II
"Chi non osa afferrare le spine non dovrebbe mai desiderare la rosa."
~Anne Brönte
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Roma, 10 Giugno 2026
Simone. Il tuo nome è così bello, eppure mi tormenta da anni.
Tu non sai chi sono. Conosci il mio ricordo, una persona inesistente nel presente.
Ma non biasimarti, sappiamo entrambi che non è colpa tua.
Io credo ci sia un legame stretto, tra il tempo e la consapevolezza. Vanno a braccetto, si tengono per mano, si fanno rincorrere entrambi.
Certe cose ci metti tempo a capirle.
Io le ho capite troppo tardi, ma va bene così, che tanto chi non possiede il coraggio di vivere, non può mai meritarsi la bellezza del mondo.
Simone, l'universo è un posto meraviglioso, me l'hai insegnato tu.
Si dice che i poeti sono coloro che sanno scorgere l'arte nel dolore. Io sono convinto, invece, che il dolore sia una forma d'arte tragica e distinta, e che ci sia del bello anche in questo.
Simone, tu sei stata la mia musa, nei tuoi occhi ho visto il mio riflesso, me stesso, il dolore, e mi sono ritrovato, tra le braccia di quell'opera d'arte che sei tu. Tu hai modellato la mia penna come si fa con l'argilla, hai scoperto che anche io potevo essere arte, me lo hai insegnato, sei stato il pittore della mia felicità.
Per questo, io devo ringraziarti.
Questa è una copia della mia raccolta di poesie, che uscirà nelle librerie esattamente tra tre giorni. Voglio che tu sia il primo a tenerla in mano, ad esplorarla, perché forse un po' appartiene anche a te.
Fai un tuffo nel passato, le date più importanti da Settembre 2021 fino a quest'anno. Ma poi risali, mi raccomando, torna al presente, non annegare.
E soprattutto, non cercarmi.
PS: Non chiedermi come ti ho trovato, ti troverei anche se fossi ai confini del mondo. Che poi, non sei nemmeno così difficile da trovare.
***
Una lacrima, testarda, gli solca il viso.
La lettera non è firmata, ma il nero dell'inchiostro somiglia tanto alle ombre di una notte maledetta. Simone si muove tra le curve disegnate come aveva fatto, una volta, con le curve di un altro corpo. Deragliato, annebbiato, consumato.
Non c'è fondo in quell'abisso. È una caduta eterna, il brivido del vento sulla schiena, la paura di toccare il fondo, la goduria di un volo senza ali. Si sente disorientato, perso tra le righe, non capisce, davvero, oppure non vuole capire, che dietro quel foglio bianco che tiene tra le dita, c'è un volto che ha sfiorato come sta sfiorando ora la carta.
Simone fa una visita alla sua freccia personale. Rivede la sua stanza, la ama come ama il calore del sole sul viso e il mare, che gli donano solo piacere nella vita. Ricorda, associa, ricostruisce.
La mente non vuole credere, ma il cuore freme, lui sa. È già in caduta libera, cade, cade da anni, ma la ragione ha paura di abbandonarsi al vuoto della speranza.
E quindi, il cuore silenzioso grida, mentre la testa lo fa tacere.
Simone si alza di scatto, fissa gli occhi sul cartone scurito dall'angolo della scrivania su cui giace. Ne studia la figura, come fosse un problema di geometria, quelli che risolve lui quando ha bisogno di distrarsi, perché risolvere i problemi degli altri è incredibilmente più facile che risolvere i suoi.
Si aspetta che parli, è un libro, pensa, dovrà pur parlare.
Ma la voce è uno strumento di cui la carta non dispone, e quel maledetto cartone non esita a ricordarglielo. Non sarà mai benedetto dal canto del poeta stesso; condannato a leggere solo con gli occhi, che non hanno sentimento, che non hanno espressione, che non sanno riempire una stanza di dolci note musicali.
Il poeta è lontano, non vuole cantare per quella che definisce la sua musa, e il pensiero lo logora dentro, indisturbato.
