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CAPITOLO XIV.

- Lo scontro contro Kisaki è stato deciso: sarà tra una settimana, la mattina del 31 ottobre- affermò Mikey; si fermò per un attimo, in modo che la notizia giungesse alle orecchie di tutti.

- Durante questa settimana, Kisaki eviterà di attaccarci: ha già ottenuto ciò che vuole, e crede di poterci schiacciare sul campo. Ma non accadrà: saremo noi a schiacciare lui. Ci riprenderemo Kazutora e strapperemo a Kisaki il suo potere: per cui, allenatevi. Approfittate di questa settimana per imparare le strategie, allenare i vostri squadroni, fate tutto il necessario per essere pronti a questa guerra. Non lasceremo che Kisaki ci porti via nient'altro- dichiarò - è chiaro?-.

- Si!-.

Mikey fece un piccolo sorriso: gli sembravano tutti più che determinati.

- Bene, potete andare. Stasera riposatevi, da domani inizieremo a prepararci- ordinò.

Tutti si alzarono e uscirono dalla stanza, lasciando dentro solo Mikey, Draken e Takemichi.

- Mi sembri abbastanza terrorizzato, Takemitchy- commentò Draken, divertito.

Il ragazzo arrossì leggermente.

- Bè... è la mia prima battaglia ufficiale. Ma ce la metterò tutta per aiutarvi!- dichiarò con decisione.

- Vedi prima di impegnarti negli allenamenti: ne hai parlato con i tuoi amici?- chiese Mikey.

- Non ne ho avuto il tempo, visto che c'è stata subito la riunione, ma dato che Akkun e Takuya mi avevano già chiesto come potersi allenare non penso che sia un problema- affermò Takemichi.

- Vai pure a dirglielo, così vi organizzate come siete più comodi- disse Mikey.

- Va bene! Ci parlo e torno subito!- dichiarò Takemichi, correndo fuori dalla stanza.

- Ha preso molto sul serio il suo ruolo eh?- commentò Draken, divertito dal comportamento impacciato del minore.

- Già- mormorò Mikey.

- Tutto bene con lui?- chiese il più alto.

- Diciamo di sì. Takemitchy non ha idea di quali siano davvero i miei demoni, per cui devo stare attento, però...- fece un piccolo sorriso - con lui, è impossibile non sentirsi pieni di positività. È un ragazzo che non molla mai- affermò.

- Vorresti che rimanesse vero?- gli chiese Draken.

- Mi conosci Ken-chin: non sono in grado... di lasciare andare- mormorò Mikey.

Era egoista, lo sapeva bene, ma quando incontrava qualcuno con cui si trovava bene... desiderava solo poterlo avere per sé, aveva paura quando temeva che potessero allontanarsi, impazziva, rischiava di arrivare a fargli del male per obbligarli a rimanere.

Mitsuya, Pah-chin, Kazutora... quando avevano trovato qualcuno che amavano, lui aveva avuto paura, paura che potessero portarglieli via.

Se da un lato tifava per la loro felicità, dall'altro non voleva per alcun motivo al mondo che lo lasciassero.

Era stato geloso anche di Ken-chin e sua sorella, ma il fatto di avere un ottimo rapporto con lei l'aveva tranquillizzato quasi subito.

Adesso che anche Baji aveva qualcuno, non era andato totalmente in ansia solo perché sapeva che il potere del ragazzo non gli avrebbe permesso di allontanarsi... E perché aveva potuto concentrarsi su qualcun altro.

- Però Ken-chin... lui non è come noi; merita la sua vita tranquilla con la ragazza che ama. Voglio che sia felice, la sua luce non può spegnersi: per cui, se quando vorrà andarsene tenterò di fermarlo... ti prego Ken-chin, bloccami prima che possa fare qualcosa di cui mi pentirei per sempre- sussurró.

- Non temere Mikey, ci sono qui io- Draken gli poggiò una mano sulla spalla.

Lui era sempre stato un po' come la sua coscienza: gli ricordava che i suoi amici erano lì per lui, che il fatto di avere qualcun altro nel cuore non gli avrebbe impedito di volergli bene e seguirlo, e che gli faceva notare che tutti meritavano di scegliere la loro felicità.

Se avesse provato a incatenarli e loro fossero stati tristi, anche lui avrebbe finito per non essere felice.

- Grazie- sussurró Mikey.

Sapeva di aver praticamente incatenato Ken-chin a sé ma... lui ne sembrava felice; era certo che non volesse liberarsi da quelle catene.

