25; Doppio Mark
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Dopo una mezz'oretta abbondante, Taeyong era già pronto a dimostrare alla sua rivale l'autenticità della propria invenzione, imbustato in quell'elasticissimo body grigio che metteva in risalto la sua leggera muscolatura, e che nella parte superiore terminava con un casco per biciclette, indossato dall'omino rosa come se fosse una maschera per la scherma.
Tutto quello che Taeyong fece per attivare il marchingegno indossato fu premere un pulsante rosso del piccolo telecomandino che teneva in mano con sicurezza.
Il suo intero corpo emanò subito un fortissimo bagliore giallognolo, nascondendolo alla vista di Ji An per un nano secondo, dopodiché la luce sparì e lasciò il posto a qualcuno che fece saltare la povera ragazza indietro dallo spavento.
«Buh!» le urlò lui, mettendo le mani in avanti.
«M-Mark?!» balbettò Ji An, portandosi esterrefatta una mano alla bocca. Quello che vedeva la sorprese non poco.
«Yah, mummia, sono sempre io!» la aggredì quel ragazzo dalle sembianze di Mark, ma che a quanto pare non era lui.
Quest'ultimo tornò infatti subito a riassumere i connotati di un Taeyong di nuovo col body grigio indosso, non dopo aver premuto di nuovo il pulsante rosso sul telecomandino.
E Ji An avrebbe potuto intuire la situazione più che bene anche senza la spiegazione di Taeyong, se solo non fosse stata spaventata dal primo impatto con cui lui l'aveva accolta. Semplicemente terrificante, non se lo sarebbe mai aspettata.
«Tu... come hai fatto?» lo indicò poi, esigendo ora delle chiare spiegazioni, dato che, pur essendo un genio, non poteva credere ai suoi occhi: quella era la prima autentica invenzione che Taeyong avesse mai creato fino a quel momento, mentre di solito si divertiva soltanto a sabotare gli esperimenti di Ji An, per poi risolverglieli in caso di necessità.
«Un'interfaccia polimero-tissutale... con cui posso facilmente assumere le esatte caratteristiche fisiche di Mark, compresa la sua voce, premendo soltanto un tasto; è stato un gioco da ragazzi!» non perse occasione per vantarsi Taeyong, portando le braccia ai fianchi e auto contemplando il proprio capolavoro.
Ji An lo osservò stranita, per poi scuotere la testa con nervosismo e borbottare qualche imprecazione fra sé e sé. Non poteva credere che Taeyong l'avesse battuta sulla genialità ancora una volta, lasciandole tutto il tempo a disposizione per rosicare sul fatto di non essere riuscita a mettere in atto il proprio piano, vedendosi invece praticamente costretta a guardare il suo genio nemico in azione.
E tutto questo, non dimentichiamolo, soltanto per riavere il suo tanto amato cellulare, tenuto avidamente in ostaggio da quella merda di Taeyong dal giorno precedente.
«E adesso?» si limitò poi a dire, assottogliando gli occhi ed evitando di dargli la soddisfazione di aver creato qualcosa di molto più pratico rispetto a ciò che era prima venuto in mente a Ji An.
«Io mi fingo Mark e danneggio la macchina di quel troglodita di Lee Pil Mo, e tu intanto distrai il vero Mark. C'era bisogno che te lo spiegassi?» disse lui con tono sarcastico, per poi scansarla con un braccio e dirigersi verso la porta, facendo per aprirla dopo essersi trasformato in Mark... cosa che non avrebbe assolutamente dovuto fare, date le circostanze.
Un esemplare di Yuta selvatico coi capelli da pazzo, infatti, gli sbucò davanti proprio mentre il finto Mark stava per varcare la soglia, facendolo allarmare più del dovuto.
«Mark?! Che ci fai tu qui? Non eri a mensa un attimo fa?» sgranò gli occhi Yuta, indicandolo sbalordito.
«Tranquillo, socio, è solo un... falso» non perse occasione di spiegargli Ji An, sbucando con la testa da dietro la spalla del genio mascherato, il volto che denotava tremenda rabbia.
«Ji An-ah! Ecco dov'eri finita!» esclamò allora Yuta, correndole incontro e abbracciandola, così da mettere da parte per un solo attimo la sua permalosità. «Mi devi delle spiegazioni» aggiunse poi al suo orecchio, senza lasciarle il tempo di replicare, e alternando lo sguardo fra lei e Mark, anche se non aveva ancora ben capito che fosse un falso.
«Yah! Vogliamo muoverci o no?! Dobbiamo agire in fretta, mummia!» li interruppe bruscamente il finto Mark.
