Capitolo 15
Spalancai la porta della sua stanza con una foga innata.
"Alcina, amore mio!" esclamai senza neanche darle il tempo di voltarsi per vedere chi fosse entrato.
"Quanta fretta, cucciola. Sei così pallida... cioè, più del solito. A cosa devo tanta urgenza?"
Mi avvicinai in silenzio e caddi tra le sue braccia in lacrime.
"Non lascerò che ti facciano del male, anche a costo di rimetterci la mia stessa vita."
"Non dire stupidaggini, cherie! Parla chiaro!"
Per quanto le sue parole fossero dure, i suoi gesti restavano morbidi e comprensivi: le sue braccia mi stringevano forte a sé. Mi faceva sentire a casa, al sicuro.
Presi fiato: "Ethan sta cercando il modo di ucciderti e pare che sia abbastanza vicino ad una soluzione drastica. Devo fermarlo prima che sia troppo tardi, ma ho bisogno della tua massima cautela. Dammi una garanzia, ti supplico. Non voglio che tu girovaghi per il castello, non voglio neanche lontanamente pensare al rischio che tu possa essere ammazzata dalla sconsideratezza di un uomo qualunque!" le presi entrambe le mani, stringendole con decisione "Devo proteggerti ad ogni costo!"
Sentii il sangue pompare nelle vene, scorrere ad alta velocità per sostenere le mie emozioni.
Lei si portò una mano al petto: "Non sai quanto sia fiera di avere una ragazza come te al mio fianco. Se conoscessi l'identità di chi ti ha mandato qui, lo ringrazierei senza ombra di dubbio. Sei il mio angelo custode."
Mi lasciò un bacio sulla fronte, tenendo le sue labbra appoggiate per una decina di secondi prima di riprendere le distanze.
"Ti fidi di me?" le domandai.
"Più di chiunque altro."
"Perfetto. Ora, non ho intenzione di lasciarti sola un minuto di più. C'è un modo per contattare le tue figlie?"
Una nube si materializzò a qualche passo dal letto, dalla quale uscì uno stormo di pipistrelli, seguito dalle tre gemelle in carne ed ossa.
Le guardai perplessa: "Come?"
Daniela sorrise fieramente: "Ti ho incrociata in corridoio poco fa: sembravi uno zombie. Inoltre, non ricordo di averti mai vista correre prima d'ora, dunque ho chiamato le mie sorelle e ci siamo messe ad origliare di nascosto."
"Non vi ho di certo educato così!" puntualizzò Alcina a braccia conserte, sbuffando e gettando un'occhiata al soffitto in segno di disprezzo.
Daniela cercò di aggiustare il tiro (piccolo spoiler molto prevedibile: non ci riuscì e fece solo di peggio, tuttavia non voglio omettere dal racconto le sue gaffe perché le ritengo molto spassose) e se ne uscì con una delle sue innumerevoli perle da premio oscar: "Stai tranquilla! Non è mio interesse vedervi scopare."
"DANIELA!" urlarono le sue sorelle in coro, con gli occhi spalancati, incredule per tanta deficienza concentrata tutta in una frase.
"Avete ragione..." si schiarì la voce "Avere movimentati rapporti sessuali."
Il mio sguardo si fece cupo: "Come puoi definirli 'movimentati'?"
"Okay, okay, basta! Ça suffit!" s'intromise la Dimitrescu, alzandosi in piedi e spalancando le braccia nel terrore che la conversazione diventasse ancora più imbarazzante.
Amavo quel miscuglio di lingue che caratterizzavano il suo modo di parlare, amavo il suo accento, le sue vocali leggermente chiuse, la sua pronuncia tutta strana delle parole straniere. Era speciale persino nel dialogo...
Le diedi un forte abbraccio, giurandole che non l'avrei abbandonata, anche a costo di combattere qualunque nemico a mani nude: per lei mi sarei buttata nel fuoco senza indugio.
