13; Spie, scuse e pentimenti
╭⋟───────────────╮
╰───────────────⋞╯
⋘ ──── ∗ ⋅◈⋅ ∗ ──── ⋙
Quando suonò finalmente la campanella della pausa pranzo, Ji An si precipitò fuori dall'aula in cui aveva appena avuto una noiosissima lezione di matematica, per dirigersi non in mensa come stavano facendo tutti, ma bensì deviando il suo percorso e passando per il giardino.
Non aveva nessuna voglia di stare assieme a Yuta ed Eun Chan, ora, visto il nervosismo che aleggiava fra i tre già da poche ore prima. E in generale, quando percepiva che il clima si stava appesantendo, Ji An sentiva sempre un incontrollabile impulso di passare del tempo da sola per pensare.
Era fatta così, come un diesel; avendo poi carburato, sarebbe riuscita a trovare di nuovo la forza di andare a chiarire con gli altri due. Ma in quel momento era proprio l'ultima cosa che voleva fare, anche a costo di saltare il pranzo (pur essendo una mangiona di prima categoria).
Mentre passeggiava sola soletta in giardino, per ironia della sorte andò a sedersi proprio nella panchina di fronte alla bacheca scolastica.
E fu così che, neanche a volerlo, quella fu la volta buona che vide con i suoi stessi occhi quello che Yuta le aveva riferito quella stessa mattina. Ed era proprio vero, scritto a caratteri cubitali sul foglio a meno di due metri di distanza da lei.
"Quest'anno la Taejin School di Tongyeong, grazie ai generosi fondi forniti dagli enti collaborativi per la scuola, sarà in grado di organizzare un musical di fine anno per il quale saranno necessari numerosi attori, ballerini e musicisti. I provini saranno tenuti e valutati dal professor Park Seo Joon presso il teatro della scuola questo sabato, dalle 11 in poi. Ogni studente può organizzarsi a proprio piacimento per quanto riguarda la performance, che dovrà avere la durata media di 2-3 minuti. Vi aspettiamo numerosi!"
Sembrava troppo bello per essere vero, dal momento che Ji An avrebbe fatto di tutto pur di poter suonare il pianoforte. Ma purtroppo c'era un ostacolo non da poco nella realizzazione del sogno di Ji An, ostacolo di cui la ragazza si rese conto solo dopo qualche secondo.
«Il mio braccio, dannazione.» bofonchiò, contorcendo il suo pallido visino in una smorfia poco convincente dopo aver posato lo sguardo su di esso. «Mi dovrai fare compagnia per ben altre tre lunghissime settimane... e sappi che ti sto odiando a morte per questo.» lo rimproverò poi, quasi credendo che il braccio ingessato le avrebbe dato una risposta.
All'improvviso le squillò rumorosamente il cellulare, così Ji An lo tirò fuori dalla tasca sbuffando, reazione che si tramutò in iperventilazione non appena vide il nome di Johnny comparire sul display.
«P-pronto?» balbettò, dopo aver premuto il tasto di risposta ed essersi portata il cellulare all'orecchio.
«Ji An, dove sei? Ti senti bene?» rispose immediatamente Johnny, con un tono di voce piuttosto preoccupato. In sottofondo si sentiva il solito caos della mensa, il che stava a significare solo una cosa: Johnny, non avendola vista in giro, si era preoccupato e l'aveva subito chiamata. Quale altro ragazzo più premuroso poteva esistere in questa terra?
La ragazza perse un battito, come se ormai non ci fosse abituata.
"Dovrei essere lusingata da tutte queste sue attenzioni, vero? Eheheh" pensò, cominciando a ridere da sola per l'euforia, in stile Risa Koizumi, per poi stringere di più la presa sul telefonino, temendo che le sarebbe scivolato sull'erba umida.
«Oh, no, s-sto benissimo, alla grande! Sono uscita un attimo solo per prendere una boccata d'aria, tutto qui» mentì poi, condendo la sua frase con un bel respiro profondo.
«Adesso stai meglio? Sai, hai fatto impensierire anche Yuta ed Eun Chan» volle rassicurarsi nuovamente Johnny.
«Certo, certo! Ah, loro sono lì con te?» chiese Ji An, mentre in realtà pensava a quanto menefreghisti dovessero essere stati per non averla chiamata subito, come invece aveva fatto Johnny.