«A-aspetta, ma... mummia?!» ripetè Yuta, incredulo, alternando lo sguardo fra i due. Da che mondo è mondo, sapeva benissimo che l'unico ad avere l'esclusiva per poterla chiamare mummia altri non era che... Lee Taeyong. Ma, se l'occhio non l'ingannava, quello che si stava ritrovando davanti in quel momento era Mark; e, per di più, vedere Ji An e Mark insieme gli puzzava assai.
A questo punto, allora, le alternative erano due: o era del tutto impazzito, oppure c'era di mezzo qualcosa. Qualcosa da geni. Qualcosa che Ji An non gli aveva ancora voluto dire.
«Sì... è Taeyong. Purtroppo.» gli spiegò piano Ji An con tono avvilito, mettendogli una mano sulla spalla e facendolo voltare di scatto verso di lei.
«M-ma... perché?!» insistè Yuta, gli occhi fuori dalle orbite, senza capirci più niente. Si ricordò poi delle ultime parole di Eun Chan, che quest'ultima gli aveva detto poco prima di mettersi a dialogare con Johnny.
"Tranquillo, è tutto sotto controllo!"
Gli erano stranamente sembrate sincere, ma a quanto pare nascondevano anch'esse un velo di mistero. Questo significava che forse anche Eun Chan sapeva, e che non gli aveva voluto ancora dire nulla di proposito; se fosse stato veramente così, a Yuta non sarebbe proprio andata giù.
Ma a quel punto Taeyong - sempre travestito da Mark - si prese la libertà di afferrare Ji An per un braccio, trascinandola via sotto gli occhi di un Yuta sempre più confuso.
«Muoviamoci, ho detto!» sputò acido Taeyong a Ji An, accelerando il passo.
La ragazza venne colta da un improvviso dispiacere per non aver potuto spiegare tutto a Yuta per tempo, troppo presa com'era dalla foga di mettere in atto il suo esperimento, andato poi in fumo a causa dell'omino rosa.
«Ti... ti spiegherò tutto dopo scuola, okay?!» gli urlò allora da lontano, e l'ultima cosa che vide fu il suo socio con un'espressione di ingratitudine mista a nervosismo voltarle le spalle indignato e dirigersi in classe con le orecchie fumanti.
Neanche il tempo di pensare a come scusarsi, che il finto Mark l'aveva già portata fuori dalla porta della mensa, in un angolino deserto, spiegandole nuovamente il piano.
«Ora io mi nascondo in bagno, tu invece vai lì dentro e distrai Mark, portandolo in un posto dove non c'è nessuno che può vedervi; dopodiché mi fai uno squillo e allora sarò io a prendere le redini della situazione» mise in chiaro le cose, guardandola con gran serietà e facendola nuovamente spaventare, dal momento che Ji An non era ancora abituata alla presenza di quel finto Mark a pochi centimetri di distanza da lei.
«Se avessi un cellulare!» sbraitò Ji An, ripresasi dalla paura, con tono accusatorio.
«Aish! E va bene, e va bene! Tanto il più ormai è stato già fatto» si vide costretto a cedere Taeyong, tirando fuori il cellulare di Ji An dallo zaino di Mark in cui lo aveva riposto prima e porgendoglielo con uno sbuffo.
L'emozione che Ji An provò in quel momento poteva essere benissimo paragonabile a quella che aveva avuto ricevendo il suo primo cellulare alla tenera età di undici anni, e non potè che esserne sollevata, dal momento che era già la seconda volta che rischiava di farlo andare distrutto sotto al piede dell'omino rosa da un momento all'altro.
«Ora però vai» la incitò lui, con un gesto della mano, accennando con la testa alla mensa.
«D'accordo» si limitò a rispondere la ragazza, rimettendosi tutta contenta il cellulare in tasca e muovendo un passo verso la mensa, anche se non aveva ancora idea di come avrebbe fatto a distrarre il vero Mark per tutto quel tempo.
Ma entro pochi secondi avrebbe dovuto già trovare la soluzione, quindi decise di agire di istinto, avviandosi a pugni serrati verso il tavolo a cui era seduto Mark, tutto intento a terminare il suo pranzo con Jay Min e altri ragazzi sconosciuti a fargli compagnia.
«Mark... Taeyong ed io dobbiamo parlarti» esordì, arrivata al suo cospetto e chinatasi un poco su di lui, attirando su di sé gli sguardi dei più curiosi.
Il vero Mark sussultò, girandosi verso di lei con una faccia che sembrava alquanto esterrefatta, e ne aveva tutte le ragioni, ma non proferì parola.
