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2. Matrimonio

Gioie del mio cuore spaccate tutto di commenti e stelline ;)
Eva

«Non ci entrerà mai!» Esclamo esasperata mentre continuo a spingerlo dentro il bagagliaio.

Sbuffo e inizio a dargli dei colpi per infilarlo lì dentro.

«Eva? Tutto a posto lì dietro?»

Alzo la testa verso Teo, in piedi di fianco alla macchina e in smoking, che mi guarda preoccupato.

«Ehm... Si tutto... No un cazzo, non riesco a far entrare questo coso»

Lui ridacchia, viene verso di me e, mettendosi le mani sui fianchi, guarda l'enorme pacco incartato che stavo cercando inutilmente di far entrare dentro la macchina.

«La vedo dura, sinceramente»

Sospiriamo all'unisono.

«Ma lo sappiamo almeno cosa c'è dentro?»

«Non ne ho la minima idea, l'ha scelto la mamma»

«Uhm, mi ricordi ancora perché dobbiamo andare a questo matrimonio?» Chiede lui.

«Perché sono amici di famiglia e, dal momento che mamma e papà non possono esserci, dobbiamo andare noi per forza» Ripeto a memoria, poi aggiungo un «Che palle».

«A chi lo dici, sorella»

Dopo numerosi tentativi il regalo di nozze è entrato in macchina, ma diciamo che adesso siamo in ritardo di due ore. Oh no, ci siamo persi la cerimonia.

Mentre Teo guida, io controllo le mie notifiche di instagram, non perché io stia aspettando qualche notifica in particolare eh, soprattutto non da un qualche essere di sesso maschile, con gli occhi scuri, i capelli neri mossi e che mi tiene sulle spine da più di una settimana.

Ho provato ad attirare la sua attenzione, postando qualche storia a cui avrebbe potuto rispondermi, ma niente, soltanto visualizzate. Forse avrei dovuto veramente dare ascolto a Tanya e farmelo quella sera e basta.

Lui invece, aveva postato delle storie pubblicizzando le sue canzoni, e in tutto ciò ne avevo ascoltato qualcuna, e devo dire che non erano terribili. E poi il fatto che parlasse così tanto di sesso... Non so, mi aveva incuriosito e adesso volevo capire se quello che diceva nelle sue canzoni fosse... veritiero. Ci siamo capiti.

Però quel "ci si vede" aveva lasciato intendere che Vieri era sicuro che ci saremmo rivisti in qualche modo, no? Era per dire? Era tipo un "le faremo sapere"? E poi perché seguirmi se non voleva contattarmi?

«Secondo te che si mangia?» Teo interrompe il mio flusso di pensieri e mi giro verso di lui.

«Non lo so, tra quanto arriviamo?» ammetto.

«Entro dieci minuti»

«Bene» dico distrattamente mentre continuo a scrollare instagram.


Una cosa che io e Teo non abbiamo calcolato è che tirare fuori il pacco sarebbe stato ancora peggio. Ma questa volta abbiamo impiegato solo un quarto d'ora. E anche litri di sudore, infatti adesso sono fradicia, e anche il caldo di luglio non aiuta. Solo dopo averlo posato accanto alla macchina noto la scritta "fragile" su una parete della scatola.

Forse avremmo dovuto trattarla con un pò di attenzione in più. Ups.

Metto una mano sulla spalla di mio fratello, per attirare la sua attenzione e dico «Mollalo al primo cameriere che vedi, io vado a darmi una rinfrescata»

Non faccio in tempo a sentire la sua risposta perché mi fiondo nel palazzo in cui ci sarà il ricevimento (molto carino devo dire), cercando il bagno. Appena lo trovo, mi sciacquo il viso (fortunatamente non ho messo il fondotinta sennò mi sarei già sciolta) e il collo.

Dopo aver fatto pipì e aver lavato le mani, mi ritocco un poco il trucco agli occhi, che tuttavia non si è rovinato poi così tanto. Esco dal bagno e trovo Teo che mi aspetta.

«Il pacco è stato messo con gli altri regali,» annuncia gongolante, «sono o non sono un fratello magico?»

Gli scompiglio i capelli, «Hai fatto il tuo dovere, soldato»

«Ma smettila scema,» mi porge il braccio per appoggiarmici e chiede «Andiamo?»

«Andiamo. Si va in scena.»


