1. Lista
«Ma perché mi hai fatto venire così presto?» dico sbuffando mentre butto il cappotto nell'armadietto di Tanya.
Lei nel frattempo mi guarda e mi risponde: «Eva, fidati, è meglio entrare prima, soprattutto se hai un contatto interno che fa in modo che tu non paghi l'ingresso.» mi fa un occhiolino e continua «Stasera ci sarà gente famosa e sicuramente un sacco di persone vorranno entrare a tutti i costi»
«E chi ci sarebbe di famoso?» Chiedo interessata mentre cerco il telefono nella mia borsetta.
«Non so di preciso, penso qualche tiktoker o qualche rapper» risponde facendo spallucce.
La guardo inarcando le sopracciglia, «Beh ti vedo molto informata...» dico ironicamente.
Mi stranisce il fatto che Tanya non sappia per filo e per segno chi sarà presente, solitamente è molto attenta a queste cose: all'Hollywood c'è sempre qualcuno di importante.
Trovo il telefono e guardo su whatsapp se le altre ragazze mi stano raggiungendo, ma niente. Del resto, sono solo le dieci e mezza.
Tanya parla nuovamente, distogliendomi dalla chat, «Ma come mai mi hai chiesto di farti entrare con tutta questa insistenza?»
La guardo ammiccante, «Ti ricordi quella lista di cose da fare che avevo fatto anni fa al liceo?»
Allora andavamo pazze per queste cavolate, come le "50 cose da fare prima di morire" e ne facevamo tantissime, poi però finita la scuola ce ne eravamo un pò dimenticate, le nostre strade si sono separate, Tanya ha cominciato a lavorare nei locali e io ho iniziato l'università.
Lei mi lancia uno sguardo stranito e dice «Si... Ma non capisco cosa c'entri con il farti entrare nel locale dove lavoro, mi fa piacere, eh, però non capisco»
«Numero 17: farsi qualcuno di famoso» recito a memoria.
Mi guarda e spalanca gli occhi «No, davvero?!» Mi guarda poi con lo sguardo di chi la sa lunga e dice «Lo sapevo che eri ancora una zoccoletta»
Io scoppio a ridere e aggiungo «Sempre lo sono stata e sempre lo sarò»
«Aww, la mia piccola amichetta zoccoletta» dice e mi fa pat-pat sulla testa.
Le tolgo la mano dai miei capelli e replico «Ha parlato la santa! Chissà quanti te ne fai a settimana tu!»
Si porta la mano al petto e risponde, offesa, «Io? Io sono una bartender estremamente professionale» poi si gratta il retro del collo e aggiunge «E poi... Boh, tre o quattro a settimana...»
La guardo impressionata «Beh complimenti» dico, battendole le mani.
Dopo un attimo di silenzio ci guardiamo e ridiamo, a quel punto lei mi prende per il braccio trascinandomi fuori dagli spogliatoi del personale e dice «Dai andiamo! Dobbiamo trovarti un tipello figo e famoso da farti!»
—
«Okay, e di quello che mi dici?»
«Non conosco nemmeno lui e non mi piace» rispondo, mentre rigiro la cannuccia del mio drink nel bicchiere. Sono seduta al bancone, ormai praticamente stravaccata, da più di un'ora e mi sono resa conto di due cose: 1) non conosco nessuno di questi tipi "famosi" che mi sta facendo vedere Tanya (e per questo mi sento terribilmente vecchia) e 2) portare a termine questa missione sarà più difficile del previsto.
Forse io l'ho fatta troppo facile, dopo aver pensato che una qualche esperienza nuova mi avrebbe fatto bene, peccato non aver messo in conto che avrei anche potuto non riuscirci. In tutto ciò, le mie compagne di università mi hanno bellamente paccato, e quindi sono sola con Tanya, che però dovrebbe anche lavorare.
«Me ne fai un altro, per favore?» Dico facendole gli occhi dolci e allungandole il bicchiere vuoto.
Lei me lo prende dalle mani e esclama: «Non credo proprio! Devi essere sobria per rimorchiare», così lo prende e lo mette via, per poi porgermi una bottiglia d'acqua, «Ora idratati».
Io sbuffo e, aperta la bottiglietta, bevo un sorso.
«Mi sa che mi vado a fare un giro» annuncio, e detto ciò mi alzo e lascio Tanya lavorare.
Lei mi lancia un'occhiata distratta e mentre mette il ghiaccio in un bicchiere mi fa «Dai non ti scoraggiare»
Le faccio un cenno di assenso e mi allontano.
Mi aggiro per i divanetti, cercando non so bene cosa, ci sono già persone che limonano e altre che sembrano più morte che vive. Ah, l'alcol, una sostanza magica.
Continuo a girovagare e a scansare corpi che ballano e drink traboccanti, controllando il cellulare e scrollando Instagram, finché non inciampo su una tenda cadendo contro delle scale.
Mi rialzo dolorante e mi guardo intorno, i gradini scuri sono illuminati da una luce proveniente dal piano superiore.
E ovviamente, decido di salire le scale per sapere cosa nascondesse la tenda.
Sbircio oltre il pianerottolo delle stanza e vedo altri divanetti come quelli al piano inferiore, un tavolo su cui sono disposti dei secchielli con ghiaccio e bottiglie di vino.
Devo essere nel privè, ma non capisco come possa essere possibile che non ci sia nessuno.
Il telefono mi vibra: è Tanya che mi chiede dove sono finita, guardando l'orario vedo che sto girovagando da più di mezz'ora.
Mentre sto digitando una risposta sento dei rumori da una porta che non avevo visto prima. Scatto allora verso le scale ma i tacchi dei miei stivali mi tradiscono per il rumore.
Sento dire «Ehi tu!». Mi blocco sul posto, mi giro e schiarendomi la voce dico «Si?»
Vedo tre ragazzi, alti e straniti che mi fissano. Quello più avanti, che deve essere anche quello che ha parlato, mi guarda da capo a piedi e mi dice «Portaci qualche altra bottiglia, che cazzo, ho pagato per due a tavolo!»
Ho l'impressione che stesse accadendo qualcosa prima che si accorgessero di me, sembrano agitati. Inarco le sopracciglia e rispondo «Si però calmati».
«Ma che cazzo di risposta è? Muoviti».
«Okay, okay» dico, dirigendomi verso le scale, «Testa di cazzo» sussurro.
Mi guardo i vestiti: non capisco come sia possibile scambiarmi per una cameriera, ma vabbè, andrò a riferire a Tanya.
Raggiungo il bancone e esordisco «Uno stronzetto al piano di sopra mi ha scambiato per una cameriera e mi ha gridato che voleva altre bottiglie.»
Tanya continua a servire i clienti mentre alza gli occhi al cielo, «Ah Cristo, fanno sempre gli scassapalle solo perché si possono permettere il privè... Ma tu che ci facevi là sopra e, soprattutto, come ci sei entrata?»
Faccio un sorrisino innocente «Stavo curiosando in giro...»
«Sei una ficcanaso» dice mentre dà dei cocktails a due ragazze che dubito siano maggiorenni, «Hai visto qualcuno di interessante?».
Scuoto la testa in risposta e lei dice «Uhm... potresti portare loro ste cazzo di bottiglie, qua sono da sola a fare i drink, grazie» mi fa una faccia angelica e mi dà un secchiello di metallo.
«Subito tesorino»
Passo in mezzo alla folla, ballando con questo coso di metallo tra le mani finché non arrivo di nuovo alla tenda, su cui questa volta leggo chiaramente "PRIVÉ".
Questa volta però c'è davanti la sicurezza: un energumeno di due metri piazzato lì che sta bloccando delle ragazzine urlanti. Ma perché urlano?
Mi faccio strada tra di loro, mi avvicino a lui e gli dico «Tanya mi ha detto di portare questi al privè»
Lui mi fissa un attimo, non sono neanche sicura che abbia capito visto il casino della musica e le urla delle ragazzine, ma comunque annuisce e mi fa passare. Mentre salgo le scale sento una urlare stizzita «Perché quella là si e io no?»
«Oh ma quella a chi, stronz-» non faccio in tempo a finire la frase che mi scontro con qualcuno, alzo gli occhi e vedo il tipo che mi ha scambiato per una cameriera prima.
Ora che lo guardo meglio mi accorgo che è molto alto (lo noto ancora di più perché lui è un gradino più in su rispetto a me) e ha delle lentiggini sul volto.
Carino, non male. Se non fosse che ha dei modi di merda.
Senza dargli il tempo di dire qualcosa gli mollo in mano il secchiello e facendogli un sorriso tirato dico «Tieni le tue bottiglie del cazzo», giro i tacchi per scendere ma poi mi rigiro verso di lui, «E per la cronaca non lavoro nemmeno qui, stronzo.»
Mi fiondo fuori dal locale per prendere un pò d'aria e guardare il telefono.
Sono le due meno un quarto e ho un messaggio da Tanya.
Dove sei?? Ho scoperto che stasera c'è Villabanks!
Ma chi cazzo è Villabanks? Rispondo, confusa. Ma sono davvero così vecchia?
Sto diventando una boomer, tra un pò inizierò a dire oplà quando mi siedo.
E in tutto ciò, mi sembra ovvio che stasera non andrò a letto con qualcuno famoso.
Facciamo in generale, con qualcuno.
«Ehi, hai da accendere?»
Mi giro verso la voce che ho sentito, è il ragazzo di prima, poggiato alla porta di servizio da cui sono uscita.
«No, non ho da accendere» rispondo stizzita.
Lui si avvicina e fa «Bene, non mi andava di fumare.»
Ha un modo di parlare molto particolare e un tono basso e lento.
«Ma allora perché me l'hai chiesto...?»
Lui si ferma a pochi centimetri da me e mi squadra, in questo momento mi sembra che il mio vestito nero sia mille volte più corto.
Poi mi guarda fisso negli occhi e dice «Volevo un pretesto per parlarti e per scusarmi»
Lo guardo scettica, anche se il fatto che io sia più bassa non mi dà poi tutta questa autorità. «Per cosa?» Chiedo, stringendo gli occhi.
«Per essere stato uno stronzo» dice, poi fa un sorriso a 32 denti, «mi perdoni?»
«Okay, ma a una condizione»
«Sarebbe?»
«Una domanda: tu sai chi è Villabanks?»
Lui mi guarda e scoppia a ridere, «Si, lo conosco, come mai questa domanda?»
I suoi occhi scuri mi scrutano attenti, ha le sopracciglia folte e disordinate, ma in un modo adorabile. Un filo di vento gli scompiglia leggermente i capelli mossi.
Okay, è molto carino. Sembra anche un pò un tossichello, ma un tossichello carino.
Torno a concentrarmi sulla sua domanda.
«Una mia amica mi ha detto che era qui stasera, ma io non ho la minima idea di chi sia, perché hai riso?»
«No niente, tranquilla, è un cantante, molto figo direi anche, se ne scopa tante»
«Seh, immagino» alzo gli occhi al cielo, «si comportano tutti come se se ne scopassero tante»
«Beh, su questo hai ragione» aggiunge, poi si illumina e mi dice «Comunque piacere, mi chiamo Vieri»
Mi porge la mano e io gliela stringo «Eva»
Continua a guardarmi come se cercasse qualcosa nel mio sguardo, come se ci fosse qualcosa di non detto tra di noi. Poi, frugando nella tasca dei suoi pantaloni, prende del tabacco e inizia a rollarsi una sigaretta. Lo guardo attenta mentre se la prepara, «Non avevi mica detto che non avevi voglia di fumare?»
«Uhm?» Vieri alza lo sguardo verso di me mentre sta leccando la cartina per chiuderla. Gesù Cristo. Mi sento come se potessi sciogliermi di fronte a lui. Mi chiedo se lui sappia dell'effetto che sta avendo su di me. Visto il suo sorriso beffardo, immagino di si.
«Prima non mi andava, adesso si»
Per evitare di sbavargli davanti ulteriormente dico: «Io... dovrei tornare dentro»
«Oh, okay.»
Gli passo accanto e inalo il suo profumo proprio mentre sto aprendo la porta.
Non posso fare a meno di pensare che mi senta molto attratta da lui.
Mi giro verso di lui per chiudermi la porta alle spalle e mi sta già guardando: per pochi secondi ci fissiamo negli occhi, poi chiudo la porta.
«Mi ripeti come si chiama?»
«Mi ha detto di chiamarsi Vieri»
«E me lo potresti descrivere?»
«Non sto capendo dove tu voglia andare a parare, ma era alto, spalle larghe, lentiggini sul volto, capelli scuri e...»
«Estremamente figo?» Chiede mentre smanetta con il telefono.
Sorrido mentre ripenso alla scena della cartina, «Beh, si...»
Mi mette davanti alla faccia il suo telefono, che mostra proprio una foto di Vieri, senza maglietta. Che figo.
