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14. Stava andando tutto bene...

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Sono passate tre settimane da quando ho iniziato a far credere ad Andrey di essermi innamorata di lui.

Contro ogni mia aspettativa si è rivelato sempre molto dolce, premuroso e rispettava il mio volere. Solo una volta si è alterato perchè secondo lui gli avevo risposo male in presenza di altre persone, ma non gli avevo detto niente solo "Si Andrey" un po' seccata perchè ero stanca.

Da quando ho tolto il gesso mi porta a mangiare fuori, al cinema e a camminare per le vie della città come una vera coppia.

"LIA SALI NEL MIO UFFICIO" lo sento gridare dal piano superiore. Sbuffando mi alzo dal divano e salgo da lui.

Entro nell'ufficio e lo trovo alla finestra che si fuma una sigaretta.

"Domani Kira torna a casa e i miei ci hanno invitato a pranzo perchè vogliono conoscerti"

"Non mi sento ancora pronta. Ho paura di fare una brutta figura" dico avvicinandomi a lui.

Spegne la sigaretta e mi abbraccia.

"Tu non farai nessuna brutta figura intesi? Ci sarò io con te e non succederà niente" dice afferrandomi il volto e dandomi un bacio.

Mi prende in braccio e cominciamo a baciarci sempre con più passione.

Dopo alcuni minuti lui si ferma.

"Piccola ti prego possiamo spingerci oltre?"

"Non mi sento ancora pronta" sussurro spaventata.

"Amore -mi accarezza il viso- questa volta sarà diverso. Non ti farò del male lo prometto, non sai quanto io mi senta in colpa per quello che ti ho fatto passare. Dammi un altra possibilità e sarà il momento migliore della tua vita"

"V-va bene" rispondo guardandolo negli occhi.

"T-I A-M-O" dice lui scandendo ogni singola lettera per poi iniziare a correre verso la camera con me in braccio.

Mi poggia delicatamente sul letto e mi spoglia lentamente, continuando a lasciare una scia di baci sul mio corpo. Subito dopo si sveste anche lui rivelando il suo corpo scultoreo.

"Piccola posso?" chiede dolcemente e annuisco.

Mi bacia e poi lentamente entra dentro di me.

All'inizio provo solo dolore e i gemiti vengono bloccati dalle sue labbra sulle mie, ma poco dopo appena aumenta il ritmo il dolore scompare e lascia spazio a una strana ma piacevole sensazione.

Iniziamo a gemere insieme e dopo alcuni minuti viene dentro di me.
Si lascia cadere sul letto e mi abbraccia forte.

"Sei la mia vita piccola. Ti amo" sussurra e mi lascia un delicato bacio sulle labbra.

"Anche io" rispondo sorridendo.

"Buona notte" e ci lasciamo andare nelle braccia di Morfeo.

"ALZATEVI DORMIGLIONI !!" urla Kira iniziando a saltare sul letto, svegliandoci di soprassalto.

"Fratellone mi avevi promesso che mi portavi a fare shopping!!" continua buttandosi a peso morto sul corpo di Andrey.

"Piccola questa me la paghi!" afferma con uno sguardo omicida infatti la piccola si immobilizza su di lui.

Andrey la spinge verso di me e si mette sopra di lei iniziando a fargli il solletico.

Lei scoppia a ridere implorandolo di fermarsi.

"Dai Andrey! Questa è una tortura" dico ridendo cercando di bloccarlo.

Lui si ferma e mi guarda.
Allunga la gamba verso di me e ci blocca tutte e due sotto di lui, riprendendo a torturarci entrambi.

Dopo estenuanti minuti di risate si alza dal letto.

"Prepariamoci! Kira vai"

"Sei il miglior fratello del mondo!!" urla lanciandosi in braccio a lui dal letto.

Stiamo girando nei negozi da circa 3 ore, io e Kira stiamo svaligiando tutto infatti le 4 guardie che ci seguono sono piene di buste.

Abbiamo comprato da negozi nei quali prima non potevo neanche permettermi di entrare, come Gucci, Luis Vuitton, Balenciaga, Off-White e molti altri.

Una cosa che non mi aspettavo per niente è che ad Andrey piace fare shopping, ed il bello che abbiamo pure gli stessi gusti. Infatti entriamo sempre in negozi di sneakers e street wear, mentre Kira punta a quelli più eleganti.

Adesso siamo sulla Tesla e stiamo andando verso casa Volkov.

La tensione dentro di me è a mille ho paura di fare qualcosa di sbaglio e subirne le conseguenze, anche se Andrey mi ha rassicurato che non succederà niente.

I loro genitori abitano in un attico al 65º piano di un grattacielo moderno al centro di Mosca.

Andrey parcheggia nel garage e con l'ascensore saliamo velocemente al appartamento.

"Lia mi raccomando dai del voi o lei a mio padre e chiamalo signore. Non contraddirlo e non parlare con lui se non te lo chiede. È molto irascibile se non gli si porta rispetto" mi avverte Andrey mentre siamo in ascensore.

