Touch The Sky
Egli era lì, a pochi passi dalla sua amata, a fissare quel fagottino che lei teneva avvolta a sé.
La povera donna ricambiava con uno sguardo dolce e fiero, sebbene non riuscisse comunque a nascondere le sofferenze che ancora pativa dopo quella grande prova fisica a cui era stata sottoposta.
Quella piccola creaturina addormentata nelle sue braccia era sicuramente la cosa più tenera che Roger Taylor avesse mai avuto l'opportunità di vedere, seppure il volto non fosse ancora stato scoperto ai suoi occhi. Così, curioso e commosso, si avvicinò alla fidanzata per osservare meglio il pargolo, pur non dimenticandosi di Dominique: non l'aveva mai vista soffrire così tanto, e le faceva una gran pena, perciò lasciò un bacio sulla testa di quest'ultima. –Sei stata bravissima. Ti amo – disse alla ragazza, chiedendole infine di poter tenere il loro piccolo, nuovo arrivato.
Faticando un po', Dominique si sporse verso il batterista, riuscendo a scoccargli un bacio sulle labbra; osservò poi nuovamente il figlioletto che teneva stretto a sé. –Felix, ti presento Roger, tuo papà – gli riuscì a mormorare lei, e, sfinita, consegnò al biondo il bimbo avvolto in un asciugamano prima che le cortesi infermiere le venissero in aiuto.
È un bambino stupendo, pensò subito il batterista, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal visino angelico e sereno di suo figlio, così piccolo che egli avrebbe potuto mantenere anche solo con una mano.
Non solo il bimbo era bellissimo, ma anche tranquillo, proprio come la madre, rifletté Roger; Felix, con gli occhi chiusi e la boccuccia leggermente aperta, si faceva infatti cullare dolcemente dal papà prima di addormentarsi un'altra volta; iniziò a sognare il viso dolce della mamma, poi quello del papà, sentendosi fortunato di essere nato da un paio di genitori così affettuosi e amorevoli: com'è bella, la mamma! E papà sembra volermi davvero tanto bene. Non poteva capitarmi di meglio...
Un'infermiera invitò gentilmente Roger ad uscire, permettendogli di tenere ancora il bimbo; perciò, si avviò verso l'esterno, entrando in una camera di dimensioni più ridotte e vuota.
–Siamo solo io e te, adesso – sussurrò a Felix, baciandogli la piccola fronte.
Il batterista era al settimo cielo; aveva fortemente sperato che Dominique desse alla luce un maschietto, e quel desiderio si era avverato. Roger era ancora scettico dal fatto che potesse tenere tra le braccia il suo dolce e delicato angelo caduto dal cielo; non poteva fare a meno di notare quanto il figlio somigliasse infatti ad una creatura celeste, e ciò che più lo rendeva felice era che il piccolo apparteneva a lui.
Felix era speciale, perché era il frutto dell'amore tra lui e Dominique, ed era la fortuna più grande che a entrambi potesse essere mai capitata.
Iniziò a dubitare di se stesso. E se non fosse stato all'altezza, come genitore? Egli non era sicuramente la persona più cauta e diligente, e il più delle volte sapeva essere un tipo abbastanza distratto, spesso addirittura superficiale; Felix era un bimbo così adorabile e prezioso che meritava di avere un papà meraviglioso, premuroso, e che soprattutto gli volesse bene, di certo non un irresponsabile.
Roger rimase sbalordito: non aveva mai pensato che un essere così minuscolo sarebbe stato capace di farlo sentire inadeguato per la prima volta. Improvvisamente sentì di essersi fatto carico di un'enorme responsabilità: avrebbe dovuto prendersi cura del piccolo e proteggerlo in qualsiasi caso. Semmai gli fosse accaduto qualcosa, la colpa sarebbe stata sua, e non sarebbe mai riuscito a perdonarselo.
–Io ti proteggerò sempre. Capito? – sussurrò ancora una volta, vicino alle piccole orecchie del bimbo. –Ti assicuro che non ti succederà nulla, finché io sarò vicino a te – concluse, mentre una lacrima iniziò a rigargli il volto.
Le parole appena pronunciate venivano dal cuore, lo giurò. Rimase orgoglioso della promessa appena fatta, e avrebbe fatto di tutto perché si realizzasse, in qualunque occasione.
–Ti voglio un mondo di bene, mio caro Felix, e sono fiero di dirti che tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la mia vita – aggiunse Roger, sorridendo al bambino e sfiorandogli con un dito la guancetta candida e paffuta.
Egli, meravigliato, continuò ad ammirare il figlioletto, finché il piccolo non decise di svegliarsi per capire chi gli stesse parlando con così tanto amore. Era di nuovo il suo papà, che continuava a cullarlo beatamente tra le sue braccia!
Roger ebbe nel frattempo l'occasione di poter osservare meglio gli occhietti azzurri del piccolo Felix; ne rimase completamente ammirato, ricordandosi comunque le parole che sua madre, un'infermiera molto dotta, gli aveva rivelato da bambino, non appena il batterista ebbe avuto una sorella – "gran parte dei neonati nascono con gli occhi celesti o grigi, bisogna aspettare il primo anno di età perché i piccoli presentino il loro vero colore degli occhi" –, e sperò che quelle perle blu non mutassero la tinta dell'iride.