Dall'altro lato del bancone un ragazzina urla «Scusami, dove sono i nostri drink?»
Tanya alza gli occhi al cielo, «Ne riparliamo quando avrai diciott'anni, tesoro» poi torna a guardarmi e esclama «Capisci con chi hai parlato?! Anzi flirtato!»
«No, non sto capendo e no, non ci ho flirtato»
Lei sbuffa, «Leggi qui, è lui Villabanks!» indica nuovamente lo schermo.
«ODDIO VILLABANKS DOVE?» Sentiamo tra la folla e a quel punto è come se tutte le femmine presenti (ad eccezione di me e Tanya) esplodessero dai feromoni.
«L'ho visto entrare nel privè!» Esclama un'altra.
E come una mandria di cavalli (anzi cavalle) iniziano a cercarlo.
Sono scioccata da ciò a cui ho appena assistito.
Approfittando della confusione generale, Tanya mi prende per il braccio e mi trascina sotto al bancone.
«Okay, per una buona volta, chi cazzo è Villabanks?» chiedo esasperata.
Tanya unisce i polpastrelli delle mani e inspira, «Okay, sarò breve. Un figo, trapper, l'apoteosi del sesso.»
«Non l'avevo mai sentito prima di oggi»
«Perché vivi sotto una pietra!» grida lei.
Incrocio le braccia, offesa, «Questo non è vero!»
«E invece si!»
«E invece no!»
«E invece si! E visto che già ci hai parlato è proprio lui che ti dovresti scopare!»
«Ma non credo proprio!»
Lei mi guarda con aria di sfida e chiede «Sembra o non sembra l'apoteosi del sesso?»
Ripenso ancora a quella dannata scena della cartina e sbuffo, «Beh, direi che se la potrebbe cavare».
«E ALLORA FATTELO!»
«Okay, okay» metto le mani avanti, «Ma non stasera»
Tanya mi guarda ammiccante, «Uh... Te lo vuoi lavorare un pò... Birichina» e mi dà un buffetto sulla guancia.
Allontano la mano dalla mia faccia, «A proposito, tu non dovresti tipo lavorare?»
Lei scatta in piedi, «Uh si è vero!»
Mi alzo anch'io, ma poi mi blocco quando vedo Vieri, cioè Villabanks, che sembra un pò colto alla sprovvista dalla mia entrata in scena.
Tanya si illumina e gli dice «Dimmi pure»
Lui sposta lo sguardo da me a lei e dice «Vorrei un gin tonic e una chiacchierata con la tua amica»
Ne approfitto per guardarlo di profilo, ma lui se ne accorge e mi fa un sorriso. Arrossisco.
«Arriva subito!» dice Tanya, e mi fa cenno di andare da lui.
Faccio il giro del bancone, mentre so che lui sta osservando ogni mio movimento.
Mi devo riprendere, dovrei sembrare una mangiatrice di uomini e invece sembro una cretina che arrossisce.
A pochi metri da lui mi schiarisco la voce e poi, avvicinandomi al suo orecchio, gli dico «A quanto pare qui qualcuno mi ha detto una bugia»
Mi allontano un pò per vederlo bene in faccia, mentre Tanya poggia sul tavolo il gin tonic di Vieri. Lui ne prende un sorso, e non so come ma ho l'impressione di averlo messo a disagio, perché guarda da un'altra parte.
Si ricompone mentre posa il bicchiere e con un ghigno mi dice «Vero, ma era per una buona causa.»
«Ossia?»
«Mi dai il tuo instagram?»
Lo guardo male, «Non tentare di cambiare discorso»
«Sai che se non me lo dici tu qual è, lo chiederò alla tua amica, vero?»
Mi fissa negli occhi e accenna un sorriso di vittoria.
Lo guardo mentre prende il telefono (solo allora noto il Rolex che ha al polso), va su instagram e apre la barra di ricerca.
Io digito il mio username, clicco sul mio profilo e schiaccio "segui".
Vieri nel frattempo sbircia le mie foto e dice «Carina»
Detto ciò, mette il suo telefono in tasca, si alza e, solo dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia, mi fa «Ci si vede». Prende il suo drink e si allontana.
Mentre lui va via, il mio telefono si illumina e leggo una notifica:
Instagram: @villabanks ha iniziato a seguirti.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro