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Cap. 31 - Ti piace la pausa, eh?

Bakugo sbuffò, visibilmente esasperato, e si voltò verso Shinso con uno sguardo accusatorio, «Vedi? Questo è colpa tua! Sei sempre a cercare di attirare l'attenzione, idiota!», sbottò, il rossore ancora vivo sulle sue guance.

Shinso, però, non si lasciò minimamente, «Ehi, sono solo un tipo trasparente, tutto qui. Se non ti piacesse, non staresti ancora qui a parlare con me», rispose con disinvoltura, gettandogli un'occhiata che era una chiara sfida.

Bakugo si limitò a stringere i pugni, trattenendo l'istinto di alzarsi e allontanarsi per evitare ulteriori imbarazzi. Ma in fondo, sapeva che Shinso aveva ragione. C'era qualcosa in quel ragazzo che lo teneva lì, contro ogni logica e buon senso.

Kaminari, rendendosi conto di essere un po' di troppo, fece un altro passo indietro e ridacchiò, scuotendo la testa, «Ok, ok, me ne vado. Solo... cercate di non ammazzarvi, eh?», disse con un'ultima occhiata divertita, prima di allontanarsi con un cenno di saluto.

Bakugo lo seguì con lo sguardo, poi si girò verso Shinso, incrociando le braccia sul petto con un'aria di sfida, «Sai una cosa, Hitoshi? Stai qui a parlarmi di Kirishima, ma ho come l'impressione che i tuoi occhi siano rivolti altrove», insinuò, sollevando un sopracciglio.

Shinso sbuffò, incrociando le braccia a sua volta, «Ma di cosa stai parlando?».

Bakugo inclinò la testa verso la direzione in cui Kaminari si era allontanato, «Non fare l'innocente con me. Ti ho visto come lo guardavi», disse, cercando di mantenere un tono casuale con una leggera nota di scherno.

Shinso rimase apparentemente non colpito dalla provocazione, «Denki?», disse lentamente, come se fosse sorpreso dalla piega che aveva preso la conversazione, «E da quando ti importa chi e come lo guardo? Non avevi detto che non eri geloso?».

«Oh, non mi importa affatto», replicò Bakugo con un sorriso sarcastico, «Ma se stiamo parlando di sentimenti e relazioni, sarebbe meglio se fossimo onesti. Prima mi parli di come gestire la mia pausa con Kirishima, poi non fai altro che sorridere quando Kaminari è nei paraggi, eh?».

Shinso non riuscì a trattenere una risata, scuotendo la testa, «Sai cosa, Katsuki?», rispose con una voce più bassa, avvicinandosi, «Forse hai ragione, Kaminari mi piace un po', ma non è il mio obiettivo principale, fidati», disse, con quel suo sorriso malizioso che faceva innervosire Bakugo.

Bakugo arrossì leggermente, «Sei proprio stronzo, Hitoshi... parli di sentimenti come se fossero solo un gioco per te».

«Oh, ma io prendo i sentimenti molto sul serio», rispose Shinso, avvicinandosi ancora di più, finché le loro facce non furono a pochi centimetri l'una dall'altra, «Soprattutto quando si tratta di te», aggiunse, provocatoriamente.

Bakugo sbatté le palpebre, sorpreso dal cambio di tono, ma non si mosse. Invece, mantenne lo sguardo fisso su quello di Shinso, cercando di non cedere alla tensione crescente che sembrava avvolgerli, «Non cambiare discorso, idiota», mormorò, «Se davvero ti interessa Kaminari, perché non lo vai a cercare?».

«Forse perché, in questo momento, preferisco stare qui. Con te», disse Shinso, con voce un po' più morbida.

Bakugo ridacchiò, «Ti piace che sono in pausa da Eijiro, eh? Bravo... tanto in ogni caso torneremo insieme, stanne certo».

Shinso scosse la testa, divertito, e rispose con un sorriso malizioso, «Oh, ma certo, certo... Kirishima tornerà di corsa tra le tue braccia», disse, con una punta di sarcasmo, «E intanto, immagino di poter approfittare del tuo tempo libero, no?», provocò.

Bakugo sentì un lampo di sfida attraversarlo, «Sei proprio un idiota, Shinso», ribatté, il rossore sulle guance ormai evidente, «Non è che mi faccia piacere stare qui a chiacchierare con te, sai?».

«Ah, certo, ecco perché non te ne sei ancora andato», replicò Shinso, inclinando la testa di lato con fare beffardo, «Perché chiaramente ti stai annoiando a morte con me, vero?».

Bakugo aprì la bocca per rispondere, ma qualcosa nella provocazione di Shinso lo bloccò. C'era quella sfida costante, quel modo di provocarlo che, in qualche strano modo, gli piaceva. Si accorse di star sorridendo prima ancora di potersene rendere conto, e immediatamente cercò di coprirlo con un'espressione di finta irritazione.

«Sei davvero insopportabile», sbottò, ma senza la solita veemenza.

«Solo perché so come prenderti», ribatté Shinso, e questa volta si avvicinò ancora di più, quasi invadendo lo spazio personale di Bakugo, «Ascolta, questo posto è un po' troppo soffocante per parlare di certi temi, non credi?».

Bakugo sbuffò rumorosamente, cercando di non farsi distrarre dall'intensità dello sguardo di Shinso. Poi un rapido sguardo all'orologio al polso lo fece sussultare. Gli occhi si spalancarono per un attimo, poi si scurirono di frustrazione.

«Dannazione!», esclamò, facendosi di colpo più serio, «Sono in ritardo per la lezione!». Il suo tono era irritato, ma questa volta non era indirizzato a Shinso; era arrabbiato con se stesso per essersi lasciato distrarre tanto a lungo.

Shinso alzò un sopracciglio, visibilmente sorpreso, ma non poté evitare un sorriso divertito nel vedere Bakugo così agitato, «Oh, quindi il grande Bakugo Katsuki si preoccupa di arrivare in ritardo?», commentò con fare sarcastico e divertito, «Pensavo fossi uno di quelli che faceva sempre quello che voleva, a prescindere dalle regole».

«Taci, idiota!», grugnì Bakugo, afferrando in fretta la giacca che aveva lasciato appesa allo schienale della sedia, «Non ho tempo per le tue battutine adesso!».

Shinso lo osservò per un istante, valutando la situazione, poi fece un passo indietro, «Beh, allora cosa aspetti? Scappa, eroe», disse, le sue parole erano una provocazione, ma il tono era più morbido del solito, quasi affettuoso.

Bakugo esitò per un attimo, sentendosi intrappolato tra la voglia di rispondere a quella sfida implicita e la necessità di correre in classe. Alla fine, sbuffò e si voltò verso la porta, lanciando un'ultima occhiata a Shinso, «Non pensare che me ne dimenticherò, Hitoshi, a dopo», lo avvertì.

Si precipitò fuori dal bar, lasciando Shinso a guardarlo andar via con un'espressione divertita e soddisfatta, «Certo che ci rivedremo, Katsuki... certo che sì».

Shinso si girò verso il bancone, pagò il conto con calma e uscì anche lui dal locale. Sapeva che quella strana alchimia tra loro due non sarebbe finita lì.

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