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📌Capitolo 16

"Y la chica sa proprio tutto?"
"Tutto Horacìo", affermai io rendendolo chiaro.
"Sa anche di te?", questo lo disse un'pò a voce bassa cercando di evitare che io lo sentissi ma era stupido perché lo avrei sentito ugualmente.
"Sa chi sono", disse Kain.
"Solo?", questa domanda mi fece appunto aggiungere altre domande alle preoccupazioni che stavo addizionando nella mia mente.

"In che senso solo", stavolta parlai, non potevo perdere l'opportunità di scoprire la verità.
"Le hai detto dei poliziotti vero?"

Kain sospirò, "avevo l'opportunità di essere libero anche io se li avrei aiutati ma ho sparato a tre poliziotti e questo aiuto che sto dando ai federali mi servirà solo per diminuire gli anni in carcere perché la libertà l'ho persa", i suoi occhi erano pieni di rancore.

"Quanto ti hanno dato", mi riferivo alla sentenza.
"Tra i cinque e i dieci anni", detto ciò abbassò lo sguardo e sospirò pesantemente.
Per aver sparato a tre agenti federali gli diedero tra i cinque e i dieci anni di reclusione e né il primo né l'ultimo numero equivaleva a poco.
"Non c'è nessun'altro modo?",chiesi.
"Purtroppo no, dovremmo dirlo a Miles", aggiunse Horacìo.

"Sì, me ne occupo io",affermò Kain prima di allontanarsi e prendere il cellulare per chiamare qualcuno.
"Chi è Miles?", chiesi io con il solito tono confuso.
"È il capo dell'operazione per il rintracciamento della merce del señor Estebàn".

"Lo sai che non ho capito niente di tutto questo vero?"

Erano troppe informazioni ed un uomo come Estebàn Calamorra era difficile da imprigionare soprattutto perché non si faceva imbrogliare.
Il fatto che io, una ragazzina, potessi aiutare i federali in un caso talmente importante mi gasava ma allo stesso tempo era troppo.

"Yo sé che potrà sembrarti mucho strano pero piensa a tu papà y tu mamà, pensa che potrai finire il lavoro de tu padre"

"Sì ma intanto i genitori di cui parli tu non me li ricordo, quel rispettivo padre è morto quando avevo tre anni e non so nemmeno come si chiamava"
stava ascoltando ciò che avevo da dire con molta attenzione.

"L'unica forma paterna che riesco a ricordare è quella dell'uomo che è morto bruciato nella mia vecchia casa due anni fa e ora che ho perso anche lui cosa posso fare!?
Come ti aspetti che io possa aiutare in un caso così importante!?"

"Me lo aspetto perché ho conosciuto tuo padre", tacqui. Non potevo dire altro.
"Quando ti guardo vedo tu papà", me lo diceva con le lacrime agli occhi e riuscì a capire la sofferenza che provava a sua volta.
"Erés come ello y tienes su ojos, ogni volta che c'era un nuovo caso gli brillavano gli occhi. La sua passione per il suo lavoro era enorme e qualsiasi cosa la riteneva una prova da superare". Non conobbi il motivo ma il mio cuore sentiva più dolore di quello che la mente mi faceva sentire.

In fondo, il mio spirito sapeva tutto ma pur volendo ricordare non ci riuscivo.
Ricordavo un solo padre ma ne amavo due.
"Mi dispiace", potei solo chiedergli scusa per avergli ricordato la sofferenza della perdita di un amico.
"Mia cara yo soy seguro que puedes hacerlo. Sono sicuro che hai la stessa grinta che aveva tuo padre e magari con un'pò di fortuna ricorderai qualche informazione utile"

"Miles ha detto che vuole vederla", Kain tornò dalla sua chiamata.
"Quando?", Horacìo sembrò riprendersi immediatamente ed agire come se nulla fosse successo.
"Fra un paio di giorni"
"Bene ma per ora tengo que riportarla dentro altrimenti Estebàn comincerà a sospettare di me, già è un miracolo che non abbia mandato i suoi uomini con me ad aspettarvi"

"Sì, io devo risolvere un problema", disse Kain prima di andare dietro alla villa e lasciarci lì interrogativi.
"Vienes chica", andai con Horacìo ed entrammo nella villa di fretta.
"Estebàn ha detto che voleva parlarti urgentemente, non so di cosa"
Arrivammo davanti alla porta di una delle stanze della villa e prima di entrare lo guardai, "grazie per essermi vicino", lui mi sorrise e mi abbracciò stretto.

Ricambiai quel gesto d'affetto ed entrai nella stanza quasi buia in cui si trovava Estebàn.

