Cap. 30 - Visti da Denki.
Shinso alzò lo sguardo, sorpreso, e non poté fare a meno di ridere, «Non ero distratto, stavo solo pensando e non me ne sono reso conto...», rispose con un sorriso mentre riprese libro chiudendo con uno scatto violento da far rumore.
Bakugo si sedette di fronte a lui, incrociando le braccia e scacciando l'aria di nervosismo che si era accumulata tra di loro, «Pensando a cosa? Ai tuoi sogni romantici su di me?».
«Non esattamente», rispose Shinso, divertito, «Ma se vuoi, posso raccontarti i dettagli», si inclinò in avanti, lasciando intendere che il discorso si stava facendo interessante.
Bakugo si fece serio, «Non c'è niente di divertente in tutto questo. Ieri sera è stato un casino».
«Lo so, ma hai fatto bene a parlare con Kirishima. Non potevi nascondere la verità per sempre», rispose Shinso, facendo scivolare una tazza piena di caffè in direzione del biondo, «Quindi vuol dire che ora non state più insieme?».
«Siamo in pausa, l'ha chiesto lui», sbottò Bakugo.
Shinso ghignò maliziosamente, «Beh, potrebbe essere una possibilità per noi due di capire meglio il nostro rapporto, no?».
Bakugo lo guardò con aria scettica, «Cosa intendi?»
«Beh, se Kirishima ha chiesto una pausa, potrebbe significare che ha bisogno di spazio per riflettere. E questo potrebbe darci l'opportunità di esplorare un po' di più ciò che c'è tra noi», spiegò Shinso, accentuando il tono giocoso.
Bakugo alzò un sopracciglio, «Non è il momento di scherzare, Hitoshi!»
«Lo so, lo so», rispose Shinso, cercando di mantenere il tono leggero, «Ma pensaci: se tu e Kirishima state prendendo una pausa, e noi abbiamo già... beh, una certa intesa, perché non esplorare un po' di questa chimica?».
Bakugo si morse il labbro, «Non credo...».
«Perché no? Potremmo semplicemente conoscerci meglio, senza pressione, finalmente. Chi lo sa, potremmo scoprire che ci piacciamo di più di quanto pensiamo», disse Shinso, il quale decise di mettere in pratica la sua idea per allentare un po' la tensione tra di loro.
Si alzò dalla sedia e si spostò dietro a Bakugo, poi, iniziò a massaggiargli delicatamente le spalle, sentendo i muscoli tesi sotto le sue dita, «Sai, Katsuki», sussurrò vicino al suo orecchio con voce morbida e giocosa, «Non c'è niente di più sexy di un ragazzo che si preoccupa dei suoi amici e del suo ragazzo. Potresti anche imparare a rilassarti un po' di più, se ci provassi».
Bakugo si irrigidì all'inizio, ma un sorriso malizioso si fece strada sul suo volto mentre il calore dei massaggi di Shinso lo avvolgeva, «Finiscila, siamo in pubblico!», mormorò a denti stretti.
«Oh, ma dai! Nessuno ci presta attenzione», continuò Shinso, insistendo con i movimenti delle mani, scivolando lungo le spalle e su per il collo di Bakugo, «Magari ti piacerà più di quanto pensi. Un po' di attenzione in più non ha mai fatto male a nessuno».
Bakugo sospirò profondamente, combattuto tra il desiderio di cedere al tocco di Shinso e l'orgoglio che gli urlava di rimanere in controllo. Si voltò lentamente, guardandolo negli occhi con uno sguardo di sfida. «Hitoshi, giuro che se continui, ti prendo a pugni. Siamo chiari?».
Shinso ridacchiò, non mostrando alcun segno di timore. Invece, si avvicinò ancora di più, il suo viso a pochi centimetri da quello di Bakugo, «Oh sì, certo, siamo chiarissimi», mormorò, continuando imperterrito a massaggiargli il corpo, scendendo sul petto.
Bakugo serrò la mascella, lottando contro il senso di eccitazione che gli cresceva dentro, «Smettila di provocarmi», disse, con voce abbassata e rauca. Le sue mani si allungarono per afferrare i polsi di Shinso, fermando quel massaggio che stava diventando troppo pericoloso per il suo autocontrollo.
Shinso se gli lasciò afferrare senza opporre resistenza, «Oh, ti piace il mio massaggio...», disse poi con un tono leggermente provocatorio, piegandosi leggermente in avanti, le loro facce ora così vicine che poteva sentire il respiro caldo di Bakugo sulla sua pelle.
Bakugo strinse i polsi di Shinso con un leggero tremore, le dita che affondavano nella pelle, mentre una scintilla di qualcosa di indefinibile attraversava il suo sguardo. C'era rabbia, sì, ma anche qualcos'altro, qualcosa che Shinso era determinato a far emergere.
«Sai cosa, Hitoshi?», sibilò Bakugo, «Vaffanculo».
«Oh, guarda chi è nervoso ora», sussurrò Shinso, facendo scivolare lentamente le mani lungo il petto di Bakugo mentre il biondo ancora teneva stretti i suoi polsi.
«Smettila, stronzetto», ringhiò Bakugo, ma la presa sui polsi di Shinso si allentò leggermente, un segno che stava cedendo a quella tensione magnetica che li teneva legati.
Shinso ne approfittò, liberando una mano e spostandola delicatamente sul suo viso, sfiorandone la mascella, «No», disse, ridendo leggermente.
Bakugo deglutì, e per un istante sembrò sul punto di dire qualcosa. Ma prima che potesse formulare una risposta, Shinso lo baciò. Bakugo rimase rigido per un attimo, combattendo contro quella spinta improvvisa, ma poi si arrese, lasciando cadere ogni resistenza.
Afferrò i lati della camicia di Shinso, tirandolo più vicino, e il bacio si fece più profondo, finché Bakugo stesso ebbe l'istinto di staccarsi velocemente e spingere Shinso in avanti con una mossa azzardata, «Siamo in pubblico, imbecille!».
Shinso si fermò di colpo, le sue labbra, ancora umide dallo scambio si incurvarono in un sorriso soddisfatto mentre Bakugo lo spingeva via, l'imbarazzo chiaramente dipinto sul suo volto. Ma prima che potesse rispondere, una voce spezzò l'intimità del momento.
«Ehm... scusate, ragazzi?»
Entrambi si voltarono di scatto verso la voce, e lì, a pochi passi da loro, con una faccia tra il confuso e il divertito, c'era Denki Kaminari, «Non volevo interrompere... ma credo che non è proprio il posto migliore per... insomma? Lo dico per voi...», disse, ammiccando.
Bakugo arrossì furiosamente, «Ma fatti gli affari tuoi, Kaminari!».
Shinso, al contrario, si limitò a ridacchiare, «Tranquillo, Denki, stavamo solo... chiarendo alcune cose», disse, lanciando un'occhiata a Bakugo con un sorriso malizioso.
Kaminari alzò le mani in segno di resa, «Oh, non preoccuparti, non ho visto nulla. Solo... pensateci due volte la prossima volta, eh? Qui chiunque ha il pettegolezzo in bocca».
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