Era l'unico che sapeva di poter tenere in quel modo, l'unico che sapeva non l'avrebbe mai abbandonato.

- Takemitchy andrà a parlare con i suoi amici e tornerà subito: perché non andiamo a casa intanto? Così quando arriva mangiamo e poi puoi giocare un po' con lui- propose Draken, togliendo la mano dalla spalla del minore.

Mikey annuì.

- Andiamo- mormorò; anche se sperava che Takemichi tornasse presto.

Il biondo intanto aveva raggiunto l'appartamento dei suoi amici, ma dentro vi trovò solo Akkun.

- Dove sono gli altri?- chiese, sorpreso.

- Yamagishi è con Mitsuya, Takuya al bar e Makoto da Akashi- rispose Akkun - io stavo per preparare da mangiare... ti vuoi fermare?-.

In effetti, non gli piaceva che fossero tutti così sparpagliati, anche se sapeva bene dove trovarli... ma avevano appena annunciato una guerra, avrebbe preferito poter stare un po' con loro, o almeno sapere come stessero, soprattutto Takuya.

- Scusami, ma devo tornare da Mikey... sono venuto solo a dirvi che da domani faremo un po' di allenamento, come mi avevate richiesto- dichiarò Takemichi.

- Bene, Takuya ne sarà contento, non vedeva l'ora di provare- rispose Akkun con un piccolo sorriso; era un po' triste di vedere così poco il suo amico, ma sapeva che anche lui aveva il suo daffare, per cui non voleva fargliene una colpa.

E poi, la notizia l'aveva sollevato: grazie a Takemichi stavano riuscendo a vivere quella situazione al meglio, doveva solo ringraziarlo.

- Mi sembri più sollevato anche tu: eri preoccupato per lui?- chiese Takemichi; in fondo, Akkun si era sempre preso cura di tutti loro, specialmente di Takuya, che oltre a essere parecchio sensibile era anche fisicamente più debole di loro.

- Takuya non rinuncerà certo a combattere... ma intendo evitare a tutti i costi che si faccia del male- affermò Akkun.

Takemichi lo fissò per un attimo: gli sembrava che Akkun avesse una strana luce negli occhi mentre parlava dell'amico... ma qualcosa gli diceva che era un momento troppo delicato per parlare di qualcosa di simile.

- Ci proteggeremo tutti. Lo dici tu agli altri?- chiese Takemichi.

- Certo, non appena tornano gli parlo... sperando che Makoto sopravviva, Akashi gli fa una certa paura- rise Akkun.

- Giuro che farò del mio meglio! Non ucciderò nessuno, proverò a rendermi utile!- esclamò Makoto.

Akashi lo fissò per un attimo, confuso, prima di voltarsi verso Hina, dall'altra parte della scrivania rispetto a lui.

- Ma che ha?- chiese.

- È solo un po' spaventato- rise Hina - ma oggi siamo qui solo per il programma no?-.

- Esatto- Takeomi afferrò due fogli e li spinse verso i due ragazzi - ci sono tante cose da imparare, e il tempo è poco, per cui dovremo vederci spesso. Se non siete sicuri di poterlo affrontare, ditelo adesso- affermò.

- Posso farlo- dichiarò Hina.

Makoto fissò per un attimo il foglio: la medicina non era mai stata la sua grande passione... ma tutti si stavano impegnando; anche Yamagishi, suo compagno di guai, aveva un ruolo importante.

Strinse appena il foglio: doveva aiutare anche lui.

- Posso farlo- affermò.

- Perfetto, potete andare: vi aspetto domattina- dichiarò Takeomi.

- Grazie mille- Hina si alzò, imitata da Makoto, e uscirono dalla stanza.

- Com'è andata?- chiese Emma, che stava aspettando l'amica; Makoto, che non voleva rischiare di morire per mano del ragazzo della bionda, le superò velocemente, salutò Hina con un cenno del capo e si allontanò.

- Tutto bene, da domani inizio a studiare... sono un po' nervosa, ma ce la metterò tutta- dichiarò Hina con convinzione.

- Così ti voglio! Anche se abbiamo ruoli di supporto, dobbiamo mostrare a tutti quanti quanto anche le donne sappiano essere forti!- esclamò Emma, facendo sorridere l'amica.

- A proposito, Yuzuha e Senju sono entrambe al bar stasera?- chiese.

- Si, stanno lavorando-.

- Finito di lavorare sai?- commentò Seishu, raggiungendo la ragazza appoggiata alla balaustra.

- Ho appena concluso il mio turno alla sbarra, mi stavo riprendendo un po'- dichiarò Yuzuha, osservando il piano di sotto.

- Ti godi la vista?- chiese il ragazzo, e Yuzuha lo guardò male.

- Non stavo guardando Senju- affermò, mentre la ragazza appena nominata alzava la testa e rivolgeva loro un saluto.

- Perché non le dici come stanno le cose?- chiese Seishu.

- Te l'ha detto Koko?- rispose Yuzuha, non sorpresa che il ragazzo lo sapesse.

- Diciamo che mi piace avere tutto sotto controllo-.

I due si voltarono mentre Koko si avvicinava a loro.

- Parteciperai alla battaglia, Yuzuha? Non sei ufficialmente un membro della Toman- commentò Hajime.

- Hai ragione, ma sai anche tu che combatto per mio fratello: continuerò a farlo- dichiarò la ragazza.

- Nonostante ciò che è successo anni fa?- chiese Hajime.

Yuzuha serrò le labbra.

- Non lo sa nessuno. E non si ripeterà- affermò.

Per un attimo, ci fu silenzio.

- Sei una ragazza forte Yuzuha, vedrai che ci riuscirai- dichiarò, e Yuzuha annuì: quella volta... non avrebbe fallito.

- Chissà di cosa stanno parlando- mormorò Pah-chin, osservando i tre da sotto le scale.

- Forse Taiju... come ti senti?- rispose Peh-yan, guardando il ragazzo.

Pah-chin serrò le labbra.

- Peh... Devi aiutarmi con Kazutora- disse.

- Vuoi che te lo tenga lontano dalla battaglia?- chiese Peh-yan.

- No: voglio che tu ci stia lontano-.

Peh-yan aggrottò la fronte, confuso.

- Cosa intendi?-.

- Kazutora non ha interesse per i pesci piccoli, punterà sicuramente a qualcuno di noi: Draken e Mikey probabilmente saranno occupati da Hanma e Kisaki, mentre Baji sarà il primo a voler andare da Kazutora, che a meno di volersi trovare davanti la freddezza di Mitsuya... punterà a me, perché sa che andrò in panico. Il mio radar non funziona con lui: devi starci lontano, prima che ti faccia del male- affermò Pah-chin.

Peh-yan lo fissò per un attimo.

- No- dichiarò.

Pah-chin aggrottò la fronte.

- No?-.

Anche se era il caposquadrone del maggiore, nella loro relazione non gli aveva mai imposto ordini, tranne cose banali, anche perché Peh-yan spesso faceva le cose prima ancora che gliele chiedesse; ma era raro che andasse contro qualcosa che lui diceva.

- Non lo farò: non ti lascerò da solo a fronteggiarlo. Tu vuoi bene a Kazutora, e non c'è niente di male in questo: per cui se pensi che ti lascerò a soffrire da solo ti sbagli di grosso- fece un passo verso di lui - io ti proteggerò Pah, come ho sempre fatto; è tutto ciò che voglio fare, e non me lo impedirai-.

Pah-chin lo fissò per un attimo, poi sospirò.

- Hai ragione Peh... scusami; so che non mi lasceresti mai da solo. È che ho paura che tu ti ferisca per colpa mia- mormorò.

- Anche se succedesse, ne sarei felice: ma so che non accadrà. Non temere per me Pah: ci riprenderemo Kazutora- affermò.

Pah-chin fece un piccolo sorriso.

- Quando arriviamo a casa ti ringrazierò per il tuo supporto- dichiarò, facendo arrossire il maggiore.

- Più che volentieri!-.

...

- Tu parteciperai?- chiese Wakasa.

- Mikey mi ha detto di rimanere qui: qualcuno potrebbe approfittarne per cercare di attaccarvi, per cui io e Akashi non andremo- affermò Benkei.

- Che cosa stupida, posso proteggere Shini anche da solo- borbottó il più basso.

- Waka, non temere- Shinichiro strinse più forte il ragazzo, che si era seduto sulle sue gambe quando lui si era accomodato sulla poltrona - Mikey ha tirato su una gang molto forte, ce la faranno di sicuro-.

Wakasa serrò le labbra: lo sapeva anche lui, ma non si sentiva tranquillo.

- Ascolta Shinichiro: quei ragazzi sono in gamba. Ho sentito che i gemelli si stanno anche occupando dell'allenamento dei novellini- affermò Benkei.

- Fratellone... questo allenamento non sarà un po' esagerato?- commentò Angry, osservando ciò che il ragazzo stava scrivendo.

- Abbiamo una settimana, dobbiamo insegnargli almeno le basi- dichiarò Smiley.

- Si ma così li ammazzi...- sospirò l'azzurro - correggo un paio di cose, va bene?-.

- Certo! In fondo, Mikey ha incaricato entrambi- dichiarò Smiley, passandogli la penna.

Angry si sedette al tavolo della cucina, di fianco al fratello, che lo guardò con un sorriso mentre scriveva: suo fratello stava davvero crescendo... era fiero di lui.

Era certo che, qualsiasi cosa si fossero trovata contro, l'avrebbero affrontata insieme al massimo delle loro forze... sperando che Mitsuya avesse una buona strategia.

- Queste sono le strategie che utilizza di solito Kisaki. Cosa ne pensi?- chiese Takashi, alzando lo sguardo su Yamagishi.

Era un piedi, da un lato del tavolo presente nello studio... e Yamagishi ancora un po' era fuori dalla stanza.

- Guarda che te le sto mostrando perché abbiamo deciso di fidarci di te: puoi avvicinarti tranquillamente- fece notare, divertito.

- No, ecco, non è quello, è solo che...- Kazushi si grattò appena il retro della nuca - il tuo ragazzo mi fa parecchia paura-.

Mitsuya scoppiò a ridere.

- Hakkai ogni tanto vuole incutere paura, ma dato che ci stai aiutando non ti farà niente: basta che rimani dall'altra parte del tavolo- affermò.

- Ci proverò...- mormorò il minore, avvicinandosi.

Mitsuya fece un piccolo sorriso: dopo aver studiato il piano, sarebbe dovuto andare a dare una ricompensa ad Hakkai per la sua gelosia...

- Hakkai, cosí va bene?- chiese Takuya, mostrandogli il piatto che aveva appena cucinato.

- Eh? Si- mormorò distrattamente il ragazzo.

Takuya sospirò, poi si voltò verso Chifuyu, che stava prendendo dei piatti da portare fuori dalla cucina.

- Chifuyu, secondo te va bene l'impiattamento?- chiese.

- Eh? Si, porta i piatti sul mento- mormorò il biondo.

Takuya alzò gli occhi al cielo.

- Ok, cerchiamo di evitare di fare un casino- poggiò il piatto e raggiunse Chifuyu, afferrando i piatti che teneva in mano e poggiandoli sul bancone della cucina - Chifuyu, vai da Baji-.

- Eh?- chiese il ragazzo, confuso.

- È da tutta la sera che non riesci a concentrarti perché pensi a lui, quindi vai a parlarci. Tanto qui c'è poca gente, ci penso io con Naoto-.

- Eh? Sai che io sono un poliziotto, vero?- chiese il moro, poggiato alla parete della cucina, confuso.

Dopo la riunione, aveva deciso di aspettare che sua sorella rientrasse prima di tornare a casa, per cui aveva seguito Takuya per non rimanere solo.

Ma quello non l'aveva previsto.

- Mi serve una mano, tanto devi solo portare i piatti dove ti dico. Hakkai, non puoi andare da Mitsuya, ma vai alla cassa, va bene?- disse.

- Sì- mormorò lui, ancora leggermente in trance.

- Grazie Takuya- disse Chifuyu, rivolgendo un sorriso all'amico - fatti vedere così anche da Akkun, vedrai che farai colpo- affermò, facendo arrossire il biondo, prima di uscire dalla cucina.

Uscì velocemente dal bar, dirigendosi verso l'edificio della Toman.

Takuya aveva ragione, era preoccupato... Baji era strano da tutto il giorno.

Gli aveva spiegato che, visto che era continuamente legato ai sentimenti degli altri, e quindi riceveva continui stimoli esterni, era difficile che Kisaki riuscisse a condizionarlo; ma si chiedeva se fosse successo qualcosa...

- Baji-san, sono io: posso entrare?- chiese, fermandosi davanti alla porta della casa.

Non udí risposta, per cui decise di tirare fuori la sua chiave dalla tasca; aprì la porta ed entrò.

- Baji-san?- chiamò nuovamente, ma la casa era silenziosa.

Vi fece un rapido giro, ma non lo trovò; uscì nuovamente di casa, cercando di capire dove potesse essere.

- Cerchi Baji?-.

Si voltò, sorpreso di trovarsi davanti Sanzu.

- Si, sai dove si trovi?- chiese.

- Al piano superiore, c'è una stanza in fondo a sinistra- Haruchiyo fece un piccolo sorriso - ma vai solo se sei pronto a ciò che troverai-.

A quel parole, Chifuyu lo superò velocemente: qualcosa gli diceva che non stava accadendo nulla di buono...

Corse velocemente fino alle scale: era solo un piano, avrebbe sicuramente fatto più veloce che se avesse usato un ascensore.

Non appena arrivò al piano, ignorò tutte le guardie, che ormai lo conoscevano, e corse verso la stanza in fondo a sinistra; per qualche motivo... lì davanti non c'era nessuno, eppure c'era una porta, come aveva detto Sanzu.

- Baji-san, sei qui?- chiese, bussando: di nuovo, nessuna risposta.

Aprì velocemente la porta, sempre più preoccupato: era tutto buio, ma per fortuna impiegò un attimo a trovare l'interruttore dalla luce, di fianco alla porta.

Quando la accese, scoprì di trovarsi in quella che, se si fosse trovata qualche piano più in basso, sarebbe stata definita una cantina: c'erano due intere scaffali pieni di bottiglie di vino, alcune botti ai lati, e varie teche con dentro degli alcolici, che probabilmente erano contenuti anche nei due frigoriferi presenti.

- Chi cazzo è? Sapete che nessuno mi deve disturbare qui dentro-.

Chifuyu si voltò: era la voce di Baji... e sembrava parecchio incazzato.

- Sono io, Baji-san: non ti trovavo e Sanzu mi ha detto che eri qui- affermò Chifuyu, iniziando a camminare verso dove aveva sentito la voce.

Baji serrò le labbra: maledetto Sanzu...

- Vai via Baby, è tutto ok- affermò.

- Baji-san... so che non è tutto ok, so che qualcosa non va. Ti prego, parlamene- rispose Chifuyu.

- Vai via!- urlò il moro: non poteva vederlo così, altrimenti...

Chifuyu comparve di fronte al ragazzo, che si era poggiato contro il muro in uno spazio lasciato libero dagli scaffali.

Chifuyu lo fissò per un attimo: aveva gli occhi rossi, una bottiglia in mano, l'aria stanca, e varie altre bottiglie sparse in torno a lui.

- Vai via, ti prego- sussurró Keisuke: non poteva vederlo così... non lui...

- Baji-san, non ti lascio qui da solo- Chifuyu gli si avvicinò e si accucciò di fronte a lui - puoi sentire i miei sentimenti, giusto? Ti sembra che, nel vederti così, qualcosa sia cambiato?-.

Baji si morse il labbro inferiore: no... non era cambiato niente. Quel ragazzo lo amava come prima.

- Ti prego Baji-san... parla con me, sono qui per te. Cosa c'è che non va?- Chifuyu allungò la mano e prese quella del moro.

Baji lo fissò: aveva evitato di dirglielo, non voleva che si spaventasse, ne aveva già passate troppe nell'ultimo periodo.

Eppure, il suo sguardo, e il suo cuore, gli stavano chiaramente dicendo "finché sono con te, posso affrontare tutto".

- Sono sempre stato... un ragazzo violento, da quando ero piccolo; mi sfogavo combattendo con Mikey, ma ho sempre avuto la rabbia facile. Nonostante il passare del tempo, ho sempre fatto fatica a capirla: sentendo anche i sentimenti degli altri, ogni volta che stavo per cedere sentivo le loro emozioni, e in qualche modo la rabbia veniva sostituita da altro.

- Ma ogni tanto... ho bisogno di tirarla fuori, di sfogarla, di pensare anche ai miei sentimenti, o rischio di impazzire. Le risse mi aiutano a sfogarmi, l'alcool a raggiungere i miei sentimenti senza cedere. Non volevo che lo sapessi... che mi vedessi come un violento- sussurró.

- Baji-san, te l'ho detto: il tuo potere è davvero incredibile... ma ti fa anche parecchio male. È normale che tu abbia bisogno di sfogarti ogni tanto, sarebbe strano se non lo facessi- Chifuyu gli poggiò le mani sulle guance - non nascondermi le cose, ti farà ancora più male. Voglio conoscere tutto di te- dichiarò.

Baji fece un piccolo sorriso.

- Baby, con tutto l'amore che provo... dubito che tu possa aiutarmi a sfogare la rabbia, non posso combattere contro di te- affermò.

- No ma... possiamo fare altro- dichiarò Chifuyu.

Baji lo fissò per un attimo, confuso; dopodiché, sbarró gli occhi.

- No, non lo farò- affermò.

- Baji-san...-.

- Rischio di farti davvero del male!-.

- No Baji-san, non me ne farai- gli poggiò una mano sul cuore - tu puoi sentirli vero? I miei sentimenti. Puoi sapere quando fermarti, quando è meglio che tu non faccia qualcosa, quando sono troppo stanco. Lo sapevi anche la prima volta vero? Sei riuscito... a provocarmi un piacere così grande nonostante non fossimo neanche legati. Pensa adesso cosa potremmo fare!- esclamò.

Baji lo fissò, poi un ghigno comparve sul suo volto.

- I tuoi occhi brillano baby... ci tieni così tanto a sentire la mia forza?- afferrò il suo polso, tirandolo più verso di lui, facendolo praticamente sdraiare sul suo corpo, mentre avvicinava le labbra al mio orecchio - sicuro di voler sentire... tutta la mia forza?- sussurró.

Chifuyu arrossí leggermente.

- Voglio sentire tutto di te, Baji-san- sussurró.

Baji sorrise.

- Sei davvero fantastico- affermò, lasciandogli il polso; tornò serio e lo fissò negli occhi - domani, non oggi, sono già fin troppo ubriaco. Ma per qualsiasi cosa, dovrai giurare che mi fermerai, va bene?- si raccomandò.

- Non temere Baji-san: so che non mi farai del male-.

Baji sospirò.

- Sei fin troppo buono e fiducioso... vieni qui- picchiettò il dito sul pavimento di fianco a lui.

Chifuyu si sedette al suo fianco e Baji gli fece passare un braccio intorno alle spalle, tirandolo verso di lui; il biondo appoggiò la testa sul suo petto.

Sentiva che il moro voleva dire qualcosa, per cui gli diede il tempo per rifletterci.

- Ho rischiato... di fare del male alle persone. Con gente come Tora, che era parecchio spaventato, ho sempre evitato; ma Mikey, che sapevo essere forte, da piccolo era la mia principale fonte di sfogo- affermò Keisuke - probabilmente anche perché sapevo di non poterlo battere, per cui non avevo troppi problemi a farlo. Una volta... ho provato ad attaccare Sanzu, ma Mikey mi ha fermato prima che potessi fargli del male. All'epoca ancora non controllavo il mio potere, non sapevo neanche di averlo, per cui non capivo come mai mi sentissi in quel modo e ho rischiato di fare parecchie cazzate. Per fortuna Shinichiro l'ha visto nel mio futuro e mi ha aiutato-.

- Come hai scoperto di averlo?- chiese Chifuyu.

Baji serrò le labbra.

- Keisuke, stai bene? Cos'è successo?- Shinichiro, seduto in cucina insieme a Wakasa, si alzò e si avvicinò al moro, che non appena entrato in stanza era caduto a terra.

Baji non riuscì a rispondere: respirava a fatica, sentiva il petto fargli parecchio male, e non aveva idea del motivo.

Aveva semplicemente allungato il braccio verso Mikey dopo aver visto quello strano nastro... Mikey!

Alzò di scatto la testa.

- Shinichiro, devi correre! Mikey... lo ucciderà!-.

Shinichiro uscì di corsa dalla stanza; Wakasa prese in braccio Baji, prima di seguirlo.

Il moro continuava a respirare a fatica: cosa stava succedendo? Perché si sentiva così? Da dove veniva... tutto quel dolore?

- Baji, rimani sveglio: dobbiamo pensare ai tuoi amici- sussurró Wakasa.

Baji cercò di aprire gli occhi, anche se si sentiva male solo a compiere un minimo gesto.

In un attimo, tutti e tre raggiunsero il cortile: lì, Mikey troneggiava su Sanzu, uno sguardo vuoto in volto; il bianco era a terra, la bocca sanguinante, un sorriso folle in volto.

A poca distanza da loro, Senju, tremante, stava abbracciando Emma, in lacrime, con aria sconvolta.

- Mik...- prima che Shinichiro potesse avvicinarsi, Mikey si trovò a terra, Izana sopra di lui.

- Ma sei fuori di testa?!- urlò il ragazzo.

Baji si strinse la mano al petto: gli faceva ancora male, ma per qualche motivo... si sentiva anche sollevato.

- Shini- sussurró Wakasa.

Il moro annuì.

- Sono dei Maledetti- mormorò.

- Quella volta, Mikey stava provando a usare il suo potere; Sanzu l'aveva spinto a farlo, voleva vedere la sua forza ma... Mikey è andato fuori di testa. Senza volerlo, in quel momento mi ero legato a lui, per cui non sono riuscito a fare niente, se non correre a chiamare Shinichiro. Quel giorno, Sanzu ha manifestato la sua Doppia Personalità... e Emma la sua Trasmissione- raccontò.

- Dev'essere stato... un momento orribile- Chifuyu allungò la mano, stringendo quella del moro.

Baji la strinse con forza.

- È stato uno shock. Per fortuna, poi ho imparato a usare il mio potere, e ci siamo tutti impegnati perché Mikey non finisse più in quello stato. Il volto di Sanzu è stato rovinato, ma la sua fedeltà verso Mikey l'ha portato a prenderlo come un segno.

- Mikey ha iniziato ad andare più d'accordo con Izana, e poco dopo ha conosciuto Draken: con la sua Barriera e il suo carattere, era l'ideale per Mikey... anche se non è stato semplice evitare i suoi scatti-.

- Perché gli vengono?- chiese Chifuyu.

Baji serrò le labbra.

- Forse è meglio... che ne parli prima lui- sussurró, e il biondo annuì.

Strinse più forte la mano di Baji.

- Baji-san, qualsiasi cosa accada... io sono qui per te- sussurró.

- Lo so- Keisuke lo strinse di più a sé - grazie... per non esserti spaventato-.

Lui condivideva qualcosa, con tutti i suoi amici che venivano considerati dei pazzi: era pericoloso, sapevano bene tutti che avrebbe potuto scattare e fare del male a qualcuno.

Ma non c'era stata alcuna traccia di paura in Chifuyu, e quel dettaglio gli aveva scaldato il cuore: adesso era ancora più sicuro di aver trovato qualcuno che voleva fosse davvero felice.

...

- Allora ragazzi: come sapete, stiamo per ricevere una visita!- esclamò Izana, seduto sulla scrivania del suo studio, spalancando le braccia.

Dei ghigni comparvero sui volti dei cinque ragazzi di fronte a lui, mentre il moro al suo fianco rimaneva impassibile.

- Possiamo pestarlo?- chiese Shion.

- Nah, per adesso no; sta per andare in guerra contro il mio fratellino: meglio che rimanga vivo!- rise Izana - voglio dirvi prorpio il contrario: tornate nelle vostre case-.

Al contrario della Toman, la Tenjiku evitava di tenersi troppo d'occhio a vicenda, dato chi erano i suoi membri: ognuno di loro, oltre all'appartamento nell'edificio, aveva una casa, in giro per la città, dalla quale tenevano d'occhio le varie zone di Tokyo.

I fratelli Haitani avevano Roppongi, Madarame e Mocchi erano ad Asakusa, mentre Muto aveva una casa a Ueno, anche se ci tornava poco.

- Eh? Dovremmo affrontare un viaggio così lungo?- si lamentó Ran.

Rindou alzò gli occhi al cielo: ma se ci andava più che volentieri quando doveva vedersi con Smiley...

- Non voglio farmi coinvolgere per adesso, ma proprio per questo è meglio che non incontriate Kisaki! Sapete no?- Izana si portò un dito alla tempia, girandolo leggermente - quello è completamente fuori di testa!- esclamò, scoppiando a ridere, seguito da tutti tranne che da Muto.

Così... la Toman stava per scontrarsi contro la Valhalla di Kisaki.

- Soprattutto tu, caro il mio Muto: allontanatevi da qui- ordinò Izana.

Il biondo annuì.

- Tra quanto torniamo?- chiese Kanji.

- Quando volete! Basta che sia prima di una settimana; così possiamo andare dal mio caro fratellino dopo la battaglia! Lasciate pure la porta aperta!- esclamò Izana.

- Agli ordini- risposero i cinque ragazzi di fronte a lui, prima di allontanarsi.

Kakucho invece si avvicinò a Izana.

- Izana... sei sicuro di volerlo fare?- mormorò, portandosi di fronte a lui.

- Lo sai che quando decido una cosa non mi tiro indietro, Kaku- Izana circondò il collo del ragazzo con le braccia e lo tirò verso di sé, poggiando la fronte contro la sua - seguirai il piano del tuo re, vero?-.

- Certo- sussurró Kakucho; Izana sorrise.

- Brava la mia macchina da guerra- sussurró, prima di unire le loro labbra.

Sentirono dei rumori, ma anche quando seppero che cinque persone erano entrate nella stanza, non si staccarono dal bacio.

Kakucho strinse appena il fianco di Izana mentre attivava il suo potere; il bianco lo ignorò, continuando a giocare con le sue labbra ancora per qualche secondo, prima di staccarsi da lui e sporgersi oltre il moro.

- Oh, ma guarda chi c'è! Kisaki, Hanma e tre cagnolini!- esclamò, mentre Kakucho si spostava da davanti a lui.

- Sei veramente indecente, Izana- rise Shuji.

- Grazie per aver accettato di parlarci- disse Tetta.

- Ma figurati! So che entrerai in guerra contro Mikey, e non vedo l'ora di sapere che tipo di accordo mi vuoi proporre!- esclamò Izana.

- È molto semplice- Tetta lanciò uno sguardo a Kakucho.

- Oh, è fidato, non temere. Kaku, allontanati di un paio di passi- ordinò Izana.

- Sei sicuro?- gli chiese il moro, preoccupato.

- Osi...- Izana si voltò verso di lui, un sorriso sadico in volto - contraddire il tuo re?-.

Kakucho serrò le labbra, prima di fare qualche passo indietro: non gli piaceva l'idea di lasciare Izana tra le fauci di Kisaki, ma doveva seguire i suoi ordini.

- Vedo che rimani sempre un ottimo comandante, Izana: proprio per questo voglio parlare con te- dichiarò Tetta - c'è qualcosa che vuoi, giusto? Tu... vuoi vedere Mikey soffrire, o sbaglio? Me l'hai detto tu-.

Izana sentì la voce di quel ragazzo rimbombare nella sua testa: voleva fare soffrire Mikey... gliel'aveva detto lui, si, gliel'aveva detto, quando Kisaki, saputo che aveva mollato la Toman, gli aveva proposto di unirsi a lui.

- Esatto!-.

- Per distruggere Mikey, è necessario privarlo delle persone che gli sono vicine- continuò Tetta.

Bisognava farlo rimanere solo.

- Keisuke Baji. Emma Sano. Ken Ryuguji. Una volta eliminati loro... Mikey crollerà, giusto?-.

Mikey... aveva sempre voluto più bene a loro che a lui, Izana lo sapeva, lo vedeva.

- Mi stai chiedendo di ucciderli?- Izana piegò leggermente la testa di lato, ancora sorridendo.

- No. A loro penserò io: voglio sapere che non interverrai. Una volta tolti di mezzo loro, potrai avere chi vorrai: Shinichiro Sano, tuo fratello tutto per te-.

Il suo fratellone... sarebbe stato solo con lui...

- Potrai dare ai tuoi collaboratori chi vogliono. I gemelli Kawata, Sanzu... mentre Mikey sarà distrutto, tu potrai prenderteli e nessuno potrà fermarti-.

Se Mikey non ci fosse stato... nessuno avrebbe potuto fermarlo.

- Vedrai Mikey distrutto. Potrai riavere le persone a cui tieni. Lascerò che governi la malavita di Tokyo indisturbato. In cambio, dovrai solo non interferire con i miei piani Izana. Io terrò Mikey come una marionetta e tu avrai tutto ciò che desideri. Che ne pensi?-.

Lasciare morire sua sorella. Fare soffrire suo fratello. Lasciare morire i suoi ex compagni. Fare soffrire tante persone. Diventare il re di tutto quanto.

Il sorriso di Izana si allargò.

- Dico che è un'ottima idea! Sei proprio perfido sai?- commentò.

Kisaki sorrise: ormai, aveva il controllo su quel ragazzo.

La prima volta che l'aveva visto, aveva temuto che, per colpa del suo potere e della sua follia, Izana sarebbe stato difficile da manovrare... ma alla fine, ce l'aveva fatta.

- Quindi siamo d'accordo- disse, allungando la mano.

- Siamo d'accordo!- esclamò Izana, stringendogliela.

Tutto quanto sarebbe stato distrutto... e lui sarebbe diventato finalmente il re.

...

- Ti invidio sai?-.

Il ragazzo, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo fisso fuori dalla finestra, si voltò verso l'altro occupante della stanza, che seduto sulla poltrona dello studio aveva finalmente deciso di parlare.

- Perché ho la giustificazione alla mia follia?- rise.

- Tsk, posso uccidere anche senza giustificazioni! Ti invidio perché tu adesso potrai combattere e sfogarti, mentre io dovrò aspettare ancora un po'- ribattè il biondo.

- Il privilegio di avere tanti nemici- ridacchiò il moro, mentre tornava a guardare fuori dalla finestra.

Il biondo iniziò a canticchiare, ma il ragazzo lo ignorò: ancora poco.... e si sarebbe potuto vendicare di tutti loro, per tutte le volte in cui l'avevano fatto sentire strano, diverso, solo, in cui non l'avevano capito.

In cui l'avevano abbandonato.

L'avrebbe fatta pagare a tutti quanti... per primo, a colui che glieli aveva fatti incontrare, portandolo in quell'illusione.

- In fondo... siete stati voi a farmi diventare folle- sussurró.

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