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Cap. 43 - Ancora un altro aiuto.

Era rimasto seduto sulla panchina, col viso nascosto tra le mani mentre cercava di calmare la tempesta di emozioni che lo tormentava. Ogni volta che chiudeva gli occhi, l'immagine di Midoriya e Uraraka sorridenti insieme gli tornava in mente, togliendogli la capacità di gestire le sue emozioni, come se qualsiasi pensiero lo portava solo verso Midoriya.

Stava così, in silenzio, quando sentì dei passi avvicinarsi. Non sollevò subito lo sguardo, pensando che fossero studenti che passavano per caso, ma la voce inconfondibile di Kirishima lo fece sobbalzare leggermente, «Ehi, Todoroki!».

Todoroki sollevò lentamente lo sguardo, aveva le lacrime agli angoli degli occhi, «Ragazzi! Perché siete venuti qui? Eravate impegnati e io vi ho solo dato fastidio, ancora, con la mia... assurda gelosia... e non sono ancora andato a parlare con Deku. Non c'è la faccio...».

Kirishima si abbassò accanto a lui e posò una mano sulla spalla, «Non lo trovi proprio il coraggio? Stai aspettando troppo...».

«Lo so! Ma non so cosa fare, Kirishima. Vedere Midoriya e Uraraka insieme... mi fa capire quanto sia stato egoista, non in grado di affrontare i miei veri sentimenti. Non posso parlare con lui...», mormorò Todoroki, abbassando di nuovo lo sguardo.

Kirishima gli accarezzò la testa bicromata con comprensione, «Capisco quanto possa essere difficile affrontare i propri sentimenti, specialmente quando sembrano in conflitto con quello che vedi intorno a te. Ma fuggire non risolverà nulla, quante volte te lo devo dire?».

«Correggo, quante volte te lo dobbiamo dire?», intervenne Bakugo.

Todoroki sospirò, il dolore evidente nella sua voce, «Ho paura di farlo soffrire, di dire cose che potrebbero rovinare tutto quello che abbiamo costruito fino ad adesso. E se Deku non reagisse bene? Non voglio essere la causa di un conflitto tra lui e Uraraka, o peggiorare la situazione».

Bakugo si avvicinò e si sedette accanto a Todoroki e, con un tono più morbido del solito, cercò di incoraggiarlo, «Ascolta, Todoroki. Non puoi controllare come reagiranno gli altri, ma puoi controllare come ti comporti tu. A volte, il semplice atto di essere onesti e dire quello che provi può fare la differenza, anche se è difficile».

«Come te? Che ci hai messo tanto a capire quanto ti piacessi?», stuzzicò Kirishima.

Bakugo sbuffò infastidito, «Ancora con questa storia? Non mi sembra che tu sia stato proprio un fulmine quando è stato il momento di fare il grande passo».

Kirishima lo fissò con una smorfia, «Non fare l'eroe, sono stato io a baciarti per primo!».

Bakugo, irritato dalla provocazione, si avvicinò a Kirishima e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, che per Todoroki suonò come una minaccia velata. Kirishima batté le ciglia sorpreso, il viso che si tinse subito di rosso, «Ehi, che diavolo...»

Bakugo scrollò le spalle, «Almeno così smetti di parlare. Quando ti ho baciato, sono stato decisamente veloce! E questo dimostra che neanche tu sei un modello di tempismo, quindi la battuta puoi tenerla per te».

Kirishima, ancora con le guance arrossate, rise, «Stessa cosa vale per te! Non è nemmeno il momento per le tue battute piccanti, dobbiamo concentrarci su Todoroki!».

Bakugo scrollò le spalle e si girò verso Todoroki, con un tono più serio, «A parte le nostre piccole divergenze, Eijiro ha ragione. Non puoi restare bloccato qui, devi affrontare la situazione. Non sarà facile, ma è l'unico modo per ottenere chiarezza. Ci stai pensando troppo, vai e basta!».

Todoroki guardò Bakugo con uno sguardo incerto, tremando, «Ma cosa succede se non riesco a dire le cose giuste? O se lui non mi capisce?».

Kirishima si strinse le mani sulle ginocchia, «Non devi essere perfetto, Todoroki. L'importante è che tu sia sincero e che metta tutto il tuo cuore in quello che dici. Non puoi controllare come reagiranno gli altri, ma puoi dare il meglio di te stesso».

Bakugo annuì, il suo sguardo si fece più deciso, «Esatto. E ricordati, anche se non dovesse andare come speri, almeno avrai cercato di fare la cosa giusta. Non lasciare che la paura ti fermi. Quello che conta è che tu affronti la situazione invece di restare in attesa».

Todoroki si alzò lentamente dalla panchina, «Ok, avete ragione. Non posso restare qui a rimuginare. Devo parlare con Deku una volta per tutte e chiarire le cose. Grazie, ragazzi».

Kirishima sorrise incoraggiante, «Vai, Todoroki! Siamo tutti con te».

Bakugo fece un cenno di approvazione, «E ricordati, se hai bisogno di un pugno di incoraggiamento o di una sberla per svegliarti, sono qui».

Todoroki si incamminò verso l'edificio, con il cuore in gola. Intanto Kirishima si girò verso Bakugo, divertito e infastidito, «Non potevi limitarti a una sola battuta oggi, vero?».

Bakugo alzò le spalle con indifferenza, «Beh, non posso sempre essere il bravo ragazzo. A volte, ci vuole un po' di cattiveria per far muovere le persone, come lui...».

Kirishima scosse la testa, «Allora un enorme grazie, menomale che ci hai pensato tu! E ora? La sera si avvicina, che facciamo?».

Bakugo sollevò un sopracciglio, guardandolo con un'espressione provocatoria, «Eccoti qua, Eijiro, il boyfriend super silly! Non mi dire che ora vuoi passare la serata a fare chiacchiere e bere tè. Sono sicuro che hai qualcosa di più energetico in mente».

Kirishima si grattò la testa, sorridendo maliziosamente, «Oh, davvero? No, non lo so. Ma visto che abbiamo già messo in moto l'adrenalina, potremmo fare una sessione di allenamento, le tue preferite, tesoro mio. Cosa ne pensi?».

Bakugo ghignò, «Una sessione di allenamento, eh? Non è una cattiva idea. Mi piace come pensi, tesoruccio cocciuto. E poi, potrebbe essere un buon modo per sfogare un po' di quella tensione accumulata. Giuro che quel mezzo-faccia a volte mi fa venire i nervi!».

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