«No, io sono ancora a fare la fila in mensa, c'è più casino del solito oggi» le riferì il ragazzo, e a prova di ciò che aveva detto stava il fatto che Ji An riusciva a malapena a decifrare le sue parole, tanto era il baccano assordante che aleggiava continuamente in mensa.
«Allora... potresti tenermi il posto quando ti siedi? Sto arrivando» azzardò Ji An, alzandosi finalmente dalla panchina e dirigendosi verso l'ingresso dell'edificio scolastico tutta pimpante all'idea che avrebbe potuto parlare un po' con Johnny senza Yuta ed Eun Chan che le stavano costantemente appresso.
«Detto e fatto» rispose Johnny, con uno dei suoi tanti sorrisi che Ji An purtroppo non potè vedere.
«Grazie, a dopo!» squittì la ragazza, chiudendo la chiamata e avvicinandosi alla porta d'ingresso della mensa con espressione allegra.
A circa una decina di metri di distanza da lei, però, c'era qualcuno che l'aveva spiata per tutto il tempo da dietro un angolo della scuola, e che adesso stava rientrando nell'edificio a passo felpato, nel riuscito tentativo di non essere smascherato da nessuno.
⋘ ──── ∗ ⋅◈⋅ ∗ ──── ⋙
«Allora, hai captato ogni singola cosa?» furono le parole di accoglienza dell'omino bianco rivolte ad un Jaehyun tutto agitato che si era appena seduto di fronte a lui, poggiando il proprio vassoio sul tavolo.
«S-sì, certamente» annuì l'interpellato, riuscendo a malapena a deglutire il primo boccone, da quanto l'espressione severa di Taeyong lo metteva in soggezione.
«E allora spara, che aspetti? Quale invenzione stravagante ha in mente questa volta, tanto da intrufolarsi in giardino sola soletta?» gli fece il terzo grado un Taeyong eccessivamente sospettoso, agitando pericolosamente una bacchetta proprio vicino al viso di Jaehyun, che indietreggiò terrorizzato.
«A-allora... È stata sempre da sola, seduta sulla panchina di fronte alla bacheca scolastica, a fissare l'annuncio per i provini del musical, e poi...»
«E poi?!» lo interruppe Taeyong, che già fremeva in maniera incontrollata alla sola idea di poter sabotare nuovamente i piani di Ji An.
«Poi l'ha chiamata qualcuno al cellulare, e si sono scambiati qualche parola» concluse Jaehyun, cercando di continuare a mangiare nel modo più tranquillo possibile, per non dare troppo nell'occhio.
«Voglio. Le. Parole. Esatte.» specificò Taeyong, severamente, scandendo parola per parola.
«Taeyong-ah, non me le ricordo, so solo che sembrava una normalissima conversazione fra amici, tutto qui» fece Jaehyun, con una scrollata di spalle che fece andare Taeyong su tutte le furie, il quale tuttavia dovette contenere il volume della voce per evitare di essere sentito, trovandosi in un luogo piuttosto affollato.
«Ma allora sei proprio rimbecillito! Non ti rendi conto che ora, con la sua cosa da genio, potrebbe essere stata in grado di creare un linguaggio criptato da usare coi suoi amichetti per non far capire a nessuno le sue intenzioni?!» lo rimproverò Taeyong, facendo strani gesti in corrispondenza delle tempie, come se fosse diventato pazzo tutto d'un tratto.
Poi, vedendo che Jaehyun continuava a mangiare ignaro, con una mossa super veloce gli tolse il piatto da sotto il naso, lasciandolo basito.
«Yah, Taeyong-ah!» brotolò Jaehyun, mettendo il broncio.
Taeyong lo guardò malissimo, per poi mettersi a fissare il piatto del ragazzo che si era appena preso ed abbozzare un sorrisetto perfido, che aveva tutta l'aria di stare a significare: niente responso, niente cibo.
Fu così che Jaehyun si vide costretto a parlare, tirando fuori tutto ciò che ricordava di aver visto e sentito in giardino pochi minuti prima.
«Va bene, va bene... allora, quando ha risposto al cellulare sembrava agitata, poi ha detto di star benissimo e di essere uscita solo per una boccata d'aria... dopodiché mi pare abbia chiesto a non so chi di tenerle il posto libero in mensa, e... niente, poi ha chiuso» si sforzò di ricordare Jaehyun, parlando a spezzoni.
