17; Le audizioni
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«Aish, sto invecchiando qui! Alla faccia del fare esibizioni della durata di 2-3 minuti! Qualcuno ci ha messo le radici, là dentro!» brontolò Ji An, passandosi una mano sulla fronte sudata.
Erano passate tre ore da quando la ragazza si trovava in fila, infatti erano già le 13.
Yuta ed Eun Chan erano tornati a casa a mangiare, mentre fuori dal teatro ancora la fila non era stata smaltita come Ji An si aspettava, dal momento che mancavano ancora una ventina di persone davanti a lei.
Pochi minuti dopo, la ragazza, il cui stomaco aveva cominciato a brontolare, tirò finalmente fuori il contenitore di plastica e mangiò in piedi come i barboni quei buonissimi tteokbokki piccanti cucinati da Yuki, riprendendosi un po'.
Peccato solo che non aveva portato l'acqua.
«Aish, che arsura! Sto morendo di sete» si lamentò a pasto finito, cercando di schermare i potenti raggi di sole di fine estate dalla sua faccia.
Visto il tempaccio dei giorni precedenti, non si sarebbe mai immaginata di soffrire così tanto il caldo in quei giorni... anzi, proprio quel giorno, che avrebbe dovuto passare ad aspettare. Aspettare e invecchiare lì.
«Ehi, ne vuoi un po'?» parlò ad un tratto una voce dietro Ji An, la quale si girò di centottanta gradi, notando un ragazzo con una fascia ai capelli e con la chitarra a tracolla, in fila proprio dietro di lei.
Teneva in mano una bottiglietta d'acqua ancora da aprire, e a Ji An si illuminarono gli occhi.
«Oh, grazie mille...» farfugliò, accettando l'offerta senza farselo ripetere due volte, e scolandosi in un batter d'occhio mezza bottiglietta.
Quando poi però se ne rese conto venne sopraffatta dai sensi di colpa, e abbassò lo sguardo imbarazzata.
«Bevila pure tutta, tranquilla... tanto ne ho qui altre due» la rassicurò il ragazzo, mostrandole i suoi rifornimenti all'interno di una borsa.
Lui sì che era stato previdente... a differenza di qualcun altro.
Ji An allora finì tutta la bottiglietta, sotto lo sguardo divertito del ragazzo, ed infine lo rigraziò.
«Ah... non avevo mai desiderato così tanta acqua come in questo momento. Che sollievo... grazie»
«Figurati, è stato un piacere» le sorrise il ragazzo, accompagnando le sue parole con un gesto della mano.
Vedendo che Ji An di tutta risposta continuava a sorridergli imbarazzata, il ragazzo si affrettò a porgerle un'altra bottiglia.
«Tieni, non si sa mai, ahaha. Comunque io sono Taeil, Moon Taeil, del terzo anno. Piacere»
Ji An, mentre gli stringeva la mano sorridendogli, dopo aver riposto nella borsa la bottiglietta, lo osservò meglio: capelli castani col ciuffo tirato indietro da una fascia rossa e blu, occhi enormi, naso leggermente schiacciato, bocca piuttosto carnosa e un'espressione così pura ed innocente come non ne vedeva da anni... sì, non poteva negare che fosse molto carino.
«Oh Ji An, anch'io del terzo anno... piacere. Ora che ci penso, però, non ti ho mai visto in giro» si presentò lei, pensando ad alta voce come al solito.
«Più che normale, sai... la scuola è molto grande, e con tutta la gente che c'è è difficile ricordarsi ogni singola faccia» la rassicurò Taeil.
«Ahahahah, beh, in ogni caso, non appena ti vedo in giro, ti devo due bottiglie d'acqua» scherzò Ji An, imbarazzata.
«Tranquilla! Comunque cosa porti per il provino?»
La ragazza sentì un tuffo al cuore. Cosa avrebbe dovuto rispondergli, "Siccome sono un genio, suonerò il pianoforte usando un bracciologramma"? Decisamente no.
«Eh? Oh... ehm...»
Ji An si sforzò di pensare. Agli occhi di Taeil lei ora aveva un braccio ingessato, per cui sarebbe stato più che rischioso dirgli che avrebbe suonato il pianoforte.
"Meglio buttarla sul canto, sì... tanto con tutte le probabilità non vedrà il mio provino" pensò, convinta.
«Ehm... canterò... canterò "Hello" di Adele, sì!» rispose dopo aver temporeggiato un po', sparando la prima canzone che le era passata per la testa.
«Wow, ammirevole!» constatò Taeil, sgranando gli occhi.
«E... tu invece cosa farai?» si affrettò a cambiare argomento lei.
«Suono e canto "Thinking Out Loud" di Ed Sheeran... mesi e mesi di dura pratica!»
«Ah, interessante!» esclamò Ji An, sorridendogli.
I due continuarono a parlare di musica per un altro po' e, quando mancavano all'incirca sei persone prima di Ji An, quest'ultima vide uscire in lontananza dalla palestra delle figure familiari in tenuta da basket, capeggiate da Lee Jongsuk, il loro coach.
«Avete esattamente quindici minuti per mangiare, dopodiché si ricomincia! Non un minuto di più!» sentì urlare da Jongsuk, mentre i membri della squadra si sparpagliavano già in direzione dei primi bar fuori dalla scuola che capitavano loro sotto il naso, essendo la mensa scolastica categoricamente chiusa.
Passando vicino alla fila chilometrica di studenti in attesa di fare i provini, Jaehyun adocchiò nella mischia quella che sembrava proprio essere Oh Ji An, e diede subito una gomitata a Taeyong per farglielo notare.
«Tsk, chissà in che cosa si esibirà quell'impedita di prima categoria. Non è buona a nulla se non ad avere lampi di genio» borbottò Taeyong irritato, mentre continuava a camminare tenendola d'occhio.
«Ho sentito dire che va a lezione di pianoforte... magari suonerà quello» mormorò Jaehyun, che non aveva poi così tanta memoria a breve termine come diceva di avere.
«Pfft, non dire cazzate! Con quel braccio monco che si ritrova?!» gli rise in faccia Taeyong.
«Allora magari canterà!» azzardò nuovamente Jaehyun, provocando ulteriori risate da parte del suo capo.
«Seeeh, ha una voce che manco un'anatra morente! Potrebbe seriamente danneggiare l'apparato uditivo di mezza scuola!»
Jaehyun si astenne dal commentare, restando in silenzio e continuando ad osservarla da lontano.
Sembrava parecchio nervosa, a giudicare dai suoi piedi che non stavano fermi un attimo, battendo in continuazione a terra. Ma allo stesso tempo non faceva che sorridere, il che all'omino bianco sembrava piuttosto sospetto.
«Vai a scoprire che vuol fare.» gli ordinò all'improvviso Taeyong, spingendolo in avanti con una mano.
«Eh? Ma perché ti interessa così tanto?» domandò Jaehyun, confuso.
«Zitto e va', svelto!» tagliò corto Taeyong, con un'espressione minacciosa.
"È troppo sorridente e allegra per i miei gusti, e la cosa non mi piace per niente, proprio per niente... Se è vero che suona il pianoforte, starà sicuramente tramando qualcosa." riflettè poi, mentre osservava Jaehyun che si avviava verso l'entrata del teatro.
Così, mentre Taeyong era andato a prendere qualcosa al primo street food fuori dalla scuola che aveva trovato, Jaehyun stava già girando in maniera circospetta attorno all'area in cui si trovava Ji An, immediatamente prima dell'entrata.
Vide che la porta principale di ingresso era aperta, e mentre dentro c'era chi si esibiva, venivano anche fatti entrare dietro le quinte altri due ragazzi a prepararsi.
