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23; Il clone





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«Oh Ji An? Sei tu?»

Una giovane voce maschile ormai familiare riscosse Ji An dai suoi pensieri - o meglio, dalle sue riflessioni sulla vita - per la seconda volta nel giro di mezz'ora, facendola sussultare.

«Omo! Taeil?» esclamò, quando ebbe finalmente identificato il ragazzo che la stava salutando con un sorriso a qualche metro di distanza. Ji An notò subito indossava una fascia ai capelli - come quando lo aveva conosciuto prima del provino - che lo faceva sembrare ancora più carino, e, in un secondo momento, si accorse anche che, oltre allo zaino di scuola, portava anche una chitarra a tracolla.

Lui nel frattempo le si avvicinò, facendola sciogliere con un altro dei suoi sorrisi bellissimi.

«Che ci fai in giro da queste parti, da sola?» le chiese, guardandosi intorno.

«Oh, io... beh, sono venuta a... a fare la spesa, sì! E tu?» gli buttò li Ji An, con un'espressione di finto compiacimento stampata in faccia, dopo aver adocchiato un Taeyong ancora in fila al distributore che si trovava ad una decina di metri di distanza da lei.

«Sto andando a lezione di chitarra, proprio qui vicino!» le rispose lui con allegria, indicandole con un braccio un edificio proprio lì accanto.

«Ah... interessante!» annuì lei, che in realtà stava guardando affascinata il suo viso mozzafiato piuttosto che la direzione indicata da Taeil; quest'ultimo infatti se ne accorse pochi attimi dopo, mettendosi a ridere sommessamente.

«Oddio, scusami tanto, i-io...» provò a discolparsi Ji An per la sua azione involontaria, arrossendo, ma venendo subito interrotta dalla rude voce di qualcuno alle sue spalle.

«Yah! Tienimi un attimo queste qui» grugnì Taeyong, porgendole due lattine di Coca Cola in mano, per poi sfilarsi lo zaino da una spalla e aprire la zip anteriore.

Ji An sbuffò. Per un attimo si era dimenticata dell'esistenza di quel coso. Dopodiché sollevò un sopracciglio, squadrandolo per benino mentre teneva le due lattine gelide in mano. Aveva davvero preso una Coca anche per lei?

"Oggi si sta comportando in modo strano, troppo strano per i miei gusti... c'è qualcosa sotto, e devo scoprire cos'è." pensò subito dopo, ma, proprio mentre faceva per aprirne una, per di più con grande fatica, viste le sue condizioni del braccio, Taeyong se le riprese di colpo entrambe, mettendone una nello zaino.

«Yah! La mia Coca!» brontolò lei, aggrottando le sopracciglia e rimangiandosi tutti i suoi pensieri di poco prima.

«Chi ti ha detto che era per te? Le bevo io, tutte e due!» tagliò corto Taeyong, affrettandosi ad aprire quell'altra, per poi portarsela alle labbra e cominciare a bere con avidità.

«Tsk... ora ha tutto più senso» borbottò allora Ji An, scuotendo la testa.

Era rimasto il solito Taeyong brusco e sfacciato di sempre, ed era stato anche solo ridicolo pensare che potesse essere cambiato da così a così in una sola serata. In un certo senso però poteva dire di sentirsi sollevata nell'averlo appurato.

«Ji An, sei hai sete non dimenticarti che io ho sempre con me dell'acqua!» intervenne ad un tratto Taeil, indicandosi il proprio zaino con l'ennesimo sorriso.

«E tu chi saresti, un artista di strada?!» lo apostrofò rudemente l'omino rosa, squadrandolo con aria di superiorità.

«Yah! Che modi sono?!» lo rimbeccò Ji An, non dando nemmeno il tempo a Taeil di reagire, spaesato com'era da tutto ciò.

«Devi scusarlo, ma questo qui fa sempre così... sai, in realtà è una sottospecie di sociopatico» sussurrò poi Ji An a Taeil da vicino, peggiorando ancor di più la situazione per Taeyong, il quale decise di interporsi fra i due con un portamento degno di uno scaricatore di porto.

«Yah, mummia! Sociopatica sarai te, che non ti adatteresti minimamente a questo mondo nemmeno se ti clonassero per mille volte!» la riprese poi, fulminandola con quel suo intenso sguardo che metteva i brividi a chiunque lo guardasse, anche se su Ji An non sortì esattamente l'effetto sperato.

La ragazza infatti si piegò di colpo in avanti, sentendo che nel suo cervello stava avvenendo quell'ormai abituale processo di vuoto e pesantezza mentale, che sarebbe stato poi inevitabilmente seguito dall'immancabile colpo di genio.

"Un clone... un clone, ma certo! Era così semplice, come ho fatto a non pensarci prima?!" riflettè, sgranando gli occhi al massimo per fare così compagnia a Taeil e Taeyong, che erano in quello stato ad osservarla già da alcuni secondi.

«Ehi, tutto okay?» le chiese poco dopo Taeil, posandole preoccupato una mano sulla spalla. Ma Ji An non gli stava già più prestando attenzione, concentrata com'era a far capire a quel dannato omino rosa che ora avrebbe saputo come risolvere la situazione in quattro e quattr'otto, potendo così riprendere possesso del suo amato cellulare. O meglio, sull'ultimo punto non era proprio così sicura, ma sarebbe valsa la pena di tentare.

«Andiamo da Eun Chan, ho la soluzione!» esclamò quindi rivolta a Taeyong, non dopo aver salutato a malincuore Taeil; poi prese il suo acerrimo nemico per una manica, e lo trascinò dall'altra parte della strada in un attraversamento a dir poco suicida, ricevendo decine di clacsonate provenienti dalle automobili che si erano ritrovate quei due strani ragazzi di colpo davanti a sé in strada.

«Yah! Avrei potuto essere seriamente investito!» proruppe Taeyong, una volta ritrovatosi sano e salvo sul marciapiede opposto, mentre Ji An continuava a correre come una forsennata.

«Bene, a chiunque mi faccia il grosso piacere di investirti, regalerò senza rimpianti tutto il mio portafoglio!» gli urlò in risposta, reggendosi il braccio ingessato con quello buono per non farlo sballottolare più del dovuto, dal momento che la fasciatura in quei giorni si era ovviamente allentata sempre di più.

«L'assicurazione di un mio dito vale già più di 100.000 won» la provocò lui, con la sua solita aria da superiore.

«Certo, come no! E da quando in qua avresti un'assicurazione?!» lo derise lei, roteando gli occhi al cielo, senza sapere se ridere per non piangere o semplicemente lasciar perdere.

Del resto, quella non sarebbe stata comunque una situazione in cui lasciarsi trascinare in chiacchiere inutili, dal momento che, con l'idea geniale che Ji An aveva appena avuto, avrebbero potuto risolvere molte cose prima di quanto pensassero.


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«Compare! Che cosa ti porta qui a quest'ora?» fu la benevola accoglienza di una Eun Chan in pigiama in piedi davanti al proprio portone di casa, accoglienza che tuttavia si tramutò in una smorfia di disgusto non appena scorse dietro la sua amica una figura alquanto sgradita.

«Yah! Che cosa ci fai tu qui, coso rosa?!» lo indicò subito dopo con fare accusatorio, mettendosi sulla difensiva.

«Calma, calma... per ora siamo in pausa col nostro odio reciproco a causa di un problema ben più grave. Ma ancora per poco, vedrai.» la rassicurò Ji An, lanciando poi un'occhiata glaciale a Taeyong, che evitò abilmente il suo sguardo, fingendosi invece interessato al magnifico giardino di casa Park.

«Quindi dovremmo andare... insomma, nel-» iniziò Eun Chan, venendo subito interrotta dall'amica.

«Nel ripostiglio, sì» annuì saggiamente Ji An, che non stava già più nella pelle per poter far vedere a quell'omino rosa che col suo colpo di genio sarebbe riuscita a risolvere anche da sola una situazione alquanto grave.

Quel nuovo trio innaturale si recò dunque nel ripostiglio di casa Park, dopodiché Ji An chiese a malincuore Eun Chan di lasciarli soli, e procedette nello spiegare dettagliatamente a Taeyong la soluzione che le era venuta in mente per risolvere la situazione di incalzante pressione in cui Mark li aveva messi.

Inutile dire che Taeyong si sentiva terribilmente a disagio a stare lì, ma d'altronde non si poteva fare altrimenti. La casa di Eun Chan era l'unico posto sicuro che Ji An conosceva in cui avrebbero potuto discutere delle loro cose da geni, e metterle in atto senza il pericolo che qualcuno li vedesse o li ascoltasse di nascosto.

«... e così ho pensato di poter creare un clone!» concluse la ragazza, alzando un dito risoluta.

«Cosa cazz-» non fece in tempo a replicare Taeyong sbigottito, ad occhi spalancati, che Ji An continuò imperterrita con la sua idea.

«Sì, hai sentito bene. Cloniamo Mark e facciamo fare a questo clone temporaneo qualcosa per cui Mark verrà gravemente punito, così, una volta riscattatosi, al vero Mark passerà la voglia di andare a dire in giro cose che potrebbero ulteriormente compromettere la sua sanità fisica e mentale» gli spiegò Ji An, considerando quella l'idea più geniale che avesse mai avuto fino a quel momento.

Ma ci pensò subito l'espressione schizzinosa di Taeyong assieme a quella sua faccia schifata a smontare quelle sue ingenue aspettative.

«Quanti paroloni, mamma mia! E poi credi che riusciremo a clonare un individuo simile così facilmente?»

In realtà sì, sarebbe stato facile, ma Taeyong non avrebbe mai voluto ammetterlo, per il semplice fatto che, così facendo, sarebbe stato come a complimentare la sua acerrima nemica, cosa che non aveva la minima intenzione di fare.

«Sbaglio o è un tuo scagnozzo? Trova un pretesto per strappargli un capello e il gioco è fatto! So già alla perfezione il procedimento esatto da seguire, e lo farò proprio qui» affermò con ovvietà Ji An, annuendo con la faccia di una che la sa lunga.

«Non sarà facile, ma se dobbiamo fare per forza così per salvarci le chiappe, allora...» mormorò Taeyong, facendo il misterioso, mentre Ji An era già pronta a rivelargli il suo piano per filo e per segno.

«Una volta ottenuto un capello di Mark, creeremo questo clone telecomandato e gli faremo rovinare in qualche modo la macchina di Pil Mo, ma rendendo le sue mosse ben evidenti, di modo che venga ripreso dalle telecamere di sorveglianza del parcheggio e che venga punito. Dopodiché ci sbarazzeremo subito del clone, aspettando la reazione del vero Mark a tutto ciò, che non potrà che rivalutare le nostre capacità e smettere di romperci le palle su questa delicata questione dei geni» gli spiegò, camminando instancabilmente avanti e indietro per tutto il ripostiglio con una mano sotto al mento, mentre Taeyong la fissava stranito in piedi a braccia conserte, non sapendo se acconsentire e darle la soddisfazione di aver ragione oppure negare tutto per far vedere che lui avrebbe avuto un'idea migliore.

Ma la seconda alternativa non sarebbe stata comunque applicabile, dal momento che il colpo di genio del ragazzo tardava ad arrivare, quindi Taeyong si vide costretto ad optare per la prima opzione.

«Lo farò solo per sbarazzarmi di quella palla al piede di Mark. Dopodiché, sappi che tornerò a tartassarti più temerario che mai» le fece presente Taeyong, puntando due dita in direzione degli occhi di Ji An, la quale sbuffò sonoramente, non riuscendo a trattenersi dal ridere.

«Lo stesso vale per me, cosa pensavi? Che dopo questa collaborazione saremmo usciti insieme a prenderci caffé e pasticcini?» commentò poi con sarcasmo, non vedendo l'ora di finirla con questo problema, per poi potersi interamente dedicarsi ad avere la sua vera vendetta sull'omino rosa, che sarebbe stata assai peggio di un semplice mazzo di fiori in testa al posto dei capelli.

Ma a ciò ci avrebbe pensato a tempo debito, dal momento che ora non era quella la priorità.

«Tsk, che schifo!» commentò Taeyong, girando la testa di lato con un'espressione digustata, dopodiché Ji An parlò di nuovo, riprendendo il discorso serio, più autoritaria che mai.

«Un capello di Mark è tutto quello che ci serve. Ricordatelo bene.» sentenziò, con audacia.

In realtà, però, non riusciva ancora a capire il motivo per cui avrebbe aiutato quella merdina malefica di Taeyong, a parte per riavere il proprio cellulare, dopo tutto quello che lui le aveva fatto passare; anche se, teoricamente, adesso Mark sarebbe stato un potenziale pericolo anche per lei.

L'essenziale, in ogni caso, era darsi da fare il più rapidamente possibile, anche perché quanto prima facevano capire a Mark che sarebbe stato in pericolo a mettersi contro di loro, tanto meglio era per tutti.


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Il giorno dopo...

«Silenzio, beduini del deserto! Ascoltatemi, per una buona volta! Vi devo fare un annuncio importante!» esordì Lee Pil Mo una volta entrato in classe, sbattendo alcuni libri sulla cattedra per ottenere il tanto agognato silenzio.

«Niente più verifiche a sorpresa?» ipotizzò ingenuamente Doyoung, guardandosi intorno per cercare un'approvazione che però nessuno gli diede.

«Ssssh! Così potresti peggiorare le cose, scemo!» lo rimproverò infatti Ten da dietro, dandogli una pacca sulla schiena che lo fece sussultare non poco.

«Se state zitti per una buona volta, forse ce la facciamo!» brontolò Yuta, atteggiandosi inaspettatamente da pacificatore della situazione.

«Allora, beduini del deserto! In pochi attimi dovrebbe fare il suo ingresso il segretario Song, che ancora però non vedo, per consegnarvi dei fogli da firmare molto importanti» riprese Pil Mo, passando in rassegna con gli occhi i suoi alunni uno ad uno.

«Sarà da qualche parte davanti a uno specchio a complimentarsi!» scherzò Eun Chan sottovoce, dando una gomitata a Yuta, che però quel mattino non era in vena di battute. Continuava anzi a pensare alla discussione al telefono con Ji An e Taeyong avvenuta il giorno precedente, cosa che lo aveva insospettito parecchio e su cui avrebbe chiesto quanto prima ulteriori informazioni alla diretta interessata.

«Beh, segretario Song o no, intanto io vi darò comunque alcune informazioni basilari da sapere» continuò il prof, assumendo un'aria da persona importante. «La nostra classe andrà in gita per due giorni a Jeju Island assieme ad un'altra classe dell'ultimo anno

«Oh yeah!» esclamarono alcuni studenti, tutti contenti di interrompere per un po' la loro noiosissima routine quotidiana per andare in gita.

«Yeah un fico secco, mica andiamo per divertirci! Anzi, vedete di stare bene attenti, perché non sarà una gita qualunque. Sarà infatti finalizzata a prelevare alcuni campioni di rare piante e di minerali da analizzare i giorni successivi in laboratorio, prova che dovrete svolgere a coppie e su cui metterò il voto.» precisò Pil Mo, calmando già l'eccessiva euforia di alcuni come Ten che credevano che sarebbero andati a Jeju soltanto per cazzeggiare beatamente.

Tuttavia, in generale, quasi tutti erano sollevati o contenti che ci sarebbe stata la gita, indipendentemente dal fatto che fosse stata faticosa o meno; e fra questi non potevano mancare Ji An e Taeyong, i quali si lanciarono sguardi ben poco raccomandabili a qualche metro di distanza, perché, si sa, una volta risolta la faccenda con Mark, finalmente avrebbero potuto tornare a bersagliarsi come sempre.

"Vedrai, questa volta te la farò veramente pagare..." fu il loro pensiero all'unisono, poco prima che il segretario Song si esibisse nella sua entrata da vip in classe, facendo voltare tutti gli studenti verso di lui e consegnando ad ognuno di loro i fogli dell'autorizzazione, sui quali era scritta una cosa che nessuno si aspettava: la fatidica gita avrebbe avuto luogo esattamente il lunedì successivo.

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