CAPITOLO XXVI.
- Noi adesso usciremo, dobbiamo fare un paio di cose prima di andare da Taiju. Sei sicuro di voler rimanere qui da solo?- chiese Seishu.
- Si, non preoccupatevi: anzi, grazie per avermi permesso di rimanere nello studio- rispose Chifuyu.
- Con te a fare la guardia, so che posso stare tranquillo- affermò Hajime.
- Contate pure su di me- affermò il minore.
Inui gli lanciò uno sguardo preoccupato, ma sapeva che non poteva fare molto, per cui alla fine uscì dalla porta con Koko.
Chifuyu fece un respiro profondo: indossava la giacca della Toman, aveva dormito e mangiato nella stanza degli ospiti di Koko, al piano di sotto aveva un intero squadrone che avrebbe risposto subito a ogni sua chiamata.
Doveva solo riuscire a resistere qualche giorno, il tempo che i suoi amici capissero come fare, e poi sarebbe andato tutto bene.
Si voltò, avvicinandosi al quadro nello studio: dietro quel quadro, c'era il corpo del ragazzo che amava...
Serrò le labbra.
- Quando tornerai, dovrò farti un bel discorsetto per avermi lasciato solo, Baji-san- sussurró.
Si affondò i denti nel labbro inferiore: sapeva che non avrebbe dovuto parlargli, se non voleva rischiare di scoppiare a piangere, ma non ci riusciva... era passato solo un giorno, e già quel ragazzo gli mancava troppo.
Era entrato nella sua vita con una semplicità disarmante, Chifuyu non si era neanche accorto di esserne innamorato che già si era trovato a decidere di volerlo seguire ovunque e rimanere sempre con lui.
Ma in fondo, Baji era una persona fantastica, che nonostante l'aria da cattivo ragazzo passava la vita a cercare di proteggere e aiutare i suoi amici; era davvero forte, e Chifuyu avrebbe voluto poterlo aiutare, eppure...
Sentì bussare alla porta e si voltò di scatto.
- Avanti- disse, mentre tornava davanti alla scrivania, in modo da essere pronto ad attaccare in caso fosse qualche nemico.
Per fortuna, a entrare fu Mikey; Chifuyu notò anche Draken fuori dalla porta, ma il ragazzo rimase fuori mentre Mikey chiudeva la porta alle sue spalle.
Alzò lo sguardo su Chifuyu e gli fece un piccolo sorriso.
- Ciao, Chifuyu; come ti senti?- gli chiese.
- Meglio, grazie: Inui mi ha proibito di scendere qui finché non avessi dormito un po', per cui ho riposato- rispose il minore.
- Inui ha fatto molto bene- rise Mikey, mentre si dirigeva verso la finestra, dando così le spalle al ragazzo - ascolta Chifuyu... mi devo scusare con te-.
- Con me?- chiese il minore, sorpreso.
- Voglio scusarmi come capo, perché non sono stato in grado di tenere Baji al sicuro, e perché ti ho dato subito un'enorme responsabilitá. Ho sentito che eri un ragazzo di cui potessi fidarmi, e non ho esitato a scaricarti addosso un grande peso. E devo scusarmi anche come amico, perché non ho saputo rincuorarti dopo la morte del ragazzo che amavi- Mikey si voltò verso di lui e gli fece un piccolo sorriso - sei un ragazzo d'oro Chifuyu, ce ne siamo resi conto tutti. Anche se Baji non fosse tornato... ti avrei comunque chiesto di rimanere nella Toman: abbiamo bisogno di gente come te- dichiarò.
Chifuyu lo fissò per un attimo, ancora sorpreso, prima di rispondere.
- Per Baji-san... la Toman, e tutti voi, siete davvero importanti- uní le gambe e si portò le mani dietro la schiena - io sono nuovo, e ancora non ho la vostra forza, ma so che voi combatterete sempre per riuscire a donare a tutti noi un posto in cui possiamo davvero vivere. Qualsiasi cosa accada, ho deciso che voglio continuare a combattere, per ciò che Baji-san ama e per ciò in cui credo. Per cui... permettimi di rimanere per sempre nella Toman, Boss- si inchinò, e questa volta fu Mikey a rimanere sorpreso per un attimo.
Aveva sottovalutato la bontà di quel ragazzo...
Sorrise.
- Alzati, Chifuyu- disse, e il ragazzo si tirò su; Mikey andò verso di lui e gli poggiò la mano sulla spalla - finché vorrai rimanere, la Toman sarà volentieri la tua casa-.
Il minore sorrise.
- Ti ringrazio davvero-.
- Sono io che ringrazio te. Cerca di non sforzarti troppo, va bene? Per qualsiasi cosa, se hai bisogno chiamaci- disse Mikey, dirigendosi verso la porta.
- Mikey-kun, ecco, per quanto riguarda Takemitchy...-.
- Ah sì, mi spiace avervi allontanati in un momento simile, ma dobbiamo tenerlo al sicuro- rispose Mikey, senza voltarsi.
- Non è per quello, l'ho sentito stamattina- rispose Chifuyu; anche lui e l'amico sarebbero voluti poter stare più insieme, ma conoscevano il loro ruolo, per cui si sarebbero fatti forza a distanza.
- Volevo solo dirti che sembra tanto stupido ma... sa ciò che fa, o almeno, in ogni caso non è uno che molla, se ha in testa qualcosa. Sono certo non ce l'abbia con te, e che voglia davvero fare del suo meglio per aiutare- affermò.
Mikey rimase per un attimo in silenzio.
- Si, probabilmente hai ragione- sussurró, prima di uscire dallo studio.
- Finito? È andata bene?- gli chiese Draken.
- Sì- a Mikey sfuggì un sorriso mentre alzava lo sguardo, puntandolo verso il cielo - dannato Baji... ti sei scelto un ragazzo davvero fantastico-.
...
- Dici che devo bussare? O apro direttamente la porta? No, potrei trovarli in brutte situazioni... sarà troppo presto?! Dovrei aspettare?! O prenderlo a schiaffi subito?!- mormorò Pah-chin, fissando la porta di fronte a lui.
- Pah, Mikey ha detto di prenderti la mattinata libera, e tu sei letteralmente da tutta la mattina fermo qui fuori. Ormai non puoi fare altro che bussare- fece notare Peh-yan.
Il minore sospirò.
- Hai ragione, però...-.
- Pah, ormai Kazutora non è più sotto l'influsso del suo potere, e se deve tornare in pista avrà sicuramente bisogno di te vicino-.
Pah-chin gonfiò leggermente il petto.
- Hai ragione! Bene, bussiamo a questa porta!- esclamò, e prima di poter cambiare idea alzò la mano e iniziò a bussare.
Poco dopo, andò ad aprirgli Ryusei, senza maglietta indosso.
- Oh, ciao ragazzi! Immagino cerchiate Kazu!- esclamò con un sorriso.
- Si, e se state scopando vi interrompete perché ho bisogno di parlare con lui- dichiarò Pah-chin, facendo ridere il ragazzo.
- Non preoccuparti, non ci siamo ancora scatenati: entra pure. Kazu, ci sono i tuoi amici- rispose, mentre si spostava per farli entrare.
Kazutora fece un respiro profondo: era preparato all'eventualità, sapeva che i suoi amici non avrebbero aspettato a lungo, soprattutto uno di loro. Prima o poi avrebbe dovuto affrontarli... e voleva anche farlo, non poteva più esitare.
Così, entrò in soggiorno, cercando di mantenere un'aria tranquilla; cosa che gli uscì parecchio difficile, soprattutto quando gli sguardi dei due ragazzi si puntarono su di lui.
- Ciao- disse Pah-chin.
- Ciao- mormoró lui.
Si fissarono per un attimo, poi Pah-chin si avvicinò velocemente al moro, che rimase immobile; sapeva bene che l'amico si incazzava con la stessa velocità con cui gli veniva voglia di fare festa con te... era meglio aspettare e vedere cos'avrebbe fatto.
Si aspettava quasi di ricevere un pugno, invece arrivato davanti a lui Pah-chin lo abbracciò, lasciandolo piuttosto sorpreso.
- Il mio potere... non ha mai funzionato con te- sussurró.
Kazutora avvertì i suoi occhi riempirsi di lacrime.
- Mi dispiace- sussurró, mentre ricambiava l'abbraccio - non me ne sarei dovuto andare, non volevo farlo. Avrei dovuto provare a parlare con voi... mi dispiace averti abbandonato all'improvviso, noi siamo i due idioti del gruppo, quelli più incapaci di cavarcela, saremmo dovuti rimanere insieme. Mi manca passare il tempo con te-.
- Sei un vero idiota. Sappi che mi devi parecchie sessioni di shopping, e ti devo raccontare parecchie cose su come ho sfogato la mia rabbia su Peh-.
