Capitolo 14
Quando si avvicinava a me, tremavo ancora. Provavo la stessa emozione da mesi e di certo non sembrava intendesse diminuire.
Una mattina, la ritrovai a gesticolare dinnanzi alla finestra con fare brusco.
Gridava "Via! Via!" di tanto in tanto, continuando a sbracciare con enfasi.
"Che succede?"
"Quei maledetti corvi arrivano sul davanzale e lasciano piume e feci ovunque. È a dir poco ripugnante. Sono quasi tentata di attivare una pratica disinfestante."
"Loro parlano?"
Sgranò gli occhi: "Loro chi, scusa?"
"I corvi."
Silenzio.
"Stai ancora dormendo? Ginevra, svegliati!" intimò nella confusione.
"Non sto scherzando. Non avevo intenzione di dirti nulla, in realtà, ma temo che stiano facendo anche loro il doppio gioco. Che tu sappia, Heisenberg è un fanatico dell'ornitologia?"
Si portò una mano in fronte, disperata: "Ti ha dato di volta il cervello? Da quando hai scoperto la verità sul mio stato sociale non sembri più te stessa." mi donò una carezza pietosa "Ora è tempo di dileguarmi. Ho poltrito fino a tardi stamane e non è abitudine che mi si addice..."
Si tolse la camicia da notte per infilarsi l'elegante abito in raso carmino ed io rimasi ad ammirare le sue grazie, rapita da tanto ben di dio.
"Au revoir, cherie!" proferì tirandosi dietro la porta e agitando la mano destra.
Avevo compreso la sua affidabilità, l'interesse essenziale che ci accomunava. Architettare giochetti alle sue spalle era inutile, tanto finivo per raccontarle qualunque cosa in maniera dettagliata.
Mi lanciai all'indietro sul materasso.
"Oh, Alcina..." sospirai.
Un corvo diverso da quello della volta precedente mi stava osservando dalla finestra, con le zampette appoggiate sul davanzale e la testa leggermente inclinata.
I suoi occhi erano due biglie nere e lucide, tanto da potercisi specchiare.
Sembrava abbastanza giovane e non aveva una piuma fuori posto.
"Quella donna ti ha davvero rapito, eh?" gracchiò.
"Vedo che tra pennuti comunicate a dovere..."
Andai ad osservare il panorama. Lui non si spostò di un centimetro.
In aria vi erano centinaia di corvi che si aggiravano lungo le mura: uno spettacolo suggestivo, un paesaggio fiabesco.
I loro versi armonizzavano cori continui.
Sentii improvvisamente un rumore forte e deciso.
Vidi un paio di uccelli cadere in picchiata.
Mi sporsi leggermente e notai un fucile uscire dall'altra finestra.
"Hey! Perché hai sparato?"
Daniela si affacciò: "Scagazzano in continuazione. Spero che questo avvertimento li intimi ad allontanarsi."
Non l'avevo mai fatto presente durante il mio soggiorno al castello, ma la mia educazione ed il mio spirito erano costituiti da una grande componente animalista.
Amavo gli animali e non sopportavo che venissero uccisi o torturati senza alcun motivo logico: non era affatto corretto.
Presi in braccio il corvo che se ne stava appollaiato sul davanzale e lo portai dentro.
Non protestò affatto.
"Pensavo che anche tu riserbassi un astio nei nostri confronti." intimò esso.
"Non posso affrontare i più deboli partendo già in vantaggio, inoltre non posso prendermela con voi senza conoscere davvero le vostre intenzioni."
Lo appoggiai sulla scrivania.
"Avete tutti caratteristiche diverse, vero? Tu non sei come l'altro. Lui era capace di leggermi nel pensiero, mandarmi in crisi e manipolarmi."
"Cercava solo di aiutarti."
"Perché?"
"Perché abbiamo capito che sei l'unica a poterci salvare da Madre Miranda."
Ridacchiai: "Certo. Come no. Non ci credo neanche..."
M'interruppe: "Il tuo amore, la tua dedizione, la tua forza d'animo sono caratteristiche più che apprezzabili e crediamo che con queste possa riuscire a sconfiggere il male, almeno in parte."
"Non siamo in una favola, nerino, bensì nel mondo reale. Ogni avvenimento è motivato da una causa; non c'è alcuna ragione logica per cui basti il bene a fronteggiare una forza maligna."
"Invece sì! È un discorso di energie! Ovviamente, anche l'astuzia fa la sua parte."
Non gli credevo, il mio cervello si rifiutava di immaginarsi cos'è troppo strane; avevo già visto troppo.
"Smettila di dire idiozie! Parlane con Alcina, allora!"
"Hai visto l'odio che ci riserva quella donna? Vuole ucciderci tutti."
"Solo perché fate casino. Se mi lasciaste parlare con lei, troveremmo una soluzione."
Un'altra voce spuntò da dietro, questa volta molto familiare: "Ed hai intenzione di chiederle una mano per sabotare i piani di Madre Miranda? Ti sei accorta che mia mamma ammazzerebbe persino te pur di stare al fianco di quella strega? È totalmente rapita. Non ci si può fare nulla."
Sull'uscio della porta, tenendo salda la maniglia, c'era Cassandra.
"Scusami se ho origliato, ma non avevo mai visto un corvo parlante prima d'ora."
Aveva ragione. Io non valevo nulla per Alcina.
Rispetto a Miranda non ero altro che una ragazzina insignificante: una bieca soddisfazione per colmare una mancanza più grande.
Ero il suo gioco, quel piccolo rimpiazzo incontentabile.
Come avrei desiderato essere nei panni di quella strega... avere il mondo in mano una volta per tutte e desiderare qualunque cosa, anche se impossibile.
Secondo me non riusciva ad apprezzare ciò che aveva, magari se ne rendeva conto, ma lo rifiutava ugualmente.
Forse era il potere stesso a cambiare le persone, la loro forma mentis (per quanto radicata).
Si viene afflitti da disturbi quali il complesso di Dio o manie varie.
Chissà se anche io avessi reagito allo stesso modo...
Era strano pensare, per lo meno con la mia testa.
Avevo un sacco di idee: le vedevo volteggiare continuamente e mi confondevo.
Se mai me l'avessero chiesto, probabilmente avrei risposto di essere la persona meno in pace con se stessa esistente.
Non ero ai livelli di Leopardi, no di certo; sognavo, aspiravo, sapevo vivere, però il tormento rimaneva.
Lo affossavo, lo combattevo eppure sentivo sempre quella spinta all'interno del mio cervello, quell'impulso cronico terrificante.
Mi esauriva, venivo consumata senza pietà da qualcosa di più grande di me, dal mio disturbo ossessivo compulsivo che riuscivo a celare per bene.
In effetti dubito che Alcina l'abbia mai notato; lei era sì il mio primo pensiero, ma lo manifestavo per la maggior parte con la scrittura o col pensiero.
Quando mi guardavo allo specchio vedevo il mio volto come lo vedevano gli altri e mi chiedevo se fosse davvero così, se i miei occhi non ingannassero la mente per rendere la mia immagine completamente diversa.
Forse avevo solo bisogno di qualche abbraccio in più e tanta fiducia.
Bastava lei a dirmi che ero bella... Solo quello per tornare a sentirmi normale, a sentirmi bene.
Sospirai e mi rannicchiai in un angolo della stanza, opposto alla finestra: "Sai, corvo. Ricordo che in terza superiore ho assunto psicofarmaci, soprattutto all'inizio dell'anno. Credevo di non farcela dopo tutti quegli attacchi di panico. Non ho mai avuto così tanta paura di me stessa quanto allora."
"Perché lo stai dicendo proprio a me?"
"Perché sembri predisposto ad ascoltarmi."
"Mi dispiace deluderti, ma il mio unico lavoro è quello di persuaderti a fronteggiare Miranda e spezzare il maleficio."
"Capisco. Dunque ti prego di tornare in un momento migliore."
Probabilmente non comprese il mio cambiamento improvviso, tuttavia si allontanò senza fare una piega.
Cassandra, che invece era rimasta sul ciglio della porta a compatirmi, entrò e si sedette accanto a me.
Lanciò la testa all'indietro, poggiandosi completamente al muro e osservando il soffitto: "Sai, Gine, probabilmente il legame tra Madre Miranda e mia madre è essenzialmente a causa mia e delle mie sorelle."
Sgranai gli occhi: "Continua..."
"Ti ricordi quando te ne aveva parlato? Intendo su come siamo nate, da dove veniamo. Ecco. Noi siamo una creazione di questo maleficio, motivo per il quale non consideriamo Heisenberg nostro padre. Miranda ci ha dato la vita con i suoi poteri, donandoci ad Alcina per dimostrare affetto nei suoi confronti..."
"...e manipolarla" aggiunsi.
"Forse sì. Mi pare logico. Mia madre è la più devota a lei senza ombra di dubbio e ciò non promette nulla di buono."
"Con questo cosa vorresti suggerire?"
"Deduco che se io e le mie sorelle rompessimo completamente i rapporti con entrambe anche loro farebbero lo stesso."
Il mio odio non cessava. Volevo comunque distruggere Miranda e non ero affatto sicura che bastasse così poco a metterle contro la Dimitrescu.
"Devo andare!"
Scattai in piedi e corsi fuori, scesi le scale ed entrai nel magazzino del Duca.
"Ho bisogno di una consulenza. Dove si trova Ethan??"
"Come mai tanta fretta? Non vuoi dare un'occhiata all'inventario?" allargò le braccia "Magari c'è qualcosa qua in mezzo che fa al caso tuo."
Replicai a braccia conserte: "Non provare a rifilarmi cianfrusaglie solo perché sei in banca rotta!"
"Prima tremavi ed ora hai una lingua da serpe ed un temperamento da leonessa. Interessante..."
"È l'effetto che fa la paura di perdere la persona amata. Ti prego di dirmi dove si trova quell'uomo."
Alzò le spalle: "Quel che so è che si aggira per il castello. Nient'altro."
Uscii senza proferire ulteriori parole.
Sentii la sua voce da dietro chiedermi dove avessi lasciato le buone maniere, ma lo ignorai completamente.
Avevo una terribile sensazione...
Sentivo lo stomaco bruciare e fitte pazzesche agli arti.
Era un fattore psicosomatico, ne avevo la certezza, ma non capivo come mai.
Non faceva parte di me, era il Cadou. In qualche modo lo spirito morto di Gerda voleva comunicare con me.
Un colpo più decisivo degli altri mi fece perdere l'equilibrio. Caddi in mezzo al corridoio, priva di sensi.
Aprii gli occhi in un luogo impossibile da identificare: non c'erano pareti, oggetti, animali. Mancava qualunque cosa; sembrava un limbo, un universo completamente bianco.
Vidi in lontananza un'ombra avvicinarsi con passo deciso.
Solo quando distò pochi metri da me, riuscii ad identificarla: "Gerda?! Com'è possibile? Alcina ti ha..."
"Mi avete fregato è disintegrato, lo so bene. Siete una coppia fraudolenta e tossica, lasciatelo dire."
Saltai su due piedi, urlando "Come ti permetti?!". Provai a tirarle un pugno, ma la oltrepassai.
Era come se fosse un ologramma.
"Non puoi picchiare un'anima, sciocca. Questo è il mio più grande vantaggio: io posso tormentare te fino alla fine dei tuoi giorni, ma non viceversa."
Sorrise allegramente. Le avrei preso volentieri a scazzottate quella faccia di merda. Non avevo sentito per nulla la sua mancanza.
Scosse la testa un paio di volte: "No no no... Ginevra, ma cosa combini mai? Dici di amare la Dimitrescu quando questa è una fandonia colossale."
Indietreggiai confusa: "Cosa vorresti insinuare?"
"Stando qui dentro, ho accesso ai tuoi ricordi. Ho avuto modo di consultare tutto il tuo passato e devo dire di ritenerlo interessante... Sì, davvero suggestivo."
A quel punto ero letteralmente disarmata: non c'era nulla che potessi fare se non starla ad ascoltare.
"Non reagisci? Oh, beh... motivo in più per continuare." iniziò a girarmi intorno, come un avvoltoio "Ami un'altra donna alla follia, più di quanto abbia mai amato Alcina. Lei è realmente tutto per te, mentre la Dimitrescu, beh, solo un rimpiazzo. La stai usando perché non puoi avere la dama che desideri realmente. Sei così subdola, Ginevra... Mi chiedo cosa la contessa possa mai trovare in un elemento come te. Fai davvero ribrezzo..."
Abbassai lo sguardo con i bulbi oculari quasi fuori dalle orbite: "Un'altra donna? C'è un'altra donna?" non sbattei neanche le palpebre. Rimasi impietrita da quella notizia così cruda.
Non riuscivo a crederci.
Temevo mi stesse mentendo e comunque avevo considerato la plausibilità di quella opzione. Alcina era davvero un rimpiazzo per me? E tutta quella passione, allora? Tutte quelle belle parole che le dedicavo ogni notte prima di coricarmi insieme a lei?
Gerda mi sollevò il mento con due dita: "Ti ho sconvolta? Molto bene. Adesso, però, passiamo alle notizie serie: Ethan ha intenzione di uccidere Alcina, sono finiti i giochi. C'è un modo effettivo per fare fuori la Dimitrescu, ma io non ne sono a conoscenza. Continua a fare il doppio gioco come ben ti riesce e racimola informazioni."
Si voltò e fece per allontanarsi, ma dopo un paio di passi si fermò di nuovo: "Ah, quasi dimenticavo. Ricordati che non voglio farti un piacere, bensì desidero solo proteggere Alcina e porre fine a quest'agonia. Anche un'anima merita di riposare in pace; sono stufa di starti appresso per via di questo stupido incantesimo."
Mi alzai di colpo, ritornando nel corridoio. Presi una grande boccata d'aria. Avevo la gola secca e percepii come se fossi stata in apnea per tutto il tempo.
Se le informazioni di Gerda erano affidabili, dovevo assolutamente trovare Ethan.
M'incamminai senza badare alla mia circolazione.
Non avevo la minima idea di cosa dovessi fare.
Il Duca non era stato affatto utile.
Mentre spremevo le meningi nella speranza di farmi venire qualche brillante idea, sentii un rumore provenire dal piano terra.
Mi affacciai dal corrimano della scalinata e vidi Alcina rincorrere Ethan.
Tentava di afferrarlo coi suoi artigli, ma lui era più veloce.
Il desiderio di aiutarla a squarciare in due quell'uomo era martellante, eppure il pensiero che dovesse salvare la figlia mi frenava dal torcergli un singolo capello.
Dovevo comunque proteggere Alcina.
Sicuramente Winters era uscito allo scoperto per indagare su qualcosa di molto specifico.
Ethan riuscì ad imboccare l'altra scalinata ed entrò nella sala del Duca.
Aspettai che Alcina si allontanasse e lo seguii.
"Ti ho visto combattere poco fa. Sei ferito?"
"No, tranquilla."
Si spostò sull'uscio a controllare la scalinata dove aveva seminato la mia amata: "Prima o poi troverò il modo di eliminarla."
"Ma non è lei ad avere tua figlia!" obiettai per provare a farlo ragionare.
"Lo so, lo so, però lei è una pedina di Madre Miranda. È impossibile sconfiggere la sacerdotessa con tutti i suoi scagnozzi in circolazione."
Frugò nel borsello e mi porse un foglio.
"Vedi questo? È una mappa che ho trovato nella biblioteca. Se riuscissi a completarla forse scoprirei come contrastare gli attacchi della Dimitrescu." fece qualche passo avanti e indietro "Questo castello è enorme, un vero e proprio labirinto e cela segreti inimmaginabili."
Ero abbastanza scossa dall'intera situazione e non avevo ben compreso molti dettagli, ma una cosa era certa: dovevo raggiungere prima di lui il suo obiettivo, qualunque esso fosse.
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Spazio autrice:
Anche il capitolo 14 è finalmente sfornato con nuovi, inaspettati, stravolgimenti della trama. Mi dispiace che alcuni capitoli siano meno movimentati di altri, ma spero si comprenda che ciò rende la narrazione più realistica e permette di immedesimarsi meglio negli stessi personaggi, specialmente nella protagonista, alla quale appartiene la focalizzazione interna.
Come sempre, spero di non essere stata deludente e che le mie prestazioni artistiche non siano calate.
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