«Mh... la piccola mummia sta di nuovo tramando qualcosa, me lo sento. E io devo assolutamente scoprire cosa» farfugliò allora Taeyong, mentre Jaehyun lo fissava a dir poco sconcertato. «E tu ovviamente mi aiuterai.» sentenziò poi, ottenendo in reazione un verso poco chiaro da parte di Jaehyun, che sembrava quasi un "no" appena bofonchiato.
«Non era una domanda, tu mi aiuterai e basta» chiarì Taeyong, dando una manata sul tavolo.
«M-ma... Taeyong-ah» balbettò Jaehyun, per niente allettato da quella proposta, anzi, da quell'ordine.
«Niente ma. Ogni combattente ha bisogno del suo secondo, no? E, nel mio caso, chi potrebbe farlo meglio se non tu?» cercò di persuaderlo Taeyong con le sue doti ammaliatrici, col risultato che Jaehyun cominciò a sentirsi più importante di quanto in realtà fosse nell'opinione di Taeyong, ovvero - ad essere completamente sinceri - uno schiavetto da comandare a bacchetta nel momento del bisogno.
Infatti, se Taeyong pensava agli altri suoi due scagnozzi, nessuno sarebbe stato tanto degno di fiducia quanto Jaehyun, che - Taeyong ne era più convinto - avrebbe fatto di tutto pur di tenere nascosto il segreto, fifone com'era di fronte ai suoi sguardi autoritari e ai suoi modi ben poco gentili.
Mark e Jay Min, invece, avrebbero soltanto peggiorato le cose se solo lo avessero saputo, quindi era meglio tenerli all'oscuro di tutto... e Jaehyun ovviamente era stato informato meticolosamente anche su questo fatto.
«E ora mangia, o ti si raffredda tutto» aggiunse Taeyong, riallungandogli alla buon'ora il vassoio col cibo tanto desiderato, di modo che Jaehyun potesse finalmente mangiare.
⋘ ──── ∗ ⋅◈⋅ ∗ ──── ⋙
Quella sera, dopo scuola, Ji An dovette recarsi dal medico per far eseguire un controllo di routine del suo povero braccio ingessato.
«Bene, tutto regolare, signorina. Può andare» sentenziò il medico, dopo aver fatto un accurato esame al braccio ingessato di Ji An.
Quest'ultima annuì rassegnata, con un sospiro.
Sperava veramente in un miglioramento - chissà come - precoce delle sue condizioni, ma a quanto pare il solo averci pensato era stato qualcosa di tremendamente utopico.
«Dottore... non c'è proprio possibilità di toglierlo un po' prima, vero?» azzardò Ji An poco dopo mentre si rialzava seduta, alludendo al proprio fardello che si portava dietro da ormai una settimana.
«No, signorina, mi dispiace. Un mese avevo detto, ed un mese deve essere. Cosa crede, di avere un qualche potere per farsi riaggiustare l'osso così?» ribattè il dottore, con una nota di ovvietà nella voce che Ji An però non intese, stando invece a soppesare attentamente le sue ultime parole.
"Avere un qualche potere per farsi riaggiustare l'osso così? Interessante... Mah, chissà, magari con un colpo di genio potrei riuscirci, però... no, sarebbe troppo complicato." riflettè, con una mano sotto al mento.
«Signorina, ora può scendere da quel lettino, per cortesia? Ho altri pazienti che aspettano di essere visitati, là fuori» la incitò il dottore, con sguardo sbieco.
Ji An annuì pensierosa, mentre, scendendo dal lettino ed avviandosi verso la porta, gettò un'ultima occhiata al dottore.
Dottor. Ahn Jae Hyeon, recava la scritta sulla targhetta del suo camice.
Così giovane, bello, ricco e pieno di donne che gli andavano dietro, non poteva considerarsi che fortunatissimo. Ma come avrebbe vissuto se avesse ricevuto anche lui in dono la genialità di Ji An, che invece era null'altro che una normalissima studentessa liceale?
"Essendo un medico, chissà quante invenzioni di medicine e macchinari salva vita avrebbe potuto inventare, o magari anche scoprire delle nuove cure per il cancro... e tante altre cose che invece non può fare, semplicemente perchè non ha i miei stessi flash mentali..." pensò Ji An, salutandolo gentilmente e uscendo dalla stanza un attimo dopo.
