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CAPITOLO XVIII.

- Vuoi che vada via?!- chiese Takemichi, sorpreso.

- Esatto: tra due giorni ci sarà la battaglia contro Kisaki. Dovresti passare questo tempo con i tuoi amici, avranno bisogno di calmarsi un po' prima dello scontro- dichiarò Mikey.

Takemichi lo fissò per un attimo, anche se gli riusciva difficile visto che il ragazzo gli stava dando le spalle, lo sguardo fisso fuori dalla finestra della camera.

Lanciò uno sguardo a Draken, ma il maggiore scrollò le spalle, come a dirgli che avrebbe dovuto occuparsene lui.

Takemichi tornò a fissare Mikey.

Quando gli aveva detto che avrebbe indossato la giacca della Toman, gli era sembrato così felice... ormai era routine che dormisse con lui, quando non si allenava era sempre al suo fianco, ad assecondare i suoi giochi e le sue prese in giro.

Mikey gli sembrava tranquillo quando era con lui, e anche Draken gli aveva confermato che al suo fianco stava meglio; per cui perché adesso, all'improvviso, lo stava allontanando?

Serrò le labbra: non sapeva cosa gli stesse passando per la mente, però... non si sarebbe arreso così facilmente.

Non conosceva ancora totalmente Mikey, ma non ci voleva un genio a capire che non voleva rimanere solo, e lui non l'avrebbe di certo lasciato.

- Mikey-kun, ascoltami- fece un passo verso di lui - so che non sono nessuno per darti consigli, non ti conosco da tanto e probabilmente ci sono molte cose di te che non mi hai detto. Però io... sto combattendo anche per aiutarti, perché tu ti sei fidato di me e io voglio ricambiare la tua fiducia. Se posso aiutarti anche solo poco a stare meglio, allora tienimi con te, permettimi di aiutarti: io non voglio lasciarti solo, Mikey-kun-.

Per un attimo ci fu silenzio; durante quei secondi, Mikey ci mise tutto sé stesso per mantenere la sua espressione.

Si voltò, un sorriso in volto.

- Takemitchy, sei davvero un bravo ragazzo, e averti qui mi aiuta parecchio. Ma in questi due giorni dovrò pensare solo a finire di organizzare la battaglia, e tu devi finire di esercitarti con i tuoi amici. Avremmo comunque poco tempo per stare insieme, e la notte ho già Ken-chin ad aiutarmi- affermò.

- Però... ti posso aiutare anch'io no?- fece notare Takemichi: non si sarebbe arreso così facilmente.

- È vero, tu mi aiuti a tenere sotto controllo una parte di me che non dovrebbe mai uscire. Ma questa oscurità può essere compresa solo da altra oscurità: tu sei troppo puro per saperlo, Takemitchy- affermò Mikey.

- Allora perché non mi aiuti a capirlo? Se mi parlassi, potrei provare a fare di più- ribattè il minore.

Mikey scosse la testa.

- Quell'oscuritá... è qualcosa che spero tu non veda mai, Takemitchy- affermò.

Takemichi lo fissò: avrebbe tanto voluto aiutarlo ma... come poteva fare, se Mikey non intendeva parlare con lui?

Mikey gli si avvicinò.

- Vai dai tuoi amici Takemitchy, non preoccuparti: se avrò bisogno, verrò a chiamarti- dichiarò.

Takemichi lo fissò: era certo... che Mikey non l'avrebbe fatto, non così facilmente almeno.

Ma lui avrebbe fatto in modo di poterci essere, non si sarebbe arreso per così poco.

- Va bene. Aspetto la tua chiamata, Mikey- affermò, prima di voltarsi per uscire dall'appartamento.

Non appena aprì la porta, rimase parecchio sorpreso nel trovarsi di fronte Baji e Chifuyu.

- Per colpa vostra devo rinunciare a stare con il mio Baby- borbottó Keisuke.

- Non preoccuparti, ti raggiungo stasera- affermò Chifuyu, dandogli un bacio sulla guancia.

Il moro sorrise e lo tirò a sé per un ultimo bacio, prima di entrare nell'appartamento e chiudere la porta alle sue spalle.

Si diresse verso la camera di Mikey, fermandosi poco fuori dalla porta.

- Oi idiota. Mi fermo qui così non ti vedo piangere, precauzione inutile dato che sento tutte le tue emozioni, ma sappiamo tutti quanto sei testardo- affermò.

Mikey, non appena Takemichi era uscito dalla camera, era crollato in ginocchio, scoppiando a piangere, e Draken l'aveva sorretto appena in tempo; ora il maggiore si trovava seduto sul pavimento, a cullarlo tra le sue braccia.

A fatica, Mikey alzò la testa dal petto del ragazzo.

- Cosa vuoi Baji?- chiese, cercando di usare il tono più sicuro che riuscisse, anche se la sua voce tremava parecchio.

- Non fare l'idiota Mikey. Quel ragazzo...-.

- Non voglio saperlo!- urlò Mikey, portandosi le mani sulle orecchie - non dirmi niente! Lui... non può rimanere qui, lo sai!-.

Sentì il pugno di Baji sbattere contro la porta e sussultò appena.

- Chi cazzo sei tu per deciderlo, eh?! Non sei neanche il suo capo! Nessuno di noi vuole fare male alle persone a cui tiene: ma Hakkai, Peh-yan, Chifuyu... sono tutte persone che hanno scelto di rimanere consapevoli dei rischi. Se lui non li conosce, come pretendi che compia la decisione giusta?!-.

Mikey serrò le labbra.

- Lui non è come loro: lui... è troppo puro. Non rischio solamente uno scatto d'ira come te Baji: potrei ucciderlo, lo sai bene- chiuse gli occhi - lui ha già qualcuno al suo fianco, ha degli amici e una ragazza che hanno bisogno di lui. Ed è giusto che stia con loro: sono sopravvissuto senza di lui fino ad adesso, posso continuare a farlo-.

- Pensi sia davvero così semplice rinunciare alla luce una volta che l'hai vista? Sai quanto ti faccia stare meglio Mikey- ribattè il moro.

- Ho già abbastanza luce- Mikey si accoccolò di più contro il petto di Draken - lui in ogni caso... è troppo luminoso- mormorò.

Non si trattava di semplice luce, la scia di purezza che Takemichi si portava dietro era qualcosa di indescrivile: ma Mikey sapeva che non c'era spazio per così tanta purezza dentro di lui, non avrebbe mai potuto esserci.

Era meglio che si allontanasse da quel ragazzo... prima di diventare incapace di lasciarlo andare.

Draken lo strinse più forte, cullandolo leggermente per farlo calmare; lanciò uno sguardo alla porta, fuori dalla quale sapeva esserci ancora il moro.

Baji chiuse gli occhi, condividendo lo stesso desiderio del maggiore: volevano solo... che Mikey si accorgesse che anche lui meritava la felicità.

E probabilmente, Takemichi era l'unico a poterglielo fare comprendere fino in fondo.

- Tutto bene Takemichi?- chiese Chifuyu, notando che il ragazzo pareva molto pensieroso.

- Eh? Si, scusami... ero un po' perso nei miei pensieri... come mai tu e Baji eravate li?- chiese Takemichi, anche se immaginava la risposta.

- Baji-san era preoccupato da qualche giorno, so che la battaglia lo stressa molto ma... mi sembrava ci fosse anche altro. Così l'ho convinto a parlarmene e mi ha detto che probabilmente Mikey stava per fare qualche cazzata- Chifuyu alzò appena lo sguardo - non conosco bene Mikey, ma secondo me non voleva davvero mandarti via, ha solo paura perché si reputa un mostro-.

Takemichi serrò le labbra: lo aveva immaginato anche lui ma... come poteva fare per fargli capire che lui, invece, non aveva paura di lui?

- Non sai come farglielo capire vero?- chiese Chifuyu.

- Sei fin troppo bravo a capire le persone- sospirò Takemichi.

- È solo che... si sente molta preoccupazione, in giro per l'edificio in questi giorni. Quindi sto provando a fare un po' attenzione per capire se posso fare qualcosa- rispose Chifuyu.

Takemichi si guardò intorno: in effetti, ora che ci faceva caso, gli parevano tutti molto tesi...

Prima non l'aveva notato, ma forse era perché era più concentrato su Mikey.

- Vorrei solo che Mikey-kun capisse che non è solo... insomma, tutta la Toman è dalla sua parte! Eppure continua ad allontanare le persone come se non avesse nessuno...- mormoró Takemichi; gli pareva un comportamento insensato, ma non aveva idea di come farlo capire a Mikey... anche perché, non era la persona più comunicativa del mondo e lui ancora non aveva capito completamente come prenderlo.

- Ad alcune persone non basta l'evidenza: alcune stanno male e si sentono sole per motivi che vanno oltre semplici avvenimenti. Probabilmente Mikey ha la tendenza a sentirsi in questo modo da quando era piccolo, e dopo che Kazutora e suo fratello se ne sono andati è peggiorata. Purtroppo, dall'esterno, e senza conoscere completamente l'accaduto, possiamo fare poco ma... rimanigli vicino, Takemichi, continua a fargli capire che ci sei. Sei bravo in questo, lo hai fatto anche con me- affermò Chifuyu.

- Perché continui a seguirmi?- sbuffò il bambino, voltandosi.

Takemichi sussultò appena e si bloccò.

- Ehm... ecco... io...- lanciò uno sguardo ai suoi amici, fermi qualche metro dietro di lui, che gli fecero cenni di incoraggiamento.

- Si lo so, vuoi diventare mio amico, sono due settimane che continui con questa storia. Ma ascoltami bene- Chifuyu gli puntò il dito contro - vi ho salvati da quel bulletto solo perché da quest'anno sono io il bullo della scuola, chiaro? Non provo alcuna simpatia per voi- dichiarò.

- Però... ecco... ehm... sei stato tenero con quel gattino- balbettò Takemichi.

Chifuyu sbarró gli occhi: che l'avesse visto coccolare quel randagio?

- Non lo dirò a nessuno!- esclamò Takemichi - è solo che... Takuya ha fatto notare che una persona che ama così gli animali non può essere cattiva...- mormorò.

Chifuyu lo fissò ancora un attimo, poi sorrise.

- Sai, mi sembri simpatico! E va bene, diventerò vostro amico- dichiarò.

Gli occhi di Takemichi si illuminarono.

- Dici davvero?- chiese, e Chifuyu annuì.

- Mi sembri davvero una brava persona, Takemichi-.

- In effetti, ti ho preso per sfinimento- ridacchiò Takemichi, portandosi la mano dietro la nuca in segno di scuse.

- Ma io te ne sono stato grato, e vedrai che lo sarà anche Mikey. Adesso però, tornare subito da lui sarebbe intuile, per cui concentrati sui tuoi amici che non vedi da un po', va bene?- rispose Chifuyu, fermandosi di fronte alla porta di casa di Akkun, Takuya, Yamagishi e Makoto.

Takemichi fece un sorriso.

- Grazie, Chifuyu- gli disse; il ragazzo gli rivolse un sorriso, prima di bussare alla porta di casa.

- Chi è? Oh, ciao ragazzi!- salutò Akkun, aprendo la porta.

- Ciao! Possiamo avere asilo per un po'?- chiese Chifuyu.

- Certo. È successo qualcosa?- chiese Akkun, spostandosi per lasciarli entrare.

- Solo un piccolo... imprevisto- mormoró Takemichi; Akkun lanciò un'occhiata a Chifuyu, che scosse il capo, per fargli segno che ne avrebbero parlato dopo.

Il ragazzo annuì.

- Ragazzi, qualcuno vuole stracciare Takemichi ai videogiochi?- chiese Akkun.

- Io!- esclamarono Kazushi e Makoto.

- Guardate che non faccio così schifo, posso riuscire a battervi- dichiarò Takemichi, avvicinandosi agli amici, seduti davanti al divano.

- Vado a preparare qualcosa da mangiare- dichiarò Takuya, alzandosi e dirigendosi in cucina.

- Che è successo?- sussurró Akkun; Chifuyu gli fece cenno di seguirlo e si spostò anche lui in cucina.

- Mikey l'ha mandato via. Probabilmente, con la battaglia imminente, è ancora più nervoso del solito e ha paura di come potrebbe reagire. Io rimango qui per un po', ma poi devo tornare da Baji-san, è nervoso anche lui... Takemichi avrà bisogno di distrarsi per un po', ve lo affido- dichiarò il biondo.

- Ci pensiamo noi, non preoccuparti- gli disse Takuya, e il ragazzo annuì.

- Vado ad aiutarlo a non essere completamente distrutto- affermò, voltandosi e uscendo dalla stanza.

- Si ricorda che anche lui fa schifo ai videogiochi?- commentò Akkun.

- Sono molto amici anche per questo- rise Takuya, mentre il ragazzo gli si avvicinava.

- Tu come ti senti?- gli chiese Akkun.

- Sto bene, non preoccuparti: voglio combattere- affermò Takuya.

- E se ti succedesse ciò che è accaduto agli allenamenti?- mormorò Akkun.

- Dubito che mi capiterà di pensare che gente che vuole ucccidermi sia mia amica- rise Takuya - non preoccuparti, davvero: andrà tutto bene-.

Akkun lo fissò per un attimo, poi annuì; ci avrebbe pensato lui a fare in modo che andasse tutto bene.

In qualche modo, li avrebbe tenuti al sicuro.

...

- Pronte per la nostra serata tra ragazze?!- urlò Emma entrando in soggiorno, seguita da Yuzuha, con dei piatti in mano.

- Certo!- rispose Hina, sorridendo, mentre preparava la tovaglietta sul tavolino.

- Ci voleva proprio questa serata di riposo- sospirò Senju, lasciandosi cadere sul divano - grazie per avermi invitata-.

- In una serata tra ragazze dobbiamo esserci tutte!- dichiarò Emma, sedendosi di fianco a lei, mentre Hina e Senju si sistemavano davanti a loro, dall'altra parte del tavolino - è stato Yuzuha a proporlo-.

- Ma davvero?- chiese Senju, lanciandole un'occhiata.

- Ci stai dando una grossa mano con gli allenamenti, sarebbe stato ingiusto tenerti fuori. Possiamo stare nella stessa stanza senza problemi no?- commentò Yuzuha.

- Finché non mi ubriaco si, dopo attenta a starmi vicina- ridacchiò Senju, facendo alzare gli occhi al cielo alla castana.

- È bello che possiamo stare tutte un po' insieme prima della battaglia- disse Hina con un sorriso.

- In questi periodi Emma ha sempre bisogno di tanta compagnia, quindi è una specie di rito- dichiarò Senju.

- Come mai?- chiese Hina, guardando la bionda.

- Come hai potuto notare, mio fratello è spesso... nervoso, e ha bisogno che Ken stia al suo fianco. Rimango con loro la maggior parte del tempo, a mio fratello fa bene avermi in giro, ma ci sono momenti in cui anche la mia Trasmissione può fare ben poco, ed è meglio che stia Ken con lui. Io riesco a risollevare mio fratello, ma Ken lo tiene legato a sé stesso, ed è ciò che gli serve maggiormente in certi momenti- dichiarò Emma.

- Mi dispiace, non dev'essere una situazione semplice...- mormorò Hina.

Lei spesso discuteva con suo fratello, ma non aveva idea di cos'avrebbe fatto se lui all'improvviso fosse stato male al punto che lei non potesse riuscire a fare assolutamente niente per aiutarlo.

- Mikey è così da anni, io e i miei fratelli lo abbiamo sempre saputo: ognuno ha il proprio ruolo nella sua vita, lo sappiamo bene- affermò Emma - sono già felice di poter stare al suo fianco. E poi, quando siamo insieme, Ken sa bene come ricordarmi che mi ama- dichiarò Emma con un sorriso.

Non avrebbe mai potuto dimenticarlo: in fondo, si era innamorato di quel ragazzo la prima volta che l'aveva visto.

Con quell'espressione fiera, all'apparenza fredda, ma nel suo sguardo si leggeva tutta la sua bontà; aveva un sorriso radioso, le sembrava che il mondo si illuminasse ogni volta che lui le rivolgeva un sorriso; e poi, nonostante la sua aria distante, era sempre gentile, premuroso, disponibile.

Le piaceva come fosse riuscito a fare sorridere di nuovo suo fratello, come gli rimaneva accanto: sapeva che era un ragazzo fedele, e soprattutto che non mentiva sui suoi sentimenti.

Aveva impiegato anni a fargli ammettere che ricambiava il suo amore, e lei aveva accettato già da tempo che comunque, al primo posto, per il ragazzo ci sarebbe sempre stato Mikey: le andava bene, voleva bene a suo fratello, a tutti i suoi fratelli, ma sapeva che Mikey aveva bisogno di quell'amore più di tutti.

Per questo era così felice di saperli insieme, non le importava se così i suoi momenti con entrambi erano calati, non finché erano uno con l'altro.

E poi, entrambi sapevano come farla sentire speciale.

- E tu Hina? Che mi dici del tuo rapporto con Takemitchy?- chiese Senju.

- Takemichi è un ragazzo davvero fantastico. All'apparenza può sembrare un sempliciotto, ma è solo perché è davvero una brava persona: lui cerca sempre di vedere il buono in tutti, quando vuole fare qualcosa non si arrende mai, e tiene davvero tanto ai suoi amici. Papà mi diceva sempre che avrei dovuto scegliere qualcuno forte in grado di proteggermi ma... per me, lui è un ragazzo davvero forte, a suo modo. Mi sono innamorata di lui così com'è, e non me ne pento per niente- affermò Hina, con un sorriso in volto.

- Non ti dà fastidio passare così poco tempo con lui?- chiese Emma.

- Takemichi quando si mette in testa qualcosa di nuovo non cede facilmente. Ogni volta che ha deciso qualcosa che voleva fare ci si perdeva completamente, totalmente immerso nella sua nuova passione, è una cosa a cui ormai sono abituata. Anche perché, è sempre venuto da me a chiedermi consiglio, o a parlarmi emozionato di tutti i suoi progressi; mi piace questo suo lato- dichiarò Hina, cercando di continuare a sorridere.

Credeva in ogni singola parola che aveva detto, conosceva bene Takemichi, sapeva che provare a impedirgli di fare qualcosa era inutile: se ci teneva, non si arrendeva mai.

- Che succede?- le chiese Yuzuha, notando la preoccupazione della sua amica.

Hina scosse la testa.

- C'è qualcosa di diverso stavolta. Siamo entrati in qualcosa di più grande di quanto pensassimo, e Takemichi ne è stato completamente travolto. Non sto dando la colpa a Mikey, anzi, sono felice di vedere che Takemichi stia cercando di aiutarlo con tutto sé stesso, mi ha confermato che non importa chi si trovi davanti, quel ragazzo può aiutare chiunque. Però... mi sembra che qualcosa sia cambiato; Takemichi ha uno sguardo diverso, e ancora io non so bene cosa potrebbe significare- mormorò.

Nessuna delle altre tre ragazze rispose, avevano intuito tutte di cosa avesse paura Hina.

Ma sapevano anche tutte bene che, una volta entrati in contatto con la Toman, era difficile dimenticarsene: a maggior ragione se, come Takemichi, ti ponevi un obiettivo importante come riuscire a stare al fianco di Mikey.

Ma loro non avevano la certezza per poter dire che stava accadendo qualcosa di irreparabile, e non volevano turbare la loro amica più di quanto già non lo fosse, soprattutto data la battaglia imminente.

- Scusatemi ragazze, non volevo rendervi pensierose. Non c'è bisogno di parlarle: io ho comunque deciso di combattere questa battaglia insieme a voi. Quello che verrà dopo, lo affronterò dopo. Per ora, perché non ci godiamo questa serata tra ragazze?- propose Hina.

- Volentieri! Abbiamo tante coppiette interessanti di cui parlarti- dichiarò Emma, con un sorriso.

- La solita- rise Senju, lanciando un'occhiata a Yuzuha, che evitò di guardarla.

Ma la bianca non aveva potuto fare a meno di pensare al cambiamento della compagna, da quando aveva deciso di lavorare della Toman, così come Yuzuha sapeva bene quanto Senju stesse faticando per riuscire ad aiutare i suoi fratelli.

La Toman aveva accolto tutte loro, ma entrare in qualcosa di così grande portava sempre dei cambiamenti: speravano solo che la loro amica non dovesse subirne uno troppo grande.

...

Inui controllò il bar sotto di lui: nonostante l'assenza dei membri della Toman, sembrava tutto tranquillo; pareva che nessuno avesse avvertito la tensione della battaglia imminente, anche perché tutti ne erano all'oscuro.

Non sapevano chi fosse il loro governatore, figuriamoci se sapevano cosa facesse dietro le quinte, mentre governava Tokyo portandola allo sfracello.

Diede un'ultima occhiata, dopodiché tornò verso lo studio di Koko.

- È tutto tranquillo fuori- affermò, entrando.

- Bene- rispose Hajime, la biro in mano e lo sguardo basso, mentre continuava a osservare i conti.

Inui lo fissò: ormai si era arreso al fatto che il ragazzo non gli avrebbe detto cos'era successo con Taiju, almeno per adesso non intendeva insistere; però...

- Koko, per quanto riguarda... Akane, hai un piano?- chiese, osservando il quadro dietro alle spalle del moro.

- Cosa intendi?- rispose Hajime, mantenendo un'aria indifferente.

- Hai tenuto il suo corpo- fece notare il biondo.

- Non si sa mai cosa potrebbe succedere al mondo, Inupi. E non sono certo l'unico ad aver compiuto la scelta simile: era la mia compagna ed è morta. È normale che fatichi a separarmene- dichiarò Hajime, senza alzare lo sguardo.

Inui non disse altro, sapendo bene che continuare quella conversa gli avrebbe fatto più male che altro.

Koko gli lanciò un'occhiata, prima di tornare a osservare i contratti che aveva in mano.

- Sei un povero idiota-.

Koko si fermò e si voltò, un lieve cipiglio in volto.

- Sai che anche se vieni qui spesso a bere, questo non ti autorizza a insultare il proprietario del locale che la tua gang sta usando per i suoi crimini, vero?- commentò.

- Tsk, puoi essere anche il capo del mondo, ma se sei un idiota rimani un idiota- affermò il moro.

- E sentiamo, perché sarei un idiota?- chiese Hajime.

- Perché passi la vita a sfruttare gli altri tramite i loro desideri, e poi non riesci neanche ad accettare quale sia il tuo-.

Koko sentì il suo cuore perdere un battito: era stato attento a nascondersi, ma forse quel ragazzo, grazie al suo potere... poteva vederlo.

- E quale sarebbe, il mio desiderio?-.

Koko lasciò giù la penna: lo sapeva bene, quale fosse il suo desiderio, non avrebbe potuto non saperlo.

- Inupi, una volta che la battaglia sarà finita, che ne dici di chiudere per una sera il locale?- chiese, voltandosi verso il ragazzo.

- Pensavo non volessi prenderti neanche un giorno di pausa- commentò Seishu.

- È vero, ma pochi giorni fa è stato il tuo compleanno, e per colpa di questa storia non abbiamo potuto festeggiarlo come si deve- Hajime si alzò e si diresse verso il biondo, fermandosi di fronte a lui - potremmo chiudere e passare una serata insieme tranqulli, come ai vecchi tempi-.

Inui lo fissò per un attimo, sorpreso da quella richiesta improvvisa; un sorriso comparve sulle sue labbra.

- Mi farebbe piacere- affermò; passavano tutto il tempo insieme, ma era un po' che non parlavano come facevano quando erano ragazzi, anche semplicemente passando del tempo loro due, tranqulli, senza nessuno intorno a disturbarli.

- Perfetto. Allora organizzerò tutto- affermò Hajime, tornando alla sua scrivania e prendendo il calendario per segnarsi l'evento.

Inui lo fissò: era felice di quella idea ma... non voleva illudersi, ormai sapeva bene che non serviva a niente sperarci: Koko non avrebbe mai cambiato i suoi sentimenti.

Aveva smesso di sperarci da tempo, non si sarebbe illuso ancora.

Anche perché, il ragazzo conosceva bene i suoi desideri, poteva vederli con il suo potere, per cui era certo che, se gli avesse proposto di stare con lui, Inui non avrebbe potuto che dire di sì.

Quindi, se provava qualcosa per lui, non aveva motivo per non dirlo, giusto?

...

- Adesso, sono decisamente più rilassato- sospirò Takashi, poggiandosi meglio al materasso, un lieve sorriso in volto.

- Devo ringraziare che mia sorella mi abbia cacciato fuori casa per la sua serata tra ragazze- dichiarò Hakkai, di fianco a lui.

- Ringrazia le tue abilità a letto- rise Takashi, mentre si tirava su.

- Se riesci ancora a muoverti così bene, forse dovrei migliorarle- fece notare Hakkai.

- Scherzi? È già buona se riesco a stare seduto! Sto semplicemente cercando di riprendermi un attimo per ripagare il favore- affermò Takashi, voltandosi e facendogli l'occhiolino; il minore arrossì leggermente.

- Come ti senti?- mormorò.

Mitsuya sospirò, alzando lo sguardo.

- Sono tutti messi male. Pah-chin si sente completamente inutile, Baji si sta aggrappando a Chifuyu per evitare di impazzire per tutto quello che è costretto a sentire, Mikey è divorato dalla paura e dai sensi di colpa e Draken non ha idea di come farlo stare davvero bene- mormorò.

- È incredibile come tu lo sappia nonostante il tuo potere non c'entri niente con questo, Taka-chan- mormorò Hakkai, pieno di ammirazione: in fondo, Mitsuya era sempre stato molto bravo a capire le persone, soprattutto i suoi amici.

- Lo odio!- esclamò Hakkai, picchiando il pugno contro il tronco dell'albero.

Migliaia di sentimenti si mischiavano dentro di lui: rabbia, per tutta la sua debolezza, perché non riusciva a proteggere sua sorella; paura, perché sapeva che mai sarebbe riuscito a sottrarsi dalla presa di suo fratello; senso di colpa, perché in fondo era suo fratello, ma lui diceva comunque di odiarlo; solitudine, perché non aveva nessuno con cui sfogarsi su come si sentisse, nessuno che potesse consolarlo.

Sua sorella aveva già abbastanza problemi, anche per colpa sua, mentre con sua fratello aveva smesso di poter parlare da quando era morta loro madre.

E lui... era completamente solo.

Si voltò, e vide un ragazzino che lo stava guardando male.

- Cosa vuoi?!- sbuffò, avvicinandosi a lui: era debole, si vedeva, probabilmente anche più di lui... sarebbe stato l'ideale per sfogarsi.

Alzò il pugno, pronto a colpirlo, quando sentì una mano sulla sua spalla.

- Quel ragazzo non ti ha fatto niente: se hai tanta forza da sprecarla in questo modo, usala per proteggere le persone a cui tieni-.

Hakkai si era voltato, pieno di rabbia, pronto a farla pagare a chiunque avesse interrotto il suo bisogno di sfogarsi: nessuno lo conosceva, nessuno sapeva che lui in realtà non era forte, nessuno poteva capire come si sentisse.

Era pronto a sputare tutto quello contro chiunque l'avesse colpito, ma rimase completamente bloccato.

Bloccato dalla persona che si era appena trovato davanti: un ragazzo più basso di lui, ma che esprimeva molta più forza; aveva dei corti capelli lilla, occhi del medesimo colore e che lo scrutavano con un'intensità tale che gli sembrò di poterci quasi cadere dentro, rifugiandosi in fondo a quel pozzo di tranquillità.

Nulla gli era mai sembrato così rassicurante come l'espressione calma di quel ragazzo.

E quando sorrise... poteva davvero un sorriso riuscire in quel modo ad allontanare tutte le preoccupazioni che si era portato dentro per anni? Chi era quel ragazzo?

- Ti sei calmato?- chiese il ragazzo, lasciandolo.

- Io... ecco...- mormorò Hakkai, senza sapere bene cosa dire: d'un tratto, iniziò un po' a vergognarsi di ciò che aveva appena fatto...

Il ragazzo lo fissò per un attimo.

- Come ti chiami?- chiese.

- Hakkai... Hakkai Shiba- mormorò Hakkai, ancora con la testa bassa.

- Piacere Hakkai, io sono Takashi Mitsuya. Ti va di venire a casa mia? Mi sembri affamato-.

Hakkai sbarró gli occhi.

- Io?! Ecco, non vorrei disturbare...- mormorò.

- Non preoccuparti: i miei genitori non ci sono, e io devo già fare da mangiare alle mie sorelle- dichiarò Takashi.

Hakkai notò solo in quel momento le due bambine vicino a Mitsuya, che lo fissavano con una leggera diffidenza.

Quel ragazzo sembrava prendersi parecchia cura delle sue sorelle... e loro pareva stare bene, anzi, si erano aggrappate al fratello come se sapessero che lui le avrebbe sempre protette da tutto...

Quanto tempo era che lui non si sentiva libero di fare qualcosa di simile con suo fratello? Da quanto tempo ormai lui era il suo incubo, invece che qualcuno da cui rifugiarsi?

Invece la persona davanti a lui... sembrava uno di quei ragazzi su cui sai di poter sempre contare.

E Hakkai avrebbe proprio avuto bisogno di qualcuno di simile nella sua vita.

- Allora... se non ti dispiace...- mormorò Hakkai, leggermente imbarazzato.

- Se mi dispiacesse non te l'avrei proposto. Vieni, Hakkai- Takashi si voltò, iniziando a camminare, e Hakkai si trovò a seguirlo.

Non ricordava l'ultima volta in cui aveva desiderato così tanto avvicinarsi a qualcuno, l'ultima volta in cui una persona era stata così gentile con lui, senza chiedere nulla in cambio, senza pretendere nulla... tranne che andasse con lui.

Come se volesse, che andasse con lui; che rimanesse con lui.

Hakkai non conosceva ancora quel ragazzo, ma in quel momento giurò a sé stesso che avrebbe fatto di tutto per cercare di rimanere il più possibile al suo fianco.

- I poteri non sono tutto Kai: loro sono miei amici. E nonostante siano un po' idioti, meritano di essere felici, tutti quanti- dichiarò Takashi.

- Lo meriti anche tu, Taka-chan- Hakkai si alzò, in modo da portarsi di fronte al ragazzo; posò le mani sul letto e si chinò verso di lui - io farò di tutto per renderti felice, Taka-chan, su di me potrai sempre contare: non dubitarne mai-.

Mitsuya rimase un attimo sorpreso da quel discorso, ma non poté fare a meno di sorridere; in fondo, nonostante la decisione che avevano preso, sapeva bene quali fossero i sentimenti di Hakkai per lui, e non vedeva l'ora di poterli accogliere completamente.

- Lo sai Kai, mi basta che tu mi rimanga vicino. Ma se vuoi fare qualcosa in questo momento...- Takashi allungò le mani, posandole sulle spalle del minore e tirandolo verso di sé - perché non lasci che ricambi il favore che mi hai appena fatto?- sussurró, mentre lo tirava di nuovo sul letto con sé.

Come Baji si stava aggrappando a Chifuyu, anche lui aveva ormai già da tempo affidato le sue speranze ad Hakkai: con lui al suo fianco, era certo che sarebbe riuscito ad affrontare qualsiasi cosa.

...

- Oh guarda, i miei gemellini preferiti!- esclamò Haruchiyo, sedendosi al tavolo dove si erano accomodati i due gemelli.

Smiley aveva voglia di rilassarsi un po', per cui avevano chiesto ad Hakkai di poter usare l'alcool presente nel suo bar, dato che tanto quella sera era chiuso.

Non si aspettavano certo visite, e Angry era un po' preoccupato: Sanzu era un loro compagno e non aveva niente contro di lui, ma sapeva quanto potesse essere pericoloso se perdeva il controllo.

- Il mio psicopatico preferito! Vuoi favorire?- chiese Smiley, sorridendo e indicando con un cenno del capo la bottiglia aperta sul tavolo - sai, domani sera bisogna riposare, per cui meglio festeggiare stasera!-.

- No grazie, preferisco queste- Haruchiyo frugò nella tasca interna della sua giacca e prese una scatolina; ne tirò fuori un paio di pastiglie, che mandò giù senza problemi, prima di tornare a guardare i due ragazzi - allora gemellini, pronti alla battaglia?-.

- Siamo sempre pronti a fare fuori qualcuno!- rise Smiley.

- Tu come ti senti?- gli chiese Angry.

- Alla grande! Sapete, ho tanta rabbia repressa da sfogare- rise Haruchiyo, prima di voltarsi a guardare Smiley - tu non sei arrabbiato? Era il tuo migliore amico in fondo-.

Smiley strinse appena il bicchiere, ma continuò a sorridere.

- Se sei venuto qui a parlare di lui, è perché vuoi che ti spacchi la faccia?- rise.

- Sai Smiley, sei davvero un bravo ragazzo-.

Il maggiore si voltò verso di lui.

- Ma che dici? Vuoi che ti ammazzi?- rise; anche se sarebbe stato un peccato, quel ragazzo gli stava simpatico: sempre stoico, non cedeva alle provocazioni, non sembrava spaventato da nulla, e in combattimento era una furia.

Si trovava bene in sua compagnia, gli sembrava che non lo giudicasse per il suo metodo di agire: o meglio, lo faceva, ma era qualcosa che non gli dava fastidio.

Dubitava, in effetti, che al ragazzo dessero fastidio troppe cose.

- No. Sono solo felice di aver trovato qualcuno di sincero e spontaneo come te-.

Smiley lo fissò per un attimo, poi il suo sorriso si allargò.

- Idiota- gli tirò un pugnetto sulla spalla - non sei male neanche tu, in fondo- affermò, riuscendo a strappare un sorriso al ragazzo.

- La mia era solo una considerazione! Presto sconfiggeremo Kisaki, per cui probabilmente dopo toccherà ai traditori- Haruchiyo si alzò - sono solo venuto ad avvisarti: se vuoi vendicarti, fallo prima che io lo veda. Dopo, di lui non resterà più nulla- dichiarò, prima di uscire dal locale.

Angry lanciò uno sguardo preoccupato a suo fratello, ma Smiley stava ancora sorridendo come prima.

- Tutto bene?- gli chiese.

- Ho sempre saputo che era uno stronzo, in battaglia lo tenevo d'occhio e non esitava a usare gli altri come scudo per attaccare o abbandonare i suoi sottoposti. Non sono stupito che abbia tradito anche noi- Smiley buttò giù il suo bicchiere tutto d'un fiato, per poi poggiarlo sul tavolo.

- Ma io ho il mio fratellino super forte, a che mi serve avere altri amici?- commentò, scompigliando appena i capelli del fratello.

Angry accennò un sorriso: era felice che suo fratello sapesse di poter contare su di lui ma... gli sarebbe piaciuto se avesse iniziato ad affidarsi a qualcun altro che ci teneva parecchio alla sua felicità, e che di sicuro non lo avrebbe mai tradito.

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