📌Capitolo 9
"Mi assicurerò che non ti si avvicinino più, vabene?", cercò di rassicurarmi ma non ebbe alcun effetto su di me.
Sì guardò intorno alla ricerca di qualcosa, poi i suoi occhi si posarono sui vestiti disordinati che giacevano non lontano dal mio corpo quasi nudo e tremolante.
Mi guardò ancora una volta mentre mi alzai sulle ginocchia con il corpo ancora freddo e mi raggomitolai ad uno degli angoli della stanza appoggiando la testa su di esse una volta portate al petto.
Lui stava indossando una giacca in pelle e la guardò per poi togliersela, "puoi metterti questa mentre vado a prendere una coperta".
Non gli risposi, solo guardai la giacca e poi girai la testa verso la parete lasciando ancora che strisce umide gocciolassero dal mio mento.
Si avvicinò di poco a me e poggiò la giacca a qualche centimetro di distanza per non mettermi a disagio.
"Non ci metterò molto", disse prima di uscire.
Guardai la giacca sul pavimento ed allungai una mano per prenderla.
La indossai tremando e facendo un fruscio col materiale in pelle.
Era calda, abbracciai le mie gambe e appoggiai la testa alla parete sospirando e ringraziando il cielo che fosse finita.
Non era veramente finita.
Era appena iniziato tutto.
Ma non avevo idea di come quel momento mi avrebbe cambiata in futuro.
Spesso i piani che facciamo vengono completamente mandati in fumo.
E quello che ci rovina la vita e manda in crisi tutto è un momento disorientante che non ci aspettiamo.
Perché sì, è sempre meglio essere pronti ed aspettarsi anche l'inaspettabile.
"Ho trovato solo questa, spero vada bene", Kain era tornato con una coperta in mano.
Era una coperta giallastra e sembrava essere soffice. La aprì e si avvicinò come se fossi un animaletto smarrito che aveva bisogno d'aiuto.
Si mosse cauto evitando qualche azione brusca e dandomi qualche brivido con la sua energia poggiò la coperta sulle mie spalle lasciando che io me la sistemi da sola.
Era davvero soffice e odorava di fresco e pulito. La misi attorno alla schiena coprendo anche la testa e ricoprì tutto il mio corpo raggomitolato per poi stringere i margini nelle mani e portarli alla bocca dove soffiando usciva aria calda.
Kain andò verso una sedia e prese posto lì.
"Grazie", dissi con una voce debole che odiavo avere. Lui mi guardò quasi scioccato dal fatto che ebbi parlato.
Accennò con la testa poi vidi che stava per dire qualcosa ma si fermò.
"So che non è una buona domanda in questo momento ma stai bene?", chiese con sguardo intuitivo.
"No", risposi rigida.
"Ti, ahm, ti hanno fatto male?". Vedevo la preoccupazione che aveva ma non capivo il motivo ed aspettandomi di tutto, pensai che cercava solo di indossare una maschera e manipolarmi per sembrare dolce.
"Non credo che si possa definire dolore fisico", dissi.
Lo vidi tendere a dire qualcosa ma poi scosse la testa e tacque. Solo rimase lì, come per farmi da vedetta.
Misi la testa sotto la coperta e respirai profondamente, sentivo l'odore del profumo di Kain provenire dalla sua giacca ma non sembrava molto un profumo. Più che altro era un incrocio di odori.
No, non era odore di tabacco e menta ma di vaniglia e caramello.
Mi sfuggì un sorriso mentre annusavo la sua giacca come fosse stata quella di mio padre, e poi ricordai che anche lui aveva sempre lo stesso odore.
Per questo mi sembrò conosciuto, quando ero più piccola e papà tornava da lavoro gli saltavo in braccio e mi accovacciavo al suo petto, sentivo sempre odore di vaniglia e caramello pur vedendolo con i vestiti sporchi di fuliggine.
I suoi vestiti odoravano di fumo e ferro ma era come se quell'odore buono fosse sempre nascosto dentro di lui. Era come se provenisse dalla sua pelle, come se fosse 'suo'.
Mi mancava papà, mi mancava il suo fare protettivo, la sua tipica frase 'attenta alle non attenzioni'.
Lo ebbi sempre considerato un uomo saggio e lui pur vedendomi crescere mi ebbe sempre considerata la sua bambina.
La porta si aprì di scatto facendo un gran tonfo che echeggiò da una parete all'altra lasciando entrare Horacìo, il socio di Calamorra.
"Dove stanno", chiese a Kain che lo guardò impassibile e che aggiunse, "al piano di sopra".
Horacìo fece segno a due degli uomini in sua compagnia di andare.
Sentì voci col tono alzato e piccoli litigi.
Le due guardie entrarono poi nella stanza in cui ci trovavamo tenendo Riff ed Owen per il colletto delle loro magliette.
"Señor Estebàn ha detto que viniera aquí de inmediato a prendere la niña. También mi ha chiesto specificamente di mettervi nel portabagagli della macchina e portarvi alla villa per decidere la punizione".