Fai un tuffo nel passato, e Simone decide di farlo, perché il passato è nella notte, e quella è l'ora perfetta per tuffarsi.
Così si alza, scatta il pacco, il rumore dell'azione colma il nulla della solitudine. Tiene un libro tra le mani, ha una copertina del colore dei suoi sogni più proibiti, ornata da bianchi fili che intrecciano due mani. Semplice e profonda, proprio come quella voragine.
Tutte le volte che ho capito di amarti, il titolo è sovrastante, torreggia sul suo cuore come fosse un grattacielo. Il nome dell'autore è segnato in piccolo, in basso, forse riflette la sua stessa percezione di sé.
Manuel ferro. E l'universo si espande un po' di più, congelando lo spazio tra le pareti.
Simone deglutisce, indeciso, arrabbiato, curioso e indispettito. Un ritorno a metà, inaspettato, così dannatamente infuriante.
Eppure, se lo fa bastare, e apre il libro direttamente alla prima data.
—
12 Settembre 2021
Quando tu entrasti
in quel luogo
dove siamo cresciuti
il gelo crebbe nella stanza
come fossi un iceberg;
così serio
da spaventare le rocce
duro come il ghiaccio
di un polo eterno.
eppure
una scintilla
mi si accese in petto
devastante
ma piccola
che quasi la ignorai;
ma la scintilla
desiderava scioglierti
e io,
inconsapevole,
lentamente,
iniziai a piegarmi
a quella sua volontà.
—
Il primo incontro tra due persone è il momento di definizione di quel rapporto. Qualsiasi cosa accada dopo, qualsiasi sviluppo, qualsiasi pregiudizio non ha potere su quello che l'anima ha già predisposto. L'anima vede oltre, l'anima conosce già, l'anima vive nel passato, nel presente e nel futuro, mille vite, mille storie, un solo unico amore.
Il loro primo incontro, contornato dalle foglie autunnali di una tipica giornata Settembrina, li aveva segnati entrambi, incidendo nei loro cuori le parole di un destino già prestabilito per le loro vite. Avvinghiate l'una all'altra, con il corpo o coi pensieri, eternamente.
Quanta importanza si da, alla prima volta che senti vicina la presenza di qualcuno. La prima volta in cui senti quel profumo, la sua aura, la sua magia. La prima volta in cui capisci di essere destinato ad amare, anche se non lo sai ancora.
—
18 Ottobre 2021
Dicono che le carezze
siano la magia
delle pelli complete
eppure
quando le tue mani
mi sfiorano furiose
io la completezza
la sento lo stesso.
—
Un fuoco ingestibile che si trasforma in odio puro. Sangue bollente, l'impossibilità di toccarsi se non con una scusa. L'inebriante profumo di cenere, gli sguardi infiammati dall'attrazione, due magneti che si attraggono senza mai entrare in contatto.
Gli sfoghi, le urla, i pugni. Occhiate spietate nei confronti dell'altro, l'ingannevole certezza di non sopportarsi, perché se il dubbio subentrasse in questa catena di storie ben raccontate, porterebbe il caos totale sotto le pelli di entrambi.
La prima volta in cui si detestano sul serio, in cui se lo sono detto lottando, sempre in due, perché in due si lotta corpo a corpo, da soli, poi, contro i propri desideri.
Il subconscio che tace i motivi, l'istinto complice, una spinta verso quel baratro di infinite lotte mortali. Due cuori che provano a toccarsi odiandosi, perché i meandri del tempo sono ancora troppo stretti per farci passare l'amore.
E così, finiscono a terra, entrambi, sfiniti.
Eppure, entrambi si sentono meglio.
—
14 Gennaio 2022
Se tristezza
fosse fatta occhi
sarebbero
di certo i tuoi
ma io allora
scegliere di vivere
triste
eternamente.
—
L'inchiostro sulla pelle come fosse carta raggrinzita, il dolore lancinante, la sicurezza di una mano.
Non guarda', e Simone non guarda il dolore sul braccio, ma il dolore riflesso negli occhi dell'altro. Quel dolore solo suo, tanto debole, tanto invadente, tanto disastroso, letale.
Incontra solo tanto buio, in quel fitto bosco senza cuore, ed è così rassicurante per la sofferenza, incontrare le vecchie amiche ombre.
Le iridi cedono alla tentazione, travolte dal tormento di un paio di occhi tanto belli, e si mostrano per quello che sono, fragili, consumate, stanche.
Ma tanto sono al sicuro, perse in quel buio tanto sereno, tanto silenzioso, per una sola volta, loro.
A una lacrima è dato il permesso di navigare le guance, e Simone la lascia cadere, memore di un tempo in cui si era sentito sicuro; tra poco, il sole sarebbe tornato allo scoperto, e l'angoscia si sarebbe celata di nuovo, esiliata da quella tanto amata notte.
—
30 Marzo 2022
Mi sussurravi stelle
sulla pelle bollente
come fiabe
ai bambini
quando fa buio
e hanno paura;
poi,
con l'inganno
di esser cresciuto
ho pensato
le fiabe non servono
e così
ho spento le stelle.
—
La brezza leggera tra i capelli scompigliati dalle dita decise. L'odore di cemento, pregno di tabacco, veleno, dipendenza da un paio di labbra. Come solo loro sanno fare, tra le ombre si muovono decisi, come se sapessero, meccanici, sicuri, incuranti del mondo e del tempo.
I cervelli spenti, i fuochi d'artificio, la voce del desiderio, ancora ancora ancora, e si regalano l'uno all'altro. La musica ovattata, la frustrazione legata alla pace, un unione tanto imperfetta quanto straordinaria, irripetibile, distrutta dal tempo stesso per la sua anormalità.
Poi, l'apatia di uno sguardo che aveva avuto fame e aveva mangiato l'unica cosa che aveva trovato, la delusione velata sotto la pelle, il dopo, il ritorno alla luce, all'aria, all'ossigeno, l'istante che segue un attimo eterno.
Simone capisce, lo sa che non è facile, che fa paura il sole. Manuel invece non capisce, ne ignora la presenza, e tira avanti.
Lo spegne in cielo, e negli occhi dell'altro.
Qualche anno più tardi, non se lo perdona.
—
31 Marzo 2022
Ponga fine
la tendenza del mio petto
a dipinger di veleno
le parole
a quel tuo testardo amore,
privo di confine,
che non segue
le strade del dolore.
Disegni l'orizzonte
di limite al sopportabile
il disgusto che i tuoi occhi
scorgono nei miei;
smarrisca tu il dolore
ritraendo quel dono pesante,
che tanto amor non regge
le macerie di un cuore portante.
—
Il timore di conoscersi, esplorarsi, aprirsi alla propria persona. La più grande condanna di un uomo.
Uno tsunami travolgente di emozioni contrastanti, che non eviti, perché non puoi, è impossibile scappare da te stesso. Però, stringendo un'altra mano, quell'onda mastodontica fa un po' meno paura. E così lasci che vi travolga entrambi, anche se l'altro non sa nuotare, e non è giusto, lo sai, che debba pagare per la tua paura, ma lo fai lo stesso.
Poi l'ossigeno torna a riempire i polmoni, ma ti giri e l'altro non c'è. È lì, che subentra il pentimento. La spaventosa sensazione di non avere niente tra le dita, se non acqua che scorre, via, lontana. Il senso di colpa che solletica la pelle, lo smarrimento, gli occhi sbarrati che si muovono frenetici, alla ricerca di qualcosa che non c'è, che hai mandato via, che hai distrutto con il tuo stesso carico di emozioni.
Forse me lo merito, di essere lasciato solo.
Perché l'amore è una colonna di sostegno, ma arriva il momento in cui è incapace di sorreggere quel dolore, si rifiuta, e smette di fare il suo lavoro. O almeno, così la pensa il poeta—o così lui spera, per il bene della sua colonna.
Simone, però, sa.
Sa che l'amore non è una colonna distrutta dall'oceano, ma la sabbia bagnata dall'onda. Sa che l'amore convive con la sofferenza, si lascia infrangere da essa, ma continua a esistere con e sotto di essa, sempre. Sa che l'amore è la sicurezza sul fondale, la superficie che segna il dolore, l'impatto graffiante con la terra ferma dopo essersi persi, il primo respiro dopo l'apnea.
Simone lo sa, che il dolore non ferma l'amore. Che l'amore è una condizione eterna, mentre il dolore è temporaneo, sovrastato da tale potenza, prima o poi.
Simone lo sa, per esperienza.
Perché lui, nonostante il cuore infranto, non ha mai smesso realmente di amare.
—
1 Aprile 2022
Vorrei inciderti
nelle vene della terra
così che il cielo
non possa più
tentare di portarti via;
vorrei scriverti
su carta
lasciarti al mondo
eternamente
rileggerti ogni giorno
senza temere
che questo
possa strapparti;
vorrei darti
i miei respiri
così che tu
ne possa avere
il doppio
che tanto a me
se non li hai tu
non servono;
vorrei che vivessi
in me per sempre
la tua arma
contro tutto
al tuo servizio
immortali entrambi.
—
Toccare la morte con la mente, anche quando il tuo corpo si rifiuta di morire. Sentirla destreggiarsi tra le arterie del cuore, inarrestabile, incurabile, mentre tu sei inerme alla sua volontà.
Una morte lenta, quella del petto. Una morte non fisica, una parete di roccia che vacilla , che crolla dalla montagna, sotto un cielo indifferente a quel pezzo ormai distrutto. Succede così, quando rischi di perdere qualcuno che ami; il terremoto distrugge una parte di te, e fisicamente vivi, perché forse quel pezzo era inutile, ma dentro neanche respiri.
E allora il mondo si scurisce, e per la prima volta, quell'ombra non è sicura. È solo tutto grigio, tutto appassito, tutto dannatamente immutabile, perché il tempo è fermo come il cuore al momento in cui il suo sangue ha sfiorato la tua pelle. Vorresti urlare, ma neanche senti la tua voce, neanche sai se sei capace, neanche sai se ne hai la forza.
Neanche lo sai, se vale la pena parlare, a un universo in cui lui potrebbe non esistere.
E così stai zitto, ti avvinghi ai ricordi come fossero essenza vitale. Piangi i sorrisi passati, i momenti condivisi, la vita vissuta, come se da vivere non ce ne fosse più.
Vorresti rubare la vita a ogni essere e donarla a lui, il suo personale Robin Hood, che ne ha avuta fin poca, e che se la merita più di tutti. Vorresti vedere nel cielo il colore dei suoi occhi, per avere la certezza che sono aperti, per poterli guardare sempre, il suo sguardo che veglia su di te come la volta celeste sul nostro insulso pianeta.
Vorresti aver detto tante cose, o non aver detto nulla, perché forse bastava un abbraccio, e neanche quello hai permesso a te stesso.
Vorresti, vorresti, vorresti, tutti verbi al condizionale, circostanze impossibili in un presente segnato da quella maledetta freccia.
Un vortice di vorresti non voluti prima, è così che si sente Manuel, la notte in cui Simone rischia di morire.
Simone, invece, in quella notte, non sente niente.
—
2 Maggio 2022
Io ti conosco
tu
che sei neve
bella, preziosa
una rarità
sulle strade di Roma;
Io giuro
di conoscerti
tu
che bilanci
le mie fiamme infernali
senza provare
alcuna paura;
Io spero
di conoscerti
mentre ti abbraccio
e come neve
tu
ti sciogli;
Io
desidero conoscerti
quando incontro
i tuoi occhi
e mi rendo conto
di non averci mai
neanche provato.
—
Il primo salto del cuore, l'odore della prima consapevolezza. La tristezza nell'aria primaverile, la desolazione di un cimitero. Il desiderio di proteggere l'altro, che appare così fragile da far invidia ai vetri rotti. L'abbattimento di un primo muro di certezze, distrutto davanti a occhi ingenui, proprio come la persona che si stringe.
L'arrivo della prima realizzazione, così arrogante da toglierti il fiato.
Voglio proteggerti per sempre, pensi, e quasi ti spaventi di cosa sei disposto a fare per un uomo.
Il petto ha già capito, te lo sussurra all'orecchio, ma tu lo zittisci bruscamente, non è il momento.
Non lo è mai.
Intanto Simone si lascia cullare dalla presenza di un fantasma alla sua sinistra, e di un corpo, alla sua destra. E per quanto gli manchi quell'altro pezzo, non importa, perché ha qualcosa a cui reggersi, un supporto, instabile, ma reale, per il momento.
E così, infila il naso nell'incavo del suo collo, e Manuel lo lascia fare, stringendolo più forte. Simone sente le lacrime vibrare nel cuore, e si lascia andare, che per un istante, uno solo, come tutte le volte, tra quelle braccia calde e accoglienti.
Manuel e Simone, dopo tanto tempo, si conoscono di nuovo. Un nuovo inizio, un nuovo incontro, un fiore appena sbocciato.
E loro, stanno bene così.
—
23 Febbraio 2023
La bellezza
sta nel sonno
della persona amata;
e io ti guardo
mentre dormi
senza sapere
che ti amo.
—
Il conforto di un respiro profondo, Simone lo conosce bene. L'ha sentito accarezzargli lo stomaco, le guance, le labbra. Crede di essersi innamorato la prima volta che lo ha visto dormire.
Le braccia di Morfeo sono graziose, benevole, ma ti rendono vulnerabile, ti spogliano di ogni difesa. Osservare una persona che dorme è come osservare la sua anima, ed è proprio dell'anima, che ci si innamora. Inconsapevolmente, senza prevederlo, improvvisamente, cadi nella trappola tesa da Morfeo anche tu.
L'amore è un lungo sonno proibito, dipinto dai sogni e dalla costante paura di svegliarsi.
C'è chi sa moderarsi, alternando il sonno alla veglia, e chi invece si trova agli estremi, come Simone e Manuel; o cadi in coma, o non dormi mai.
Nemmeno quella notte Manuel dorme, mentre Simone, vittima del suo stesso cuore, si abbandona al suo corpo.
Manuel, che come d'abitudine ormai, sta passando la notte con lui, non riesce a staccargli gli occhi di dosso. Quanto è affascinante, un'anima buona; ti viene quasi voglia di toccarla, ma non lo fai, hai paura di rovinarla.
Te ne innamori subito, è uno sviluppo inevitabile, inesistente l'uomo che resiste a tale arte. Eppure, Manuel la scintilla dell'amore non la sente.
Forse è perché già brucia in lui, e sceglie ogni giorno di ignorarla.
—
8 Giugno 2024
Accarezzami
come le tue guance fanno
con le gocce d'acqua
in un'estate cocente;
guardami
come guardi il sole
ti prego
non voglio più
sentirmi notte.
—
L'ultimo giorno del liceo, le cinque ore più significative di una vita. Anni di crescita racchiusi in un singolo trillo, il suono dell'ultima campanella, il benvenuto alla vita da adulti.
Si è troppo piccoli ancora, però, quando il mondo si aspetta che diventiamo grandi. Giochiamo ancora con le pistole ad acqua, ci spruzziamo la vita addosso, gli occhi di bambini in un corpo troppo cresciuto.
Bambini lo sono tutti, e hanno tutti paura. Ma quella ce l'hanno anche gli adulti. Crescere è anche questo: affrontare il tremore dei nervi a testa alta, con la speranza di uscirne indenni, migliori.
C'è chi cresce troppo presto, come Simone, che ha saputo affrontare i suoi demoni senza guardarli in faccia a soli sedici anni. C'è chi non può crescere, come Jacopo, che si limita a osservare il suo fratellone con lo sguardo luminoso, fiero, sorridente, da un punto indistinto nel cielo.
E poi, c'è chi non vuole crescere, come Manuel.
Manuel, che ancora non vuole conoscersi.
Manuel, che guarda un sorriso distendere il volto rilassato di Simone, le adorabili fossette, il cuore a mille sotto la gabbia toracica, per un assaggio di quell'adrenalina che solo liberarsi dalla propria stessa gabbia può fornire. Manuel, che sente il cuore esplodere di amore, ma ancora una volta insonorizza il petto, non lo dice perché non se lo merita di essere benedetto dall'amore, perché è troppo tardi, perché fa dannatamente paura.
E allora, si limita a guardare.
Simone se ne accorge, suo malgrado, ma non dice nulla.
—
26 Luglio 2024
Hai tentato
di illuminare
la mia strada
come se il buio
non fossi io;
ma tu
sei sole
e io soltanto
misera notte;
per questo,
forse,
scappo tra le ombre.
—
A quel punto, stanco di vivere in un album di ricordi, Simone riprende fiato. Si morde un labbro, trattiene le lacrime in gola, turbato dalla sola esistenza di quell'unione di fragile carta.
Quel libro gli sembra un'utopia, il racconto di una storia dimenticata, e si chiede se sia davvero così, se quel regalo, più che un regalo di benvenuto, non sia un regalo d'addio.
Il solo pensiero lo manda fuori di testa. Scava i palmi con le unghie, li tortura, come Manuel fa col suo cuore a distanza ormai di anni, come fosse la prima volta. Non vuole dire addio, non ora che ha avuto la possibilità di riassaggiare la sua essenza, anche solo attraverso pagine riempite d'inchiostro.
Inchiostro nero, nero come le ombre, nero come lui, il mistero di una vita, il fascino del pericolo, la sicurezza dell'essere celati al giudizio del cielo, per una volta.
Tutti credono che la luce sia sicura, e a Simone viene da ridere al solo pensiero. Non può essere la stessa luce che aveva illuminato i suoi vuoti, non la stessa luce che si era portata via la persona che amava, non la stessa luce che fa brillare gli occhi di lacrime alla gente, che è acciecante, che non permette di vedere quanto le tenebre, ma a differenza di esse ti rende cieco per sempre con le sue fiamme.
No, quella luce non può essere sicura quanto la certezza che un'ombra dietro di te ci sia sempre.
Eppure, non c'è luce senza ombra.
—
6 Marzo 2026
Mi chiedo
se mi trovi
ogni tanto
tra i tuoi pensieri
anche se forse
mi merito
di essere
sbiadito;
tu,
comunque,
nei miei vivi vivido,
sempre.
-ti amo, ma non lo merito.
—
Quando la paura di amare si trasforma in paura di non meritare l'amore. Quando questi due concetti sono strettamente connessi, la vigliaccheria precedente, che ti rende immeritevole di un sentimento tanto impregnato di coraggio. Quando il mosaico è finalmente completo, ma la sua bellezza è talmente sovrastante da convincerti di non esserne degno.
Quando credi che sia troppo tardi per vivere, dopo aver scansato la vita per così tanto tempo. È così, che Manuel si è sentito, quando ha capito.
Immeritevole, indegno, troppo sporco, macchiato dalle lacrime che erano scese per lui.
Non merito di essere amato, ma tu si, e voglio che tu sappia che ti amo.
Simone l'ultima pagina la apre per sbaglio. Gli cade l'occhio sulla data, quello stesso anno. Lo stomaco fa una capriola, ma mentre risponde a quel ti amo così recente, le lacrime scendono, ma sono di gioia.
Non cercarmi.
Per la prima volta in vita sua, Simone decide di non cedere all'ordine.
***
*Spazio autrice*
Io onestamente neanche lo so quello che ho fatto con questo capitolo. Avevo solo voglia di esplorare i sentimenti dei personaggi, in particolare di Manuel, e farlo con la poesia, un'arte così vicina a lui, mi sembrava il modo giusto per farlo. Progetto ambizioso, visto che sono negata per le poesie—ma spero comunque di non aver combinato un disastro.
Scusate se questo capitolo, fondamentalmente, è un album di ricordi; giuro che nel prossimo ci saranno sviluppi, ma voi fatemi sapere se vi è piaciuto lo stesso.
❤️
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