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4. Il viaggio

Allontanandomi da quel lurido posto sento il mio corpo tornare un po' a vivere, e tiro un sospiro di sollievo nella mia testa.

Poi ripensandoci, come posso trovare sollievo nello stare con un uomo che mi ha appena comprato e non so dove mi sta portando?

Sono proprio stupida...

Appena finisce la strada sterrata prendiamo l'autostrada e osservo i cartelli per capire dove mi trovo.

TORINO?!

Quel sonnifero deve aver fatto molto effetto per essere arrivata fino alle campagne di Torino.

Mentre sono assorta nei pensieri una mano si appoggia sul mio interno coscia, inconsciamente ci uno schiaffetto e la spingo via.
Lui toglie gli occhi dalla strada e mi pietrifica con uno sguardo.

Si ferma alla prima postazione di emergenza che trova sulla strada, si toglie la cintura e scende sbattendo lo sportello dirigendosi verso il mio per poi tirarmi fiori con forza.

Spaventata inizio alcune lacrime silenziose si fanno spazio lungo il volto e abbasso lo sguardo.

"GUARDAMI !!!" urla e impaurita alzo lentamente lo sguardo, incontrando i suoi occhi color giacchio che mi incutono ancora più timore.

"Perchè hai fatto quel gesto prima ?"

"Mi s-scusi, no-n vole-vo. Non sono ab-bituata a questo t-tipo di contatto con un u-uomo" dico singhiozzando.

"Non ti permettere mai più ha toccarmi in quel modo ragazzina e vedi di abituarti"

Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra "Sei mia Lia, quindi ti tocco quando voglio e dove voglio. Intesi ?"

"No, io non mi farò mai toccare da te. Perver..." non ho il tempo di finire la frase che un forte schiaffo mi colpisce la guancia.

"NON TI PERMETTERE PIÙ AD ALZARE LA VOCE CON ME E A RIVOLGERTI IN QUEL MODO !! Se non vuoi soffrire ancora di più" dice l'ultima frase sorridendo poi mi prende dai capelli e mi fa risedere in macchina.

Risale in macchina e si inserisce nuovamente sulla carreggiata dell'autostrada.

Dopo 15 minuti prendiamo l'uscita per l'aeroporto e poco dopo siamo sulla pista privata con un enorme jet davanti a noi.

La macchina prosegue il suo viaggio verso il retro dell'aero dove si apre un portellone ed entra con la macchina all'interno.

Scende dalla vettura, viene ad aprirmi lo sportello e con un solo gesto della mano mi invita a seguirlo.

Da una porta davanti a noi ed entriamo nel jet. Appena vedo il suo interno rimango a bocca aperta dal lusso dentro quella cabina.

"Siediti su quei sedili e allaccia la cintura" dice indicando uno dei sedili a sinistra, ed eseguo quanto richiesto.

L' aereo decolla dopo 5 minuti, appena raggiunta quota decido di smettere di guardare fuori dal finestrino e incontro il suo sguardo.

"Chi siete voi? Dove mi state portando?" chiedo prendendo coraggio.

"Sono Andrey Volkov e ti sto portando nella tua nuova dimora" risponde tranquillamente.

"E dove sarebbe la mia nuova dimora?" chiedo ironicamente.

"In Russia, piccola Lia"

"In R-r-ussia?"

"Si" risponde freddo, non so cosa gli ha fatto cambiare così all'improvviso il suo umore.

Rimango un attimo in silenzio poi pongo un altra domanda.

"Perchè il p-padrone vi ha chiamato Zar? Cosa significa?" nel nominare il quel bastardo che mi ha rovinato la vita mi vengono i brividi.

Se solo non avessi dimenticato il telefono a casa tutto questo non sarebbe successo, io sarei all'accademia a studiare e non qui con questo russo che mi ha comprato per un milione e cinquecento mila euro !!!

"Zar significa Re per i russi, quindi io sono il loro re"

Ma se fosse un re non mi tratterebbe in questo modo e soprattutto non mi avrebbe comprato.

Sicuramente non è il classico re delle fiabe.

"Re di che cosa? Insomma non puoi essere un vero re visto che mi hai comprato"

Vedo nei suoi occhi uno sguardo indeciso come per dire non so se rivelarti la verità. Infatti rimane per un po' in silenzio a guardarmi, ma non riesco a sostenere il suo sguardo quando diventa più cupo e abbasso la testa.

Si avvicina a me e mi afferra il mento con le sue dita facendomi tornare lo sguardo sui suoi occhi.

"Re della mafia, piccola Lia. Tutta la russia è sotto il mio potere come anche molte parti di tutto il mondo"

I miei occhi si spalancano increduli a ciò che avevo sentito... con questo non si scherza, senza pensarci mi fa fuori in pochi secondi sicuramente se lo faccio incazzare troppo.

"Adesso hai capito che con me non si scherza" dice ridacchiando, comprendendo la mia paura, ma mantenendo sempre quel suo sguardo serio che ti ghiaccia l'anima e ti fa tremare.

"Quindi vedi di fare la brava o ...." toglie velocemente un coltellino dalla tasca posteriore dei pantaloni e lo fa scivolare lungo tutto il mio collo con la lama che aderisce alla mia pelle ma non abbastanza da tagliarla.

Il sangue mi si raggela nelle vene, rimango paralizzata a quel suo movimento e smetto di respirare fin quando non lo rimette apposto.

Appena si risiede al suo posto, per la paura avuta mi raggomitolo su me stessa e inizio a piangere.

Non sono mai stata una persona forte, qualsiasi cosa che mi succede mi fa crollare e il modo che uso per sfogarmi è questo.

Non riuscivo più a sopportare tutta quella tensione che mi ero tenuta dentro da quando quel bastardo mi aveva fatto salire sul palco.

Come vorrei tornare alla mia vita e scoprire che questo era tutto un brutto sogno...

Invece no, è tutto vero. Sono qui che piango davanti al re della mafia che mi sta portando in Russia dove morirò oppure rimarrò per il resto della mia vita, perchè figurati se mi lascerà mai andare...

Penso di aver pianto per molto visto che a un certo punto Andrey si alza e torna con un pezzo di nastro adesivo che all'improvviso mi attacca sulla bocca.

"Mi hai rotto il cazzo con questo pianto. Stai un po' zitta che mi stai facendo venire mal di testa" esclama irritato e si risiedendosi sul suo sedile.

Appena si distrae a guardare fuori dal finestrino tento di togliere il nastro, perchè mi stava facendo irritazione, ma se ne accorge subito e tira fuori il suo coltellino puntandomelo alla gola.

"NON PROVARE A TOGLIERE QUELLO SCOTCH!! Altrimenti ti ammanetto talmente stretta che i polsi ti gronderanno di sangue al minimo movimento"

Ripiego lo sguardo sulle mie ginocchia tremanti e rimango così per un bel po' visto che arriva l'hostess per avvertirlo dell'imminente atterraggio.

"Mettiti dritta e allaccia la cintura, siamo arrivati a casa" dice con sguardo malizioso.

Dopo circa venti minuti atterriamo e Andrey mi afferra per la vita facendomi uscire dall'areo.

"Benvenuta in russia Lia"

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