"Mi assomiglia qualcuno nei primi giorni" dico io sorridendo e dandogli un bacio.

"Dovevo aver pur preso da qualcuno. - ride- Per quando riguarda mia madre chiamala signora fin quando non ti ferma lei."

Le porte si aprono e mi trovo davanti una maestosa porta in lego bianco con decorazioni in oro.

Andrey bussa e poco dopo la porta viene aperta dalla madre, che affettuosamente abbraccia tutti e due.

"Piacere sono Liliana, la madre di queste due pesti."dice porgendomi la mano che io stringo.

"Il piacere è tutto mio signora."

"Non chiamarmi in quel modo cara, mi fai sentire vecchia -ride-. Chiamami solo Liliana."

Nel mentre fa il suo ingresso il capo famiglia, il signor Viktor Volkov.

"Padre" lo salutano Andrey e Kira stringendogli la mano.

Distaccato anche dai figli...

"Tu devi essere Lia?" dice squadrandomi con la vista.

"Si sono io signore, piacere di conoscerla" rispondo sorridendo.

"Dai venite! Il pranzo si raffredda" propone Liliana spezzando il momento di imbarazzo che si stava creando dentro di me.

Andrey mi afferra per la vita entriamo nell'appartamento.

Ci accomodiamo, il signor Volkov capo tavola, Andrey e io a sinistra, Liliana e Kira a destra.

Arriva subito a servirci una cameriera e iniziamo a magiare appena il capo famiglia fa il primo assaggio.
Il pranzo prosegue in silenzio fin quando Andrey e il padre si mettono a parlare in russo di affari.

All'improvviso squilla il telefono di Andrey.

"Chert, ya seychas pridu!!" dice alzandosi dalla sedia.

"Devo andare, ti passo a prendere dopo" mi lascia un bacio sulla fronte e se ne va.

Merda. Mi ha lasciato da sola!
Mi devo solo comportare bene e non succederà niente.

"Lia qual'è il tuo cognome?" chiede il signor Volkov.

"Petrov, signore. Mio padre ha origini russe."

"Ah bene! Allora lo parli anche"

"No signore non l'ho mai voluto imparare"

"Allora devi iniziare, non puoi vivere qui senza saperlo!"

"Avete ragione chiederò ad Andrey di insegnarmelo
"
"Bene! Che lavoro fa tuo padre?"

"Una ventina d'anni fa dirigeva qui un azienda ma da quando si è trasferito fa il contabile per alcuni ristoranti della città" rispondo educatamente ma lui mi tira un occhiataccia.

Fa una telefonata naturalmente in russo e appena finisce si alza andando verso il suo ufficio.

Pov Viktor
Non è possibile che quella ragazza sia figlia del mio vecchio migliore amico. Colui che mi ha tradito ed è fuggito.

Giuro che se è davvero così farò pagare a lei tutto cio che non ho fatto al padre.

Entro nel mio ufficio e chiamo subito un mio fedele collaboratore.

"Igor controlla immediatamente il nome Lia Petrov!"
ordino appena mi risponde.

"Certo Viktor"

"Cosa ti serve?" mi chiede dopo un po' di attesa.

"Il nome del padre !"

"Robert Petrov" chiudo immediatamente la telefonata.

Ho aspettato anni il momento in cui l'avrei ritrovato per fargli pagare tutto ciò che mi ha fatto!

Esco dal mio ufficio e vado in soggiorno ma trovo solo Liliana che guarda la tv.

"Dove cazzo è quella ragazza?!" gli chiedo.

"È di sopra con Kira. Perchè sei cosi arrabbiato?"

"È la figlia di Robert. Lei è la figlia di quel traditore!"

Salgo le scale velocemente e spalanco la porta della stanza di Kira. Sono sdraiate sul letto a guardare un film dal tablet e appena mi vedono si girano verso di me.

"Tu!" dico puntandole il dito contro.

"Nel mio ufficio!"

Lei sbianca e si guarda con la mia piccola per capire cosa ha fatto.

"S-signor volkov c-cosa h-ho fatto?" domanda balbettando.

"TI HO DETTO NEL MIO UFFICIO!!"

Lei tremando si alza dal letto e si avvicina a me, le afferro il polso e la trascino fuori ma prima di poter scendere le scale ci raggiunge Kira.

"Padre! Non ha fatto niente" urla bloccando l'altro polso di Lia.

"Kira vai in camera tua" le dico trattenendo la rabbia.

"No! Fin quando non mi dici cosa ha fatto"

"OBBEDISCI E VAI IN CAMERA TUA! OPPURE TI ASPETTA UNA PUNIZIONE DI DUE MESI !!"

"Scusa" sussurra a Lia e ritorna in camera sua.

Trascino la ragazza nel mio ufficio, chiudo la porta e la faccio sedere difronte a me.

"Adesso io e te dobbiamo parlare. Rispondimi bene perchè altrimenti sarò molto ma molto cattivo!"

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