Per un istante gli occhi di Roger si incontrarono con quelli di Felix. Il piccolo, felice, scoprì le braccia dall'asciugamano, e una delle manine circondò in un attimo il dito del padre; il neonato borbottò qualcosa, poi sorrise, facendo ridacchiare il biondo, che non riuscì a trattenersi dal piangere di gioia, incapace di spiegarsi come fosse possibile che un essere così piccino e apparentemente impotente fosse riuscito a renderlo talmente vulnerabile. La spiegazione non tardò, tuttavia, ad arrivare: Felix era, insieme a Dominique, l'amore della sua vita, ciò che più gli era prezioso; non avrebbe mai rinunciato a lui, nemmeno per tutto l'oro esistente sulla faccia della Terra, perché quel bambino valeva molto di più.
–Non ti abbandonerò mai, piccolo. Te lo prometto – mormorò al bimbo, il quale aveva probabilmente sprecato tutte le energie che gli rimanevano, giacché si addormentò nuovamente tra le braccia del papà.
Osservare il suo bambino dormire in maniera beata vicino a sé era diventato ufficialmente il suo passatempo preferito, pensò Roger, finendo di asciugarsi le lacrime dal volto.
Un'altra giovane infermiera fece irruzione nella camera. –Signor Taylor, il bimbo dovrebbe essere allattato dalla mamma.
Roger alzò lo sguardo verso la donna e si incupì. Già me lo portano via?
Nonostante un momento prima si sentisse l'uomo più felice del pianeta, l'arrivo dell'infermiera lo aveva subito rattristato; sapeva che Felix avrebbe dovuto passare un po' di tempo a terminare gli ultimi controlli per poi essere trasferito al nido, lontano dal papà.
–Sì, capisco – disse il batterista, un po' affranto, e le donò con delicatezza il pargoletto.
–Non si preoccupi, non glielo ruberemo per sempre, glielo giuro – ella ridacchiò, prima di congedarsi e tornare dalla madre del neonato.
Roger ricambiò con un sorriso, e avvertì un tuffo al cuore: si sentì come se il suo figlioletto gli fosse stato tolto con forza per portarlo via da lui. Eppure niente di tutto ciò era accaduto. Tutto entrava nella normalità, e Felix sarebbe stato accudito alla stessa maniera di tutti i neonati, per cui non aveva nessun motivo di preoccuparsi.
Roger ammise quanto fosse stato strano, al contempo magnifico sentirsi padre per la prima volta; in tutta la sua vita non gli era mai capitato di provare tutta quell' apprensione per qualcuno. Qualcuno che, dové riconoscerlo, era per lui la cosa più importante.
Mentre guardava il figlio allontanarsi per poter essere nuovamente destinato alla sua tenera mamma, ripensò a quel sorrisetto sdentato che il pargolo gli aveva rivolto poco prima; era stato proprio quel gesto, così assurdo e magico– tale egli lo considerò, siccome poche volte capitava che un bimbo appena venuto al mondo fosse già capace di sorridere –, a farlo sentire speciale: Felix, infatti, gli voleva bene quanto egli ne volesse al figlio, non c'erano dubbi.
Ecco che Roger capì di aver visto in suo figlio la vera felicità, qualcosa che, come aveva riconosciuto egli stesso, non poteva essere comprato, ma si poteva trovare in ciò che di più comune esistesse al mondo, come un bambino.
Si sorprese come al piccolo calzasse a pennello quel nome che gli avevano donato, perfetto per un bimbo sereno e allegro come lui.
Roger non avrebbe mai potuto permettersi di vederlo triste, neanche per una volta, e avrebbe fatto di tutto, compreso l'impossibile, per rendere felice la gioia dei suoi occhi, farlo sorridere. Anche toccare il cielo, se fosse stato necessario.
Feliz miercoles a todos, e sopratuttto... TANTISSIMI AUGURI, ROG!
Non ho potuto non omaggiare anche il batterista con una storia, era il minimo che potessi fare e sono felice di aver avuto il tempo per dedicarmici.
Come si ha potuto constatare, è una storia brevissima, che ho scritto veramente all'ultimo momento. Pensavo però che fosse una buona idea immaginare le emozioni provate dal biondo alla nascita del suo primo figlio, nonostante sia una scena che molte volte troviamo in romanzi, film, serie TV – di cui non sono molto appassionata, però conosco bene l'episodio in cui Barney di How I Met Your Mother tiene in braccio il suo bebè - o addirittura cartoni, come il mio adorato Nemo.
Il titolo della storia è lo stesso della canzone meravigliosa che il nostro Rog scrisse nel '94. La trovo semplicemente magnifica *_*.
Il piccolo Felix Luther è stato davvero il primo pargolo di Mr Taylor; oltre alla foto in copertina ne aggiungo un'altra qui:
È tutto. Spero sia stato di vostro gradimento il piccolo racconto; torno a fangirlare davanti le foto del batterista.
Tanti baci :* !
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