Mi piaceva il suo tono, era imponente verso i due calamari ma allo stesso tempo galante nell'uso del suo spagnolo.
Fece segno ai suoi uomini di andare ancora una volta, ma questa volta portarono Riff ed Owen con loro.
Poi mi guardò ed assunse un'espressione triste e dispiaciuta.
Mi si avvicinò con le braccia aperte come per abbracciarmi, "oh niña, me disculpa", disse che gli dispiaceva.
Guardò i vestiti che ancora stavano sul pavimento, "no te preocupes, señor Estebàn troverà una soluzione a tutto".
Non gli credetti molto. Il suo Señor Estebàn aveva dato fuoco alla mia casa ed ucciso i miei genitori.
Inoltre cercò di ricattarmi.
Signor capelli ingellati mi aiutò ad alzarmi, da lui non mi aspettavo alcun male, mi aiutò a scendere le scale e tenendo ancora la coperta addosso in modo che mi copra interamente e mi tenga al caldo, uscì da quel posto.
Solo una volta fuori potei vedere dove mi trovavo. Era notte ormai e sembrava essere una casa abbandonata alla fine di una lunga strada dritta e piena di buche.
Ero scalza e i miei piedi toccarono l'asfalto roccioso e umido della strada.
Salì in una bella Nissan Qashqai nera, grande e spaziosa, mi accomodai su uno dei sedili posteriori trovandomi al centro, fra Horacìo che sedeva alla mia destra e Kain alla mia sinistra.
Entrambi una volta accomodati si assicurarono di darmi spazio, mossero le gambe verso le rispettive portiere in modo da non avere alcun contatto troppo ravvicinato con me.
Rispettai ciò, ma non troppo.
"Non pensare di essere solo in cattività, para el señor Calamorra tu eres muy preciosa".
Pensai 'certo, preziosa, anche molto visto che mi ha ricattata', ma preferì non rispondere. Ne passai già fin troppe nell'arco di 24 ore, se non di più.
Dopo un paio di minuti silenziosi ma pieni di pensieri arrivammo davanti un grande cancello con bellissime forme in ferro. Era sorretto ai lati da due colonne possenti con due statue in cima a forma di leoni sul punto di ruggire.
Era bello e maestoso e il modo in cui si aprì piano e senza rumore fu ancora più bello.
La macchina entrò su una strada diretta leggermente a destra e poi con una ricurvatura verso sinistra, bellissimi alberi e cespugli adornavano i lati della strada e mi piaceva.
Dopo il buio sulla strada cominciai a vedere delle luci, c'erano due lampioni ben lavorati che facevano da entrata ad un'enorme cortile pulito e luccicante che rifletteva i colori della notte sull'erba fresca.
Parcheggiammo sulla parte in mattonelle da esterno del giardino e mi ritrovai davanti la grande villa di Calamorra.
"Prego señorita", disse Horacìo scendendo e lasciando la portiera aperta per me.
"Grazie", dissi poi scendendo, faceva freddo fuori ed io indossavo solo la giacca in pelle di Kain e una coperta.
Entrammo nella villa ritrovandoci una grande scalinata al centro che portava al piano di sopra in entrambe le direzioni.
Sembravano esserci circa quattro stanze al piano terra e diverse donne delle pulizie passavano salutando 'il signor Iker', molto formalmente.
"Bernìce, porta la ragazza a farsi una doccia e a vestirsi, poi assicurati che attenda nel salone", la donna ricevette ordini, mi chiese di andare con lei e la seguì.
Mi portò in una stanza armadio e disse di scegliere qualcosa da indossare, erano tutti abiti femminili e pensai che se la villa apparteneva a Estebàn forse c'era anche qualche donna in casa apparte le domestiche.
Non volli disturbare molto quindi scelsi una tuta dalla felpa grigia ed i pantaloni neri con la parte esteriore delle tasche di colore grigio.
Andai poi a fare il bagno e l'acqua calda mi fece percepire dolore su tutti i lividi che avevo sul corpo, che essi siano stati sul collo o sulle braccia.
Feci un sospiro di sollievo quando mi rilassai tra il vapore dell'acqua bollente che scorreva, ci voleva proprio.
Dopo un po' uscì con un cappotto addosso ed un asciugamano in testa e poi mi furono forniti un asciugacapelli ed una piastra.
Direi che erano ben attrezzati;
Non ci misi molto ad essere pronta e fui condotta al salone che lasciava un'pò desiderare.
È stato allora che non ebbi altra scelta che accettare di rimanere con Calamorra per il resto dei miei giorni, o almeno fino a quando non avrei escogitato un qualche piano.
Mi fecero chiamare Lori e Gaby e dovetti dire loro che Estebàn era un mio parente lontano. Dovetti mentire loro e alla sezione di polizia dove fui costretta ad andare. Non provai a fare alcuna mossa e tanto meno a lasciare qualche segno ai poliziotti. Non avrebbero vinto contro di lui.
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