- Penso che lui ne sia stato parecchio felice- ridacchiò Kazutora, mentre il minore arrossiva.
- Decisamente- confermò il biondo, mentre si staccavano dall'abbraccio - vedi di non farmi più prendere uno spavento simile, o la prossima volta ti prendo davvero a pugni-.
- Ricevuto, non intendo più allontanarmi da qui- dichiaró Kazutora, facendogli sfuggire un sorriso.
- Bene. Venite a mangiare da noi? Peh ha imparato a cucinare davvero bene- dichiaró Pah-chin.
- Volentieri! Sei, vai a metterti una maglietta- rispose Kazutora, alzando lo sguardo sul ragazzo.
- Agli ordini- rise Ryusei, prima di voltarsi verso Pah-chin - l'ho fatto riprendere bene eh?- fece l'occhiolino prima di dirigersi in camera.
- Pare che tra voi sia di nuovo tutto a posto- commentò Pah-chin.
- Si... ero parecchio arrabbiato con lui, ma quel ragazzo sa farmi tornare in me stesso, anche senza usare i suoi poteri... e non me lo sono ancora fatto- rise il moro.
- Sono felice che tu lo abbia al tuo fianco... Lo sarà anche Baji, dovremo assolutamente fare una festa per il suo ritorno e per il vostro- dichiarò Pah-chin.
- Allora mi affido a te! Le tue feste sono le migliori- affermò Kazutora.
- Puoi dirlo forte!-.
Kazutora di sporse oltre l'amico per guardare Peh-yan.
- Grazie per esserti sempre preso cura di lui, sono sicuro che grazie a te abbia potuto continuare a essere felice. So che potrò continuare ad affidartelo- dichiarò.
- Mi prenderò per sempre cura di Pah!- dichiarò lui, facendo sorridere entrambi i ragazzi.
- Eccomi tornato! Andiamo a mangiare?- chiese Ryusei, affiancando Kazutora e mettendogli un braccio attorno alla vita.
- Tutti a mangiare!- esclamò Pah, dirigendosi fuori dall'appartamento; Peh-yan lo affiancò con un sorriso.
- Ti senti meglio?- chiese il minore, e il ragazzo annuì.
- Col cavolo che quell'idiota se ne andrà di nuovo!- dichiarò Pah-chin, facendolo ridere.
- Tutto ok?- chiese Ryusei al ragazzo di fianco a lui.
- Si... sono felice che Pah non ce l'abbia con me, è un amico importante- mormorò Kazutora, e Ryusei sorrise.
- Andrà tutto bene, non temere: tutti ti vogliono qui Kazu- affermò Ryusei.
- Lo spero- mormoró Kazutora; in ogni caso, lui non intendeva lasciare la Toman mai più.
...
- Wow. Ma allora eri serio- commentò Haruchiyo, nel vedere suo fratello entrare nel suo appartamento con due pizze in mano... e senza sigaretta in bocca. Ok, quello era davvero un miracolo.
- Certo. Perché non avrei dovuto esserlo?- commentò Takeomi, mentre si dirigeva in soggiorno.
Posò le pizze sul tavolino.
- Dove tieni i bicchieri?- chiese, tornando in cucina, sotto lo sguardo attento del fratello.
- Takeomi, che stai facendo?- mormorò Haruchiyo, senza riuscire a smettere di fissarlo.
- Sto preparando la tavola in soggiorno. Così ci mangiamo qualcosa mentre guardiamo un film- affermò il maggiore, continuando a fare avanti e indietro tra le due stanze.
- Lo stai facendo per Baji? Sai che tornerà in vita vero?- commentò il minore.
- È comunque un tuo amico che è morto Haru, è normale che mi preoccupi- dichiarò Takeomi, mentre prendeva delle birre dal frigorifero.
- Si, ma tornerà anche in vita. Ho due menti Takeomi, non mi sconvolge così facilmente- dichiarò Haruchiyo.
O meglio, non aveva potuto sconvolgersi: la sua altra personalità, quella che al momento dominava, l'aveva fatto rimanere concentrato solo sul suo capo, solo sul fare tutto ciò che Mikey gli avrebbe chiesto, attenuando il dolore per la momentanea perdita di uno dei suoi più cari amici.
E adesso che sapeva che stava per tornare, non aveva praticamente modo per fare uscire l'altro suo lato e sfogarsi un po', per cui non capiva il motivo della presenza del fratello.
- Si, ma vorrei stare un po' con il mio fratellino- dichiarò Takeomi.
- Ti ha obbligato Shinichiro? È strano che non sei con lui- fece notare Haruchiyo.
- Shinichiro non c'entra. Ci ho parlato, ma è qualcosa che ho deciso da solo- rispose il maggiore.
Sanzu continuò a fissarlo.
- Takeomi, non serve che all'improvviso ti metti a fare il fratello maggiore: sto bene- dichiaró.
Akashi bloccò per un attimo la sua preparazione.
- Io sono tuo fratello maggiore Haru- si voltò verso di lui - da quando eri piccolo, hai sempre seguito Mikey, e sono finito a pensare che finché avevi lui io non ti servissi. Ma indipendentemente da chi sono i tuoi amici, io sono tuo fratello. Non sono mai stato in grado di capirti e aiutarti davvero, ma voglio rimediare a tutto questo. Posso provare a farlo?- chiese.
Sanzu continuò a fissarlo, poi fece un piccolo sorriso.
- Come vuoi. Ma vedi di non fumare qui dentro, è ammessa solo la droga- affermò, dirigendosi verso il divano.
- Tsk, siamo proprio messi male entrambi eh?- rise Takeomi, sedendosi di fianco a a lui.
- Chissà da chi ho imparato...- commentò Haruchiyo.
- Almeno, io non vado in giro con delle spade-.
- Certo, ti sei arreso e hai smesso di combattere quando Draken è diventato più forte di te- ridacchiò Haruchiyo.
- È solo che sono vecchio per certe cose- borbottó Takeomi.
- Certo, usa pure la vecchiaia come scusa...-.
- E tu che scusa hai per non usare i muscoli eh?-.
- C'è già abbastanza gente che li usa, qualche arma di riserva serve sempre- dichiarò Haruchiyo con fierezza.
- Tutte scuse...-.
- Anche queste, chissà da chi le ho imparate...-.
Si guardarono per un attimo male, poi scoppiarono a ridere.
- Il film lo scelgo io! Mulan!- dichiarò Haruchiyo, afferrando il telecomando.
- Non avevo dubbi- rise Takeomi, per poi osservare il fratello; era ancora presto per parlarci, sapeva bene che in quel momento non sarebbe riuscito a comunicare davvero con la vera personalità di suo fratello ma... con calma, si sarebbe riavvicinato, e l'avrebbe fatto tornare.
Era suo fratello, dopotutto, e intendeva fare di tutto perché fosse felice.
...
- Alla fine sei riuscito a convincere Takeomi a parlarci eh?- commentò Benkei.
- Gliene ho parlato solo una volta, è lui che ci ha pensato fino a oggi... l'hai anche accompagnato a parlarci- fece notare Shinichiro.
- Già... ma non avendo fratelli, dubito di poterlo aiutare molto- rispose il ragazzo.
- Certe cose non serve averle provate per immaginarle- affermò Shinichiro; c'erano tante cose che lui non aveva provato sulla sua pelle, ma cercava sempre di immaginare come potessero viverla gli altri.
Grazie a quella sua caratteristica, si era sempre riempito di tanti amici, brave persone, e non gli dispiaceva per niente; per quanto a volte fosse dura prendersi cura degli altri, ringraziava di avere così tante persone vicine che gli volevano bene.
Benkei lo fissò per un attimo, poi portò lo sguardo su Wakasa, addormentato di fianco al moro.
- Come sta?- chiese.
- È un po' stanco, visto che ieri ha usato molto il suo potere e dopo ha potuto riposare poco; ma è un pochino più tranquillo, adesso che abbiamo battuto Kisaki- rispose Shinichiro, portando lo sguardo sul più basso e sorridendo leggermente: era davvero bellissimo, in qualsiasi situazione...
Benkei lo fissò per un attimo: anche se gli aveva portato via la persona più importante della sua vita, non avrebbe mai potuto odiare Shinichiro, lo sapeva bene, anzi, lo ammirava parecchio.
E voleva che fossero felici insieme, anche se non sapeva bene come contribuire.
Sentirono bussare alla porta e il ragazzo si diresse verso essa.
- Chi è?- chiese.
- Il vostro salvatore!-.
Benkei alzò lo sguardo al cielo.
- Dobbiamo ringraziare che Baji almeno il ragazzo se lo sia scelto con un carattere tranquillo, se fosse stato come uno dei suoi amici non lo avrei sopportato- borbottó, aprendo la porta e facendo entrare Ryusei.
- Ciao Ryusei- disse Shinichiro, trattenendo le risate per la frase dell'amico di poco prima.
- Ciao! Kazu è con Pah e Peh, per cui ho pensato di venire a farti un saluto e capire come aiutarti- affermò Ryusei, avvicinandosi al ragazzo.
Come richiamato dalla presenza di qualcuno di estraneo, Wakasa aprì leggermente gli occhi e si tirò su.
- Pensi di poter aiutare questo idiota?- chiese.
- Da quello che so, la Pazzia di Kazu non gli ha esattamente confuso la mente, ha più fatto impazzire il suo potere: posso provare a riportarlo al suo stato naturale- affermò Ryusei, avvicinandosi al letto.
- Sicuro di non stare usando troppo il tuo potere ultimamente? Hai anche fatto tornare Kazutora- fece notare Shinichiro; per quanto anche lui avrebbe voluto essere libero di uscire da quella stanza d'ospedale senza rischiare di impazzire, comunque sapeva che c'erano persone che al momento avevano bisogno di quel potere più di lui.
- Non temere, Kazu è stato facile da aiutare, conosco bene il suo potere, e ancora non ho notizie sul vostro nuovo amico; posso occuparmi del fratellone della Toman- dichiarò Ryusei, prendendo una sedia e mettendosi di fianco al letto.
- Va bene allora- rispose Shinichiro, allungando la mano verso di lui; Ryusei la prese e, ignorando l'occhiataccia di Wakasa, attivò il suo potere.
Shinichiro chiuse gli occhi: in tutto quel tempo, aveva avvertito qualcosa che si agitava dentro di lui, come se ci fossero fin troppe cose che volessero uscire, e allo stesso tempo una parte di lui volesse tenerle confinate all'interno.
Il suo potere era sempre stato imprevedibile, ma almeno le sue visioni erano chiare: adesso invece, non riusciva neanche a vederle bene.
Doveva tornare a farlo, se voleva aiutare suo fratello e i suoi amici.
Gli sembrò che una strana calma lo invadesse, come se tutta quell'agitazione, quella barriera che c'era tra lui e il mondo esterno, stessero scemando leggermente.
- È meglio non farlo tutto in una volta... il tuo potere si attiva entrando in contatto con oggetti, persone o pensieri particolari, se lo sbloccassi completamente subito potresti tornare ad avere visioni su tutto e fare nuovamente fatica a controllarle- affermò Ryusei, leggermente stanco, mentre toglieva la mano da quella del moro.
Era incedibile la varietà di poteri che c'era al mondo, e ognuno di loro aveva bisogno di essere trattato in modo diverso... un minimo errore, e avrebbe potuto distruggere tutto quanto.
- Ti ringrazio Ryusei... mi sento già leggermente meglio- affermò Shinichiro.
- Come va?- gli chiese Wakasa, osservandolo.
Shinichiro si voltò verso di lui e gli fece un sorriso.
- Quando Baji sarà tornato, perché non ci facciamo un giretto fuori?- propose.
Wakasa sorrise e gli gettò le braccia al collo, stringendolo a sé: non era mai stato un amante del movimento o delle romanticherie, ma gli mancava poter andare in giro con Shinichiro, sulla moto con lui, guardare gli allenamenti della Toman, andare a mangiare insieme... quel ragazzo gli faceva venire voglia di fare anche cose simili.
- Non vedo l'ora- sussurró.
Shinichiro sorrise e lo strinse a sé: ancora poco... ancora poco, e poi avrebbe potuto tornare a condurre una vita normale, insieme a tutta la sua famiglia, ai suoi amici e al ragazzo che amava con tutto il suo cuore.
...
- Da adesso devo proseguire da solo- affermò Seishu, voltandosi verso il moro.
Koko annuì, cercando di non fare notare che l'idea non gli piaceva per niente: ma era già buona se il biondo non gli aveva detto niente quando aveva affermato che sarebbe andato con lui, non poteva anche entrare.
- Torno tra poco- Seishu si voltò per allontanarsi.
Il moro sentì i battiti del suo cuore aumentare: conosceva bene i sentimenti di Inui, ma farlo entrare di notte nella casa del loro ex capo, tra l'altro abbastanza forte da batterli entrambi in un attimo, sul retro di una chiesa che si trovava inoltre in un punto abbastanza sperduto... lo spaventava parecchio.
In fondo, tra loro due non c'era niente di affermato, e forse un giorno il biondo si sarebbe stancato di aspettare.
- Inupi aspetta- lo fermò, andando verso di lui; non poteva dirgli niente, avrebbe vanificato tutti gli ultimi anni di lavoro. Ma dovevo almeno ricordarglielo.
- Che succede?- chiese Seishu, voltandosi verso di lui.
Koko si fermò di fronte a lui: gli posò le mani sui fianchi e lo tirò verso di sé, unendo le loro labbra.
Inui chiuse gli occhi, godendosi quel lieve e raro contatto, mentre cercava di tenere a freno il desiderio di non interromperlo mai.
Si staccarono dopo pochi secondi e il biondo lo fissò negli occhi.
- Koko, non hai bisogno di usare questo per convincermi a tornare indietro, sai già che lo farò- mormorò, prima di voltarsi per dirigersi verso la chiesa.
Koko lo osservò allontanarsi: pensava di aver fatto un buon gesto, ma come al solito aveva sbagliato tutto con quel ragazzo... l'aveva portato nuovamente a pensare qualcosa di non vero.
- Fermati!- Hajime si parò di fronte a Inupi, svenuto per terra.
Troppo tardi... Aveva avvertito troppo tardi il desiderio dell'uomo di fare del male al suo unico figlio, e adesso Inui era rimasto ferito. Una parte del suo volto era bruciata, e l'uomo davanti a lui brandiva ancora l'attizzatoio in mano, intenzionato a finire il lavoro.
- Vattene, o ucciderò anche te-. Koko serrò le labbra.
- Quanti soldi vuoi?- chiese. L'uomo alzò un sopracciglio.
- Scusami?-.
- Quanti soldi vuoi per andartene?-.
Presto, presto gli avrebbe detto tutto: in fondo, non era ancora troppo tardi.
Inui, cercando di ignorare lo sguardo del moro ancora su di sé, sparì nel retro della chiesa e si fermò per un attimo, facendo un respiro profondo.
Non capiva davvero perché Koko facesse così... sembrava avere una paura immensa di perderlo, eppure sapeva bene che lui non se ne sarebbe mai andato; se continuava a comportarsi così, gli faceva pensare che stesse solo giocando con lui...
Inui scosse la testa: non era lì per quello adesso, doveva concentrarsi sulla sua missione.
Alzò la mano e bussò alla porticina di fronte a lui, sperando di non aver svegliato Taiju, anche se in teoria a quell'ora era appena rientrato.
Infatti, poco dopo il ragazzo andò ad aprirgli in tutta la sua imponenza, fissandolo dall'alto, con sguardo quasi impassibile.
- Ti aspettavo- affermò, mentre si voltava e rientrava in casa, seguito dal biondo.
- Mi aspettavi? Come sapevi che sarei venuto?- chiese Seishu.
Non aveva bisogno di usare un tono o un'espressione da duro ormai, non più: Taiju era molto più forte di lui, tra l'altro non era più il suo capo, ed era fuori dal mondo della malavita, per cui poteva stare tranquillo.
Anche perché, sapeva bene che Taiju riconosceva il suo valore anche senza che lui si mettesse a fare il duro; e di sicuro, in quel momento non era lì per una rissa, voleva solo parlarci.
- Baji- rispose Taiju, mentre andava a sedersi sulla sua branda - è venuto da me. Immagino vogliate il mio aiuto per riportarlo in vita-.
- È qualcosa che puoi fare?- chiese Seishu.
- Contando che posso comunicare con le anime, non sarà un problema dirgli di tornare nel suo corpo: quel Takemitchy ha il potere di farlo rivivere giusto?-.
- Esatto, ma stando a Ryusei serve un'aiuto per l'anima- dichiarò Seishu.
- Ve lo darò io... per entrambe le anime- affermò Taiju.
Inui sentì il suo cuore iniziare a battere più forte: entrambe le anime... quindi...
- Puoi... davvero fare tornare Akane?- mormorò; sua sorella, la sua adorata sorellona, una delle persone più importanti della sua vita... sarebbe veramente tornata da lui?
- Dato che il suo corpo è intatto, se Takemitchy lo fa tornare indietro posso richiamare l'anima di Akane, sì; in ogni caso è ancora qui, quindi non sarà un problema- confermò Taiju.
Inui cercò di non fare vedere quanto fosse emozionato all'idea: sua sorella... aveva accettato la sua morte, lo sapeva bene, ma forse... forse poteva davvero tornare.
In fondo, Taiju era in contatto con lei, quindi gli avrebbe detto se non avesse voluto tornare... ma lui non gli aveva detto niente, per cui...
Si ricordò all'improvviso di una cosa, ovvero il motivo per cui fino a quel momento non avevano potuto chiedere anche solo di parlarci.
Tornò serio.
- Cosa vuoi in cambio?- chiese; non aveva idea di cosa Taiju volesse da lui, ma doveva trovare un modo per aiutarli.
Il ragazzo lo fissò per un attimo.
- Kokonoi te l'ha detto?- chiese.
- A fatica. Cosa vuoi da me Taiju?- ribattè il biondo.
Taiju chiuse gli occhi, raccogliendo i suoi pensieri, poi li riaprì.
- Niente-.
Inui rimase per un attimo sorpreso da quella risposta.
- Niente? Ma il potere di Koko...-.
- Il potere di Hajime Kokonoi ha ragione: tu sei l'ultimo desiderio che mi sia rimasto della mia vecchia vita. Ma non è come ha pensato lui: so bene di non potervi separare, i sentimenti che vi legano sono troppo forti, e io non sono più il tipo di persona che si vuole intromettere in qualcosa di simile. Si tratta di un desiderio diverso- dichiarò Taiju.
Senza dire nulla, Inui andò a sedersi di fianco a lui, continuando a osservare quel ragazzo che a lungo era stato il suo capo, era stato una persona che spaventava gli altri, che non esitava a usare la forza per fare del male, che voleva diventare il più forte di tutta Tokyo... e ora era solo un ragazzo che aveva cambiato vita e si trovava in difficoltà con i propri sentimenti.
- Ho commesso molti errori in passato. I miei fratelli, per qualche motivo, hanno deciso di perdonarmi, e ormai io sono completamente fuori da quel mondo. Ma quando ero un capo, quando guidavo la Black Dragon... per quanto cossi forte, ero rassicurato dal fatti di averti al mio fianco.
- Tu sei sempre stato un ragazzo forte, ma allo stesso tempo hai anche un grande cuore. Anche se le nostre conversazioni sembravano quelle tra un capo e un suo sottoposto, sapevo di poter parlare con te di certe questioni, mi sentivo meglio a farlo-.
Inui si trovò a ripensare a tutte le volte in cui Taiju l'aveva chiamato da lui; quando non andava anche Koko, il biondo sapeva già che non dovevano parlare di semplici strategie, ma di solito il suo capo gli chiedeva dei consigli sui suoi intenti, e spesso l'aveva anche ascoltato.
Inui all'epoca non ci aveva fatto caso: concentrava tutti i suoi sentimenti su Koko, e per lui Taiju era un ragazzo molto forte che l'aveva battuto e verso cui provava rispetto, per cui era felice di essere preso in considerazione.
Ma pensava fosse solo perché aveva aiutato Izana a guidare la Black Dragon, e conosceva Shinichiro; non credeva che quel ragazzo confidasse così tanto in lui.
- Quando mi sono sentito perso, ho pensato più volte di venire da te a chiedere aiuto, qualche consiglio su cosa potessi fare, soprattutto con i miei fratelli. Ma sentivo che non era giusto, avevo fatto soffrire anche te, e di sicuro Kokonoi intendeva tenerti alla larga da me; alla fine, ho trovato la mia strada nella preghiera, ma mi è sempre rimasto il desiderio irrisolto di avere un vero rapporto con te. Non sono alla ricerca dell'amore e di sicuro non ho mai pensato di trovarlo con te, ma penso di aver sempre desiderato poter avere un amico come te. Per questo Kokonoi ha avvertito quel desiderio-.
Inui lo fissò ancora per un attimo.
- Come mai non hai detto a Koko che le cose stavano così?-.
- Kokonoi non ha bisogno di sentirsi dire da me tutto questo, il problema non è mio, è lui che ancora non è venuto a patti con sé stesso, come io sono riuscito a fare-.
Inui rimase in silenzio per un attimo: avrebbe voluto chiedergli cosa intendesse, ma non doveva essere Taiju a dirglielo, per cui decise di concentrarsi sull'altra parte.
- Se me l'avessi detto, avrei potuto farlo anche prima: hai compreso i tuoi errori Taiju, ti avrei aiutato se me l'avessi chiesto, anche se capisco come mai tu non l'abbia fatto- si alzò e si voltò verso di lui, facendo un piccolo sorriso - possiamo essere ancora amici Taiju, non ce lo vieta nessuno- affermò.
Taiju lo fissò per un attimo: a volte non si rendeva conto... di quanto potesse essere semplice riuscire a parlare con le persone, o almeno, con quelle che volevano davvero parlare con lui.
- Ormai ho la mia strada ma... se avrò bisogno, me ne ricorderò- affermò.
- Perfetto. Cosa dico a Mikey?- chiese Seishu.
- L'anima ha bisogno di almeno tre giorni per formarsi completamente: domani notte portate qui il corpo di Baji Keisuke... e se volete, anche quello di Inui Akane. Io allestirò tutto-.
- Va bene. Grazie Taiju- Seishu gli rivolse un ultimo sorriso, prima di uscire dalla stanza; Taiju rimase per un attimo immobile: in fondo... non era così male fare del bene.
...
- Bene, vado a letto!- dichiarò Smiley, stiracchiandosi.
- Sei sicuro? Dopo il giro di ronda, abbiamo passato il tempo a preparare ramen, ma hai mangiato a malapena...- mormorò Angry, preoccupato.
Suo fratello aveva mangiato poco anche la sera prima, e a pranzo... iniziava a essere preoccupato...
Smiley si voltò verso di lui e gli rivolse un sorriso.
- Tengo la pancia vuota per quando Baji tornerà e faremo testa- affermò, prima di dirigersi nella sua stanza.
Si sedette sul letto mentre il suo sorriso si spegneva; strinse la mano a pugno e la osservò.
- Devo parlare con Ryusei- mormorò; doveva assolutamente diventare più forte, una cosa simile non sarebbe più dovuta accadere... ma se l'avesse fatto da solo, avrebbe rischiato di impazzire.
Non poteva cedere alla follia, altrimenti l'avrebbe fatto in un modo più piacevole.
Ma non poteva farlo, aveva troppe responsabilità, anzi adesso ne aveva ancora di più: non avrebbe mai ceduto a quella follia, non finché aveva qualcuno di così importante da proteggere.
Avrebbe tenuto tutti al sicuro, anche da sé stesso... suo fratello compreso.
Angry aspettò di sentire il ragazzo addormentarsi, prima di uscire dall'appartamento e dirigersi fuori dal palazzo, diretto verso il solito vicolo.
Non appena entrò, si trovò stretto da un paio di braccia.
- Mi dispiace cucciolo, sarei voluto correre da te ma Izana c'è lo ha impedito... e ho immaginato che volessi stare con tuo fratello...- mormorò Rindou, mentre il minore si appoggiava al suo petto.
- Non preoccuparti, alla fine si risolverà tutto per il meglio... anche se ha fatto male- mormorò Angry.
- Vuoi piangere?- gli chiese il maggiore, ma lui scosse la testa.
- Io e mio fratello abbiamo fatto ramen tutto il giorno, ci siamo un po' sfogati- mormorò.
Rindou fece un piccolo sorriso.
- Non vedo l'ora di assaggiare il tuo ramen- affermò, chinandosi a dargli un bacio tra i capelli.
- Lui... come sta?- chiese Ran, leggermente distante dai due.
- Molto pensieroso... probabilmente si sente un po' in colpa. Il fratellone vorrebbe poter usare tutta la sua forza, ma ha anche paura- mormorò Angry.
Ran serrò le labbra.
- Quel testardo...- borbottó - se solo si lasciasse aiutare...-.
- Forse, se voi non foste nostri nemici, sarebbe più propenso a farlo ma... non ha mai avuto l'occasione di conoscerci fuori dai nostri ruoli- mormorò Angry.
- Non ci pensare adesso cucciolo; ti va se stiamo un'oretta insieme? Ci facciamo un giretto in moto e ti porto a mangiare del ramen, così ti rilassi un pochino- propose Rindou.
- Sai che non possono vederci insieme- sussurró tristemente il minore - rimaniamo qui per un po', va bene?-.
- Come desideri- Rindou lo strinse più forte; avrebbe davvero voluto poter stare con quel ragazzo senza alcun problema... sperava solo che presto avrebbero potuto farlo.
Ran alzò lo sguardo sul palazzo di fronte a lui.
- Se solo ti affidassi a me- sussurró; se solo quel ragazzo si fosse affidato a lui, avrebbe potuto fargli capire che non per forza la follia era qualcosa di negativo.
Anzi, avrebbe potuto dargli molta forza: bastava che imparasse a fidarsi di sé stesso.
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