CAPITOLO X.
- Sicuro di volerli coprire tutti, fratellone?- chiese Angry, mentre applicava il correttore sul petto del gemello.
- Dal primo all'ultimo- confermò Smiley, fissando lo specchio davanti a lui: non poteva aspettare di allenarsi quando i segni fossero spariti, e se avesse combattuto contro qualcuno probabilmente la sua maglietta non sarebbe rimasta a posto, per cui non poteva permettersi di avere segni.
Angry gli lanciò uno sguardo: era raro che suo fratello non sorridesse... Anzi, in quel momento sembrava proprio assorto nei suoi pensieri.
Serrò le labbra.
- Fratellone, capisco perché tu non voglia dirlo a Mikey, ma come mai respingi Ran in questo modo?- mormorò.
Smiley si voltò di scatto verso di lui.
- Ma cosa stai dicendo?! È un nostro nemico, e inoltre è un folle che si diverte a spaccare le ossa alla gente! Come potrei non respingerlo?- ringhiò.
- Però...-.
- Però niente, Angry: accetto di andare a letto con lui solo perché è disposto a darci informazioni sui piani di Izana, nient'altro. Dovresti ringraziare che si accontentino di me e non vogliano anche te- Smiley si alzò e uscì dalla camera dell'azzurro, sbattendo con forza la porta alle sue spalle.
Angry abbassò la testa.
- Non si accontentano- sussurró.
- Angry, attento!-.
L'azzurro si voltò e sbarró gli occhi: gli stavano andando incontro in cinque... Non sarebbe mai riuscito a schivarli tutti, e suo fratello era già stato bloccato da altri nemici.
Serrò le labbra: doveva usare il suo potere, nonostante il rischio; altrimenti...
Vide una figura pararsi di fronte a lui e in un attimo tutti i loro nemici si immobilizzarono.
- Ma che...- mormorò Smiley, mentre Angry portava lo sguardo sul ragazzo che aveva davanti: lo vedeva di schiena, ma era alto, i capelli biondi gli arrivavano fino alle spalle e sembrava parecchio sicuro di sé stesso.
Il ragazzo si voltò e Angry non potè fare a meno di notare quanto i suoi occhi, nascosti dietro un paio di occhiali rotondi, fossero particolari: erano viola, di un viola davvero bello.
- Stai bene?- gli chiese con un sorriso, e Angry annuì, ancora confuso.
- Bravo fratellino, li hai immobilizzati tutti per bene-. Angry e Smiley si voltarono verso il ragazzo dai lunghi capelli mori, raccolti in due trecce, che stava camminando verso di loro.
Si guardò intorno, fissando i ragazzi immobilizzati, e sorrise.
- Vedi di muoverti Ran, non durerà per sempre- fece notare Rindou.
- Non temere- Ran spalancò le braccia, un sorriso in volto - tra poco, non saranno più in grado di muoversi- chiuse i pugni.
Delle urla si levarono dai ragazzi intorno a loro, che appena Rindou interruppe il suo potere caddero a terra.
- Che cosa...- sussurró Smiley.
- Oh, gli ho solo spezzato qualche osso- affermò Ran, voltandosi verso di lui con un sorriso.
- Abbiamo visto che eravate in difficoltà, state bene?- chiese Rindou; anche se aveva parlato al plurale, il suo sguardo era fisso su Angry.
Prima che l'azzurro potesse rispondere, Smiley lo afferrò per un braccio e lo tirò dietro di lui.
- Stai attento Angry: questi sono i fratelli Haitani. Sono membri della Tenjiku- affermò, un sorriso in volto: quei ragazzi combattevano in un modo pericoloso... Ma lui non era da meno.
- Seguono Izana?- mormorò Angry, osservandoli.
Ran sorrise.
- Muto ci aveva parlato di voi, ma non credevo foste davvero così interessanti- affermò: quel sorriso, così vero e allo stesso tempo falso, dolce e allo stesso tempo folle... Non l'avrebbe mai dimenticato.
- Cosa vuole ancora quel traditore da noi? Che lo uccida?- commentò Smiley.
Muto era stato il suo migliore amico a lungo: non gli avrebbe mai perdonato di essersene andato in quel modo.
- Non siamo qui per ordine di Izana, potete stare tranquilli- affermò Rindou, lanciando un'occhiataccia al fratello; di solito Ran era parecchio più calmo e annoiato di lui, ma quando qualcosa lo divertiva perdeva la testa... Ma se continuava a stuzzicarli in quel modo, lui non sarebbe mai riuscito a parlare con l'azzurro.