Non ho mai capito come fanno le altre persone a ricordarsi di me avendomi visto una volta sola, mentre io non ho la più pallida idea di chi siano loro: molto probabilmente dipende dal fatto che mi hanno conosciuto quando ero molto piccola. Penso questo dopo l'ennesimo "ma come sei cresciuta!" e gli innumerevoli "come stanno mamma e papà?".

Dopo aver salutato buona parte degli altri invitati arrivano gli sposi: zio Jacques (anche se non è veramente nostro zio) e la sua attuale terza moglie, Irina. Ciò che posso dire è che sembra molto più giovane di lui e anche che, dalle poche parole che ho scambiato con lei, ha dello zucchero filato al posto del cervello.

E per questo sono convinta che andranno perfettamente d'accordo.

Il brontolio del mio stomaco fa ridacchiare Teo, che fino ad ora non ha fatto altro che cercare di farmi ridere imitando in modo buffo chiunque avesse parlato con noi.

«Ma che vuoi, ho fame!»

«Come se non ti fossi rimpinzata di biscotti stamattina» alza gli occhi al cielo.

«Il mio stomaco non ha il senso del tempo, lo sai?» rispondo acida.

«Lo so, lo so. Ma dove dovremmo sederci?»

«Boh, non saprei» ammetto. Fermo un cameriere e dopo averglielo chiesto lui mi dice, sprizzando voglia di vivere da tutti i pori: «Sarete sicuramente al tavolo dei giovani, è quello lì in fondo» e ci indica l'altra parte della sala.

Lo ringrazio e ci dirigiamo verso i nostri posti. Spero che ci sia qualcuno che conosciamo al tavolo dei giovani con noi.

Appena mi siedo, controllo nuovamente instagram e noto che Villabanks ha messo una storia: è una foto di lui con un completo azzurro e delle Nike bianche e sullo sfondo una terrazza che dà su una collina. Potrei rispondere a questa storia, ma non saprei cosa dire a parte "non vedo l'ora di sbatterti", quindi decido dignitosamente di non farlo.

Però chissà dove starà andando così in tiro.

«Come mai questo refresh compulsivo di Instagram oggi?»

Alzo la testa verso Teo, «Come?»

«Hai capito.»

«Ma niente...» E senza neanche il tempo di finire la frase, zio Jacques annuncia l'inizio del pranzo.

Io e Teo ci guardiamo e ci catapultiamo verso il buffet.

Sono la prima a tornare al tavolo e ad iniziare a mangiare. Non sono molto sicura di cosa io abbia nel mio piatto, ma poco importa perché ho fame.

«Sei carina anche con la bocca piena» sento dire.

Alzo la testa verso chi ha parlato ed eccolo: l'apoteosi del sesso in persona, in completo azzurro. Cazzo.

Mi avrà visto mentre mi infilavo in bocca tre quarti della bruschetta che tengo in mano?

Che figura di merda. Cerco di mandare giù il boccone troppo grosso che ho fatto, ma la situazione peggiora e inizio a tossire. Mi sento le lacrime agli occhi e probabilmente sto anche diventando rossa in viso.

Vieri in un attimo mi è accanto e dice «Un dottore! Sta soffocando!»


Ciò che è successo dopo penso di averlo rimosso perché non avrei potuto reggere il pensiero dell'umiliazione. Ma in breve, una dottoressa tra i presenti mi ha fatto la manovra di Heimlich e ho sputato la bruschetta sul tavolo e su Vieri.

E mi è anche uscito un pezzo di pomodoro dal naso. Io si, che sono un animale da festa.

«Mi voglio sotterrare.» dico esasperata.

«Suvvia, tesoro, non è successo niente di grave» mi rassicura la mia salvatrice, Angelina De Bernard. Sembra una donna molto in gamba e ho scoperto essere la sorella di zio Jacques. Ovviamente lei sapeva già chi io fossi.

«Non immagini che figuraccia che ho fatto» mi metto le mani nei capelli.

«Sono cose che capitano, tranquilla, adesso torniamo di là» mi posa una mano sulla schiena e mi spinge gentilmente verso la porta del bagno.

D'ora in poi sarò una signora, niente movimenti bruschi e niente bocca piena di cibo.