«È importante, dobbiamo parlarti della nostra decisione... ma in privato» fu quindi Ji An a continuare il discorso, cercando di persuaderlo a seguirla e mascherando la sua insistenza con un sorrisetto da brava bambina.
«Wow, Mark, è la tua nuova ragazza?!» esclamò un ragazzo moro lì vicino, osservandoli con una strana sfumatura di maliziosità dipinta in volto.
«Zitto, Jeno! Devo andare» si affrettò ad esclamare Mark, lasciando velocemente il tavolo senza farselo ripetere due volte e seguendo Ji An sotto lo sguardo sorpreso di tutti, eccetto Jay Min che ovviamente era troppo occupata a mangiare anche solo per ascoltare i discorsi altrui.
Ji An lo portò fino alla porta del laboratorio, non sapendo che altro luogo credibile poter scegliere, dopodiché fece uno squillo a Taeyong, facendogli capire che era giunto il momento di entrare in azione.
«L'ho chiamato, dovrebbe arrivare a momenti» mentì poi a Mark, con un altro falso sorrisetto.
Taeyong nelle false spoglie di Mark, nel frattempo, era già sceso alla velocità della luce in cortile, puntando al parcheggio. Una volta arrivato, cercò con lo sguardo l'automobile di Pil Mo, una piccola ma elegante Hyundai nera, dopodiché si espresse in un ghigno e vi si avvicinò.
Nei pressi del cortile, ai confini col parcheggio, c'era ancora qualche studente che temporeggiava a ritornare in classe, e questo sarebbe stato soltanto un punto a suo vantaggio: quei tizi infatti avrebbero visto tutto, e avrebbero sicuramente testimoniato su ciò che sarebbe accaduto davanti ai loro occhi entro pochi secondi.
«Ehi, ragazzi, guardate qui come distruggo la macchina di quello stronzo del prof Lee!» urlò a gran voce, tanto per attirare la loro attenzione, dando subito un bel calcio al retro dell'automobile.
Subito gli studenti lì presenti si girarono sorpresi verso di lui, farfugliando qualcosa fra di loro.
«Non è Mark Lee quello lì?!»
«Yah, ma che fa?»
«Dev'essere impazzito... verrà anche ripreso dalle telecamere!»
«Che degrado...»
Ma Taeyong non li stava affatto ascoltando, preso com'era dall'inveire ancora sulla macchina di Pil Mo, questa volta con numerosi graffi fatti con le chiavi alla lucida carrozzeria.
Dopo due minuti diede finalmente il colpo di grazia, ammaccando buona parte del muso anteriore, e, ritenendosi più che soddisfatto, corse nuovamente all'interno della scuola, contorcendosi dal ridere.
Intanto, in laboratorio, il vero Mark stava già perdendo la pazienza, dal momento che Taeyong non si vedeva ancora all'orizzonte.
«Yah, ma quanto ci mette?» sbraitò, con le braccia ai fianchi.
«Non lo so, magari dovrà finire di mangiare...» rimase sul vago Ji An, evitando il suo sguardo truce.
«Non dire balle, che a mensa nemmeno c'era!» esclamò Mark, per poi sussultare alle sue stesse parole. Di colpo gli si accese come una lampadina nel cervello.
«Aspetta, non sarà mica...» continuò, sospettoso più che mai, scrutando paurosamente Ji An.
Ma, prima che avesse anche solo il tempo di dire altro, si sentì la porta del laboratorio spalancarsi, per poi far spazio ad un Lee Taeyong in body grigio, col casco alzato sulla testa per mostrare la sua vera faccia, sulla quale era dipinto un sorrisetto di pura soddisfazione.
«Sorpresa!» urlò, precipitandosi dentro il laboratorio.
«Eh?! Cosa... come...?» fece Mark, scandalizzato nel vederlo vestito in quel modo così strano. Del resto, Taeyong non avrebbe avuto nemmeno il tempo di cambiarsi, dato che il tempo stringeva e Ji An sarebbe presto stata in pericolo alle prese con uno come Mark.
«Sai, Mark, credo che avrai presto una bella sorpresa...» sussurrò Taeyong, facendo l'evasivo, col risultato di fargli saltare i nervi ancor di più.
«Ma di che sta parlando?!» gridò, voltandosi verso Ji An, la quale di tutta risposta fece semplicemente spallucce.
«Beh, sappi che se hai pensato di poter rivelare in giro il nostro segreto così alla leggera, hai pensato male. Scoprirai presto perché» gli disse Taeyong, avvicinandosi a Ji An e facendole un impercettibile segno del pollice all'insù per farle capire che era andato tutto come pianificato. «Vieni, andiamocene» le ordinò poi, prendendola per un braccio e dirigendosi verso la porta, senza nemmeno voler ascoltare un'eventuale replica da parte di Mark.