Una di queste era proprio Ji An, che ora si stava apprestando ad entrare per appoggiare la borsa, tirare fuori l'invenzione di nascosto e prepararsi a suonare.
Jaehyun, dopo aver bruscamente superato tutta la fila di gente e aver ricevuto aspre critiche - pur avendo detto che si trattava di un'emergenza - si infiltrò anch'egli nella porta che portava a dietro le quinte, per spiare Ji An.
Nascosto dietro una tenda, vide che la ragazza si era messa una strana cosa al braccio e aveva premuto un pulsante.
Un attimo dopo, un braccio nuovo di zecca era comparso al posto del braccio ingessato che aveva fino ad un attimo fa.
Jaehyun sgranò gli occhi; non sapeva a cosa pensare, trovandosi a tu per tu con un'invenzione geniale del genere, e fu solo in quel momento che credette veramente a tutte le cavolate che Taeyong gli aveva riferito alcuni giorni prima.
Poi tirò fuori rapidamente il cellulare e lo chiamò, sperando che rispondesse al più presto.
«Taeyong-ah, Ji An ha appena messo in funzione una... una strana invenzione. E sta per entrare a fare il provino!» esordì sottovoce, allarmato più che mai.
«Lo sapevo, cazzo! Che tipo di invenzione?» lo incalzò Taeyong, aumentando la marcia e iniziando a correre a perdifiato verso la scuola con lo stomaco pieno.
«Il suo braccio! Ha... ha messo un bracciale intorno al gesso e ora ha un braccio nuovo di zecca e super sano! Cosa... cosa diamine succede?!» biascicò Jaehyun, con le gambe che gli tremavano dall'inquietudine.
L'omino bianco si raffigurò momentaneamente la scena nella sua testa, ed immediatamente dopo ebbe un colpo di genio super veloce.
«Trattienila per qualche minuto!» disse poi a Jaehyun in tutta risposta, chiudendo la chiamata.
Aveva già in mente dove andare e cosa fare. E doveva farlo all'istante.
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«Bene, avanti il prossimo!» esclamò la voce autoritaria di Park Seo Joon dalla postazione in giuria dopo cinque minuti, non appena il candidato prima di Ji An ebbe concluso il provino.
Ji An prese un respiro profondo, scrollò le braccia e fece scrocchiare il collo un paio di volte. Doveva assolutamente liberarsi di tutta quella sensazione di ansia che la stava pervadendo da chissà quando.
Sì... doveva comportarsi naturalmente, facendo finta di niente, e sarebbe andato tutto bene.
Riaprì gli occhi, indirizzando lo sguardo al palco che avrebbe dovuto raggiungere da dietro le quinte, in cui si trovava ora.
Un passo...
Jaehyun si morse il labbro, non sapendo cosa fare.
Due passi...
Provò a seguirla, pensando di urlare il suo nome per farla voltare.
Tre passi...
Qualsiasi cosa, pur di non farla andare dove stava andando. Il tutto solo per seguire l'ordine di Taeyong.
Così, come prima azione che gli venne in mente, si sfilò una scarpa e la lanciò in direzione della schiena di Ji An, sperando di guadagnare qualche altro secondo in attesa che Taeyong arrivasse ad aiutarlo.
Ma Taeyong era andato da tutt'altra parte. Dopo il suo colpo di genio, infatti, si era recato in fretta e furia all'interno dei corridoi scolastici deserti tramite la palestra, e, dopo qualche secondo...
DRIIIIIIIIIN!
Nel percepire quel suono spacca timpani, che aveva tutta l'aria di essere un allarme antincendio, in giro si creò un panico generale, che costrinse tutti i ragazzi ad allontanarsi il più possibile dall'edificio scolastico.
"Cazzarola!" sbraitò mentalmente Ji An, dopo aver sentito un gran dolore alla schiena e l'allarme antincendio attivarsi immediatamente.
Dopodiché si slacciò velocemente il bracciologramma, lo buttò a terra vicino alla sua borsa dietro le quinte e, noncurante di tutti i suoi averi che aveva lasciato in giro, uscì fuori come tutti, arrivando al centro del cortile col fiatone.
All'esterno dell'edificio scolastico regnava il panico.
Tutti si guardavano intorno, mormorando cose incomprensibili, chi addirittura scappando proprio via dalla scuola... ma dell'incendio nessuna traccia.
«Magari sta andando a fuoco il retro della scuola!» propose qualcuno, non pensando a cos'altro credere.
«O forse era soltanto una semplice prova antincendio!»
In realtà quest'ultima ipotesi era alquanto improbabile, essendo sabato, ma non ci sarebbe stato niente di cui stupirsi se fosse stato veramente così, dato che l'ambiente scolastico era comunque gremito di gente.
Fatto sta che, nel gran caos formatosi, fra baskettari e artisti musicali tutti accalcati gli uni sugli altri, la voce di qualcuno emerse improvvisamente autoritaria in mezzo al casino.
«Fate silenzio! Silenzio, ho detto!»
Era Park Seo Joon, anche lui tutto affannato per la folle corsa appena compiuta, il quale era salito in piedi su una panchina del giardino per avere un quadro completo della situazione.
«Non c'è nessun incendio, quindi state calmi, okay?!» urlò con quanto fiato aveva in gola, facendo immediatamente convergere gli sguardi di tutti su di sé.
Gli studenti presenti allora si guardarono di nuovo intorno spaesati, vedendo che effettivamente la situazione in giro sembrava del tutto normale.
«È stato solamente qualcuno che si diverte a giocare brutti scherzi.» aggiunse Seo Joon, passando in rassegna con lo sguardo quanti più studenti poteva, per poi dire loro: «E se lo prendo, giuro che lo uccido.»
«Uh! Cos'era quello?! Cos'era?! UN INCENDIO?!» si sentì una voce ansimante in lontananza, che si avvicinava pian piano.
E a chi poteva appartenere se non a quel fifone tutto trasandato di Song Kyungil, o meglio... mister Song?
«Professor Park, aiuto! Faccia scappare tutti via, o MORIREMO!» continuò a urlare, agitando le braccia.
"Neanche quando faccio gli straordinari nel weekend posso avere un attimo di pace, aish!" si lamentò poi mentalmente, mettendosi le mani fra i capelli.
«Si calmi, segretario Song! È stato solo qualche furbetto che voleva spaventarci, ma non c'è nessun incendio. Chiaro?! Ora vada a prendersi un caffè e si calmi, per cortesia!» gridò Seo Joon, fissandolo minacciosamente negli occhi, tanto da costringerlo ad annuire sommessamente.
Tutt'altro che calmo era invece Taeyong che, dopo essersi infiltrato dietro le quinte del teatro e aver trovato la borsa a tracolla di Ji An, era venuto facilmente in possesso della sua famigerata invenzione.
«Tsk, potevo immaginarlo... un ologramma» commentò, una volta indossata quella strana cintura attorno al braccio, aver schiacciato il pulsante rosso ed essersi ritrovato di colpo un braccio da donna.
"E così volevi fare i provini barando, eh, cara Oh Ji An? Beh, stai pur certa che il tuo stile di vita improntato agli imbrogli sta per finire proprio ora!" pensò poi, slacciandosi il bracciologramma e osservandolo attentamente da vicino.
Aguzzando la vista (e ovviamente anche l'ingegno), capì subito che c'era soltanto un modo per impedire alla mummia di far filare liscio il suo piano: bagnare i circuiti elettrici sottopelle di quella strana invenzione, così da farla smettere di funzionare non appena Ji An avesse premuto il pulsante rosso.
E non ci volle molto a farlo, dal momento che fu sufficiente versarci sopra un po' d'acqua presa nientemeno che dalla bottiglietta che Ji An aveva dentro la sua borsa.
"Ecco fatto...! Tempo una decina di secondi dall'attivazione, che si disattiverà completamente. Così, cara mummia, ti ho risparmiato pure la fatica di avere un altro stancante impegno scolastico... Cosa vuoi di più dalla vita?" pensò con un sorriso malefico, prima di uscire definitivamente dall'entrata principale del teatro con passo felpato, per far sì che nessuno notasse la sua intromissione clandestina.
Una decina di minuti dopo, smaltito il panico del falso allarme incendio, ognuno era tornato a svolgere le sue mansioni ordinarie, chi a scuola, chi in palestra e chi a teatro.
Ji An, dopo essere entrata di nuovo a teatro, stava attendendo di entrare da dietro le quinte, con il bracciologramma pronto per essere attivato... mentre nel frattempo in palestra Taeyong si sganasciava dalle risate.
«Avanti!» la voce squillante di Park Seo Joon risuonò per tutto il teatro, mentre una Ji An alquanto agitata se ne stava in pole position col dito pronto vicino al braccio sinistro per premere il pulsante rosso.
"Spero vivamente che Park Seo Joon non sia un tipo che presta troppa attenzione ai particolari; perché, se mi ha notata fuori in mezzo a tutto quel casino, è vero che potrebbero venirgli un po' di dubbi..." riflettè, un attimo prima di premere il pulsante e farsi avanti sul palco.
Fatto il primo passo sotto i riflettori, sentì una strana sensazione al braccio, proprio in corrispondenza del punto dove indossava il bracciologramma, ma, agitata com'era, non ci fece nemmeno caso.
«Oh Ji An.» si presentò a voce alta e tremolante con un inchino, per poi attendere ulteriori indicazioni. Le luci erano puntate su di lei e poteva a malapena scorgere Park Seo Joon seduto in prima fila in platea, che indossava degli occhiali e teneva dei fogli in mano.
«Prego» la incitò a proseguire Seo Joon, mentre la sua fidanzatina Taeyeon squadrava Ji An con un'aria stranita.
Mentre camminava in avanti stringendo gli occhi per l'agitazione, si avvicinò al pianoforte a lato del palco, rischiando pure andare a sbattere contro gli altri strumenti musicali messi a disposizione lì vicino, e pregò vivamente che sarebbe andato tutto bene.
Quando sedette, tuttavia, sentì nuovamente la voce di Seo Joon.
«Ehi, cosa credi di fare?»
Ji An sgranò gli occhi e si voltò verso di lui stupita, pensando che la risposta fosse ovvia.
«Suonare... suonare il pianoforte» rispose infatti, innocentemente.
«Con il braccio in quelle condizioni?» le puntò il dito contro Seo Joon, facendola sobbalzare.
«Eh?!» fece la ragazza ansiosa, indirizzando il proprio sguardo terribilmente preoccupato sul braccio sinistro ora tornato nuovamente ingessato, e non potendo credere ai suoi occhi, ora sgranati dal terrore.
"Ma come?! Prima dell'allarme funzionava perfettamente, dannazione!" pensò tutta agitata, premendo ripetutamente il pulsante rosso sotto lo sguardo attonito di Seo Joon, seduto in prima fila in platea.
«Sei consapevole del fatto che non puoi suonare il pianoforte con un braccio ingessato, vero?» le chiese retoricamente, sollevando un sopracciglio.
«M-ma... ma io...» temporeggiò Ji An, in imbarazzo totale, alternando lo sguardo fra Seo Joon e il proprio braccio, per poi continuare.
«Tra tre settimane lo toglierò, quindi pensavo che nel frattempo avrei potuto...»
«Negativo, ragazzina. Noi non vogliamo assumerci alcuna responsabilità per eventuali incidenti, per cui mi dispiace, ma non potrai partecipare» rispose Seo Joon, sfortunatamente proprio come Ji An aveva ormai previsto.
«Ma... ma se mi dà un'altra possibilità, fra tre settimane, posso prometterle che io...» provò ad insistere, dopo essersi alzata in piedi.
«No, perché fra tre settimane l'assetto del musical sarà già stato deciso alla grande, e noi non possiamo fare favoritismi per nessuno» le spiegò il prof, severo.
«M-ma... ma...» balbettò Ji An, incapace di proferire altre parole sensate.
«Mi dispiace» fu tutto quello che le disse Seo Joon, poco prima che una Ji An ormai in lacrime uscisse dal teatro di corsa, diretta all'unico posto in cui avrebbe potuto trovare un po' di consolazione.
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«È stato sicuramente Taeyong, durante l'allarme antincendio! E adesso non posso più partecipare al musical, Pil Mo mi odia ancora, la gang di stronzetti saboterà sempre le mie invenzioni... starò in questa schifosa situazione per il resto della vita!» si sfogò Ji An, buttandosi sul letto della camera di Eun Chan.
«Senti, tutto quello che devi fare è inventare qualcos'altro per poter dimostrare la tua genialità!» provò a consolarla l'amica, passandole una mano sulla schiena.
«Io non ne sarei così sicuro... sai quello che Ji An ha borbottato ieri sera, a proposito dei mostri?» intervenne Yuta, una mano sotto al mento.
«Perché? La pensi così anche tu?» Ji An si alzò seduta, osservandolo camminare avanti e indietro per la stanza.
«Io no, ma che cosa penserebbe il resto del mondo? Se scoprissero del tuo genio, in un batter d'occhio saresti su tutte le prime pagine!» constatò il giapponese, allarmato.
«E che c'è di male?» domandò Eun Chan, ingenuamente.
«Credi che la lascerebbero restare una qualunque studentessa della Taejin School?» cercò di farla ragionare Yuta, con un'espressione seria in volto.
Fu allora che Ji An parve risvegliarsi dal suo stato di disperazione.
«Hai ragione! Mi porterebbero in un istituto da qualche parte, per potermi sottoporre a chissà quali test...»
«Lo farebbero di sicuro. E non credo che tu vorresti» annuì Yuta, cupo.
«No, certo che non vorrebbe! Non è vero, compare?» esclamò Eun Chan.
«E poi pensa a Taeyong. Quello lì, con te fuori gioco, potrebbe fare tutto ciò che vuole» aggiunse ancora Yuta, tirando fuori l'unico altro argomento che gli pareva convincente per dissuaderla dal mettere in atto il suo piano, ovvero confessare tutto a Pil Mo.
«Uuuhh, terrificante» disse Eun Chan con uno strano verso, rabbrividendo al solo pensiero.
«Sarebbe un vero e proprio inferno» confermò Yuta, fissandola dritto negli occhi.
Fu allora che Ji An si alzò finalmente dal letto, strinse i pugni e, con un'espressione che denotava una gran serietà, espose loro i propri pensieri a riguardo.
«Avete ragione. Dobbiamo tenere il mio potere segreto»
«Dici?» domandò Eun Chan, che non era mai stata sicura al cento per cento di ciò di cui avevano parlato finora.
«È l'unico modo. Dovete promettere che non direte la verità a nessuno.» continuò Ji An, alternando lo sguardo fra Yuta in piedi a un metro di distanza ed Eun Chan seduta affianco a lei, che di colpo si alzò.
I tre si riunirono, mettendo i pugni vicini, come facevano sempre quando si giuravano a vicenda di mantenere una promessa.
«D'accordo?» chiese allora Ji An, col pugno al centro.
«D'accordo.» confermarono Yuta ed Eun Chan, che da quel momento in avanti si dichiararono pronti ad aiutare la loro amica in qualunque momento di bisogno.
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