Decisi di andare a perlustrare ed ovviamente lasciai Bela e Cassandra a tener d'occhio la madre.
Avrei voluto essere da sola, ma ahimè la terza restava la gemella che più mi si accollava.
"Non puoi uccidere l'umano e basta?" chiese Daniela.
Scossi la testa: "Sua figlia avrà bisogno di un padre quando Madre Miranda sarà stata sconfitta. Non possiamo vedere tutto solo dalla nostra prospettiva."
"Secondo me ti fai troppi scrupoli e basta. Scegli: mia madre o una bambina che neanche conosci?"
"Tua madre, ovvio. C'era bisogno di chiederlo? Semplicemente mi ritengo convinta del fatto che si possa liberamente fare a meno di uccidere persone gratuitamente e sostengo la protezione di tutti: più gente si salva, meglio è."
"No... Non la pensi così! Stai bluffando!"
"Ti sembro il tipo?" chiesi indignata, con i pugni serrati sui fianchi.
"Dai, su! Stavo scherzando." e mi toccò il braccio, accarezzandolo lentamente.
Scansai la sua mano con rapidità.
"Non bisogna sempre ricorrere a metodi drastici per ottenere un qualche risultato. Non è necessario fare una scelta, se una terza opzione garantisce un lieto fine per tutti."
Sbuffò: "Sei troppo pacifista!"
"Sì e sostengo fermamente ogni mia tesi."
Il modo migliore per proteggere Alcina era stare lontano dai guai in prima persona. Odiavo tutta la suspence che mi avvolgeva in momenti come quello; non avevo la minima idea di cosa stessi cercando, stavo perlopiù vagando a vuoto, senza una meta e Daniela mi seguiva senza battere ciglio, come se si volesse basare su un mio istinto innato.
Io, invece, ero certa che quella 'esplorazione' non ci avrebbe condotto da nessuna parte.
Come desideravo essere tra le braccia della Dimitrescu... ci sarei stata tutto il giorno, tutta la notte, sempre. Con lei non avevo bisogno di acqua, di aria, di cibo, di sonno: bastava lei a tenermi in vita, il suo sorriso smagliante ed i suoi occhi profondi come il mare in tempesta.
"Se Ethan dovesse farle qualcosa, la vendicherei. Lo strozzerei con le mie mani, lo torturerei a morte. Infame, violento, lurido..."
"Dov'è finita la tua precedente carica di buone intenzioni?" domandò Daniela per provocarmi un po'.
"Me ne fotto delle buone intenzioni se qualcuno toglie la vita alla persona che amo."
Non fece più battute, la misi a tacere con quella frase tragicamente romantica.
Era evidente che patisse ancora il rapporto instaurato tra me e sua madre, si percepiva in maniera oggettiva.
Quel che desideravo era la felicità, d'altro canto mi dispiaceva che essa arrecasse tanto dolore a qualcuno di così vicino.
Se fossi stata al suo posto l'avrei di certo presa molto peggio, nettamente.
Non potevo giudicarla perché non potevo capirla e non mi sarei mai permessa di andare oltre i miei limiti assumendo presunzione gratuita e nociva.
Dopo una buona mezz'ora di giro a vuoto, decidemmo di optare per l'ultima spiaggia: la biblioteca del castello.
Banale? Sì, ovviamente, però in quei volumi era celata sempre una efficace soluzione per qualunque problema.
"Secondo me non è tra quelli più in vista. Sarà nascosto da qualche parte. È possibile che Madre Miranda lo abbia lasciato qua all'inizio della diffusione dell'epidemia."
Daniela si voltò con una pila di libri in mano (perché li avesse presi non lo sapeva manco lei, probabilmente): "Scusami, ma che stiamo cercando esattamente?"
"Un resoconto degli esperimenti. Se quella strega è una scienziata pazza come si deve, sicuramente avrà scritto qualche appunto sui suoi danni. Inoltre, la probabilità che l'abbia nascosto qui è molto alta, vista la quantità titanica di volumi sparsi e la imprevedibilità al pensiero esterno di una scelta simile d'ubicazione."
Mi guardò perplessa e confusa: "Ehm... sì, okay. Fingerò di aver capito."
In ogni caso, restavamo punto a capo senza un indizio più preciso. Sfogliare tutti quei volumi sarebbe stato impossibile anche per una lettrice avida come Alcina.
Avrei voluto avere un archivio digitale. Sarebbe stato comodissimo.
Ad un tratto, ormai a corto di idee, decisi di ricorrere a metodi estremi.
"Tirami un colpo in testa."
"Eh?"
"Uno bello forte. Devo parlare con Gerda."
"Sicura di non averlo già preso?"
Alzai gli occhi al cielo: "Per l'amor di tutti i santi, Daniela! Non sto scherzando! Trova il modo di farmi svenire indolore!"
Finii a pelo la frase che non vidi più nulla. Mi arrivò un mattone in testa da più di un migliaio di pagine ad almeno 30 chilometri orari.
Ritornai nel limbo bianco e la sagoma di Gerda si avvicinò piano piano, divenendo sempre più nitida.
"Chi l'avrebbe mai detto che mi saresti venuta a cercare di tua spontanea volontà? Il mondo riserva proprio un sacco di sorprese!" esclamò con evidente tono provocatorio.
"Non fare la spiritosa. Lo sai che non è un discorso egoistico."
"I miei consigli della volta scorsa non sono fruttati?"
"Tanto sappiamo entrambe che conosci molto più di me. Dimmi dov'è quel libro." faticai ad ammettere di avere meno esperienza, soprattutto al pensiero che il fulcro del discorso riguardasse la donna che amavo.
"Quale libro?"
Non aveva senso che lo chiedesse, dato che aveva accesso a tutti i miei pensieri.
"GERDA..."
"Stai calma. Quando ti arrabbi diventi ancora più brutta. Ti aiuterò solo per non rischiare di vedere più così spesso la tua faccia."
"Appunto. Allora muoviti, così siamo entrambe felici."
"Se non ricordo male, una volta vidi Madre Miranda sfogliare un taccuino durante uno dei suoi incontri con i quattro membri delle casate."
"Sembra abbastanza generico."
"Lasciami finire, incivile!" si schiarì la voce "Aveva paura che qualcuno lo trovasse, dunque decise di ricorrere a misure drastiche: strappò tutte le pagine, lasciandole però leggibili, e le sparse in giro. Potrei sbagliarmi, ma credo abbia nascosto in ogni casata informazioni varie sul nobile che vi risiede. La cosa migliore che tu possa fare al momento è chiedere alla Dimitrescu se ricorda qualche dettaglio in più a tal proposito. Io più di questo non so."
"D'accordo. Grazie comunque. Sei stata davvero utile." e non lo dissi con sarcasmo, incredibile.
"Ricorda che non lo faccio..." sparii senza lasciarla terminare; quando disse "...per te" ero già tornata nell'altro mondo.
"Ho la soluzione. O meglio. Ho l'indizio portante per trovare quel che cerchiamo."
Solo dopo aver parlato, mi accorsi di essere rimasta sola.
"Ma dov'è finita?" chiesi tra me e me.
Intanto che io mi ero fatta un bel viaggetto trascendentale, Daniela era andata chissà dove. Ottimo, giudicherei.
Approfittai del momento e mi diressi verso la camera di Alcina: la mia nobile, fidatissima risorsa.
Alla fine il mio aiuto non era realmente un aiuto...
Spalancai la porta con il cuore leggermente più tranquillo.
Lei se ne stava distesa sul letto a leggere un romanzo bello spesso, mentre Bela e Cassandra si erano appisolate ai suoi piedi.
"Credo di aver trovato un modo per sventare i piani di Ethan!"
Si tolse gli occhiali, incredula: "Dimmi tutto. Ti ascolto! A differenza loro..." ed indicò le sue due figlie dormienti.
"Quel di cui ti sto per parlare ha dell'incredibile, dunque tieniti pronta a sentire cose assurde."
"Credi non ci sia abituata, tesorino?" mi chiese retoricamente, accarezzandomi una guancia con le nocche della mano destra.
Sospirai: "Nella mia testa vi è una guerra civile al momento: Gerda può accedere ai miei ricordi e manipolare alcuni miei pensieri dall'interno. Tuttavia, finché le mie azioni andranno a beneficio tuo, sarà disposta ad aiutarmi e sostenere qualunque mia idea. Basandomi su questo punto, ho deciso di trovare una soluzione proprio insieme a lei e mi è stato narrato a proposito di un diario. Qua dovrebbero esserci alcune pagine degli esperimenti di Madre Miranda collegati agli abitanti del casato, forze e debolezze. Hai la minima idea di dove possa trovarsi una cosa simile?"
Scosse la testa: "Assolutamente no... Chiedo venia. D'altro canto ricordo di aver visto Winters tentare di riposizionare le maschere delle statue nell'atrio oltre il salotto, sotto la scalinata maggiore."
"Credi possa essere un indizio?"
"Si è messo più volte allo scoperto pur di compiere quella missione... Io direi che è un grande indizio."
Aggrottai le sopracciglia: "Capisco, ma devo comunque riuscire a trovare una fonte che mi renda il sentiero più nitido. Non ho intenzione di vagare alla cieca quando il premio in palio è la donna che amo."
Le accarezzai il collo, solleticandole la guancia col pollice e sussurrandole all'orecchio: "Voglio che tu ti senta al sicuro!"
Com'era bella quando sorrideva... una vera favola, un piacere per gli occhi.
Riflettei a lungo in camera mia, camminando avanti e indietro senza darmi tregua.
Cercai di ricostruire le stanze del castello, la prospettiva dal tetto e dal giardino, ma continuava a sfuggirmi cosa ci fosse oltre quelle statue.
"Gerda, svegliati!" pensai intensamente.
"Ma che meravigliosa battuta! Sono sempre sveglia, eternamente condannata a vivere in questo limbo. Il tuo cervello lavora anche mentre dormi ed io seguo i suoi ritmi. Ad ogni modo, hai già capito cosa devi fare?"
"Alcina ha tagliato corto, dicendo di aver notato un comportamento strano e ripetitivo assunto ultimamente da Ethan. Sta palesemente cercando qualcosa in un determinato punto."
"Ed io a cosa dovrei servirti?"
"Voglio sapere cosa c'è oltre le quattro colonne."
Non rispose. La mia domanda la interdisse.
"C'è una mappa dal Duca. Corri a prenderla." fu la sua ultima risposta prima di tacere completamente.
Stringata ed essenziale, ma almeno mi tolse qualche perplessità.
Dovevo tornare dal Duca e chiedergli la mappa.
Fui esigente, non lo pagai nemmeno. Avevo un'urgenza determinante la vita di una persona.
"Questo non era di certo nei piani." disse come prima cosa dopo avermi allungato il foglio di carta.
"A cosa ti riferisci?"
"Alla conclusione di questo capitolo. Ethan avrebbe dovuto uccidere prima Cassandra, poi Bela ed infine Daniela, ma i piani sono cambiati e le carte sono state ribaltate. In questo momento ha intenzione scontrarsi subito con il grande capo, saltando le parti precedenti: mossa strategica, ma molto rischiosa."
"Perché mai ha deciso di rischiare così tanto?"
Mi puntò un dito contro lo sterno: "A causa tua, ragazzina! Gli hai continuamente messo i bastoni tra le ruote, limitando il suo tempo."
Avevo salvato le tre gemelle, sì, ma avevo anche attentato alla vita di Alcina; come potevo non averci ancora pensato?