«Yah! Hai intenzione di uscire in corridoio così? La pausa pranzo è finita, potrebbero vederti tutti!» lo rimproverò Ji An, squadrandolo dalla testa ai piedi con quel suo sassy look. Anche se, doveva ammetterlo, al di là della stranezza geniale con cui era stato inventato, quel body addosso non gli stava proprio malaccio.
«Uh, hai ragione. Meglio fare così, allora» se ne uscì lui, tutto tranquillo, premendo il pulsante rosso del telecomando e riacquistando nuovamente le sembianze di Mark.
Il vero Mark, dal canto suo, non potè che cacciare un urlo di puro terrore alla vista di un se stesso uguale a lui in tutto e per tutto, vestiti compresi, indietreggiando a tentoni e rischiando di cadere all'indietro.
«Ci vediamo, fratello» si congedò allora Taeyong nelle vesti di Mark; quest'ultimo saltò di nuovo per lo spavento non appena udì la sua stessa voce dire quelle parole, tanto da pensare di essere del tutto andato di testa.
«Corri subito in bagno a cambiarti, svelto!» Ji An incitò Taeyong, spingendolo per la schiena con un braccio, vedendo che nel corridoio non c'era poi così tanta gente come pensava.
L'omino rosa eseguì, sparendo dietro l'angolo e addentrandosi nel bagno in cui si era nascosto prima, per poi ricordarsi a scoppio ritardato di una cosa fondamentale, quindi tirò fuori il cellulare e chiamò il numero di Ji An.
«Mummia, abbiamo un problema» esordì, non appena lei rispose.
«Aish! Che c'è adesso?» sbraitò Ji An, intenta ad entrare in classe, visto che era già in ritardo per la lezione di Joji, che l'avrebbe cazziata se solo avesse temporeggiato un altro po'.
«I miei vestiti. Li avevo lasciati in bagno quando mi ero venuto a cambiare prima per indossare il body... ma adesso non ci sono più» rispose Taeyong con tono grave, maledicendosi mentalmente per non averci pensato prima.
«Avresti potuto portarteli dietro con te, testa di rapa!» sputò Ji An, scocciata.
«Senti... va' a cercare Jaehyun e digli di darti le chiavi del suo armadietto. Sicuramente avrà una maglietta e dei pantaloni di ricambio nel borsone di ginnastica» farfugliò Taeyong, lasciandola perplessa.
«C-come dici? Ma se sono tutti in classe!» sussurrò la ragazza, fermatasi giusto in tempo davanti alla porta della propria aula.
«Non credo proprio. Jaehyun è finito nell'angolo delle torture del segretario Song» affermò Taeyong, con ovvietà.
«Eh? E tu come lo sai?» si fermò Ji An, confusa.
«Ho un cellulare anch'io, sai?» ridacchiò il ragazzo, anche se quello non era di certo il momento migliore per scherzare.
Ji An stava per dirgliene quattro, quando lui continuò con tono perentorio.
«E ora corri, se non vuoi che questo body attillato mi si squagli addosso!»
La ragazza genia sospirò, trattenendosi dal tirare il cellulare a terra per il nervosismo, dopodiché, nonostante la tentazione di entrare in classe fosse più forte di lei, dato che odiava lasciare le cose a metà - specie se si trattava di piani geniali del genere - si fece coraggio per agire come Taeyong le aveva detto, scappando di soppiatto al piano inferiore, alla ricerca del povero Jaehyun.
A dire la verità quel ragazzo le aveva sempre fatto un po' pena. Non che le stesse simpatico, anzi, però... insomma, sì, malgrado fosse lo scagnozzo del suo nemico giurato, Ji An avrebbe potuto affermare con certezza che, se solo Taeyong non fosse esistito, loro due sarebbero potuti diventare anche amici.
Immersa in questi pensieri, non si accorse di essere arrivata davanti alla segreteria, la cui porta chiusa recava una targhetta color oro sbrilluccicante con su scritto: Ufficio-segreteria di mister Song. Bussare due volte prima di entrare.
«Uh, allora l'ha messa veramente» mormorò, ridacchiando fra sé e sé nel ricordarsi la sua discussione col segretario di qualche giorno prima, per poi accingersi a bussare.
Tuttavia, un attimo dopo, sentì provenire dall'interno dell'ufficio delle strane voci, che le fecero pensare due volte se fosse veramente il caso di addentrarsi in quel santuario di mister Song - aka la sua segreteria - o meno.
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