17. Inferno
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È passato molto tempo, ma di preciso non so quanto visto che non c'è nemmeno una piccola finestrella qui dentro.
Sono ancora seduta su questa sedia con gli arti legati e adesso inizio a sentire dolore. I piedi mi formicolano in continuazione per la poca circolazione sanguigna, il sedere è diventato quadrato e l'osso sacro mi provoca un dolore che si estende su tutta la spina dorsale.
Ancora non si è fatto vivo nessuno, la sete e la fame stanno diventando insopportabili visto che non ho toccato niente, se non un po' d'acqua dopo la cena a casa Volkov.
Passano ancora minuti, ore, giorni... non so.
Appena sto per addormentarmi sento la serratura della porta scattare.
Dietro essa compaiono 5 uomini adulti, uno di loro si avvicina e mi afferra il mento portando il mio sguardo ai suoi occhi.
"Tu sei la puttana di Andrey?"
Gli rispondo sputandogli in faccia, del quale mi pento subito.
Mi tira un fortissimo schiaffo e alcune lacrime scendono involontariamente per il dolore.
"COME CAZZO TI SEI PERMESSA!! ADESSO TI FACCIO VEDERE IO, ANZI NOI !!" dice urlando per poi fare una risatina con un sorriso perverso.
Gli altri fanno ingresso nella stanza, si posizionano in fila davanti a me e inizia la tortura...
Mi tirano i capelli e schiaffi fortissimi impattano sulle mie guance. Mordono e pizzicano le braccia, il collo e ogni parte che in questo momento è scoperta.
"Vi prego! Fermatevi!" sussurro dolorante mentre continuo a piangere.
"Direi che non sei nelle condizioni di dare ordini! -ride- Che ne dici di farci vedere come sei brava? Eh puttana!"
"C-cosa vuoi che f-faccia?" balbetto stremata.
"Succhiamelo!" dice con un sorriso perverso e iniziando a sbottonarsi i pantaloni.
Il mio volto diventa pallido e comincio a sudare freddo.
"N-no ti prego!"
"Non sono Dio, quindi non puoi pregarmi" sorride seguito dalle risate degli altri uomini.
Da qui iniziò il mio inferno.
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20 giorni dopo...
È passato tanto tempo, penso all'incirca 17/18 giorni visto che mi portavano da mangiare e da bere solo una volta.
Qui è un incubo...
Ogni giorno entrano in 5/6, mi picchiano e deridono, per non parlare di altro.
Fortunatamente non riescono a fare molto con il mio corpo visto che sono seduta su questa sedia quando entrano loro.
La mattina e la sera viene un uomo gentile rispetto a quelli che circolano qui. Mi slega dalla sedia e mi permette di passare la notte su un materasso nella stanza, per poi tornare la mattina e rilegarmi.
La cosa che mi preoccupa maggiormente è che non ho notizie su cosa succede qui fuori.
Non so niente su mio padre, se l'hanno trovato o no, se è vivo o morto.
Anche se questo è quello che mi genera più ansia sono abbastanza preoccupata dal mio stato di salute.
Tutti i giorni ho un mal di testa fortissimo, nausea, dolori alla pancia e ho sempre sonno.
Sicuramente sarà dovuto allo stress che sto vivendo qui dentro, infatti non mi sono nemmeno venute le mestruazioni che dovevano essere ormai almeno 7 giorni fa.
"Puttanellaaa!!" sento gridare dal corridoio con tono scherzoso.
So già di chi è quella voce, Lukas...
Sento la serratura della porta scattare e lui entra.
"Oggi per tua fortuna abbiamo altre cose da fare. Mettiti questi! Dobbiamo uscire" dice posando su un mobiletto dei pantaloni e una maglietta.
Appena esce entra Antony, quello che qui dentro gestisce tutto adesso che non c'è Volkov.
Lui è anche colui che la sera mi slega e mi permette di dormire, l'unico con un po' di umanità... almeno per il momento.
Si avvicina, slega i polsi e le caviglie, mi aiuta ad alzarmi e mi passa i vestiti.
"Ti do 2 minuti per vestirti"
Quando chiude la porta dietro si se mi cambio il più velocemente possibile, così da non rischiare di farmi trovare nuda.
