𝕋𝕒𝕜𝕒𝕤𝕙𝕚 𝕄𝕚𝕥𝕤𝕦𝕪𝕒
𝓡𝓮𝓺𝓾𝓮𝓼𝓽𝓮𝓭 𝓫𝔂: baidaJosh
𝙶𝚎𝚗𝚛𝚎: 𝚏𝚕𝚞𝚏𝚏𝚢
𝚆𝚊𝚛𝚗𝚒𝚗𝚐𝚜: 𝚏𝚎𝚖𝚊𝚕𝚎 𝚛𝚎𝚊𝚍𝚎𝚛, 𝚜𝚎𝚌𝚘𝚗𝚍 𝚙𝚘𝚟, 𝚙𝚛𝚘𝚋𝚊𝚋𝚕𝚢 𝚌𝚞𝚛𝚜𝚎 𝚠𝚘𝚛𝚍𝚜(?), 𝚊 𝚕𝚒𝚝𝚝𝚕𝚎 𝚋𝚒𝚝 𝚘𝚏 𝚊𝚗𝚐𝚜𝚝 𝚋𝚞𝚝 𝚗𝚘𝚝𝚑𝚒𝚗' 𝚝𝚘𝚘 𝚖𝚞𝚌𝚑.
𝘞𝘰𝘳𝘥𝘴 𝘤𝘰𝘶𝘯𝘵: 1.7𝘬
- Mitsuya è il tipo di fidanzato ideale, change my mind.
- è comprensivo, gentile, premuroso e paziente.
- avendo due sorelline a cui badare, ha imparato ad essere una persona responsabile verso coloro che gli sono cari.
- oltre a ciò, è il capitano della seconda divisione, fa parte del club del cucito (se non sbaglio ne è anche presidente?) e va anche a scuola.
- Takemichi ha infatti affermato di esser rimasto meravigliato dalla capacità del ragazzo di bilanciare il tempo per ogni cosa.
- in tutto questo ha anche una relazione, e nonostante tutti gli impegni riesce sempre a trovare tempo per te (cosa che apprezzi).
- non volendo aggiungere del peso sulle sue spalle - il ragazzo è già stressato per tante cose - hai sempre rispettato i suoi tempi, quindi seppur non abbiate appuntamenti ogni giorno siete comunque felici perché sapete di esserci per l'altro.
- sebbene il ragazzo sia il fidanzato più comprensivo del mondo, anche lui è un essere umano con delle emozioni, quindi anche lui può provare gelosia.
꧁ • ꧂
Il rumore della pioggia in sottofondo, le gocce che colpivano le strade di Shibuya, con il suo profumo così malinconico e forte che rivaleggiava con quello deciso e prepotente del caffè mentre dalla vetrina si intravedevano le persone continuare la loro giornata, le conversazioni e il suono delle vite che riempivano il locale.
Il cielo era nuvoloso, non sembrava migliorare seppur avessero detto che quello sarebbe stato un giorno soleggiato.
Il ticchettio dell'orologio attaccato alla parete - con un design semplice ma in linea con l'arredamento circostante - che segnava lo scorrere dei secondi, le tazzine in porcellana che di tanto in tanto si facevano sentire, il cigolio del pavimento in legno sotto il peso dei camerieri che andavano e venivano.
Nonostante piovesse, la gente non si faceva fermare dalla natura.
Due iridi color lavanda ti guardarono, quello che accadeva al di fuori di te non importava.
Ti guardarono ordinare al bancone, un sorriso dipinto sulle tue labbra rosee, le tue iridi che splendevano e le mani intrecciate dietro la schiena parlando con la barista.
Takashi non era il tipo da vantarsi, di parole così superficiali e superflue non se ne faceva nulla.
Tutti preferivano vantarsi delle cose che possedevano, delle cose che facevano o che avrebbero fatto, in una competizione per mostrare chi vivesse meglio.
O chi fosse più idiota, a detta sua.
Takashi era un ragazzo da preferire i fatti alle parole.
Preferiva mostrare cosa aveva fatto, cosa aveva ottenuto grazie al suo impegno e alla sua dedizione.
Non si trattava di imprese grandiose o di cose lussuose, non le riteneva necessarie.
Aveva Luna e Mana che amava, Hakkai e Yuzuha, Mikey e suoi amici, la Toman, una famiglia che avrebbe portato con sé.
Avrebbe fatto il lavoro dei suoi sogni.
E soprattutto, aveva te.
Avere te al suo fianco, nella sua vita, essere la persona con cui avresti passato la vita.
Non aveva bisogno di altro.
Poteva vantarsi di essere felice, finché ci saresti stata tu sarebbe stato il ragazzo più felice del mondo.
Amava come tu fossi sempre così comprensiva con lui, sapeva che avere una relazione con lui non fosse una cosa facile - capitava che qualche volta dovevate cancellare un appuntamento, tu non te l'eri presa, cosa che lo aveva sorpreso in senso buono, e che l'aveva fatto sentire ancora più in colpa - ma tu l'avevi capito e l'avevi accettato.
Lo avevi aiutato quando non riusciva a fare qualcosa, quando stava male, quando nessuno si accorgeva del suo dolore e soprattutto, l'avevi aiutato ad aprirsi.
Essendo un fratello maggiore e occupandosi delle sue sorelline al posto della madre lo aveva fatto crescere con l'idea che non dovesse mostrare di essere stanco o infelice.
Doveva essere forte per tante persone, alcuni dimenticavano e davano per scontato che Takashi stesse sempre bene - anche lui era arrivato a crederlo veramente - e che lui fosse solo un adolescente con troppe responsabilità.
Aveva tante cose a cui pensare, quindi non poteva permettersi di lamentarsi o cedere.
Una debole risata gli uscì dalle labbra al ricordo dello schiaffo che gli avevi dato quando ti aveva detto che non aveva dormito pur di continuare un progetto e che non aveva mangiato nulla dalla sera precedente, riusciva a ricordare le lacrime che scendevano dalle tue guance, le spalle che ti tremavano e il labbro inferiore scarlatto a furia di morderlo nel tentativo di non far uscire alcun suono.
Si ricordava poi di come lo avvolgesti in un abbraccio e che appena appoggiò la testa sulla tua spalla scoppiò a piangere, il tuo calore era sempre stato capace di farlo crollare.
Si ricordò di come gli preparasti da mangiare appena finito di sfogarsi e lo imboccasti personalmente per maggiore sicurezza e di come poi vi sdraiaste sul suo letto e lo tenesti vicino tutta la notte.
Per tutto quel tempo aveva sentito come una morsa stringere sempre di più e con te era scomparsa.
Gli avevi fatto capire che anche lui era una persona come tutti, un adolescente, che poteva sfogarsi o prendersi una pausa - da quel giorno, ogni volta che vedevi un minimo accenno di stanchezza lo costringevi a prendersi il giorno libero, ti occupavi delle sue sorelline e molte volte lo aiutavi con gli appunti per la scuola e gli preparavi il pranzo, avevi sempre avuto questo sesto senso nel capire quando aveva bisogno di una mano - e che poteva rallentare.
Aveva il diritto di prendere una boccata d'aria e staccare da tutto.
Aveva anche capito che si sarebbe fatto pestare volontariamente da Mikey se non ti avesse sposata.
Quando te l'aveva confermato il capo della Toman stesso eri scoppiata a ridere e avevi abbracciato entrambi - Mikey soprattutto aveva deciso che l'avrebbe mandato all'altro mondo se non l'avesse fatto, Draken fu costretto a intervenire - ne riparlasti poi con Takashi e vedesti l'amore che c'era nei suoi occhi mentre ti guardava.
Ti sentisti piccola sotto il suo sguardo amorevole e il tuo cuore saltò un battito.
Forse era grazie a te che anche ora poteva aprirsi con le sue emozioni, sapendo che non l'avresti mai giudicato.
Non aveva mai provato la gelosia, non ne aveva mai avuto motivo, si fidava ciecamente di te e della vostra relazione, c'era una profonda fiducia tra di voi.
Per questo motivo sentiva la vergogna farsi sempre più evidente, non doveva essere geloso eppure eccolo lì, con una morsa allo stomaco a guardarti chiacchierare con un cameriere appena arrivato.
Sapeva che non era giusto, non aveva alcuna ragione per esserlo, tu non l'avresti mai tradito così come lui non l'avrebbe mai fatto, gli dava fastidio come quel ragazzo fosse così amichevole.
Troppo amichevole.
Gli dava fastidio quando non capivano i limiti, per quanto fosse una buona cosa che tu fossi socievole, ciò non significava che potessero prenderlo come incitamento a provarci.
Soprattutto se c'era il tuo ragazzo a pochi metri.
L'audacia di certe persone...
Non aveva mai visto quel ragazzo prima, doveva essere nuovo, cosa doveva fare?
Doveva andare lì?
Avrebbe causato una scenata e aveva la certezza che non ne saresti stata contenta, avevi sempre affermato di sapertela cavare da sola, nonostante apprezzassi le buone intenzioni del tuo ragazzo.
Sapeva che non doveva sottovalutarti solo perché eri una ragazza allo stesso tempo, voleva proteggerti da tutto e tutti, sentiva la necessità di tenerti solo per sé.
Scosse la testa, si grattò il sopracciglio destro, ragionando su cosa fosse più giusto fare.
Vide però come il ragazzo non si limitasse e come non conoscesse il concetto di 'spazio personale', sfiorandoti il braccio e tenendo il suo viso vicino al tuo.
Fece per alzarsi, non volendo assistere oltre a quella pagliacciata.
Ti vide mentre cercavo di rifilare una scusa per andartene da lì e gli diede un motivo in più per mettersi in mezzo, sentisti due braccia avvolgerti la vita, una testa posarsi sulla tua spalla e un profumo familiare invaderti le narici.
Ti venne da sorridere, sapendo già di chi si trattasse.
Il ragazzo sorrise anche se in maniera forzata e si scusò per poi andarsene, lo stesso faceste voi due ritornando al vostro tavolo.
Takashi ti tenne la mano per tutto il tempo, e anche se sembrava lo stesso di sempre, riuscisti a vedere le sopracciglia leggermente corrugate e l'espressione farsi più tesa.
Riuscisti a capire cosa gli stesse passando per la testa in quel momento, gli stringesti la mano, un sorriso si formò sulle tue labbra.
Ti guardò mentre un lieve rossore era visibile sul suo viso, si grattò la nuca in imbarazzo, quasi come un bambino che si vergognava per esser stato sorpreso a rubare una caramella.
Una volta che vi sedeste lui sospirò, ti prese anche l'altra mano, lasciandoci un tenero bacio sul dorso.
Una lieve risata uscì dalle tue labbra «Non pensavo che avrei mai visto questo tuo lato, Takashi».
Cercò di evitare il tuo sguardo, sentendo che sarebbe arrossito anche di più altrimenti.
Lo guardasti avvicinarti a lui, ti circondò le spalle col suo braccio portandoti vicino a sé.
«Mi dispiace, non sopporto quando ci provano con te, sei la mia ragazza e devono capirlo»
Scuotesti la testa, il sorriso non ti abbandonò.
In questi momenti, lo trovavi adorabile, sentivi di aver abbattuto un altro dei suoi muri.
Vederlo ingelosirsi - seppur senza motivo, tu saresti sempre stata sua e lui tuo - per quanto fosse carino, era anche una testimonianza che lui fosse come tutti.
Sentisti come un'ondata di gioia invaderti, sapendo di aver scoperto un nuovo aspetto della sua persona, per te lui era sempre stato un libro da leggere, le sue pagine andavano rilette e riflettute per essere capite.
Per capire l'enigma che c'era al loro interno.
Per capire Takashi Mitsuya.
Molte persone si arrendevano invece di continuare a provare, trovandolo un compito troppo difficile.
Anche per questo credevi che nessuno lo comprendesse davvero, tu però avevi deciso di aprire quel libro e leggerlo, una pagina per volta.
Una frase alla volta.
Lo abbracciasti, sentendolo irrigidirsi, anche se poi portò l'altro braccio intorno alla tua vita.
Si staccò da te e ti guardò sorridendo.
«Ti dispiace se dopo vado a parlarci? Giusto per chiarire la situazione, amore».
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