"Come è stata la tua prima missione?", stava seduto su una poltrona rossa con un bicchiere di vino rosso in mano. "È andata bene, non mi aspettavo tanta azione ma è andata bene"

"Volevo farti una sorpresa, un regalo per aver fatto bene il tuo lavoro e come scuse per la condizione della tua spalla"
Era gentile con me per una volta ed era molto strano. Si alzò e venne verso di me poi prese una mia ciocca e la mise dietro l'orecchio con lo sguardo pensante.
"È un peccato distruggere questa bellezza", prima che potessi rispondere mi strinse la spalla con tutta la mano senza lasciare la presa.

Un "aaah", di dolore uscì dalla mia bocca mentre caddi a terra in ginocchio cercando di dimenarmi e farlo smettere.
"Pensi di poter fare la furba e andarmi contro?", cominciai a lacrimare perché il dolore ancora persisteva.

"P-perché lo stai facendo", dissi io in preda alla disperazione mentale.
"Pensavo ti fossi abituata a vivere qui, ti ho concesso la libertà di uscire e farti degli amici e tu cosa fai? Ti metti d'accordo con dei traditori"

"Di cosa stai parlando!?"
"Non fingere con me, Horacìo e Kain pensano davvero che sia un lavoro facile mettermi dentro ma loro non sanno nulla di tutto quello che io ho in possesso"

Rimasi a terra e mentre lo ascoltavo e capivo che già sapeva tutto.
Non mi avrebbe di certo reso le cose facili e visto che era a conoscenza dell'alleanza fra Horacìo, Kain e la polizia avrebbe sicuramente escogitato un qualche piano.

"Anche tu mi appartieni e puoi considerarti fortunata ad essere rimasta viva"
"Certo perché secondo te sono stata bene chiusa qui dentro per due anni. All'inizio ho pensato di potermi abituare ma dopo che tu mi hai sparato, hai almeno la minima idea di quello che ho subito?", dissi infastidita.

"Certo che lo so", disse a denti stretti prendendomi per il collo ed alazandomi di poco mentre stringeva ancora con forza.
"I miei uomini amano le belle ragazze, sono dei sadici. Se non lo fossero stati non li avrei mai assunti", non riuscivo a respirare ma cercai di rispondergli lo stesso con quella poca voce stritolata che mi ritrovavo.
"Sei...uno...p-si-copati-co", lui allora strinse maggiormente e poi mi lanciò a terra facendomi colpire il pavimento.

Cominciai a tossire e con rabbia mi asciugai le lacrime dal volto.
Allora Calamorra invitò ad entrare qualcuno, erano Riff, Owen e Joe.
Rimasi scioccata nel vederli lì e Joe sembrava essere l'unico sorpreso quanto me di vedermi dopo tanto tempo.

"Sei solo una zoccola, è tutta vostra", disse prima di andare verso la porta per poi guardarmi un'ultima volta ed accennare.
"Questo è nulla rispetto a quello che farò agli altri", uscì dalla stanza facendo entrare due delle sue guardie e poi sparì dietro la porta facendo un gran tonfo.

Guardai quelli che erano presenti lì con me e vidi quei volti assassini che tanto odiavo.
"Ora non hai più scampo, non c'è nessuno a proteggerti. Né il tuo nuovo gruppo né Kain", Riff rise ed Owen aggiunse, "ora c'è anche Joe, sarà lui il primo stavolta".
Guardai Joe che non disse nessuna parola per poi guardare i suoi due amici e appena ricevette un cenno da ognuno di loro mi si scaraventò addosso.

Mi prese aggressivamente a sacco sulla sua spalla e mentre mi muovevo e sbattevo i pugni alla sua schiena per lasciarmi andare mi portò davanti al divano dove pensai mi avrebbe messa ma in realtà mi appoggiò a terra e disse di tacere seguito dagli altri due.
Sentì un suono metallico e poi tutti e tre mi tennero ferma per mettermi delle manette.

Prima di riprendermi a sacco misero una fascia attorno alla mia bocca cosìcche non potessi più parlare o strillare per richiamare aiuto.
Uscirono dalla stanza e mi portarono in un'altra stanza che però era una camera da letto, capì immediatamente quale era il loro piano diabolico e cercai di fare rumore o fuggire ma semplicemente non ci riuscivo.

Joe mi buttò sul letto e poi disse, "mi dispiace, io non ti farò nulla ma non posso dire lo stesso per i ragazzi", le manette che tenevo attorno alle mani le agganciarono ad una piccola catena al capo del letto facendomi rimanere così con le braccia alzate, cercai di muovere le gambe più possibile ma essendo in tre riuscirono ad incatenarmi ciascuna di esse.

Joe mi diede un ultimo sguardo colpevole e poi uscì dalla stanza seguito da Owen. Non capivo cosa stavano facendo ma volevo solo che finisse.
"Ora sei mia, l'ultima volta è finita male ed eravamo in due ma adesso faremo a turni".
Mi tolse la fascia dalla bocca e mi accarezzò il volto,  "ho aspettato tanto per baciarti e averti tutta per me", mi baciò con molta passione, mi morse il labbro inferiore e poi mi baciò il collo.

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