"Sei pronta?" domanda aprendo la porta.
"Si"
"Bene! Zitta e seguimi!"
Mi mette le manette e usciamo da quella cantina.
Fuori ad aspettarci, c'è lo stesso furgone dell'altra volta, almeno oggi ci entro con calma senza farmi male.
Mi metto seduta in un angolino e tenendomi a un anello riesco a non perdere l'equilibro mentre il furgone corre tra le strade sterrate.
Dopo ore interminabili si ferma. Antony apre il portellone e mi fa scendere.
Davanti a me c'è un capannone enorme cha da su un porto. In Russia ci sono porti ?
"Dove siamo? Da quando c'è il mare in Russia?" chiedo gentilmente per non farlo arrabbiare.
"Siamo a San Pietroburgo. Ma tanto non ti crea differenza visto che molto probabilmente non uscirai viva da quel capannone" dice ridendo.
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Come faccio adesso? Non voglio morire! È ancora troppo presto, ho una vita d'avanti... forse.
Voglio rivedere la mia famiglia, la mia casa e Andrey.
Si lo so, è difficile da dire ma credo di provare qualcosa, in questi giorni non ho fatto altro che pensare a lui. Perennemente, notte e giorno.
È sempre nella mia testa.
Il suo sorriso, i suoi occhi che mi fanno tremare, il suo calore, i suoi baci, il suo tocco... mi manca tutto.
Anche se vorrei ancora fuggire da tutto questo.
Scappare e crearmi una nuova vita, senza mafia, senza paura, ma lui mi tiene legata a questo mondo.
Questo mondo in cui io non mi ci ritrovo, perchè mi fa schifo.
Questo mondo a cui non mi abituerò mai perchè nessuno cresciuto con sani principi riuscirebbe a viverci.
Ma con lui tutto diventa migliore, tutto diventa più fattibile.
So quello che mi ha fatto. So che mi ha fatto male. Ma questo non è più importante.
Si, resterà sempre una parte indelebile dentro di me ma il dolore si supera.
"Puttana ti svegli?!" dice facendomi ritornare al mondo reale.
In tutto questo tempo ero stata assente, camminavo, ma non c'ero con la testa e questo si riusciva a capire dal mio sguardo.
Mi trascina nel capannone e trovo la scena più brutta della mia vita...
Mio padre legato a una sedia tutto sporco di sangue.
La testa china priva di forze. Il collo con grossi lividi violacei e con il segno di una bruciatura provocata da una corda. La camicia strappata piena di sangue e il petto con un lungo taglio su tutta la lunghezza dello sterno. Le braccia anche esse piene di tagli e con le dita delle mani notevolmente rotte.
A questa visione non riesco a trattenere le lacrime e scoppio in un pianto disperato inginocchiandomi a terra.
Il suono dei miei singhiozzi rimbomba nel magazzino e per questo noto papà alzare la testa.
"L-lia" sussurra lentamente, poi tossisce e sputa del sangue sui pantaloni.
Istintivamente mi alzo e corro verso di lui ma arrivata a metà strada mi arriva un forte pugno in faccia che mi fa cadere per terra.
"Non ti azzardare ad avvicinarti oppure gli pianto una pallottola in testa" ecco che spunta Volkov.
"Ti prego, solo un abbraccio! Non chiedo altro" sussurro alzandomi lentamente mentre mi accarezzo la guancia dolorante.
"Ti do 10 secondi! A 11 non esito a sparargli!"
Mi alzo di corsa e mi fiondo delicatamente su di lui.
Gli lascio un bacio sulla fronte e lo guardo negli occhi, lo vedo che è stanco e sofferente, e io non posso fare niente per migliorare la sua salute.
"Papà, mi sei mancato tantissimo! Ti giuro che Andrey ci troverà e tutto questo finirà! Sii forte" gli sussurro in lacrime tenendo il volto tra le mani.
"C-chi è Andrey?" chiede con tutte le forze che ha.
"Il figlio di Viktor. Tranquillo lui è cattivo, almeno non da quando è cambiato"
"2" urla Volkov e lentamente mi allontano da mio padre con la paura che possa morire.
BOOM!!
Uno sparo rimbomba nel capannone. Guardo subito mio padre, ma lui è li, nelle stesse condizioni di prima.
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