Mi siedo a testa bassa al mio tavolo (che è stato ripulito) e mi faccio piccola piccola. Noto che altri ragazzi, sicuramente più piccoli di me, sono seduti al tavolo e smanettano con il cellulare. Nel frattempo, Mr. Completo Azzurro mi si siede accanto.

Gli lancio un'occhiata di sbieco e vedo che sta trattenendo una risata.

Lo guardo, ma in realtà la mia testa vorrebbe essere sottoterra, «Ridi pure, tranquillo» e detto ciò lui esplode in una risata tale da doversi asciugare le lacrime.

«Scusa, scusa... Ma è stato troppo divertente» ammette sospirando.

Ora però voglio divertirmi io, e allora con aria innocente dico a bassa voce: «Beh, sarebbe stato più divertente se mi avessi fatto soffocare in altri modi»

Sul suo viso cala uno sguardo incuriosito e inclina la testa di lato, «Come?»

«Non te lo ripeto.» Gli faccio un occhiolino mentre rubo una mini quiche dal suo piatto, sotto il suo sguardo a metà tra il divertito e il sorpreso.

«Scusa se ti ho sporcato l'abito.»

«Ma va, il rosso del pomodoro dà un tocco più autentico.»

Sorrido al modo buffo con cui me l'ha detto. Poi però mi viene un dubbio, «Ma tu che ci fai qua?»

Lui infilza un pezzo di.. non ho la minima idea di cosa sia, e se lo porta alla bocca, guardandomi. Mandato giù il boccone, mi dice «Potrei farti la stessa domanda»

Faccio spallucce, «L'ho fatta prima io» e addento la tortina salata nel modo più elegante possibile. Come una signora.

Vieri si porta la mano tra i capelli e dice «Jacques è stato un mio collaboratore, mi ha aiutato molto agli inizi e gli sono grato per questo, è stata la mia guida»

Sapevo che mio "zio" scrivesse testi per cantanti, ma non pensavo scrivesse il tipo di testi che Villabanks avrebbe cantato.

«Aww, che carino» dico e nel frattempo fermo un cameriere e ordino un Martini. Con estrema gioia di vivere il tipo annuisce e mi dice che arriverà subito.

«Ah cazzo, mi sono dimenticata di chiederti se volessi qualcosa.»

«Non preoccuparti, mi va bene l'acqua» poi si avvicina con il viso al mio e mi sussurra «E tu invece quando hai intenzione di dirmi che mi stai pedinando?»

Questa volta scoppio io in una risata, «Tesoro, sarai anche carino ma non a questi livelli»

Bugia, è proprio figo, ma questo non dobbiamo farglielo sapere, «Zio Jacques è un amico di famiglia, sono stata anche agli altri due matrimoni»

«Ah questa è la numero tre?»

«Proprio così, e sembra la più scema»

Il cameriere di prima arriva e posa il Martini davanti a me e lo ringrazio con un sorriso.

«Eva, non sei un pò giovane per bere a quest'ora?» Mi giro verso Teo, e solo adesso mi rendo conto che manca da più di un'ora. «Ma dove sei stato?»

Mi basta guardarlo però per capire abbastanza: ha i capelli scompigliati e un succhiotto sul collo. «Ho incontrato Amanda e... Oddio, Villabanks?!»

E in un attimo divento invisibile perché questi due iniziano a parlare tra di loro, e io resto lì in mezzo ad ascoltare i loro discorsi e ad impegnarmi a mangiare come una signora.

«Mi chiamo Teo, ti seguo tipo dagli inizi, sapevo che avresti spaccato»

«Grazie, fra, tua sorella invece non sapeva chi io fossi»

Sbuffo mentre Teo ribatte «Si, è un pò scema»

E da lì non ascolto più perché, lo ammetto, mi sono persa a guardare come stia bene Vieri con quel completo, e come le sue labbra siano estremamente carnose. Sono talmente presa dai miei pensieri che quando mi allungo per prendere il Martini (con tanto di oliva), lo faccio con troppo slancio, tanto da rovesciarmelo sul vestito.

«Magnifico,» dico a denti stretti, «proprio quello che ci voleva»

Nel frattempo, sento una cosa fredda e bagnata scorrermi dentro la scollatura, «E questo che cazzo è?» Tiro fuori l'oliva dal mio reggiseno per poi poggiarla sul piatto davanti a me, senza chiedermi se fosse educato o meno.

A giudicare dall'espressione di Teo e Vieri, no, non lo è stato particolarmente.

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