E ci teneva particolarmente da quando Muto gli aveva detto il potere del ragazzo: Pianto.
Delle lacrime che gli donavano una forza fuori dal comune, maggiore anche della sua; Rindou era parecchio curioso di vedere quelle lacrime così potenti, ma adesso che si trovava davanti a quel ragazzo, a quell'espressione così arrabbiata e allo stesso tempo così tenera... Avvea solo voglia di abbracciarlo.
E di toccargli i capelli, assolutamente.
- Allora, potete andare a dire Izana che siamo stati noi a conciarvi per le feste- Smiley fece per andare verso di loro.
- Fratellone, ci hanno appena aiutati... È vero che siamo nemici, ma non potremmo passarci sopra, per questa volta?- sussurró Angry.
Smiley gli lanciò un'occhiata: era stanco... In fondo, avevano combattuto parecchio, e Angry non aveva usato il suo potere.
Avrebbe potuto battere quei due idioti da solo, ma preferiva portare via il fratello.
Lanciò un'occhiata ai due fratelli.
- Per questa volta ve la cavate. Andiamo Angry- Smiley si voltò e Angry lo seguì; ma prima di allontanarsi, non poté fare a meno di lanciare un'occhiata a Rindou, che gli sorrise.
Qualcosa gli diceva che l'avrebbe rivisto presto.
Angry si alzò per ritirare i trucchi che aveva usato con il fratello; come faceva a dirglielo? Come poteva dirgli che, mentre lui respingeva Ran ogni volta che lo vedeva, Rindou era riuscito a fare breccia nel suo cuore?
Da quel giorno cercava sempre di andare a trovarlo: attendeva quei pochi minuti in cui Angry era senza il fratello per parlare con lui, portargli regali, o anche solamente salutarlo.
Angry sapeva che erano nemici, ma sapeva anche che quei due ragazzi non erano cattivi... E che suo fratello sarebbe potuto andarci d'accordo.
Avrebbe voluto capire come mai fosse così ostile, ma pareva che Smiley non intendesse dirglielo.
Smiley si avvicinò allo specchio della sua stanza: Angry aveva fatto un ottimo lavoro, aveva cancellato ogni traccia del suo incontro con Ran.
Il giorno prima aveva dato le informazioni a tutti quanti, per cui per un po', a meno di novità di movimenti improvvisi, non avrebbe dovuto rivedere il moro.
Serrò le labbra: ancora si chiedeva perché si fidasse tanto... Quel ragazzo avrebbe anche potuto mentirgli...
- Vieni a letto con me-.
- Io ti ammazzo!-.
- Vieni a letto con me. E ti dirò ciò che vuoi sapere-.
Alla fine, l'aveva fatto davvero; ma Ran... Ogni volta, non faceva altro che parlargli di quanto lo amasse, di quel suo dannato amore folle.
E Smiley sapeva che era vero... e non poteva accettare che lo fosse: non poteva accettare quel suo lato, per nessun motivo al mondo.
Lui faceva parte della Toman, e la gang, Mikey soprattutto, era già stata tradita da fin troppe persone: lui non avrebbe mai fatto nulla per rischiare di tradire i suoi amici.
Doveva tenere celato il sul lato peggiore, o sapeva che Mikey si sarebbe dato la colpa: non avrebbe mai lasciato che accadesse.
Avrebbe continuato a combattere con il sorriso, per loro, a ogni costo.
...
- Bene, ci siete tutti: Mikey mi ha incaricato di affidarvi dei lavori- affermò Takashi, fissando i sette nel bar di fronte a lui.
Anzi, otto.
- Mitsuya, puoi non rompere le palle? Ieri siamo dovuti andare a casa loro, oggi i lavori... Tu scopi da tempo, io ho appena iniziato, ho bisogno di scaricarmi- sbuffò Keisuke.
Hakkai lo guardò male.
- Taka-chan sta solo eseguendo gli ordini di Mikey- affermò.
- Baji non preoccuparti, sarà una cosa veloce: Chifuyu lavorerà qui con Hakkai, visto che è già abituato a fare il cameriere. Stessa cosa tu, Takuya, visto che hai già lavorato nell'ambito. Anche tu, Hina, potrai mantenere il tuo lavoro al bar, visto che sei in compagnia- affermò Takashi.
- Allora noi possiamo andare?- chiese Keisuke, speranzoso.
- Non hai la pazienza di aspettare un attimo?- sbuffò Takashi; era grato che Mikey si affidasse a lui per quei compiti, ma avere a che fare con Baji era sempre problematico.
- Akkun, abbiamo controllato il parrucchiere da cui lavori, ed è pulito, oltre che vicino, per cui puoi continuare lì; Yamagishi, Makoto, voi andrete di sopra ad aiutare Akashi in infermeria. Anche se non avete conoscenze mediche, in questo periodo fa sempre comodo una mano in più- dichiarò Takashi.
- Finalmente potremo avere un lavoro decente!- sospirò Kazushi.
- Si ma... Se siamo ricchi... perché dobbiamo lavorare?- borbottó Makoto.
- Chi cazzo pensi che siamo, i governatori del Giappone?- sbuffò Keisuke.
- Quello che Baji intende dire, è che noi non siamo ricchi: abbiamo semplicemente avuto la fortuna di trovare una buona casa. Ma dobbiamo contribuire tutti, altrimenti diventerà dura- affermò Takashi.
- Ho capito...- mormorò Makoto.
- Ehm... E io cosa dovrei fare?- chiese Takemichi, confuso: non aveva sentito il suo nome, e la cosa lo preoccupava parecchio...
- Ecco... Tu...- Takashi cercò le parole per spiegarlo, anche se era un po' strano da dire.
- Tu sarai la mia dama da compagnia, Takemitchy-.
I presenti si voltarono verso la porta del bar, da cui era appena entrato Mikey, seguito da Draken.
- Eh? Dama... Da compagnia?- chiese Takemichi, confuso.
- Esatto! Stai già imparando come comportarti con me, per cui non sarà un problema! In questo modo, Ken-chin sarà più libero di riposarsi e occuparsi di altre faccende- affermò Mikey.
Mitsuya lanciò uno sguardo a Draken, che annuì: era stato Mikey a proporlo, e loro sarebbero solo stati felici se avesse trovato qualcuno con cui andasse d'accordo, ma il biondo avrebbe comunque continuato a vegliare sempre su di lui.
- Se potrò aiutarti lo farò volentieri ma... Sicuro che non ci sia bisogno di altro?- chiese Takemichi, ancora un po' sorpreso; quella era sicuramente un'ottima opportunità, ma non voleva fare sembrare che fosse privilegiato.
- Guarda che prendersi cura di Mikey è un lavoro a tempo pieno... Chiedi a Draken, da quanto non scopi?- commentò Keisuke.
- L'ho fatto sicuramente più di te- dichiarò il biondo.
- Aspetta che torniamo in stanza-.
- Che idioti... Siete proprio due bambini- dichiarò Mikey, guadagnandosi un'occhiataccia dai due amici.
- Comunque Takemitchy, devi ancora imparare tutto ciò che mi piace mangiare, i miei orari per dormire, allenarmi, fare il bagno, insultare i miei amici... Direi che avrai parecchi compiti!- esclamò poi, tornando a guardare il ragazzo di fronte a lui.
- Bè... Ne sono... Onorato...- rispose il minore, ancora leggermente confuso; più che una dama da compagnia, sembrava una badante...
- Molto bene! Come tuo primo compito, Takemitchy... Dimmi, cosa ne pensi dei compiti che ho affidato ai tuoi amici?- chiese Mikey, voltandosi verso i ragazzi.
Takemichi lo imitò, mentre ci pensava per un attimo: in effetti, erano belle idee ma...
- Ecco, i lavori potrebbero andare bene ma... Penso che si potrebbe ottimizzare anche di più. Fosse per me, sposterei Hina-chan nella zona infermeria e Yamagishi... So che ancora sappiamo poco dei movimenti della Toman, ma potrebbe esservi utile per aiutarvi con le strategie: ha un'ottima memoria e non è male come stratega- affermò Takemichi.
- Eh?! Io?!- disse Kazushi, confuso.
- Non dicevi anche tu che ti sarebbe piaciuto essere la mente dietro i piani geniali delle grandi organizzazioni?- commentò Akkun.
- Si ma farlo è tutta un'altra cosa!-.
- Ti farò dare un paio di istruzioni da Mitsuya e vediamo se si può fare- affermò Mikey, prima di voltarsi nuovamente verso Takemichi - e Hina invece? Vuoi tenere la tua ragazza lontana da bar pericolosi e omicidi?- commentò.
- In realtà, sapendo che ha vicino qualcuno sono più sicuro ma... Hina-chan, il tuo desiderio è sempre stato diventare infermiera no?- disse Takemichi, voltandosi verso Hina, che era rimasta stranamente in silenzio.
- Si, in effetti mi piacerebbe molto: ma farò comunque ciò che serve per aiutare- dichiarò la ragazza.
- Qualcuno bravo in medicina serve sempre. Parleremo con Koko, ma non credo che per lui sarà un problema avere una cameriera in meno- affermò Draken.
- A proposito di Koko...- Mikey spostò lo sguardo su Hakkai - cos'è successo ieri sera?-.
Il ragazzo scosse la testa.
- Mi dispiace Mikey, non ne ho idea. Koko sembrava più che contento di avere lì Taiju, ma appena ha attivato il suo potere... È come se fosse impazzito-.
- Il Desiderio di Koko gli permette di scoprire cosa le persone desiderino di più... Deve avere visto qualcosa che non gli è piaciuto per niente-.
Mikey, Draken, Mitsuya e Hakkai si voltarono verso Baji.
- Eh? Che volete da me? Non parlo con Taiju da quando l'abbiamo riempito di botte- sbuffò.
- No, ma hai visto Koko di recente- rispose Draken.
- E hai anche il filo con lui. Notato niente?- gli chiese Mikey.
- Vedo i rapporti tra le persone, non la loro voce interiore. Se mi state facendo questa domanda, è perché sapete bene l'unico motivo per cui quell'idiota potrebbe rinunciare alla possibilità di ritrovare la sua amata- affermò Keisuke; anzi, lui ne aveva le prove, ma non voleva immischiarsi più di così.
In fondo, lo sapevano tutti, e il loro silenzio glielo confermava.
- Per adesso, penso sia meglio lasciarli un po' stare- affermò Takashi, e Mikey annuì.
- Takemichi, rimani pure un po' qui con i tuoi amici, mentre noi decidiamo un paio di cose; ci vediamo per pranzo- affermò Mikey, prima di allontanarsi insieme a Draken, Mitsuya, Hakkai e Baji... L'ultimo ovviamente solo dopo aver salutato a dovere Chifuyu.
- Cavolo, certo che siamo stati parecchio fortunati! E tutto perché Chifuyu ha scopato!- esclamò Makoto.
- Non è stato esattamente per quello...- borbottó Chifuyu.
- Ragazzi, cercate di rimanere calmi: vi ricordo che siamo pur sempre in una gang, potremmo doverci trovare a combattere prima ancora di rendercene conto- affermò Akkun.
- Non fare il guastafeste! Tanto io sono uno stratega adesso, nessuno può farmi niente- dichiaró Kazushi con un sorriso.
- Posso chiedere a Mikey-kun di farvi usare la palestra: Chifuyu ci aveva già insegnato le mosse base per difenderci, possiamo continuare no?- fece notare Takemichi.
- Sembra che Mikey ti ascolti proprio eh?- commentò Takuya.
- Non è proprio che mi ascolta... Di solito cerco di non andargli troppo conto... Ma se gli parli tranquillamente è una persona ragionevole- affermò Takemichi.
- A proposito di persone ragionevoli... Complimenti per il nuovo lavoro, Hina- disse Chifuyu.
- Eh? Grazie mille- rispose la ragazza, con un piccolo sorriso.
Takemichi si voltò verso di lei: aveva un'aria strana...
Si avvicinò alla ragazza.
- Puoi venire un attimo con me?- le chiese.
- Eh? Certo- rispose Hina, sorpresa.
- Vieni- Takemichi le prese delicatamente la mano e si diresse verso l'uscita del locale.
Hina arrossì appena: anche se ormai stavano insieme da un po', quei gesti erano sempre rari, visto quanto era timido Takemichi... Ogni tanto, sembrava quasi che fossero rimasti due ragazzini.
- Takemichi-kun... Ecco... Sai che se vuoi... Puoi prendermi la mano?- disse Hina, voltandosi verso il ragazzo e sperando che non notasse il suo imbarazzo.
Il biondo sbarró gli occhi.
- Posso... Posso davvero?!- esclamò lui.
- Ma certo! Sei il mio ragazzo adesso!- dichiarò lei, allungando la mano.
Takemichi non potè fare a meno di sorridere mentre, leggermente in ansia, allungava la mano per stringere quella della ragazza.
Hina sorrise: Takemichi era un po' impacciato, e sembrava un tontolone ma... Gli piaceva quel suo lato; era un ragazzo che spesso agiva senza riflettere, ma lo faceva con tutta la bontà del mondo, e lei si era innamorata della sua innata bontá.
- Ma guarda che carini, si tengono per mano!-. I due ragazzi si voltarono verso i loro amici, che camminavano dietro di loro in modo da lasciarli soli.
- Makoto, non prenderlo in giro- disse Akkun, alzando gli occhi al cielo.
- Ha la ragazza, se lo merita- borbottó Kazushi.
- Finché ti comporterai così, dubito che troverai mai la ragazza- affermò Takuya.
- Tanto a te che importa? Sei gay- borbottó Makoto.
- E questo che c'entra...-.
- Appunto, noi non abbiamo problemi con le ragazze, al contrario di te- affermò Chifuyu con orgoglio.
- Certo, non vi interessano!-.
- Ragazzi, potreste fare meno casino? State rovinando il momento- borbottó Takemichi, e Hina rise leggermente: quei ragazzi potevano sembrare un po' strani, ma si vedeva che tenevano parecchio uno all'altro.
- Sorellona, sei ancora in giro con questi idioti?-.
Hina alzò lo sguardo, e vide Naoto a pochi passi da loro, anche lui di ritorno da scuola.
- Naoto! Non dovresti dire queste parole!- lo riprese la ragazza.
- Guarda che ho solo un anno meno di te- borbottó Naoto.
- Sei ancora alle medie, comportati come un ragazzino-.
- Ho quindici anni!-.
- Non cambia niente- affermò Hina, portandosi la mano libera sul fianco - e poi, non dovresti essere già a casa?-.
- Amico, la tua ragazza sa fare paura- sussurró Makoto, avvicinandosi a Takemichi.
- È solo che ci tiene parecchio- rispose il biondo con un sorriso.
- Sto andando a lavoro da papà- affermò Naoto - piuttosto, tu dovresti tornare a casa presto, sai che mamma e papà non vogliono che rimanga fuori tanto-.
- Io sono in giro con Takemichi e i suoi amici, tu sei da solo- gli ricordò Hina.
- È statisticamente provato che le ragazze...-.
Mentre i due fratelli discutevano, sotto lo sguardo divertito e un po' spaventato del gruppo, due ragazzi passarono loro di fianco; la bionda si fermò e li fissò per un attimo.
Fece un piccolo sorriso: quel gruppo... Era davvero speciale.
Hina alzò lo sguardo sul ragazzo: certo, da quando erano ragazzini avevano fatto dei passi avanti ma... Takemichi rimaneva ancora un po' imbranato.
- Ecco... Penso che possiamo sederci qui- affermò Takemichi, fermandosi davanti a una panchina; Hina si guardò intorno e notò che a furia di camminare erano andati sul retro della caffetteria.
Aveva scelto quel luogo perché dall'altra parte della strada c'era l'edificio della Toman, per cui erano tenuti d'occhio a distanza.
Si sedettero entrambi, continuando a tenersi per mano.
- Ecco Hina, so che non sono proprio il migliore a parlare o capire gli altri, però ultimamente mi sembri distratta, come se ci fosse qualcosa che non va... Anche prima, non mi parevi entusiasta nel posto in infermieria... È successo qualcosa? Sei preoccupata?- chiese Takemichi, preoccupato.
Hina lo fissò, sorpresa.
Takemichi era sempre stato un ragazzo piuttosto sensibile, si preoccupava per i suoi amici e cercava di essere sempre presente.
Lei aveva sempre cercato di mostrarsi forte: non che fingesse, era da quando era nata che aveva una determinazione piuttosto evidente, e anche quando c'era qualche problema tendeva a parlarne poco.
Aveva sempre avuto la forza di farcela da sola, per cui era rimasta stupita che Takemichi si fosse accorto subito che qualcosa non andasse.
Ma in fondo, lui l'aveva sempre capito... Solo che, visto quanto si prendeva cura dei suoi amici, lei aveva sempre tentato di pesare meno sulle sue spalle.
- Ecco, immagino che questa situazione sia davvero complicata... Diciamo che non è semplice da digerire neanche per me, è successo tutto all'improvviso e ancora un po' mi ci devo abituare. Mi dispiace poter stare così poco con te, perciò ecco, se c'è qualcosa che non va... Me ne puoi parlare, se vuoi- continuò il ragazzo.
Hina fece un sorriso.
- Scusami Takemichi: sono davvero felice per questa opportunità, ti sono grata per averlo proposto a Mikey e sfrutterò al meglio ciò che mi insegneranno- alzò lo sguardo verso il cielo.
- In realtà, non sono neanche così tanto scossa dalla situazione. È vero che non è una situazione che pensavo di vivere, ma prima vivevo con mio padre e ora con mio fratello, sono abituata a sentire da loro le storie più strambe; e contando com'è diventata Tokyo, in realtà mi sorprende aver avuto una vita tranquilla fino ad adesso. Però... Ho una strana sensazione- sussurró Hina.
- Una strana sensazione? Potrebbe essere per la possibilità che siamo... Dei Maledetti?- chiese Takemichi.
Con tutto quello che era successo, non ci aveva più pensato troppo, ma in effetti anche scoprire una cosa simile non era da tutti i giorni...
Hina scosse la testa.
- Non credo, è qualcosa che non mi ha mai dato fastidio da pensare: non credo che i Maledetti abbiano fatto qualcosa di male, sono solo nati con dei poteri. Se Tokyo li avesse accettati invece di averne paura, non saremmo mai arrivati a questo punto- sussurró.
Non sapeva neanche lei cosa fosse, come mai avesse quella sensazione: quella vita, anche se appena iniziata, non le stava dispiacendo ma... Non riusciva a liberarsi da quella sensazione.
- Ascolta Hina, non sono bravo a indovinare questo genere di cose ma... Stiamo avendo l'opportunità di prendere in mano la nostra vita- Takemichi si alzò - prima riuscivo a malapena a pensare che saremmo riusciti a stare insieme, mentre adesso... Sento che, un giorno, potrò riuscire a darti un futuro. Quando ero piccolo, una volta ho detto a Chifuyu che ti avrei assolutamente sposata- si voltò verso di lei e sorrise - e un giorno, voglio farlo davvero-.
Hina lo fissò, completamente presa alla sprovvista da quel discorso: Takemichi in quel momento... Sembrava illuminato da una nuova luce.
Si alzò e si portò di fronte al ragazzo, che la guardò confuso per un attimo, prima che lei gli poggiasse le mani sul petto e si mettesse in punta di piedi, unendo le labbra con le sue.
Takemichi arrossì, prima di chiudere gli occhi e tirare di più la ragazza verso di sé, ricambiando il bacio.
Era consapevole di essere stato un po' distante ultimamente, ma stare con lei era il suo sogno da quando era ragazzo, e un giorno ci sarebbe riuscito.
- Possibile che ogni volta che vi vedo insieme state facendo qualcosa che non vorrei vedere fare da mia sorella?-.
I due ragazzi si staccarono, entrambi rossi, e si voltarono verso Naoto, che li stava guardando male.
- Scusaci Naoto, non ci vedevamo da un po'- disse Takemichi, leggermente imbarazzato.
- Immagino... Hina, domani facciamo un salto a recuperare le cose al nostro appartamento. Oggi ho detto a papà che ci siamo trasferiti ma non gli ho raccontato il resto, per cui fai attenzione se lo vedi in giro- disse il moro, rivolto alla sorella.
- Va bene, grazie dell'avviso- rispose Hina.
- Come stai Naoto? Ti ho visto poco ultimamente- affermò Takemichi.
- Bè si... Ho cercato di stare qui intorno il meno possibile- borbottò Naoto; quella situazione non gli andava per niente giù, dover collaborare con dei criminali non gli piaceva per niente, soprattutto perché doveva mentire ai suoi colleghi.
Fosse stata un'altra situazione avrebbe provato a farlo arrestare, ma c'erano di mezzo sua sorella e i suoi amici, per cui doveva agire cautamente: e poi... Gli sembrava che per adesso quei ragazzi stessero rimanendo abbastanza tranquilli.
Avrebbe continuato a indagare su di loro, e con il tempo avrebbe cercato di capire cosa fare.
- Io vado, tra non molto sarà ora di cena... Ci rivediamo presto- salutò Takemichi.
- A presto- gli rispose Hina, mentre Naoto gli faceva un cenno di saluto con il capo.
- Vedo che tra di voi le cose vanno bene- commentò il moro, voltandosi verso Hina; la ragazza gli sembrava piuttosto felice... Più che in quei giorni almeno.
Rimaneva poco a casa, anche perché Hakkai era sempre fuori e lui non se la sentiva prorpio di stare con sua sorella e la sua nuova amica... Ma gli era sembrata parecchio distratta.
Ora gli sembrava più tranquilla.
- Penso di avere appena visto un nuovo Takemichi- sussurró Hina, con un piccolo sorriso: erano passati solo pochi giorni ma... Gli pareva che il ragazzo fosse decisamente cambiato, anche se non sapeva spiegarsi in che modo.
Decise che sarebbe stata positiva: era in un bel gruppo, aveva delle nuove amiche con cui si stava divertendo molto, e stava per iniziare il lavoro che le era sempre interessato; doveva assolutamente approfittare di quella situazione.
E in quanto a Takemichi... Gli avrebbe creduto, sapeva che quel ragazzo era sincero, e non le avrebbe mai mentito spontaneamente su qualcosa di così importante.
Ma sentiva... Che attuare ciò che lui aveva in mente non sarebbe stato così semplice.
...
- Haru? Haru, sei in casa?- Senju bussò alla porta dell'appartamento del ragazzo, senza ottenere risposta.
Ma questo non significava che il ragazzo non fosse in casa.
Appoggiò l'orecchio alla porta e chiuse gli occhi, attivando il suo potere; anche se in lontananza, percepí qualcuno muoversi all'interno della casa.
Si staccò dalla porta e frugò in tasca, tirando fuori una chiave: se l'era fatta dare da Mikey, visto che suo fratello era parecchio imprevedibile, per le emergenze.
- Haru, sto entrando- affermò, mentre inseriva la chiave nella toppa, prima di aprire la porta ed entrare nell'appartamento.
Si guardò intorno: la cucina sembrava a posto... Non fosse stato per la quantità industriale di pentole, piatti e scatolette di cibo vuote abbandonati nel lavandino.
- Da quanto sei in questo stato?- mormorò, richiudendo la porta; se Baji non l'aveva avvisata significava che non era nulla di grave, però...
Cambiò stanza, dirigendosi verso il soggiorno, che però era a posto... Così come la camera che apparteneva a suo fratello, e idem i due bagni.
Ma lei sapeva bene che cercarlo lì era inutile: c'era una stanza in cui era certa di trovarlo.
Aprì la porta dell'ultima stanza della casa, quella che un tempo era una camera da letto... E adesso, sembrava solo il rifugio di un pazzo.
Il letto matrimoniale era rotto, letteralmente fatto a pezzi, e le piume che sarebbero dovute essere dentro al materasso erano sparse ovunque.
L'armadio aveva subito la stessa fine del letto, e c'erano anche alcuni vestiti in giro per terra.
C'era un odore strano nella stanza, altri mobili rotti e ormai irriconoscibili; la finestra era chiusa, così come la persiana, il che impediva a qualsiasi luce di entrare, ma in compenso la stanza era illuminata da delle luci stroboscopiche.
Al centro della stanza, c'era Sanzu, con le cuffie alle orecchie, indosso solo i boxer, alcuni graffi lungo il corpo e le spade in mano; si muoveva a ritmo di musica, una pillola sulla lingua, che il ragazzo ingoiò prima di voltarsi verso Senju.
Il suo sguardo si illuminò.
- Sorellina! Che sorpresa! Ti vuoi unire alla festa?- chiese Haruchiyo, togliendosi le cuffie.
- Quale festa, Haru?- chiese Senju, cercando di genere un tono tranquillo.
- Quella per averlo finalmente ucciso, ovviamente! Non vedi? L'ho completamente squarciato!- esclamò Haruchiyo, spalancando le braccia.
Senju si guardò intorno: ovunque, sulle pareti, c'erano le immagini di un ragazzo biondo in varie posizioni; nella maggior parte aveva l'aria impassibile, ma in altre sorrideva, era tranquillo, sembrava addirittura felice... E Senju sapeva bene che in quelle foto non sarebbe dovuto essere solo.
Ma anche se ci fosse stato qualcun altro, ormai le foto erano praticamente fatte a pezzi, si riconosceva a malapena il soggetto; alcune erano anche dipinte di rosso, ma Senju capi subito che era pennarello, e non sangue.
Riportò lo sguardo su Sanzu e sorrise.
- Sei stato davvero bravo, fratellino: ma adesso perché non andiamo a dormire? Hai festeggiato abbastanza, no?- fece notare Senju, cercando di avvicinarsi.
Da lucido, suo fratello non le avrebbe mai fatto del male, ma ormai era totalmente in preda agli effetti della droga: doveva stare attenta, o avrebbe potuto ferirla.
- Oh no sorellina, è ancora presto! Sai, ho tanta voglia di fare sesso!- esclamò Haruchiyo, spalancando le braccia.
- Con chi lo vorresti fare?- gli chiese Senju.
- Con chiunque mi piaccia! Tanto il gioco lo comando io! Ma almeno, sai cosa vedrà quell'idiota dall'altro mondo?- un ghigno comparve sul volto del ragazzo dai capelli rosa - vedrà il culo che gli piaceva così tanto venire scopato da talmente tante persone, che si dimenticherà che un tempo lo faceva lui- scoppiò a ridere.
Senju serrò le labbra: non le piaceva vedere suo fratello in quello stato... E la cosa peggiore, è che non poteva fare niente per lui.
Se non avesse recuperato sè stesso....non avrebbe potuto farlo.
- Capisco molto bene il tuo desiderio Haru, ma se l'hai appena ucciso potrebbe essere ancora in viaggio, e in tal caso non potrebbe vederti no?- fece notare Senju, facendo un altro passo verso di lui.
- Mh? È vero... Uff, non si muove quel ragazzo? Ha sempre impiegato fin tanto...- borbottó Haruchiyo.
- Haru ascolta, che ne dici se adesso andassi a dormire?- propose Senju, continuando ad avvicinarsi.
Il ragazzo mise il broncio.
- Ma io non voglio dormire! Io voglio...-.
- Lo so Haru, però...- Senju sfoderò la sua ultima arma - Mikey ti vuole in forma per domani mattina, te lo ricordi vero? Ha detto che voleva parlare un po' con te-.
- Davvero Mikey l'ha detto?- sussurró Haruchiyo, gli occhi che gli brillavano leggermente.
- Si: vedrai che domattina, quando ti sveglierai, sarà qui. Ma non potrà farlo se non ti addormenterai no?- Senju posò le mani sulle sue, togliendogli delicatamente le spade.
- Hai ragione- sussurró Haruchiyo: doveva andare a dormire... Doveva rispettare gli ordini di Mikey... Non poteva abbandonarlo...
- Rimetto le spade a posto, va bene?- disse Senju; il ragazzo annuì, come in trance, e lei gli prese delicatamente le spade di mano.
Andò ad appoggiarle contro il muro, poi tornò dal fratello.
Notando che era ancora immobile, gli sfilò delicatamente anche le cuffie; le poggiò su un pezzo di scrivania ancora più o meno in piedi, dopodiché ritornò dal ragazzo.
Lo prese per mano, e delicatamente lo portò fuori dalla stanza.
Sanzu assottigliò lo sguardo, cercando di abituarsi alla luce della lampada del corridoio; si lasciò condurre in stanza, ma quando Senju lo mise a letto, nonostante tutte le coperte che aveva indosso lui sentì quasi freddo.
- Fa freddo...- sussurró.
- Freddo? Eppure hai addosso parecchie coperte...- Senju gli posò una mano sulla fronte - non scotti nemmeno...- tornò a guardarlo, e notò che aveva le lacrime agli occhi.
- Lui dov'è?- sussurró; aveva bisogno di lui, del calore che riusciva a trasmettergli, di tutto ciò che gli faceva provare.
Senju serrò le labbra, ricacciando indietro le lacrime.
- È in missione Haru: non preoccuparti, tornerà presto- si sedette sul letto e strinse il ragazzo in un abbraccio - tu dormi, lui ti raggiungerà-.
- Dov'è...- sussurró Haruchiyo, mentre chiudeva gli occhi.
Senju lo cullò dolcemente, fin quando non lo sentí addormentarsi; per fortuna, data la stanchezza, era crollato presto... Una volta che si fosse svegliato, doveva assicurasi che ci fosse qualcuno al suo fianco per prendersi cura di lui.
Doveva anche parlare con Akashi, per capire se fisicamente stesse bene.
Si alzò e la sua espressione si fece più dura mentre si guardava intorno.
- Immagino tu abbia lasciato una delle tue spie anche qui. Sei contento, adesso che l'hai ridotto in questo stato? Proprio tu che avevi giurato di rimanere sempre con lui... Sei felice adesso?- il suo volume si alzò leggermente, tanto che il ragazzo che la stava osservando dovette riaprire gli occhi per evitare di sentirla.
- No, non lo sono- sussurró: non sarebbe mai potuto essere felice senza di lui.
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