Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

25. Paranoia

Welcome back,

Se vi capita, giocate davvero al gioco di cui parlo, escono fuori delle cose molto interessanti.

Buon inizio di scuola :)

Eva


Ci rimettiamo entrambi in piedi, ora che io mi sono un pò ripresa e lui avverte meno dolore.

Mi occuperò dopo di controllarlo.

«E adesso che si fa?»

«Sicuramente non punterai un coltello contro uno più grosso di te mentre sei in botta da marijuana» dice Vieri, con un tono di rimprovero.

Alzo gli occhi al cielo, «Se non fossi intervenuta, te le avrebbe suonate come una piñata»

Lui fa per ribattere «Sono decisamente in grado di-»

«Eva, sei qui?» Dice Morgan, che mi ha vista attraverso la porta finestra.

Kiki, che fino ad ora è rimasta accanto a noi, si alza e scondinzola verso di lui.

Nascondo il coltello dietro la mia schiena, «Si, sono uscita un attimo perché non mi sentivo bene»

Morgan sembra sollevato, «Mi stavo preoccupando» dice sorridendomi.

«Non c'è bisogno di preoccuparsi, lei è con me» si intromette Vieri, schioccando la lingua.

«Veramente è arrivata insieme a me» puntualizza Morgan.

I miei occhi rimbalzano tra i due: sento il livello di testosterone salire piano piano.

«Riproponi sempre i vecchi schemi?» Ribatte Vieri, che mi cinge la vita con il braccio, avvicinandomi a lui. Avevamo detto niente contatti per ora, giusto?

Fisso Vieri confusa, «Vi conoscete?»

«Eccome se ci conosciamo» spiega Morgan, «da quando el filósofo sta a Milano»

«Da quando questo figlio di puttana mi ha soffiato la ragazza a cui andavo dietro da mesi» ribatte Vieri.

Morgan alza le mani, «Dai fra, ti ho chiesto scusa un milione di volte», allarga le braccia, «vieni a salutarmi, stronzo»

Vieri si avvicina e i due si abbracciano, dandosi pacche sulle spalle a vicenda. Imbarazzante. Ne approfitto per far scivolare il coltello nella mia borsetta senza farmi notare.

Quando si staccano Morgan si becca uno schiaffo sulla nuca, «Ma che ho fatto?»

«Non farle fumare mai più la robaccia che ti fumi tu» minaccia, facendo un cenno verso di me.

«Cristo...» si lamenta l'altro, massaggiandosi la zona colpita.

Sorrido guardandoli, divertita da come interagiscono tra di loro.

«Ragazzi, che dite se torniamo alla festa?» Propone Morgan.

Vieri parla prima che possa farlo io, «In realtà noi stavamo per andarcene»

Gli lancio un'occhiata. Noi?

«Una volta sapevi divertirti» si lamenta Morgan, «Dai, solo per poco»

Vieri mi guarda per poi dire «Va bene, solo per poco»

Morgan sorride, ed è il primo a rientrare in casa, seguito da Vieri e da me.

Kiki ci viene dietro trotterellando, per poi allontanarsi e andare chissà dove.

Approfitto del momento in cui Vieri è particolarmente vicino per sussurrargli «Hai bisogno di essere visitato il più presto possibile»

Lui in risposta alza gli occhi al cielo, «Sai cosa, Morgan?» Dice a voce alta, «Mi sa che rimaniamo per un pò»

«Ecco, questo è lo spirito giusto!» Replica l'altro.

Gli do un pizzicotto sul braccio mentre scendiamo le scale.

«Eva! Siete venuti!»

Mi giro verso la padrona di casa, «Dushanka!»

Lei apre le braccia e io la stringo, quando ci stacchiamo le guardo la fronte e vedo che non si nota quasi per niente la cicatrice.

«Stai benissimo» mi complimento con lei: indossa un vestito blu elettrico che esalta le sue forme.

«Grazie! Hai portato anche Villa» osserva, ammiccante.

«Ciao Dushanka» dice Vieri, con un tono che lascia trasparire nessun interesse nel parlarle. Mi resta accanto tenendo la mano sulla mia vita, come se volesse costantemente ricordare a tutti che sono con lui.

«Ah e c'è anche Morgan...» osserva poi lei, come se la sua presenza le desse il mal di testa.

«In tutta la mia bellezza» ribatte lui, ignorando il tono usato dalla bionda.

«Sai, Morgan, andresti d'accordo con mio fratello» osservo io.

«Ah si?»

«Si, siete entrambi un pò dei palloni gonfiati» gli spiego.

Vieri ridacchia sommessamente, arricciando le labbra per evitare di fare troppo rumore e altrettanto fa Dushanka.

Morgan scuote la testa, «Devi farmelo conoscere allora»

«Ragazzi, stiamo per metterci a giocare a Paranoia, vi unite?» Chiede una ragazza, posando gli occhi per un pò troppo tempo su Vieri.

«Non ho la minima idea di come si giochi, tu si?» Chiede lui, rivolgendosi a me.

Io scuoto la testa.

«Faremo una spiegazione veloce, non preoccupatevi» ci rassicura Dushanka.

Ci sediamo intorno al tavolino insieme agli altri, io mi trovo tra Vieri e Dushanka.

«Allora,» inizia lei, «Paranoia funziona così: il primo giocatore fa una domanda all'orecchio del secondo, che deve rispondere a voce alta. Il bello è proprio che nessuno nel gruppo sa a cosa stia rispondendo il secondo giocatore. Poi si tira un dado» continua, mostrando i dadi colorati che tiene in mano, «se esce un numero pari non si dice qual era la domanda, se esce un numero dispari invece si rivela»

Ci guardiamo tra noi, incuriositi da questo gioco abbastanza singolare.

