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1-La perfetta stronza

«Io ti amo, Naira!»

Bene, un altro rincretinito finito nella mia adorabile trappola.

«È stato bello, finché è durato, Michael.» So benissimo quello che sto per fare. Gli sto per spezzare il cuore, come lui ha fatto con quella povera ragazza. Se lo merita, lo stronzo. «Purtroppo, non provo lo stesso. Sai, non mi è scattata quella scintilla.» dico con l'aria di una che fa di tutto per defilarsi il prima possibile. «Niente fuoco, niente passione! Non sei quello che cerco, mi spiace se ci hai creduto.»

Lo guardo con l'aria da cane bastonato, ma non penso di essere molto credibile.

Nel ristorante, dove sto gustando una meravigliosa lasagna all'italiana, la gente mi guarda come fossi io la stronza.

Non sanno che quest'uomo, un paio di mesi fa, è andato a letto con la sorella della sua, ormai ex, fidanzata. Dovevano sposarsi, cavolo!

«L'altra notte non sembravi di questa opinione.» Cerca di puntarla sul personale, alzando, un po' troppo, il tono della voce. «Stavamo per finire a letto e non eri affatto dispiaciuta.»

«Fingevo, Michael. Le donne sanno fingere, quanto voi uomini, non te lo hanno mai detto?» Quando apriranno gli occhi? Quanto sono imbecilli. «Non sei poi tutto questo granché.»

Guardo dal finestrone del locale, non vedo l'ora di andare via e finirla con questo supplizio.

Ho lasciato la macchina a Jay ed è in netto ritardo sulla tabella di marcia.

«No, tu non stavi fingendo, Naira, ti piacevano i miei baci.»

«Sì, credici, se ti fa comodo.» dico, mentre cerco di fargli abbassare il tono della voce. Ci stanno guardando tutti.

Purtroppo, ci sono cascata di nuovo. Mi lascio prendere dall'entusiasmo di una buona riuscita e, tac, rischio di finire a letto con l'esperimento sociale di turno.

«Non puoi lasciarmi, io mi sono innamorato di te, ti rendi conto?»
 
Una lacrima di coccodrillo riga il suo volto.

Un volto piacente, con una barba incolta che gli fa da cornice. Dei riccioli neri corvino gli accarezzano la fronte, fino a scendere sul suo sguardo buio e disperato. Strizza quei piccoli occhietti castani, per cercare di farmi pena.

Un mese! È passato solo un mese, come può una persona perdere la testa così facilmente?

Finalmente, con la coda dell'occhio, vedo arrivare la macchina, con il deficiente del mio amico.

«Ora devo andare. Paghi tu, vero?»

Non gli lascio il tempo di rispondere, prendo la borsa e, con uno scatto felino, levo le tende. Michael cerca di afferrarmi dal polso, per fermare la mia voglia di scappare da quel posto, da lui, ma sono abituata. Conosco già le mosse degli uomini, le metto in conto. Lo dribblo con nonchalance e lo sento urlare un'ultima volta il mio nome, prima di aprire la porta del ristorante e richiudermela alle spalle, sperando di non rivederlo mai più.

«Sei in ritardo, Jay.» Arrivo trafelata alla macchina e striglio il mio amico, per avermi lasciata, ben, dieci minuti in più del previsto.

«Oh, oh, Nanni, quello sta arrivando e sembra un pochino incazzato.» afferma in panico, mentre si sposta sul lato passeggero. «Guida tu, io sono stanco.»

Mi affretto a entrare in macchina, metto in moto e alzo la radio a tutto volume, per evitare di sentire ancora la voce di Michael ripetere il mio nome.

E anche questa è andata, possiamo chiuderne un altro.

💔💔💔💔💔💔💔

In macchina, con la cappotta abbassata per far sì che mi si scompiglino i capelli, mantengo alto il suono delle casse, mentre passa it's raining man. Amo cantare a squarciagola canzoni senza un minimo di senso, insieme all'unico uomo che abbia avuto l'opportunità di dormire, più di una notte, nel mio letto: il mio amato Jay.

La mia drama queen per eccellenza, il mio porto sicuro, l'unico che può ridere di me e delle mie cazzate senza tempo, davanti a un bicchiere di birra, o anche due, tre, quattro.

Cerchiamo di porre un limite alla nostra decenza ma, ogni volta, ogni dannatissima volta, io mi ritrovo nel letto del poveraccio di turno, mentre il mio amico si ritrova con il cuore spezzato e senza più lacrime, fino alla serata successiva, però.

Abbasso il volume dello stereo, per ascoltare, ancora una volta, le sue lamentele su James, l'idiota che ha beccato due sere fa e, dopo una scopata memorabile – a quanto dice –, è sparito, come tutti, del resto.

«È l'ennesimo caso umano, è questo il problema,» asciuga una delle mille lacrime versate da, circa, ventiquattro ore, «piovono uomini, è vero, cara la mia Geri Halloween, ma sono tutti dei fottutissimi stronzi!»

«Halliwell, si chiama Halliwell» commento stufa.

«Chi? Chi si chiama Halli - cosa?»

«Geri.» Mi osserva perplesso, curvando la testa di lato, come un cucciolo di bulldog che cerca di comprendere parole astruse. «Niente, lascia stare, Jay.»

«Ascoltami, tesoro, stasera andiamo al Troy per trovare l'uomo della mia vita, questa volta quello del vissero per sempre felici e contenti, me lo devi. Drizza quelle antenne da combina matrimoni e schiaffami in faccia la mia persona

«Credo ci siano un paio di cose che non ti sono ben chiare,» sostengo seria, mantenendo il volante con entrambe le mani. «Il Troy? Andiamo, Jay, vorresti trovare l'amore della tua vita in un locale famoso per essere pieno di gente che vuole solo portarsi a letto altra gente? È stupido anche per te crederlo. Affacciati in chiesa o, che ne so, in una biblioteca, saresti più credibile.»

«Va bene, principessa. Da domenica andremo a sentire messa. Forse, è per questo che non trovo quello serio, capace di ascoltarmi e amarmi come merito. Ho bisogno di un prete, hai ragione» dice, portandosi la mano alla bocca per soffocare una risata.

«No, aspetta, cosa?» domando retorica, mentre premo il freno per rallentare, a causa della scemenza appena sentita. «Vai dove cazzo vuoi! Io, la domenica mattina, sono una morta che cammina, non esisto.»

Lascio, per un attimo, il volante della mia splendida decappottabile rossa – la cappotta è bloccata da almeno due anni –, per tirare uno schiaffo sul braccio del mio stupido amico.

«Ora ti sei sfogata?» chiede ironico. «Qual era la seconda cosa che non avrei ben compreso?»

«Il mio lavoro, Jay! Io non sono una cacciatrice di anime gemelle. Io faccio due cose di fondamentale importanza.» Mi volto per guardarlo seria, come James Bond, mentre dice la sua celeberrima frase. «Ascolto i miei clienti e vedo se è possibile trovare il modo di riconquistare il loro amore perduto.» Mimo l'ultima parola tra virgolette. «E, non meno importante, decidiamo insieme se ne vale la pena o passiamo il tempo a trovare il modo di fargliela pagare» – ammetto che la seconda cosa mi riesce meglio della prima, ma non metterei i manifesti – «Il tizio del ristorante, quel Michael, era uno che non valeva la pena.» Sorrido al pensiero di avergli servito il piatto che meritava.

«Come dici tu. Potresti fare uno sforzo per il tuo amichetto preferito, comunque.»

«Oh, Jay del mio cuore, sei più che capace di trovarti un uomo che riempia i tuoi spazi.» Lo sbeffeggio un po'. «Il tuo problema è che dici di voler una persona per la vita, ma la realtà è che vuoi solo il letto pieno e i testicoli vuoti.»

«Sì, vero, ma voglio il mio per sempre, è uguale.» Piagnucola con degli strani versi, credendo di essere dalla parte sbagliata del mondo.

«Perché devi fare così, hai capito cosa intendo.» Poggio una mano sulla sua coscia – ammetto che non è affatto male tastarla – e strizzo con tutte le dita per fargli male, ma non troppo. «Sveglia, principessa, non siamo nel mondo di Barbie, dove ogni cosa si avvera e hai ragazzi ai tuoi piedi, una macchina da sogno e la villa a Malibù» dico, mentre una mano resta sul volante e l'altra tiene il conto. «Questa e la vita vera: nessun Ken verrà a bussare alla tua porta, dicendoti che si è innamorato di te dal primo momento in cui ti ha visto. Credimi, nessuno.»

Ogni tanto, devo riportarlo sulla terra. Il ragazzo ha il vizio di viaggiare in posti inesplorati ai confini dell'universo. È un sognatore, convinto che l'amore, quello vero, quello dei magici per sempre e non da una botta e via, esista sul serio e non solo nelle commedie romantiche da romanzi rosa.

Il cielo non è più tanto limpido per le strade di New York, spero di raggiungere in tempo la Madison Avenue, sta per scendere giù il diluvio. Prima o poi aggiusterò questa dannata cappotta. Più poi che prima.

«Cosa voleva da te Milena? Perché mi hai costretto a venire fino a qua e perdere tempo, mentre spezzavi il cuore della bestia?»

Milena è la mia adorabile datrice di lavoro. Un lavoro che dovrebbe rimanere segreto, ma Jay conosce tutto di me, non gli si può nascondere nulla, e Mil ha preferito presentarsi, prima che io gli raccontassi cosa facciamo davvero.

Fino a qualche tempo fa era convinto cambiassi lavoro ogni mese.

Ho finto di essere una cameriera, una stagista in una casa di moda, un'insegnante di scuola materna, una baby sitter... e via dicendo. Iniziava a pormi troppe domande sulle mie capacità cognitive. Licenziata, ogni volta. I motivi erano diventati anche ridicoli, non riuscivo a trovarne di plausibili.

Ho pregato Milena di potergli svelare il nostro segretuccio. Era diventato insopportabile.

«Cosa voleva? Che domande, un nuovo caso di un vecchio stronzo, ma non so altro.»

I palazzi di New York mi affascinano. Tutti questi grattacieli, così alti, mi hanno sempre dato l'impressione che chiunque ci viva o lavori lì dentro possa avere il mondo nelle sue mani ma, allo stesso tempo, mi spaventano. Quelle stesse persone sono legate a una vita fatta di lusso e benefici, devono mostrarsi per quello che non sono; eleganti, con la faccia pulita e sempre alla ricerca di una perfezione che non esiste.

Milena spera in un mio trasferimento. Mi vorrebbe vicina al posto di lavoro. Se mi desidera davvero mi deve aspettare.

Abito a meno di due ore di macchina, che potrebbero diventare quattro a causa del traffico, ma non importa, perché il mio lavoro non lo svolgo in sede.

Io e Jay  viviamo insieme a New Heaven, nel Connecticut. Abbiamo una piccola villetta che affaccia su un adorabile giardino che tendiamo a non curare. Ci pensa il giardiniere. In realtà è un nostro vicino di casa che ha preso a cuore le piante, le preferisce vive.

Lo chiamiamo Will, come quello dei Simpson.

Arrivati sotto il palazzo dell'ufficio di Milena, chiedo a Jay di restare in macchina. Pare ascoltarmi, preso dalla musica che passa alla radio, mentre guarda il sedere del ragazzo moro che ha appena attraversato la strada. Piego la testa da un lato per osservarlo meglio.

Devo ammettere che ha buon gusto. Che troietta!

«Va bene, Jay, visto che siamo a New York... e Troy sia.» dico con le mani poggiate fuori dal suo sportello, fissando il fondoschiena del tizio.

«Sì!» Esulta, mentre batte le mani, per poi portarle in alto, in segno di vittoria.

«Torno subito, ti lascio le chiavi, in caso volessi seguire bel culetto.» Glielo indico con un cenno del capo. «È appena entrato nella caffetteria.»

«Ok, tieni le chiavi. Volo, ciao!» Scende dall'auto, mi porge il mazzo tintinnante, senza assicurarsi di non farmi male, aprendo la portiera.

Lo vedo sparire nella caffetteria e sorrido.

Almeno lui conserva la speranza di essere felice con l'altra metà della mela. Spero solo che non sia marcia.

Entrata nello stabile, prendo subito l'ascensore che mi porta al quinto piano.

Non appena le porte si aprono, la figura nervosa di Milena mi sorprende all'esterno.

«Hai un'ora di ritardo, Naira. Quando ti deciderai a trasferirti, i clienti non possono aspettare te.» Mi rimprovera, battendo le unghie affilate sul polso.

«Bello il tuo nuovo orologio immaginario! Cartier?»

«Smettila di fare la scema. Se non fossi così brava nel tuo lavoro, ti avrei mandata a quel paese molti lustri fa.» La vedo, mentre sorride di soppiatto.

Il suo sguardo ha il potere di rasserenarmi. Lei non lo sa, ma è la persona che si avvicina di più alla figura di una madre.

La mia?

Non ho la più pallida idea di che fine abbia fatto.

Appena ho messo piede all'università, ha riempito le valigie per andare in Messico con il suo attuale compagno, credo abbia la mia età. Poco male, le farà da badante.

Milena, invece, con i suoi capelli sempre profumati dei prodotti di Giangiorge – l'hair stylist delle star di Hollywood –, il ciuffo vaporoso, biondo platino, il rossetto Chanel, rigorosamente  rosso, e la puzza sotto il naso, sembrava viaggiare sullo stile di Meryl Streep nel Il diavolo veste Prada. Non avrei mai immaginato che dietro i suoi seni sodi – di un'età non pervenuta – nascondesse un cuore di panna.

Non conosco nulla di lei e della sua vita al di fuori di Tornless. Ha fondato questa azienda dopo che il suo ex compagno le ha spezzato il cuore, scappando con una ventenne, non so altro. Forse è una moda andare a letto con una persona molto più piccola. A questo punto, la mia dolce metà deve ancora nascere, credo.

Milena doveva essere una donna distrutta se ha pensato di dare il potere alle persone di ricucire il loro cuore strappato, vendetta o meno.

Arrivate nel suo ufficio, una stanza abbastanza grande ed elegante, con il pavimento in parquet chiaro, un enorme tappeto rosso al centro della camera, due chaise longue di pelle nera – neanche fossimo dallo psicologo – e una grande scrivania sempre più sovrastata dal disordine dei fascicoli, mi porge una di quelle cartelle, presa da una montagna di scartoffie.

«Ecco, tieni.» dice, dopo aver lanciato i documenti. «Ho parlato io con la ragazza, se vuoi discuterci anche tu, la faccio ritornare domani.»

Le faccio cenno di non preoccuparsi, prima di aprire il malloppo.

- Nome: Jake Mill

- Professione: Avvocato

- Data di nascita: 13/11/1993

La scheda dettagliata del mio prossimo progetto.

Perfetto, pane per i miei denti.

Devo solo assicurarmi che sia un altro stronzo.

Ha lasciato April, senza dare alcuna motivazione e questo non gioca a suo favore.

«Ok, lui è mio!» dico perentoria a Milena, convinta di chiudere il caso in tempi record.

«Cerca un'assistente. Ti fisso il colloquio. Tieniti pronta, resterai nel mio appartamento per qualche tempo.»

Ormai sono completamente distratta dal fascicolo.

Questo Jake è anche molto carino, spero sia davvero un gran bastardo per poter entrare in modalità "ti disintegro il cuore".

💖Ciao, belle anime cuzZolose.
Eccoci con il primo capitolo di questa nuova storia. Questa volta, a ispirarmi è stato Will Smith nel suo "HITCh". Beh, lui era un accoppiatore di anime, volevo far fare a Naira il contrario, giusto per complicarmi la vita. Fatemi sapere cosa ne pensate e... al prossimo capitolo.
PS. Sapete che con me non tutto è come sembra...

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