Una volta fuori dall'edificio, ad aspettarla fuori trovò qualcuno che non si sarebbe mai immaginata di trovare... o per lo meno, non dopo ciò che era successo fra loro quella mattina.
«Yuta?!» esclamò Ji An, in direzione di quella figura che le si stava avvicinando sempre di più.
«Già... l'unico e solo» bofonchiò lui, e dalla voce si sentiva che non era affatto in vena di scherzi.
Ji An cercò di trattenere una risatina, ma purtroppo non ci riuscì. Con Yuta il sorriso le veniva sempre spontaneo, indipendentemente dal fatto che fra di loro fosse sorta un po' di tensione o meno.
«Come sapevi che ero qui? Non ho detto nulla ad Eun Chan» gli domandò Ji An, pensierosa.
«Nah, tranquilla. Sono passato a casa tua, e tua madre mi ha detto che eri venuta qui in ospedale da sola, per un controllo»
«Ah, sì...» farfugliò Ji An, posando lo sguardo altrove. Sapeva che cosa aveva intenzione di fare Yuta, per cui non glielo aveva nemmeno chiesto, visto che di lì a poco molto probabilmente le avrebbe rivolto le sue scuse.
«Senti, mi dispiace per oggi, okay? Forse alle volte sono un po' troppo avventato e impulsivo, e mi rendo conto che non dovrei, ma mi è sfuggito. Poi, facendo arrabbiare Eun Chan per quella cavolata, ho fatto arrabbiare anche te. Scusami» parlò infatti Yuta, tenendo umilmente la testa bassa, in attesa che Ji An gli desse il suo solito tenero schiaffo alla guancia per perdonarlo, come faceva sempre da quando si conoscevano.
Ma per sua (s)fortuna non fu così, dal momento che Ji An si tuffò letteralmente fra le sue braccia, lasciandolo a dir poco basito e immobile.
«Tu chiedi scusa a me, quando invece sono io quella in torto. Da ieri, quando è successo quel casino in laboratorio e tu sei stato coinvolto pur non c'entrando niente, io... io non ho fatto altro che restare in pensiero per te, per ciò che avevi visto, e per ciò che ti ho confessato ieri sera. Ti ho sconvolto, e per questo ti chiedo io scusa, davvero. Mi dispiace» gli confessò lei, immergendo dall'imbarazzo il viso nella maglia di Yuta, sempre grande abbastanza da poter ospitare il suo piccolo visino.
Yuta non potè non lasciarsi sfuggire una lacrimuccia a quelle parole; in un'intera giornata in cui si erano semplicemente ignorati, lui non era riuscito a resistere tanto a lungo senza poter parlare di nuovo con Ji An. Per questo era andato a cercarla, per chiederle scusa e per poterle parlare naturalmente come prima.
Ma ora, a sentirle dire quelle parole, si era emozionato un po' più del dovuto.
Dopo un tempo che gli sembrò infinito, si staccò dall'abbraccio e fissò Ji An negli occhi, tenendo una sua mano stretta intorno al braccio sano della ragazza.
«Ji An-ah, guardami. Tu non devi scusarti con me. Anche se non sono diventato un genio come te, posso immaginare quello che stai passando e, davvero, io voglio starti vicino per aiutarti» le disse, e quelle erano veramente parole sincere, che provenivano dal cuore.
«Yuta... grazie. Sei un vero migliore amico, e io sono un'idiota dato che me ne rendo conto sempre troppo tardi» mormorò Ji An, alzando i suoi occhi color nero pece e puntandoli in quelli del ragazzo, scuri quasi come i suoi, per poi sorridere.
Yuta, il cui povero cuore da ragazzo innamorato era ormai andato a fanculandia, ricambiò il sorriso, pensando a quanto fosse lui quello fortunato ad avere una come Ji An al suo fianco, sebbene lei lo considerasse solamente il suo migliore amico, e niente di più.
«Allora, che ne dici di andare al bar da Yuki assieme ad Eun Chan, così vi offro un gelato? Devo pur sempre farmi perdonare in qualche modo, ehehe» le propose Yuta all'improvviso, mentre si incamminavano verso la sua moto, avvolgendole un braccio attorno alle spalle.
«Affare fatto» concordò Ji An, pronta a fare pace anche con Eun Chan.
Sì, perché degli amici come i suoi non si trovano mica tutti i giorni, e, quando si ha la fortuna di averceli, ci si rende conto che sono speciali solo quando non ci sono più.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro