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1. E.T l'extra-terrestre

Nota: a inizio capitolo vi lascerò la filmografia relativa ai film citati e i relativi trailer. Spero vi piaccia l'idea!

E.T. l'extra-terrestre (E.T. the Extra-Terrestrial), S. Spielberg, USA, 1982.

***

#Dovesiete

L'hashtag è diventato virale nel giro di poche ore. Scelta commerciale della band in vista del nuovo album in procinto di uscire? In molti iniziano a crederlo.

Londra, agosto 2018.

Nessuno sembra saperne nulla dei The Wings, la band pop-rock che, da qualche anno a questa parte, ha preso d'assalto la cima delle maggiori classifiche mondiali, e anche gli ingenui cuori delle adolescenti.

Attesi due giorni fa nella capitale inglese all'evento sponsorizzato da MTV, Jamie Davies, Luke Waters e il batterista Adam Taylor non si sono presentati alla ricezione del premio. Secondo indiscrezioni, nemmeno i loro manager sembrano sapere che fine abbiano fatto...

Chiusi in fretta la pagina e spiluccai tra le altre notizie, sperando di trovare qualcosa di davvero interessante nella selva del web. L'ultima cosa di cui avevo voglia di leggere in quel momento erano le presunte illazioni per cui fossimo scomparsi dalla circolazione. A fatica tentai di caricare una nuova pagina sul cellulare, ma nelle strade di terra e polvere del Tennessee che stavamo percorrendo, la rete non sembrava voler collaborare in alcun modo.

Dopo pazienti minuti di attesa, la mia attenzione fu catturata da una nuova notizia:

Hollywood è in fermento. In seguito all'ultimo incasso record ai botteghini, l'acclamato regista e produttore David Johnathan Harvey pare essere in procinto di rimettersi al lavoro su di una nuova produzione. Ovviamente, ancora non si conoscono i particolari del nuovo progetto, ma tutti si chiedono quale genere vorrà abbracciare in questa sua nuova fatica. Le voci dicono...

«Maledizione», imprecai quando la pagina si bloccò, impedendomi di proseguire. «Qui non prende un cazzo.»

«Niente di niente?» si informò con tono annoiato Adam dal sedile passeggero.

«No, non riesco a navigare e inizio a innervosirmi.»

«Tu sei sempre nervoso, Jamie», mi fece notare.

Luke non tolse gli occhi dal finestrino e borbottò mentre il pugno chiuso sotto il mento gli teneva la testa sollevata. «Meglio così, almeno i manager non potranno romperci le palle di continuo. Ho davvero bisogno di staccare per un po'.»

Il taxi, dopo un'infinità di buche e sobbalzi della strada, rallentò gradatamente fino a fermarsi all'incrocio con un viottolo sterrato più stretto, che si snodava tra gli alti campi di granoturco prossimo al raccolto.

«Allora siete voi i ragazzi di cui mia figlia parla tanto?» si intromise il tassista quando fermò del tutto il mezzo. «Scusate, ma ho sentito che parlavate di manager e ho riconosciuto le vostre facce dai poster che Susan ha attaccato in tutta la camera.»

Canottiera a pois di sudore, riporto mal eseguito, barba non rasata da tre giorni e, a giudicare dall'acre aroma che impregnava l'abitacolo, doccia dimenticata da altrettanto tempo.

«Dipende da quali ragazzi si riferisce», disse Adam, gentile e cordiale come solo lui riusciva a essere con gli estranei.

Prima di restare bloccato più del necessario sull'appiccicoso sedile posteriore di quel taxi maleodorante, mi affrettai a coprirmi con gli occhiali da sole e scendere. Con un rapido sguardo giudicai che fossimo gli unici esseri viventi della zona. Per una volta, uscire all'aria aperta senza essere assaltati da un'orda di flash fu liberatorio.

«Ma sì, siete di sicuro quei Backstreet Boys! Vi ho riconosciuto!»

Sfoderai il mio ben collaudato sorriso cordiale e attesi paziente che l'uomo aprisse il bagagliaio per renderci le nostre valigie. Non volli disilluderlo ricordandogli che i Backstreet Boys andavano forte quando io ancora me la facevo nei pannolini. «Quanto le dobbiamo?»

Per guardarci, Capitan Riporto teneva la tozza mano di vedetta sulla fronte per coprirsi dai raggi solari di quel torrido pomeriggio di agosto. Infilò la testa nel taxi e controllò la cifra sul tassametro. Sperai si sbrigasse prima che io mi sciogliessi dentro la mia camicia di lino. «Sono duecentoquaranta dollari.»

Stavo tirando fuori il portafogli dalla tasca dei jeans quando lo strillo di Luke mi fece quasi perdere la presa. «Duecentoquaranta cosa? Ma è un furto!»

Adam e io lo fissammo costernati, l'uomo invece spiegò la situazione con una punta di imbarazzo. «Abbiamo fatto parecchie miglia e c'era traffico in città. L'aeroporto di Nashville è a più di un'ora da qui, ragazzo.»

«Luke? Ma sei serio?» gli chiesi. «Te la prendi per una cifra del genere?»

«Allora paga tu», mi rimbeccò.

Sospirai paziente e misi mano ai dollari che avevo cambiato prima di partire da Londra. Nonostante fosse il più grande tra noi tre, Luke era solito comportarsi sempre nella maniera più infantile. Era fatto così, non era cambiato affatto da quando ci eravamo conosciuti al primo anno del liceo. A volte sembrava dimenticarsi di avere un conto in banca da far invidia a un quarto della popolazione mondiale. Si vestiva ancora come un ragazzino, tute e scarpe da ginnastica, odiava pettinarsi, viveva per metà della sua vita come un parassita a casa di amici come se non avesse una villa più grande della mia dove stare, e odiava partecipare alle serate di gala. Era l'incubo della nostra stylist.

Una volta pagato il tassista e afferrate le nostre valigie, eravamo pronti per percorrere a piedi l'ultimo tratto di strada che portava alla casa in cui avremmo soggiornato per tre settimane di pace e totale relax. Doveva essere l'unica abitazione nel raggio di miglia.

«Ragazzi, aspettate! Me lo fareste un autografo per mia figlia?»

Alzai gli occhi al cielo e sperai di fare in fretta, visto che stavo grondando sudore e non vedevo l'ora di togliermi dal sole cocente, poggiare il mio culo sul primo materasso disponibile e dormire fino all'arrivo dell'Apocalisse. Fu Adam a rispondere. «Certo. Ha carta e penna?»

«Sì, dovrei aver qualcosa nel cruscotto...»

L'uomo si infilò per metà nel taxi e, con i suoi goffi movimenti, i jeans già calati sui fianchi scesero ancora di più, rivelando una selva di peli che abitavano il suo enorme deretano. Quasi rivoltò i sedili alla ricerca di qualcosa su cui scrivere, poi terminò la missione consegnandoci un sottobicchiere macchiato di birra e una matita spuntata. Una volta lasciati i nostri tre autografi dedicati alla figlia Susan, Adam aspettò prima di riporre il sottobicchiere sul suo palmo velato di sudore. «Ascolti bene, è molto importante. Lei dovrà dare questi autografi a sua figlia non prima di tre settimane.»

«Tre settimane?» fece eco, confuso.

«Esattamente. Siamo in vacanza in gran segreto, lontano da tutto e da tutti, e nessuno dovrà venire a sapere che siamo qui. Immagino che lei possa capire la nostra delicata situazione.»

No. Dalla sua espressione vacua intuii che non capisse affatto. Eppure, quando Adam gli allungò due biglietti da cento, l'uomo annuì con tanta determinazione che un ciuffo del riporto sobbalzò violentemente, finendogli sulla fronte.

Gli consegnò gli autografi e riprendemmo la via verso la nostra destinazione: un piccolo e modesto bed and breakfast dove immaginavo ci stesse aspettando l'addetto dell'agenzia. Quando Adam aveva prenotato il soggiorno, ci aveva detto che non si trattasse di certo una spa o un resort extra lusso... ma forse si era volutamente dimenticato di fare cenno al fatto che avremmo dovuto passare tre settimane in una catapecchia davvero malmessa. Quello che mi trovai davanti alla fine del sentiero era un caseggiato in legno dal tipico stile americano, ma la vernice era staccata dalle travi in più zone, macchie di umidità più o meno grandi tappezzavano i muri, e le assi del tetto non mi sembravano posizionate così come dovevano essere in origine.

«Che cazzo fai lì? Vieni?» mi incitò Luke, già sotto il portico.

Li raggiunsi, trascinando la valigia che arrancava nella ghiaia. «Adam, si può sapere dove ci hai portato? È così isolato questo posto che sembra il set di un film horror.»

«Ti avevo detto che quest'anno avremmo optato per il rustico», rispose trattenendo una risata.

«Siamo sicuri che l'indirizzo sia giusto?»

«Credo di sì, però...» Adam non riuscì a terminare che un'acuta imprecazione scappò dalle finestre socchiuse del piano terra.

«Porca puttana!»

Scambio veloce di sguardi interrogativi e la porta si spalancò di colpo prima che potessimo commentare. «Oh, ben arrivati, ragazzi. Prego, entrate.»