«Inizio io» dice infine la bionda. Mi si avvicina all'orecchio e mi sussurra: «Secondo te... Quanto è alta una bottiglia di birra?»

Io aggrotto le sopracciglia, mentre tutti gli altri ci guardano. Ci penso un momento, per poi dire «Uhm, non saprei di preciso... venti centimetri? Forse di più» Rispondo ad alta voce, senza neanche riflettere su cosa potrebbero capire gli altri.

Tutti nel cerchio scoppiano a ridere, scambiandosi occhiate eloquenti.

Morgan dà una gomitata a Vieri, «Beh, complimenti, fratello»

«Adesso il dado» dice Dushanka. Lo lancia in aria e quando cade sul tavolino rimbalza un paio di volte, per poi fermarsi sul quattro. «Mi dispiace, signori, ma la domanda resterà un mistero per sempre» commenta, facendo spallucce.

Gli altri si lamentano, visibilmente interessati a cosa avessi risposto.

Rido, realizzando quanto effettivamente può essere divertente questo gioco.

«Tocca a me» dico, mi avvicino a Vieri e dopo averci pensato un secondo chiedo a bassa voce «Dimmi, dove vorresti scoparmi in questa stanza?»

Forse è un pò troppo provocatoria, ma il fatto che adesso la situazione tra noi sia più calma mi ha permesso di ricordare cosa mi provoca la sua presenza.

Lui deglutisce, preso alla sprovvista, ma dopo un pò dice «Tappeto, divano, tavolo»

«In questo ordine» aggiunge, come se fosse una informazione importantissima. Scuoto la testa, sorridendo.

La reazione degli altri fa intendere che abbiano intuito la domanda, ma Vieri noncurante lancia il dado.

Spero vivamente che non capiti un numero dispar- «Uno» dice Dushanka.

Cazzo.

«Qual era la domanda?» Chiede subito Morgan, alzando le sopracciglia.

«Ehm...Era-»

«Mi ha chiesto quali oggetti ruberei da questa stanza» mente Vieri, scoccandomi un'occhiata.

«Fra, doveva dirlo lei» dice un altro ragazzo.

«Era questa la domanda» ribatte Vieri, guardandolo torvo.

«Certo Villa, ci crediamo. Tu che dici, piccola Eva?» Insiste Morgan, alzando il mento nella mia direzione.

«Lasciala stare, Morgan. Piantala» sputa Vieri a denti stretti.

«Va bene, va bene» replica lui, alzando le mani in segno di resa.

«Mi fa piacere che ti piaccia il mio tappeto» commenta Dushanka, con l'aria di una che non se l'è bevuta.

Comunque Vieri, non contento, mi cinge per l'ennesima volta i fianchi e mi attira più vicino a sé, poggiando il mento sulla mia testa.

Il gioco continua, e lui fa una domanda a Morgan, a cui quest'ultimlo risponde con «Se avessi la certezza che non mi spaccheresti la testa, ti direi di si»

Io aggrotto le sopracciglia, curiosa. Purtroppo (o per fortuna) il lancio del dado fa sì che la domanda non debba essere rivelata.

«Cosa gli hai chiesto?» Gli sussurro, mentre Morgan fa una domanda alla ragazza accanto a lui.

«Fatti miei» borbotta Vieri, in risposta.

«E la domanda non aveva assolutamente a che fare con me, vero?» Insinuo, sorridendo.

«Queste manie di protagonismo le hai sempre avute o sono arrivate adesso?»

Lo fisso di sbieco, «Hai finito di evitare la domanda?»

Lui mi sorride, sornione, «Non ancora» dice, per poi prendere un sorso di una birra.

«E quella dove l'hai presa?»

Vieri fa spallucce, «Era sul tavolo, l'ho presa e l'ho aperta»

Faccio per rispondere ma sbadiglio, colta da una stanchezza improvvisa.

«Sei stanca?»

Annuisco, poggiando la testa sulla sua spalla.

«Ti riaccompagno a casa?»

Annuisco di nuovo.

«Ragazzi, mi sa che noi andiamo»

Il viaggio in macchina è tranquillo, ne approfitto per chiudere gli occhi ogni tanto, ma non sto dormendo ancora.

«Come sei venuta fino a qui?» chiede di punto in bianco, scuotendomi dalla dormiveglia.

«Coi mezzi» rispondo, ovvia.

«E come avevi intenzione di tornare?»

«Coi mezzi» ripeto.

«Non esiste, a quest'ora gira brutta gente»

«Vieri... Non sono una bambina, nel caso in cui tu non l'abbia notato. Adesso, per favore, fammi riposare gli occhi, grazie»

Lui non parla più e inizia a canticchiare sommessamente una canzone che non conosco.

D'un tratto sento la macchina fermarsi e la mano di Vieri sulla mia coscia sinistra, «Siamo arrivati»

Sbatto gli occhi un paio di volte e, guardando fuori, vedo il profilo di casa mia.

Mi giro verso di lui «Io allora...», ma non ho il tempo di finire la frase che poggia le labbra sulle mie.

«Ci provo, ma non riesco proprio a starti lontano...» ammette, con un tono che sembra quasi di rimprovero verso sé stesso.

Gli metto le braccia al collo e gemo quando infila la lingua nella mia bocca.

«Hai ancora sonno?» Chiede, senza fiato.

Scuoto la testa, inspirando e espirando velocemente. All'improvviso sono sveglia come non mai.

«Posso salire da te?»

«Va bene» replico, ancora sulle sue labbra.


SPAZIO PER SCLERARE/ TEORIZZARE/ MALTRATTARE/ SPARLARE DI QUEL MORGAN CHE DA QUANTO HO CAPITO NON VI PIACE

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro