormi tende color porpora.
Al centro della camera vi era un letto a baldacchino, degno di sangue nobile, accostato ad una scrivania occupata da altre pile di fogli ed un calice di vino molto prezioso e curato.
Nulla dava l'impressione di trovarsi fuori posto.
Quel luogo era incantevole e terrificante al contempo.

"Quindi tu saresti...?" chiese staccandosi la sigaretta stile anni 20 dalle labbra.
La fissai massaggiandomi i polsi: "Non me lo ricordo."
Alzò un sopracciglio, dubbiosa: "Come sarebbe a dire?"
"Ho perso la memoria. Non ricordo nulla che non risalga a qualche ora fa."
Ero sconvolta. Il fatto che quella donna parlasse italiano mi arrecava troppe domande.
Non potei fare a meno che sottolineare quel pensiero così incisivo: "Sono sorpresa che lei conosca l'italiano... Non me l'aspettavo."
"Io non mi aspettavo di vedere un'italiana nei paraggi."
Sorrise, ghignò.
"Già. La Romania... cos'è capitato quaggiù? Il villaggio è pieno di creature mostruose e lei..." esitai un attimo, mi colpì il suo sguardo minaccioso "...lei è davvero molto alta e affascinante."
Inclinò la testa di lato ed incrociò le braccia: "Dunque mi consideri affascinante?"
Abbassai lo sguardo imbarazzata ed un rossore mi rivestì la pelle del viso: "Sì, assolutamente. Di solito non mi piacciono le donne alte, ma lei è... diversa."
"Me lo dicono in molti."
"Immagino."
L'aria della stanza divenne pregna di tensione.
Ero così a disagio che non sapevo cos'altro dire per non sembrare scortese o irrispettosa.
Ciò non toglie che lei fosse davvero la donna più incantevole esistente; pur non avendo ricordi, me lo sentivo.

Il battito del mio cuore accelerava con costanza ed il mio volto non si schiariva da un bel po'.
"Deduco sia inutile provare a farti alcun genere di domande, tesoro."
"Confermo la sua ipotesi, signora..."
"Alcina Dimitrescu!" appuntò con una nota di orgoglio.
Strinsi una mano nell'altra, intrecciando le dita per l'angoscia: "Che ne dice se le facessi io qualche domanda?" chiesi con le labbra tremolanti.
Strinse le palpebre: "Sempre ben accette, cara!"

Prima che potessi aggiungere altro, spalancò la porta che conduceva all'altra stanza: un dignitoso salotto, perfetto per scambiarsi due chiacchiere.
Mi invitò a sedere sul divanetto, accanto a lei.
Allungò un piatto di pastìccini.
"Vuoi?"
"Magari uno, grazie mille." decretai lasciando parlare la fame.
Presi un biscotto con la marmellata di albicocche al centro: era delizioso!
Lei bevve un po' dal calice che prima era sulla scrivania.
"Allora, senza-nome, cosa ti piacerebbe sapere su di me?"
"Tutto." affermai, lasciandomi andare all'emotività. Accorta dell'errore madornale scossi la testa: "Cioè, volevo dire..."
Rise per la mia goffaggine.
Possibile che in qualche modo le piacessi?
Che idea assurda, impensabile!
Presi un bel respiro: "Come mai lei è in questo stato? Cosa le è capitato?"
"Se ti rispondo a questa domanda, dovrai promettermi di non destabilizzarti. La storia che sto per raccontarti è parecchio pesante per delle orecchie umane."
"Con questo vuole dirmi che lei non è umana?"
"Oh, per favore! Insieme alla memoria hai per caso perso l'intelligenza, ragazzina?" domandò seccata.
"Scusi... sono stata una sciocca... Inizi pure!"
"Molto bene." si schiarì la voce "È iniziato tutto qualche anno fa. Un'epidemia si è sparsa per il villaggio, causando effetti letali su chiunque colpisse. Il virus è chiamato "Cadou". L'ha creato la sacerdotessa durante uno dei suoi esperimenti, con l'obiettivo di creare l'essere perfetto."
"Lei è perfetta..." sussurrai.
"Infatti, proprio per questo mi ha donato un castello di tali dimensioni e tre splendide figlie."
"Dunque questo è tutta opera della sacerdotessa? Lei è una creazione e quelle tre ragazze sono le sue figlie?"
"Esattamente, tesoro. Io sono più una mutazione, diciamo; sono un vampiro dalle grandi dimensioni. Colei che mi ha dato il potere è la sola ed unica Madre Miranda. A lei devo tutto quello che ho."
A parlare di quella donna, i suoi occhi si illuminarono. Non posso negare di avere provato una nota di gelosia a riguardo.

Non riuscii a capire che intenzioni avesse la signora Dimitrescu, ma non sembrò un'anima malvagia.
Aveva di certo le sue conflittualità e delle emozioni molto forti, però non me la sarei mai sentita di definirla una cattiva persona.
Glielo leggevo negli occhi: aveva molta dolcezza da donare e poche occasioni per farlo.
La sua posizione la costringeva a mantenersi fredda e distaccata, a trattarmi con riguardo ed essere sempre sulla difensiva.
Lei pativa questa situazione, voleva sentirsi libera di parlare, pensare, comportarsi...
Giurai quella sera che avrei fatto di tutto per quella donna, nonostante la conoscessi appena. Il mio obiettivo era renderla felice.

Mi fece cenare con lei e le sue figlie, come se in quel castello io ci fossi sempre vissuta.
Le portate furono tutte a base di carne ed il vino venne versato come fosse acqua.
Una cosa che mi saltò subito all'occhio fu la mancanza di individui di genere maschile in tutto il palazzo.
La servitù era composta da donne di diverse età, per lo più ventenni.
La Dimitrescu era molto severa con loro: un minimo errore e le rimproverava.
Sembrava di vedere un tutor con le stagiste. Era una scena bizzarra.
Per castigarle le chiudeva nelle segrete.
Erano tutte esseri umani e dovevano adattarsi alle leggi di quel castello.
Anche le tre figlie parlavano fluentemente l'italiano; probabilmente la madre glielo aveva insegnato in quegli anni.
Continuavo a chiedermi per quale ragione la signora Dimitrescu parlasse la mia lingua.

"Sai cosa mi sorprende, ragazzina?"
Saltai sulla sedia, drizzando la schiena per la domanda inaspettata: "Cosa?"
"L'andamento della tua amnesia."
Fu Cassandra a continuare: "Già! Non ti ricordi nulla degli avvenimenti riguardanti la tua vita, ma non hai scordato né la lingua, né le buone maniere, né le dinamiche socio-relazionali. Non ti fa uno strano effetto?"
Daniela afferrò la palla al balzo: "E se in realtà non avessi alcun passato? Se fossi stata creata così come ti vediamo? Magari anche te sei una creazione di Madre Miranda!"
Mormorii consenzienti si levarono dalla tavola.
Effettivamente non avevo ragionato su quella probabilità, ma decisi di entrare nel discorso e fidarmi di quella stramba famiglia nobile.
"In realtà avrei questo..." esordii timidamente tirando fuori il cellulare dalla tasca "non ho avuto occasione di esplorarlo a fondo, ma da qualche parte potrei trovare indizi su me stessa, tra cui il mio nome."
Lady Dimitrescu osservò lo strumento, interessata; le figlie non furono da meno.
A giudicare dalle loro facce, probabilmente non conoscevano neanche l'esistenza degli apparecchi elettronici di ultima generazione.

Sbloccai il cellulare ed iniziai a guardare ogni applicazione come se non fosse neanche mio.
Solo su Instagram scoprii il mio nome, grazie all'account.
Alzai il capo verso la signora ed annunciai: "Ginevra. Mi chiamo Ginevra."
Quella espressione sembrò particolarmente allegra: le piaceva il mio nome, le piaceva davvero...
Mi stupii di portare un nome tanto elegante. Insomma... io ero quel che ero, di certo non miss grazia e finezza.

Assaggiai un goccio del vino tanto remenato dalle nobildonne e non potei fare a meno di notare la provenienza: fabbricato direttamente nel castello.
Quella donna doveva proprio avere un debole per il vino!
Aveva un sapore strano. Appena Lady Dimitrescu gettò lo sguardo su di me e si accorse della mia nuova esperienza, mi urlò di sputarlo immediatamente.
I suoi occhi si spalancarono e sentii il suo battito accelerare: "Per l'amor del cielo, Ginevra, non lo bere!"
Poggiai il bicchiere al posto in cui si era trovato prima e le domandai quale fosse il problema.
Lei si alzò di scatto e mi prese di peso, tirandomi per un braccio con una forza spaventosa.

Salimmo le scale che conducevano dal salone al piano di sopra e lei aprì la prima porta di fronte a noi.
La stanza non era grande come le altre, ma era ben arredata: al centro vi era un tavolo, circondato da credenze in legno.
Damigiane, botti, fiale, calici... quel posto aveva un non so che di afrodisiaco. Il profumo di vino nell'aria, la luce soffusa, gli aromi coronavano la sua bellezza.
"A me sembra incantevole, sinceramente. Non vedo nulla di spaventoso qui."
Mi porse un'etichetta:
<<Sanguis Virginis>>
La guardai impassibile: "Siete vampiri. È logico che abbiate bisogno di sangue per nutrirvi. Non giudico."
"E ciò non ti fa impressione?"
Alzai le spalle con indifferenza.
Mi abbracciò, consolata dal mio temperamento.
"Mi ero allusa che fossi come loro. Sono contenta di potermi ricredere. Sei diversa, sei spontanea e non sai quanto mi faccia piacere; nonostante sia un'umana sei tosta, Ginevra, sei una bella persona. Sono onorata di averti catturato."
La sua pelle era calda e soffice; il suo enorme seno premeva sul mio corpo. Un momento simile mi arrecava tanta gioia... possibile?
Era così morbida... Presa dall'entusiasmo, ricambiai l'abbraccio, senza freni. Non riuscii ad accerchiarla completamente, ma cercai di stringerla più che potessi.

Chissà quanto era stata incompresa... però aveva ragione: io ero diversa, le volevo già bene dopo poche ore di conoscenza.
Amavo quel rapporto; normalmente le persone sono troppo lente a prendere confidenza, a lasciarsi andare, a cercare conforto. Lei non lo è stata affatto. Ha lasciato che la capissi, mi ha dato l'occasione di mostrarle il mio lato speciale.
Mi sentivo come se avessi davvero qualcuno al mio fianco, qualcuno a cui importasse di me incondizionatamente.

________________________________

Spazio autrice:
Questa storia mi piace così tanto che la sto scrivendo in tempi record!
Sapete qual è il segreto? Non preoccuparsi troppo del contenuto, ma limitarsi a scrivere col cuore. Finché mantenete un minimo filo logico funziona: è divertente ed efficace. Mi sta esplodendo il cervello dall'ispirazione.
Questo periodo è troppo strano... Che sia l'inizio di qualcosa di buono? Intanto vado avanti, magari lo scoprirò. :)

No, davvero. Scrivo come un fuso. Che ansia... X-X

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro