5-Dietro la maschera
Naira
«Non ti ha neanche fatto un colloquio?»
Arrivata al Tornless, Milena mi accoglie con un sorriso smagliante. Sembra quasi venerarmi dietro quel mascherone fatto di make-up e smancerie.
«No, Mili, ma questo non significa che mi abbia assunta.» specifico. «Mi ha solo chiesto di andare a bere un bicchiere di vino in compagnia, per parlare di lavoro.»
«Piccola ingenuotta, che tu riesca ad avere o meno il posto da assistente non importa, a questo punto.» Non ha tutti i torti, il mio lavoro è un altro. «Ti ha invitata a cena e, chissenefrega quali siano i motivi, hai la possibilità di giocare la tua partita, e io so benissimo quanto tu riesca a muovere in maniera minuziosa e perfetta le pedine.»
«È vero, ma lo è altrettanto il fatto che qualche piccolo errore c'è stato.»
Probabilmente, sono stati proprio quegli errori che lo hanno affascinato, mosso più per pena che per altro.
«Sei la regina indiscussa del ritardo in grande stile, ma è pur sempre ritardo e ringrazia che la tua agitazione lo abbia commosso, in qualche modo.»
Sarebbe potuto diventare il mio primo fallimento.
Leggo nello sguardo canzonatorio di Milena che la ramanzina vera e propria sta per arrivare, ma rimane, ancora un po', in silenzio.
«Dai, cosa mi devi dire?» chiedo, in segno di resa.
Sprofondo nella sedia, evitando di sbuffare, anche se, dentro di me, sento la necessità di fare uscire la bambina viziata che, in alcune occasioni, viene fuori.
«Pretendo concentrazione, Naira.» afferma perentoria, come se non riuscissi in questo intento.
La osservo confusa, non capisco a cosa si stia riferendo.
«Ha chiamato Stella!» Cazzo, lo sapevo. La ex – tradita – fidanzata di Michael. «Mi ha riferito che, quel lestofante, le ha confessato che stavate per finire a letto.»
Piego la testa all'indietro e, lo sbuffo che stavo conservando, esce, senza che me ne renda conto.
«Non stavamo per finire a letto.» rispondo scocciata. «Non ci sapeva neanche fare. Ero presa dalla situazione e, sì, c'è stato un bacio più appassionato del necessario ma, a mia discolpa, è stato lui a darci dentro con quella lingua.»
«Non mi frega chi è stato a fare cosa, Naira!» Sta alzando, un tantino troppo, il tono della voce. «Ti rendi conto che mi ha chiamata una cliente, incazzata come una iena, per accusare una mia dipendente, la mia miglior dipendente, di essersi spinta oltre?» domanda, retorica.
«È il rischio del mestiere, Mil.» blatero, con poca voglia di trattare l'argomento. «Pensasse a sua sorella, non a me.» È con lei che è andato a letto, quello stronzo. «Le tue clienti devono mettersi in testa che, se dobbiamo ferire chi ha ferito loro, abbiamo bisogno di concedere una parte di noi, se vogliamo farli innamorare e strappargli il cuore dal petto a mani nude.» Stringo i pugni, come se lo stessi davvero stritolando, quel cuore. «Lo capiranno mai che non devono temere di perderli per sempre, ma ringraziare chiunque ci sia lassù se non incroceranno più la loro strada? E la smettessero di fare le gelose del cazzo, sono solo delle ipocrite.»
Delle grandissime infide, false, doppiogiochiste. Mandano noi a fare la figura delle poco di buono, per alleggerirsi la coscienza e poi si lamentano se ne traiamo qualche "beneficio".
«Ora calmati, però.» Milena è preoccupata, per la mia agitazione, dovuta al fatto che, quest'accusa, non la merito, sul serio.