"Allora sei un bugiardo! Conosci tutti i piani di Ethan! Devo sapere cosa sta cercando. Ti prego! La mappa non è abbastanza! Sarà certamente più avanti lui, ormai."
Non si pronunciò.
Mi rassegnai a braccia conserte: "Quanti soldi vuoi?"
Un ghigno malefico gli apparve sul volto. Lo sapevo!
"Quanti me ne puoi offrire?" fu la domanda che ricevetti in seguito.
"Tutto quel che mi chiedi in cambio di una singola informazione, però il conto verrà saldato alla fine della mia missione. Sei disposto ad aspettare così a lungo?"
Battè il pugno sul bancone: "Affare fatto, Ginevra! Voglio il fucile a pompa e la pistola magnum di Ethan. Se riuscirai a prendere questi due oggetti, il tuo debito sarà saldato."
Acconsentii con un rapido movimento del capo.
"Benissimo. Ora tutto ciò che devi fare è battere Ethan sul tempo. L'edificio a cui ceca disperatamente di recarsi, quello oltre la porta delle quattro colonne, è una delle torri principali, ospitante una chiesetta. Al posto dell'altare dovresti trovare una tomba con all'interno l'arma del giudizio. Il resto spetta a te. Imbroglia Ethan con un po' di creatività e accerchialo."
Sulla mappa era a tutti gli effetti segnato quel luogo di cui mi stava parlando: la Torre del Culto o Tower of Worship.
Si erigeva oltre un ponte che la univa a quell'ala del castello (piano terra).
All'esterno c'era un clima gelido ed innevato, stava persino calando una nebbia abbastanza fitta.
Non mi ero minimamente accorta di quel radicale cambiamento climatico, tanto era il tempo che avevo trascorso all'interno dell'edificio senza più mettere un piede fuori.
La chiesa sembrava abbandonata. Seguendo la navata centrale si raggiungeva l'altare sul quale era poggiata una bara.
Viste le sue fattezze e la polvere che la ricopriva, sembrava essere stata messa lì da molto tempo.
La aprii ed un cigolìo meccanico echeggiò nella sala.
Uno scheletro posizionato con le braccia ad X, simboleggiante l'orgoglio vampiresco, teneva tra le ormai defunte mani un pugnale dalla lama affilata e ricurva e l'impugnatura decorata con incisioni floreali.
Lo presi di corsa, richiusi il coperchio e mi nascosi dietro ad una colonna.
Se i miei calcoli non erano sbagliati, Ethan avrebbe dovuto attirare Lady Dimitrescu nella torre, per poi prendere il pugnale ed ucciderla.
Attesi senza fiatare per qualche minuto, finché non sentii il rumore di passi piuttosto accelerati.
Vidi l'uomo entrare rapidamente e dirigersi verso l'altare con decisione.
La delusione e lo sgomento segnarono il suo volto una volta che aprì la bara e non ci trovò altro che delle spoglie.
Un'ombra alta e possente si eresse dietro di lui e Alcina comparve con i suoi meravigliosi artigli.
Mi misi dietro di lei e guardai Ethan con l'aria di chi aveva vinto una sfida all'insaputa dell'avversario, giocherellando col pugnale fra le mani: "Ed ora cosa pensi di fare?"
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Spazio autrice:
Sarà sicuramente più lungo come capitolo, ma accoglie anche abbastanza suspence.
Finalmente sono riuscita a mettere una pietra sopra a una gran parte della storia e spero davvero (come al solito) di non aver deluso l'aspettativa di nessuno, ma, al contrario, essermi rivelata un'autrice soddisfacente.
Qualche giorno fa ho rigiocato la parte del castello proprio per capire meglio la logistica dell'omicidio di Lady Dimitrescu (che nella mia storia non è avvenuto e forse non avverrà) e mi sono accorta di quanto fosse complessa la mappa dell'intero castello.
Fortunatamente, la figura del Duca è stato un escamotage per velocizzare l'andamento della fanfiction.
Come sempre, auguro una buona continuazione! :)
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