Immaginai che sotto all'enorme accappatoio di spugna che ci aveva appena aperto la porta e che emanava una calda e sottile voce femminile, ci fosse un qualche tipo di ragazza. Non ne ero così certo, dato che la stoffa la copriva dalle caviglie alla testa e il cappuccio le nascondeva anche i capelli. Alquanto sconcertato, mi chiesi perché mai quella ragazza fosse in accappatoio nella nostra casa per le vacanze.

«Scusate per prima. Quando avete suonato ero ancora sotto la doccia e nel correre con i piedi bagnati sono scivolata giù dalle scale. Mi chiamo Mary Cooper, piacere», si presentò mentre allungava la mano.

Veloce stretta a ciascuno e un tiepido ciao di circostanza. «Io sono Adam, lui è Jamie e questo è Luke.»

«È un vero piacere, ragazzi. Cosa ci fate qui, in questo posto dimenticato da Dio? Vi ricerca la polizia inglese?» domandò prima di invitarci a seguirla verso la cucina.

«Siamo qui per una vacanza all'insegna del relax.»

«Beh, allora questo è proprio il posto che fa per voi. E che cosa fate nella vita? Studiate? Lavorate?»

Luke cercò di nascondere una risata dietro la mano chiusa a pugno, io invece guardai quella specie di ET avvolto in una tortilla di stoffa umida per capire se stesse scherzando o meno. Ma no, quella donna davvero non aveva idea di chi fossimo, eppure doveva aver letto i nostri nomi e cognomi sulla prenotazione.

«Siamo cantanti!» fece Luke.

Mary sgranò gli occhi. «Davvero?! Forte!»

«Sì, e studiamo all'università», mi affrettai ad aggiungere. Ci eravamo già fatti scoprire da Capitan Riporto a vacanza nemmeno iniziata. Non avevo intenzione di trasformare la donna accappatoio di una fan urlante. Prima se ne fosse andata, meglio sarebbe stato per tutti.

«Wow, è fantastico. E che tipo di cantanti siete? Come quelli della radio, o più come quelli che girano nelle fiere del bestiame?»

«Più del secondo tipo», rispose Adam quasi del tutto serio, reggendomi il gioco. Solo ora Luke capì le nostre intenzioni.

A braccia incrociate, la ragazza prese a studiarci con cipiglio sospetto. «A essere sincera, non lo sembrate affatto.»

«E per quale motivo?»

«Beh, di solito quelli che girano per le fiere hanno la pancia, la barba, i baffi e... beh, sono decisamente diversi da voi. Forse, in Inghilterra le fiere non sono come quelle che abbiamo qui. È bella l'Inghilterra?»

«Meravigliosa», rispose fiero Adam.

«Mi piacerebbe così tanto visitarla, solo che ho una tremenda paura dell'aereo perché...» Sembrava essere sul punto di aggiungere qualcosa, ma il suo sguardo cadde sulle esagerate maniche che le coprivano le mani.

«Oh, miseriaccia. Scusatemi davvero, ma mi sono dimenticata di essere ancora svestita. Corro a cambiarmi e dopo... ehi, che ne dite di un bel tè caldo? Siete inglesi, giusto? Il tè delle cinque non deve mai mancare!»

La ragazza filò via per salire le scale in gran fretta, il tutto prima che io riuscissi a puntualizzare quanto odiassi il tè in qualsiasi stagione dell'anno, e che di certo nemmeno ai miei compagni sarebbe mai venuto in mente di scolarsene una tazza quando fuori bruciavano quaranta gradi di sole cocente.

Una volta liberati della strampalata ragazza, mi voltai verso di loro, sollevando gli occhiali da sole sopra la testa. «Si può sapere quella chi diamine è?!»

«Deve essere una mandata dall'agenzia...» ipotizzò Adam con aria innocente. «Probabilmente ci mostrerà la casa e poi se ne andrà.»

«E mi spieghi perché è in accappatoio qui?! Si è fatta la doccia nel nostro bagno?»

Il ragazzo dai corti capelli biondo cenere alzò appena le spalle, Luke lo seguì, anche lui senza riuscire a spiegarsi la situazione. Così, il presentimento che mi portavo dietro da giorni prese infine vita tra i miei pensieri.

"Che schifo di vacanza mi si prospetta."

**********

Spazio Dory:

voi non potete capire quanto sia emozionata!

Primo capitolo!!!

Vi do il benvenuto se siete qui per la prima volta, e il bentornato se avete intenzione di compiere la pazzia di rileggere Top Secret in questa nuova versione insieme a me.

Mary è tornata! Tremate, gente ehehe

Vi mando un abbraccio sincero e aspetto i vostri primi commenti! Sono curiosissima di sentire i vostri pareri!

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