Sono mesi che non tocco un uomo, perché ho sempre più casi di cui occuparmi e quella stupide regole del "niente sesso con la vittima" e "niente sesso durante il progetto", mi portano a sbavare dietro il primo uomo con un fisico mozzafiato e un paio di occhi particolari. Ecco perché stavo per fare l'errore di andare a letto – nel vicolo di un parcheggio – con Evan.
Niente sesso, niente sesso, niente sesso.
Astinenza, pura e semplice astinenza.
Ma a chi la voglio dare a bere? A me stessa? Quell'uomo mi irrita dal primo secondo in cui ho notato le sue dita stringere la mano di Jay fuori dal Troy.
Non riesco proprio a trovare il maledetto senso a ciò che mi ha fatto provare la sua sola presenza.
Ero spenta, ero la fiamma di una candela alla quale avevano tolto l'ossigeno, cercando di conservarla sotto una campana di vetro, e mi stava bene così. Quella campana l'avevo messa io, e sono stata io a decidere di togliermi l'aria, ma lui ha dovuto spostarla. Ha giocato, con le sue zampette da ragno, a scoperchiare la candela. Ho ripreso a respirare e ad accendermi. Una fiammella leggera che cerca di bruciare dell'erba fresca, ma lei c'è, è tornata a pizzicarmi e a infastidirmi con quelle sensazioni assopite da tempo.
Che nervi, stronzo!
Ho passato gli anni che avrebbero dovuto essere i più belli e spensierati, a non guardarmi mai indietro, ma andare avanti, camminando, il più delle volte, su schegge di vetro. Ho contribuito alla mia distruzione, per non pensare.
«Dovresti togliere la regola del "niente sesso con la vittima".» dico d'un fiato, pensando che sia un ottimo modo per soffocare, di nuovo, dentro quella campana. «Metti la clausola nel contratto: può succedere, amen.»
«E che Dio ti benedica.» continua, sarcastica. «Non è possibile, Naira. Non voglio ritrovarmi con le clienti alle calcagna, disperate perché, l'uomo che amano, ha infilato l'uccello nel nido di una mia dipendente.» Non è da lei utilizzare questi termini e mi scappa una risata che tento di soffocare. «Sono seria, non prendermi in giro.»
«Ma se mettessi la clausola nel contratto dove non ti assumi più la responsabilità delle conseguenze del nostro lavoro, non avresti questo tipo di preoccupazioni, fidati.»
«Perchè ora, Naira, è successo qualcosa?»
Sì, è successo che ho conosciuto un coglione che mi sogno anche la notte. Non lo tollero, affatto. Mi ha smosso qualcosa dentro, alla sua sola vista, volevo concludere, ma non è stato possibile e, ora, mi è rimasto sul groppone. E spero, con tutta me stessa, di non incontrarlo mai più nella vita – cosa che succederà, visto che, quando non vuoi che le cose accadono, sicuramente, accadranno. Sto solo cercando un diversivo per non pensare al fastidio che mi provoca. Sembro una di quelle stupide principesse Disney ossessionate dal principe appena conosciuto.
E tutto questo, solo perché l'ho visto.
Ho visto quanto siamo sbagliati l'uno per l'altra. Ho riconosciuto, in lui, un errore di sistema simile al mio.
«Jake!» rispondo. «È davvero un uomo da mille e una notte.» mento, in parte.
«Ah, ecco, ma non avevi paura d'innamorarti?» chiede, mostrando i denti in un largo sorriso che non riesce a trattenere.
«Paura? Io? Non ho mai detto di averne. Io non m'innamoro, semplice. Questo... non funziona.» ammetto, mostrando il petto, dalle parti del cuore.
Lo stesso cuore che ho spento per non sentire più quel dolore che dilania l'anima. Il dolore di un cuore spezzato, può sembrare incredibile, per alcuni, per chi non ci è mai passato, ma fa talmente male da voler sotterrare quel tormento con altra sofferenza.
Io avevo scelto quella merda: alcol, coca, pasticche.
Serate che toglievano ogni sorta di inibizione, che mi portavano a trovare una pace illusoria, mentre mi facevo usare come una bambola gonfiabile. Ripercorrevo gli anni trascorsi con Dave, andando a letto con dei completi sconosciuti, ma immaginavo lui, sotto e sopra di me. Chiudevo gli occhi e, tutta quella roba che avevo inghiottito e tracannato, faceva il suo magico effetto. Potevo tutto e non m'importava più di niente. Avevo solo voglia di essere una meteora nella vita di chiunque. Lasciare un segno, indelebile o meno, ma lasciarlo. Essere anche solo quella da una botta e via; non me ne fregava niente. L'importante era sparire il giorno successivo, senza lasciare traccia del mio passaggio.
Una volta, dimenticai il reggiseno a casa di un tizio, tornai indietro a riprenderlo e, ops, la sua ragazza lo aveva trovato prima che io arrivassi. Era un Victoria secret, quel dannato reggiseno, lo ridusse in brandelli.
Dovevo capirlo dall'elastico che portava al polso che, il tipo, era "felicemente" accompagnato.
«Ok!» Milena mi riscuote dai pensieri.
«Ok, cosa?» Ero del tutto distratta e ho perso il filo del discorso.
«La clausola che mi hai chiesto. La inserirò, ma devi darmi il tempo per le modifiche e la firma.» Le darò anche la mia anima, se vuole. «Ora va' a casa a prepararti. Non vorrai fare tardi al tuo appuntamento con il principe azzurro?»
Principe azzurro un bel niente, ma non ribatto, entusiasta di essere riuscita a raggiungere un piccolo traguardo.
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La luce della luna, questa sera, è un vero e proprio spettacolo. Dalla finestra della mia camera sovrasta quella dei lampioni che costeggiano la strada. Stare vicino al cielo non è poi così male. Sembro estraniarmi dal mondo che viaggia frenetico, quando guardo in basso. Tutti quei piccoli puntini umani e le macchine, mi danno la stessa sensazione del Bianconiglio, mentre urla ad Alice: è tardi, è tardi, è tardi!
Dove dovranno andare tutti così di fretta?
Servirebbe una via di mezzo.
Forse, io la prendo con comodo, questa vita, ma non ho voglia di stressarmi per una puntualità sopravvalutata. Il tempo è un concetto talmente relativo che, invece di prepararmi per l'appuntamento, resto a fissare, ancora un po' la magia che mi regala il cielo da quassù, senza preoccuparmi dell'ora.
L'ora!
Non posso presentarmi in ritardo anche questa volta. Jake non può attendere come tutti gli altri.
Mi trucco al volo e indosso un abito aderente indaco che arriva fino al ginocchio. Vado in camera di Jay per prendere la stessa borsetta che avevo la sera del Troy. È l'unica semi elegante dove riesco ad infilare più di un pacco di fazzoletti. Ma perché fanno pochette tanto minuscole da costringerti a non utilizzarle? Eppure, Milena le paga un occhio della testa.
Controllo che all'interno ci sia tutto e noto, oltre ai messaggi lasciati da Milena e alla batteria al dodici per cento, un biglietto dentro la cover.
Tolgo la mascherina e apro il foglio, dove trovo su scritto:
Non è stato poi così male litigare con te!
Caso mai avessi bisogno di rifarlo e toglierti lo sfizio... Evan.
Accompagnato dal numero di telefono.
Appallottolo la carta e la lancio nel cestino accanto alla toletta di Jay. Prima di uscire dalla stanza, aggancio il power bank al cellulare e do un'ultima occhiata alla spazzatura, blaterando parole confuse.
«Con chi parli?»
Jay esce dalla porta del bagno in camera, con l'asciugamano avvolto intorno alla vita. Piccole gocce d'acqua scendono dal suo corpo, bagnando il pavimento. È davvero un piacere per gli occhi con quel suo fisico asciutto.
«Quanto sei bello!» dico, per cambiare discorso. Il mio piccolo Narciso si distrae con i complimenti.
«Con chi stavi parlando, Nanni?»
Di solito funziona! Devo passare alle maniere forti.
«Profumi come una prostituta di alto bordo. Hai svuotato la boccetta di Milena?»
«No, ho svuotato la mia. Esco con Collin, per la cronaca.» confida, emozionato.
I suoi occhi s'illuminano e, quella stessa felicità che emanano, mi spaventa. L'ho vista altre volte per poi spegnersi e ritrascinarlo nell'oblio del suo desiderio di trovare, a tutti i costi, il vero amore.
«Fa' molta attenzione, ti prego, Jay.»
Collin mi sembra un tipo apposto, ma è pur sempre amico di uno stronzo.
Certo, anche io non sono da meno, ma proprio per questo mi sento in diritto di giudicarlo con una sentenza definitiva.
«Nanni, la vita è una, lo vuoi capire?» domanda, mentre si avvicina per stringermi la mano. «Io ho scelto di non vivere nel rimpianto di ciò che poteva essere, ma che non ho avuto il coraggio di affrontare.» Mi accarezza il braccio, come fossi un piccolo cucciolo ferito che ha bisogno di ritrovare la fiducia nell'uomo. «Perchè non ci provi più? Il cuore è più forte di quanto pensi. Può spezzarsi, certo, ma ha la possibilità di ricostruirsi milioni di volte, solo che ancora non lo sai.»
«E non ho intenzione di saperlo. Io non so come si fa, ok!»
Ingoio il groppo di saliva, insieme alle lacrime che vorrebbero uscire, ma che rimando indietro, come ho sempre fatto, dopo Dave.
«Devi solo darti una possibilità.»
Guardo il cestino con dentro quella pallina di carta che è finita sul fondo di un contenitore vuoto. Proprio come i resti del mio cuore...
«Devo andare, Jay, o rischio di perdere in partenza con Jake.» dico, prima di lasciare la sua mano e uscire dalla stanza.
Mi dispiace darti questa delusione, ma io non merito di essere felice.
Ho tolto questa possibilità alla moglie di Dave. Arrivò al limite, quando scoprì che suo marito se la faceva con una ragazzina.
Qualche giorno dopo la divulgazione del video, Dave venne allontanato dalla scuola, in attesa di delucidazioni. Risultava ovvio che quella ragazzina fosse una sua studentessa, ma era solo un'ipotesi, non c'erano prove. La sua assenza, aumentò quel chiacchiericcio devastante, trasformandolo in un rumore assordante.
Circa un mese dopo, quelle voci di corridoio, gridarono, senza esitazione che la moglie di Dave aveva tentato di togliersi la vita. Prendeva antidepressivi. Gli stessi che ingoiò, come mentine in un barattolo pieno. Pieno di quella merda che le avevo riversato addosso, inconsapevole della sua esistenza, mentre m'innamoravo di suo marito. La trovarono in tempo. Fu proprio suo figlio a trovarla, dicevano.
Come avrei mai potuto perdonarmi?
Prendo fiato e torno a risplendere dietro la maschera di un sorriso, prima di uscire di casa.
È il mio migliore accessorio, non posso lasciarlo dentro l'appartamento, devo indossarlo...
🥀Buonasera, cuZz.
Come potete vedere, la vita di Naira, non è semplice.
Lei è un piccolo fiore che sente di essere appassito e di non meritare la felicità. I sensi di colpa per ciò che è accaduto, anche se lei non sapeva dell'esistenza della famiglia di Dave, la mangiano dentro, ancora. Si punisce, pensando che oramai il suo cuore non funzioni più come dovrebbe.
Io do ragione a Jay: un cuore spezzato fa male, molto, ma è comunque un organo più forte di ciò che pensiamo e i pezzi, anche se non combacieranno più perfettamente, possono ricomporsi. Serve solo un buon "COLLANTE" 😜
Buon fine settimana, al prossimo capitolo 🥀
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