34; Immersi nel bosco
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«Dunque... dobbiamo trovare un esemplare di selenite, la pietra di luna, che sicuramente trovandoci in zona vulcanica non sarà difficile da avvistare, e poi... un ceppo di valerianella. Qualche idea su come fare?» esordì Ji An, consultando per l'ennesima volta il foglio che era stato loro assegnato da Pil Mo, per poi alzare lo sguardo verso il suo compagno, che sembrava non averla nemmeno sentita, concentrato com'era sul proprio cellulare.
La ragazza decise quindi di intervenire, dandogli una lieve spinta alla spalla per attirare la sua attenzione, e ottenendo di tutta risposta uno sguardo fulminante, come se avesse appena risvegliato lo spirito regnante di una casa infestata. «Yah, mi stai ascoltando?! Metti via quel cellulare e bada a questo lavoro, per cortesia!».
«Che c'è? Non mi va, e poi non ci capisco niente di quella roba» sbraitò Ten, liquidando il tutto con un distratto gesto della mano e riportando subito dopo l'attenzione al telefono.
"Aish, compagno più fancazzista non poteva capitarmi..." sospirò Ji An, affranta, passandosi una mano in fronte. Non stava ricevendo le dovute attenzioni come sperava, e questo stava a significare solo una cosa.
«Va bene, ho capito, dovrò cavarmela da sola come al solito.» constatò infatti, stringendosi al petto il pugno del braccio buono. Anche questa volta avrebbe dovuto contare soltanto ed esclusivamente su se stessa e sulle proprie capacità, dal momento che Ten non sembrava nemmeno preoccupato alla prospettiva di prendere un voto basso, essendoci ormai abituato.
"Che rottura, però! Mi sono proprio stufata di capitare sempre con compagni di gruppo che non collaborano neanche sotto costrizione; questa situazione deve finire al più presto! Ho deciso, non appena questa giornata infernale finirà, andrò a parlarne con il prof Lee per chiedergli gentilmente di cambiare coppia! Resta però il fatto che almeno per oggi dovrò cercare di resistere con questo qui e di arrivare a fine giornata ancora viva e vegeta..."
L'importante ora era non separarsi per evitare di perdersi all'interno di quell'immenso parco naturale, tanto più che il cielo si stava anche annuvolando ogni minuto di più, senza promettere nulla di buono; indi per cui - molto tra virgolette - a Ji An sarebbe se non altro bastato che Ten non si allontanasse troppo da lei, anche se da una parte non ci contava nemmeno chissà quanto.
Tuttavia, anche se lei non poteva saperlo, la genia non era l'unica sfigata ad essere capitata con un fannullone di prima categoria: qualcun altro, infatti ad una certa distanza da lei, stava avendo il suo stesso problema, o forse - relativamente ai loro quozienti intellettivi sommati insieme - anche più grave.
«Senti, cocco, io purtroppo non sono un genio, perciò, se tu non mi dai una mano e non ti muovi, da sola non ce la posso fare!»
Si trattava nientemeno che della povera Eun Chan, la quale era finita in coppia con Jaehyun, che - esausto da tutti gli allenamenti extra di basket dell'ultimo periodo - si era stancato di camminare dopo neanche dieci minuti, cominciando ad ansimare su per le salite e i greppi del bosco e pregandola di rallentare un po' il passo per riuscire a starle dietro senza fiatone.
Eun Chan, dal canto suo, non sarà stata una cima a scuola, ma almeno avanzava spedita e di buona lena, e, pur non avendo mai fatto gli scout in vita sua, rusciva a farsi strada fra la fitta vegetazione destreggiandosi piuttosto bene, mentre quel goffo di Jaehyun non faceva altro che inciampare e cadere ogni tre per due, tanto da ritrovarsi con tutte le mani graffiate in meno di dieci minuti.
Agli occhi della ragazza, questa fu l'ennesima dimostrazione che chi giocava a basket a livello agonistico non sempre poteva permettersi di vantarsi della propria resistenza fisica quando si trattava di cimentarsi in ardui percorsi sui colli.
Jaehyun in quel momento ne era la prova perfetta, e la situazione sarebbe potuta soltanto peggiorare col passare dei minuti e delle ore.
Neanche a volerlo, difatti, ad un certo punto Eun Chan sentì un tonfo sordo provenire alle sue spalle, seguito da un urlo spaventato, che le fece quasi prendere un infarto.
Si voltò di centottanta gradi, e ciò che vide non fece altro che innervosirla ancora di più: il suo compagno di gruppo, a qualche metro di distanza da lei, si ritrovava ora a pancia all'aria come una balena spiaggiata, senza riuscire a rialzarsi, nonostante sembrava che si stesse sforzando con tutto se stesso.
«Sei proprio una schiappa, Jung Jaehyun! Ti farei una foto ridotto così solo per farla vedere al coach e farti espellere dalla squadra!» non si trattenne dall'urlargli Eun Chan, con le mani a mo' di coppa sulla bocca per far risuonare le sue parole in tutto il parco, anche se a quanto pare si erano imboscati un tantino troppo per riuscire ad essere sentiti da qualcuno nelle vicinanze - colpa di Eun Chan, che sosteneva che per trovare il loro esemplare di ametista avrebbero dovuto inoltrarsi nella fitta vegetazione.
«Eun Chan, aspetta, aiutami un attimo! Mi sono tutto aggrovigliato ad una radice!» gemette un Jaehyun tutto sofferente, allungando disperatamente un braccio verso di lei, ma Eun Chan parve restare irremovibile, scuotendo la testa.
«Spiacente, ma io non aiuto gli amici del nemico della mia amica, tsk!»
«Ti scongiuro, liberami da questa trappola!» continuò a pregarla il ragazzo, cominciando addirittura a piagnucolare, da grande fifone qual era sempre stato.
Fu allora che Eun Chan, troppo buona come al solito, cedette alla propria magnanimità e cominciò a muovere qualche passo indietro, poco prima di sentir provenire un altro suono potente... ma questa volta dal cielo. Era un tuono.
«Svelta, prima che venga a piovere!» la incitò Jaehyun, vedendola momentaneamente incantarsi a guardare il cielo da sotto la fitta trama di alberi, che però non lo era abbastanza dal poterli riparare completamente dall'imminente pioggia.
«Aish! Ha parlato Mr. Velocità in persona!» brontolò lei, avvicinandosi sempre di più al ragazzo intrappolato, e facendo per piegarsi alla sua altezza, se solo non fosse anch'ella inciampata in una prominente radice poco distante, cadendo direttamente sopra il corpo disteso di Jaehyun, che parve non reagire subito all'improvviso capitombolo di lei.
Ci fu, in quell'attimo, un intenso momento di sguardi.
Ad Eun Chan sembrava quasi di stare vivendo un film: il viso di Jaehyun a così pochi centimetri dal suo, il loro accidentale contatto di corpi, quella reciproca contemplazione che sembrava stesse durando ore, quando...
«BOOOOOOOOOOM!».
Il rombo di un altro potentissimo tuono risuonò poderoso nell'aria, facendo saltare per lo spavento entrambi. Jaehyun ben presto si ricompose, ma la stessa cosa non si poteva dire per Eun Chan, che pareva essere ancora incantata a fissare il volto del suo compagno, che era riuscito stranamente a catturare la sua attenzione.
"Non avevo mai notato... che Jaehyun avesse degli occhi così scuri e profondi, e così... attraenti." riflettè, mentre sentiva i propri ormoni mettersi di nuovo in moto dopo essere rimasti inerti per lungo tempo.
Tuttavia, com'era giusto che fosse, Jaehyun ben presto la fece ritornare alla realtà, scostandosi leggermente e scuotendole un braccio.
«Allora, hai intenzione di liberarmi o no?»
«S-sì, scusami, solo un attimo» farfugliò in risposta Eun Chan, dopo aver sussultato, spostandosi finalmente dal suo corpo e frugando nello zaino per cercare delle cesoie con cui tagliare una volta per tutte la trappola.
Ma, non appena si fu messa al lavoro a testa bassa, districando alla bell'e meglio i vari fili, Jaehyun intervenne prontamente con la domanda più inopportuna di sempre.
«Yah, è solo una mia impressione, o poco fa sei arrossita?»
Eun Chan deglutì senza guardarlo, assumendo subito un colorito rossastro. Se prima magari pensava di essere riuscita a mascherarlo bene, ora sicuramente non avrebbe potuto negarlo con certezza, anche se avrebbe comunque fatto di tutto pur di superare al più presto quel momento imbarazzante.
«A-arrossita, io?! No, no, ti stai sbagliando di grosso!» balbettò quindi, lo sguardo fisso alle radici che pian piano stava riuscendo a tagliare via.
«Eppure, c'è stato un attimo, prima, in cui ho pensato che... Park Eun Chan, per caso, tu...» stava per tornare all'attacco il ragazzo, ma Eun Chan lo interruppe prontamente, alzandosi in piedi con un sorriso, per poi riporre le cesoie nello zaino.
«Fatto! E ora che sei libero... SI CORREEEEE» urlò, e dopo mezza dozzina di secondi era già sparita tra le foglie.
«Yah, aspetta! Non mi hai fatto finire di parlare!» brontolò Jaehyun, ad una decina di metri di distanza, pronto a recuperare la lontananza con ampie falcate che lo avrebbero sicuramente stancato ancor più del dovuto.
«Non abbiamo nessun ombrello, e ben presto arriverà un vero e proprio acquazzone, quindi muoviti se non vuoi inzupparti!» gridò ancora Eun Chan, facendogli cenno di seguirla e cominciando ad avviarsi - come se stesse veramente sapendo dove stava andando - senza aspettare la reazione confusa del compagno.
Dopo aver corso per un tempo indefinito in mezzo alla natura frastagliata, anche se i due non erano ancora troppo bagnati, Eun Chan si imbattè in una sottospecie di grande roccia con un'apertura abbastanza larga da potervi riuscire a entrare, ed invitò Jaehyun ad accamparsi lì per il momento, anche se all'interno di essa non si vedeva praticamente nulla.
«Mettiamoci al riparo, presto!»
"Sarà anche come fare un salto nel vuoto, ma meglio di niente." pensò lei, facendo spallucce.
«Io lì non ci entro!». Jaehyun si rifiutò subito, timoroso.
Anche se voleva mostrarsi l'uomo della situazione, la verità era che aveva paura degli animali selvatici, oltre che del buio e di quella strana atmosfera, quindi avrebbe preferito di gran lunga inzupparsi i vestiti, pur di evitare di entrarvi.
Eun Chan soffocò una risatina. Stava scoprendo troppe cose scomode su di lui quel pomeriggio, e non si aspettava minimamente che, oltre a battere così tanto la fiscca, fosse anche un fifone di prima categoria.
Lei invece non aveva paura, e, dopo aver mosso un passo all'interno di quel misterioso antro, si voltò di nuovo verso il compagno, incitandolo con una mano. «Oh, avanti, vieni, che sarà mai! È solo una grott-».
Peccato per lei, che, però, dando le spalle all'entrata, dopo aver un passo indietro nel buio, inciampò su qualcosa che fece uno strano rumore, e finì col cadere non si sa dove, emettendo un potentissimo urlo che rimbombò per tutta la caverna, come se stesse precipitando in fondo ad un abisso.
«AAAAAAAAAAAAHHHHHHH!»
Fu come fare un salto nel vuoto, appunto. Neanche ad averlo pensato di proposito.
Eun Chan si sentì infatti ruzzolare di qualche metro in giù, sempre più terrorizzata, e quando battè - fortunatamente - il sedere a terra, il cuore cominciò a batterle all'impazzata dalla paura, dato che non vedeva nulla e si stava già riempendo le narici di quel tipico odore umido da grotta che non le garbava affatto.
«Santo cielo, Eun Chan!» la chiamò Jaehyun dall'alto, impanicato almeno tanto quanto lei, ma non udì nessuna risposta.
«Park Eun Chan! Ci sei?! Riesci a sentirmi?!» ritentò quindi, sporgendosi verso l'interno della caverna con il cuore in gola, stando sempre ben attento a mantenere una sufficiente distanza di sicurezza.
Era un antro completamente buio, e, dall'alto, non riusciva a vedere assolutamente niente al di là del proprio naso, il che gli faceva pensare molte brutte cose.
«Aiutami, sono intrappolata! Chiama i soccorsi!» gemette Eun Chan dal basso, con una voce colma di terrore, che pareva provenire da più di quattro metri di profondità. Anche la ragazza vedeva soltanto nero, le faceva male tutto e, dopo la botta ricevuta, riusciva a malapena a muoversi.
Fu allora che Jaehyun, con le dita che gli tremavano dall'ansia, fece l'unica cosa che sarebbe stato in grado di tranquillizzarlo almeno un po': estrasse il cellulare dallo zaino e compose il numero del suo amico genio, pregando tutti i santi affinché rispondesse subitissimo.
Nel frattempo, inoltratisi in tutt'altra parte di bosco, anche Yuta e Taeyong ebbero la spiacevole sorpresa di ritrovarsi sotto la pioggia battente all'improvviso.
«Cazzo, piove!» imprecò l'omino rosa, sentendosi già la fronte bagnata.
Lui e il suo compagno di sguardi carichi di tensione nemica erano ancora in alto mare con la loro ricerca, e, se ora ci si metteva pure la pioggia, molto probabilmente non avrebbero terminato in tempo.
Mentre cercavano un riparo, Taeyong sentì squillare il proprio cellulare dalla tasca dei pantaloni, e si affrettò ad estrarlo. «E adesso ci mancava pure quell'idiota di Jaehyun, che palle!» sbraitò, poco prima di accettare la chiamata e di portarsi il telefonino all'orecchio. «Che c'è?!» sputò poi, tutto scocciato.
«Taeyong-ah, è s-successa una cosa davvero t-terribile!».
Certamente, sentir piagnucolare un Jaehyun tutto balbettante dall'altro capo era proprio l'ultima cosa al mondo che gli sarebbe servita in quel momento.
«Più terribile di questo improvviso acquazzone che mi sta rovinando tutti i capelli non c'è niente!» gridò infatti Taeyong, passandosi una mano tra la chioma umida, mentre Yuta alzava gli occhi al cielo, senza sapere più che cosa pensare di uno come lui.
«P-Park E-Eun C-Chan... è... è c-caduta dentro a una grotta!» trovò la forza di dirgli Jaehyun, mentre se ne stava tutto sporto in avanti a pancia in giù verso l'apertura per assicurarsi che la compagna fosse ancora viva, anche se non la vedeva.
Taeyong lì per lì pensò che il suo scagnozzo fosse particolarmente in vena di scherzi, e si affrettò a redarguirlo dall'assumere un simile comportamento con lui. «Che stronzata è mai questa?!»
«È la verità, lo giuro!» annuì Jaehyun, con le lacrime agli occhi.
«Park Eun Chan caduta dentro a una grotta? Come cazzo è possibile?!» gli fece allora il verso Taeyong, e questa sua esclamazione allarmò Yuta - che fino a poco prima se ne stava a farsi i fatti suoi - più del dovuto.
«Cosa avete fatto alla mia socia?!» non perse quindi tempo per inveire contro la merda rosa, prendendolo per il colletto della maglia bagnata.
«E che vuoi che ne sappia io?!» grugnì Taeyong in tutta risposta, togliendoselo di dosso con una manata, appena in tempo per sentire Jaehyun invocare aiuto.
«Venite qui, presto! Non so proprio come diamine tirarla fuori!»
«Come diamine pensi che possa aiutarti, io, eh?!» esclamò il ragazzo genio, agitando un braccio con enfasi, come se il suo scagnozzo potesse vederlo.
«Sei un genio o no?!» sbottò Jaehyun, che non sarebbe stato capace di mantenere il suo solito timore reverenziale verso Taeyong ancora per molto.
Intanto Yuta continuava a lanciare al genio temibili sguardi di ghiaccio, da sotto le sopracciglia corrugate. «Gggr! Fa tutto parte di un tuo qualche piano, eh?! Brutto bastardo che non sei altro, lo sapevo che avevi in mente qualcosa!»
«Yah! Vedi un po' di calmarti, giappominkia, io non c'entro proprio niente! E non è colpa mia se la tua amichetta cammina col naso per aria!» si giustificò Taeyong, usando tutta la sua fantasia per affibbiare a Yuta un nomignolo più che sprezzante, e lasciando per un momento da parte Jaehyun, il quale però non esitò ad incitarli a raggiungerlo.
«Taeyong-ah, muovetevi!»
«Aish! Mandami le coordinate, arriviamo subito!» sbuffò l'omino rosa, secco, per poi chiudere la chiamata.
«Devo avvisare Ji An!» biascicò allora Yuta, agitato, facendo per telefonarle, quando Taeyong lo bloccò prendendolo per un braccio.
«No, fermo! Ji An in questo momento si trova con Ten, e non possiamo spargere troppo la voce, o se Pil Mo viene a scoprire che siamo tutti quanti coinvolti, finiremo nei guai!»
Yuta lo guardò con un sopracciglio alzato. Dai discorsi che faceva e da come si comportava, c'era davvero qualcosa di strano in lui, oggi. Il problema era che non riusciva proprio a capire che cosa.
«Che c'è, cerchi di difenderla? E poi è mia amica ed è un genio anche lei, tra l'altro molto più in gamba di te, quindi scommetto che troverà subito una soluzione!»
«E sia! Dovrò di nuovo collaborare con la mia nemica numero uno...» sospirò Taeyong, rassegnato. Anche quella volta fino all'ultimo aveva sperato di poter primeggiare, ma effettivamente, ora che ci pensava, l'unico senso che avrebbe potuto avere il fatto di salvare l'amichetta di Ji An da solo, era quello di poterglielo rinfacciare a vita, e nient'altro.
Molto meglio invece poter vedere con i suoi occhi cosa sarebbe stata capace di fare la mummia in una situazione del genere, dato che sicuramente si sarebbe presto presa un enorme spavento.
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Giunta presso il luogo della disgrazia dopo aver corso senza tregua con il braccio ingessato che le ballava a destra e a manca, pervasa da un irrequieto stato di agitazione, quando gli altri le indicarono la grotta, Ji An si affacciò subito sull'orlo, sporgendosi mentre faceva forza sulla mano buona, per quanto riuscisse.
«Eun Chan-ah! Tutto bene?!»
«Compare! Sono intrappolata qui in fondo senza neanche sapere dove, ma sono viva!» si sentì rispondere Ji An, la quale esalò un sospiro di sollievo, che però fu solo momentaneo.
Era proprio una situazione terribile, e Ji An avrebbe fatto di tutto pur di salvare la sua amica in pericolo.
«Questa proprio non ci voleva!» sospirò Yuta, affranto, consolando la sua amica, mentre Taeyong e Jaehyun se ne stavano in disparte, il primo non interessato granché alla faccenda, e il secondo - con un po' più di cuore - cercando di contenere i tremori dovuti all'agitazione.
La vittima in questione era quella scemotta di Park Eun Chan, certo, però si trattava pur sempre di una povera ragazza che non aveva fatto nulla di male per meritarsi questo.
«Come facciamo a tirarla fuori senza neanche sapere dov'è di preciso? Non possiamo mica vedere attraverso tutte quelle rocce!» esclamò di nuovo Yuta, con un evidente tono di disperazione nella voce.
Proprio in quell'istante, il cielo emise un sonoro tuono, che fece tremare tutto.
E, nello stesso attimo, Ji An fu investita dall'ormai familiarissimo colpo di genio, buttando la testa in avanti e risollevandola subito dopo con un'espressione sicurissima di sé.
«... io invece credo proprio di sì!»
Yuta e Jaehyun si guardarono l'un l'altro stupiti, per poi far convergere gli sguardi su un Taeyong a braccia conserte piuttosto confuso, che, a quanto pare, ci aveva capito tanto quanto loro.
«Allora, cosa dice l'oracolo di Delfi?!» sbraitò quindi, stizzito.
Ji An non ci pensò due volte a rispondere, ed emise il suo verdetto finale.
«Ho bisogno dell'MFE. Qui. Ora.»
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