TAKESHIXMASAMUNE - DAD
- La lezione è finita: potete andare- dichiaró il professore.
Masamune sospirò mentre si alzava: finalmente, anche quella giornata di lezioni era finita... gli piaceva l'università che aveva scelto, ma si era decisamente iscritto a troppi corsi...
Era il suo ultimo anno, e anche se gli era ben chiaro cos'avrebbe fatto appena presa la laurea, voleva comunque approfittarne per imparare più cose possibili: aveva ancora qualche difficoltà di apprendimento, ma grazie a tutte le persone che credevano in lui e lo spronavano, stava riuscendo a cavarsela senza troppi intoppi.
I suoi genitori gli avevano detto di prendersela tranquillamente comoda, e lui aveva deciso di seguire quel consiglio; anche se...
- Guarda, ecco papà!-.
Masamune alzò lo sguardo e non potè fare a meno di sorridere: davanti a lui, c'era Takeshi, vestito come sempre di nero, poggiato alla sua moto, un lieve sorriso in volto; di fianco a lui, un bambino di tre anni, con i capelli neri e gli occhi viola, che teneva lo sguardo basso.
- Ciao! Che sorpresa, non pensavo veniste a prendermi- disse, raggiungendo Takeshi; si mise in punta di piedi e gli diede un bacio sulle labbra.
- Qualcuno qui voleva vedere il suo papà- dichiarò Takeshi, mentre il minore si chinava davanti al bambino.
- Ciao Suke- lo salutò.
Aveva evitato, per quanto avrebbe voluto, di salutare prima lui e abbracciarlo, perché sapeva bene quanto Mansuke avesse bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi; anche in quel momento, stava aspettando che fosse il bambino a dargli un segno di potersi avvicinare di più.
- Ciao- mormoró lui.
Masamune lanciò uno sguardo preoccupato a Takeshi: di solito, quando era il maggiore ad andare a prendere il figlio, lo portava al circuito o dai nonni, e Masamune li raggiungeva conclusa la lezione; se erano lì, voleva dire che era successo qualcosa...
- Suke, non hai detto di voler vedere papà? Perché non sali in moto con lui?- disse Takeshi, notando l'indecisione del figlio.
- Ti va?- chiese Masamune, con un sorriso dolce, e il bambino annuì.
Masamune allungò appena le braccia; il bambino ricambiò il gesto, lasciandosi prendere in braccio dal padre; il ragazzo lo strinse appena, rimanendo sorpreso quando il piccolo gli circondò il collo con le braccia, stringendolo a sua volta.
Guardò nuovamente Takeshi: quei gesti erano rari da parte del figlio... che fosse successo qualcosa?
Il ragazzo gli fece cenno che ne avrebbero parlato dopo mentre saliva in moto.
Masamune annuì e si diresse verso la sua moto, che si trovava al parcheggio poco distante; vi fece sedere sopra il bambino, prima di salire a sua volta.
- Stringiti forte a papà, mi raccomando- disse, e il bambino annuì.
Takeshi gli passò di fianco e Masamune partì, diretto verso casa.
Dato che sapevano che adottare era un processo lungo, i due ragazzi avevano deciso di mettersi in lista di adozione poco dopo l'entrata di Masamune in università.
Due anni dopo, Kazutora li aveva chiamati: i servizi sociali avevano trovato un bambino abbandonato, e lui aveva deciso di chiedere ai due ragazzi se volessero occuparsene.
Masamune aveva esitato un attimo, per il semplice motivo che lui era ancora in università, ma Takeshi l'aveva convinto che per lui non era un problema occuparsi delle spese; tra l'altro, la retta gliela pagavano ancora Izana e Kakucho, che insieme a Shinichiro e Wakasa gli avevano comprato anche la casa, e sicuramente avrebbero dato una mano per il loro nipotino.
Alla fine, quando l'avevano visto non avevano più avuto dubbi e l'avevano adottato subito; gli volevano un gran bene, però...
Takeshi affiancò i due con la moto.
- Mansuke, ti va di fare una gara con papà? Vediamo chi arriva prima a casa?- chiese.
Vide gli occhi del bambino illuminarsi leggermente.
- Gara?-.
- Vediamo se tu e papà riuscite ad arrivare a casa prima di me?-.
Lo sguardo del bambino si fece pieno di decisione.
- Io e papà ti batteremo sicuramente!- esclamò.
- Ah sì?! La vedremo!- esclamò Takeshi, accelerando.
- Suke, tieniti forte: batteremo papà!- dichiarò Masamune, aumentando anche lui la velocità.
Mansuke si strinse più forte al padre e iniziò a ridere; Masamune non potè che sorridere nel sentire quel suono, e decise di accelerare ancora di più.
In una situazione normale non avrebbe mai avuto la speranza di battere Takeshi, ma dato che lo stavano facendo per il loro bambino, il maggiore fece apposta ad andare leggermente più piano, e all'ultimo il minore riuscì a superarlo.
- Cavolo, mi avete battuto...- sospirò Takeshi, fermando la moto e voltandosi verso il figlio, a cui rivolse un sorriso - sai, tuo padre non mi ha mai battuto... probabilmente sei tu che gli porti fortuna!- dichiarò.
Il bambino non poté fare a meno di sorridere.
- Io e papà abbiamo vinto!- esclamò, alzando le braccia al cielo; poi, come se tutta la stanchezza della giornata gli fosse appena caduta addosso, iniziò a sfregarsi gli occhietti.
- Che ne dici, andiamo a fare un pisolino?- chiese Masamune, scendendo dalla moto e prendendo il bambino in braccio.
Mansuke annuì mentre poggiava la testolina sul petto del padre.
- Inizia a portarlo dentro, faccio un paio di chiamate e arrivo- gli disse Takeshi.
- Va bene- Masamune si avvicinò per lasciargli un bacio sulle labbra, e Takeshi evitò di stringerlo a sé solo per non svegliare il figlio.
Masamune entrò in casa, tolse le scarpe e si diresse verso la camera di Mansuke; lo fece sdraiare sul lettino e gli tolse le scarpe, prima di sdraiarsi di fianco a lui.
Sia Kazutora che suo padre Kakucho li avevano avvisati che, anche se era troppo piccolo per capire effettivamente cosa fosse successo, probabilmente il bambino avrebbe sofferto di un po' di paura dell'abbandono... e in effetti, spesso, da quando aveva imparato a camminare, andava nella loro camera di notte, come per controllare che ci fossero.
Così, avevano preso l'abitudine di rimanere con lui a dormire, almeno finché era piccolo, in modo che potesse rilassarsi senza timore... tradizione molto ben accolta da Wakasa, più che felice di potersi godere un bel riposino pomeridiano di fianco al suo nipotino.
Shinichiro ormai aveva un album solo di loro foto mentre dormivano.
Ormai, quando era insieme a loro Mansuke sembrava non avere problemi: giocava tranquillamente, seppure fossero pochi i giochi che gli interessavano, e nonostante il carattere un po' solitario come quello del padre era felice di stare con la sua famiglia.
Però, quando succedeva qualcosa che lo spaventava, improvvisamente si chiudeva in sé stesso, aveva paura, come se temesse che potessero mandarlo via all'improvviso se non faceva esattamente ciò che loro volevano.
Masamune serrò le labbra: era più che felice del fatto che suo figlio lo cercasse ma... sapeva anche che lo faceva quando aveva più paura.
Kakucho aveva spiegato loro che, dato il carattere suo e di Takeshi, probabilmente cercava Masamune quando aveva bisogno di più rassicurazioni: questo perché, essendo molto giovane, il ragazzo gli sembrava più vicino a lui, e contando quanto fosse dolce il bambino si sentiva rassicurato dalla sua presenza.
D'altro canto, quando Takeshi gli proponeva di fare qualcosa insieme o qualche nuovo gioco, Mansuke non esitava ad accettare: in fondo, un po' di carattere erano simili, per cui il bambino di sentiva molto affine al padre.
Masamune gli accarezzò appena la testolina: avrebbe voluto poter rassicurare il figlio, dirgli che loro non lo avrebbero mai abbandonato, che era il loro bambino e gli volevano bene... ma sapeva bene che le azioni servivano molto di più, soprattutto con qualcuno così piccolo, e intendeva fare di tutto per farglielo capire.
- Sta dormendo?- sussurró Takeshi, entrando nella stanza.
Masamune alzò lo sguardo su di lui e annuì.
- Profondamente... cos'è successo?- gli chiese, mentre il maggiore si sedeva sul letto.
- Vedendo che oggi era tranquillo, la maestra ha provato a metterlo vicino a qualcun altro durante l'ora del riposino, ma lui è sgattaiolato vicino a Yue. Un bambino lo ha preso in giro e... bè, sai com'è Yue: c'è stata quasi una rissa. Quando la maestra ha chiamato Toma per portare a casa sua figlia, Mansuke ha detto che senza di lei non voleva rimanere lì e hanno chiamato anche me- spiegò Takeshi.
- Yue come sta?- chiese Masamune.
- Sai com'è fatta, è più che in forma- dichiarò Takeshi, facendo ridere il minore.
Yue aveva decisamente preso dai genitori... e dai nonni, tutti quanti; era una guerriera nata, sapeva essere una vera furbetta, ed era una che non mollava mai.
E, come ogni Baji che si rispetti, si vedeva lontano un miglio che non avrebbe mai abbandonato un amico... questo, e il fatto che avessero la stessa età, aveva portato Mansuke ad affezionarsi molto alla bambina.
Lei era il motivo per cui i suoi genitori erano stati tranqilli quando avevano deciso di mandarlo all'asilo nonostante i suoi problemi: finché era con l'amica rimaneva tranquillo, ma se li separavano...
- Cosa possiamo fare?- mormorò Masamune, continuando a osservare il figlio: sembrava così tranquillo mentre dormiva.
- Lo sai, non è un processo facile: Mansuke ha bisogno di abituarsi. Lo ha detto anche zio Kakucho no? Siamo già a buon punto, visto che non ha problemi a stare con noi, e ormai si è abituato a tutta la famiglia e a tutti i nostri amici. Dobbiamo solo avere pazienza, crescendo si abituerà sempre di più e capirà quanto bene gli vogliamo- dichiarò Takeshi.
- Oggi però aveva paura ad avvicinarsi a me... temeva che lo sgridassi per ciò che era successo...- mormorò Masamune.
- Però, ha chiesto subito di vederti: anche se è un po' timoroso, sa bene quanto tieni a lui, e che può contare su di te- gli fece notare il maggiore.
- Si ma...- Masamune serrò le labbra - forse dovrei stare di più con lui; forse dovrei lasciare l'università e...-.
- Mun-.
- Se trovassi un lavoro che posso fare da casa, potrei contribuire alle spese e anche stare di più con Mansuke, provare ad aiutarlo di più...-.
- Mun-.
- Posso chiedere a Toma qualcuno dei suoi contatti, magari potrei tornare a scrivere qualcosa e...-.
- Mun, frena- Takeshi posò le mani sulle spalle del minore - non è necessario. Hai deciso tu di seguire questa strada, l'università ti piace e ti stai impegnando molto: non c'è bisogno che molli-.
- Ma Mansuke...-.
- Mansuke è nostro figlio, e sta ricevendo tutto ciò che possiamo dargli. In ogni caso le tue lezioni spesso coincidono con gli orari del suo asilo, per cui non cambierebbe molto, e Mansuke si accorgerebbe del cambiamento e potrebbe pensare che sia colpa sua-.
- Ma così...-.
- Mun, prenderti cura di lui non è solo una tua responsabilità. Lui è mio figlio, e farò di tutto perché sia felice; e tu sei il ragazzo che amo, per cui intendo fare in modo che anche tu possa essere felice come meriti-.
Masamune arrossì leggermente.
- Io sono felice... di poter stare con te. E di avere Mansuke: poterlo adottare è stato veramente un sogno. Farò di tutto perché anche lui capisca quanto lo amiamo- sussurró.
- È impossibile non amare qualcuno come te- dichiarò Takeshi.
- Papà ama papà?-.
I due ragazzi abbassarono lo sguardo, e notarono che Mansuke si era svegliato, e li stava fissando.
- Ma da chi hai preso il sonno leggero tu?- borbottó Takashi.
- Forse dal padre che quando avevamo iniziato a vivere insieme si svegliava ogni volta che di notte mi svegliavo per andare a prendere dell'acqua o in bagno per paura che qualcuno mi rapisse improvvisamente?- commentò Masamune.
- Hai visto quanto sei fantastico?! È un dubbio legittimo! Vero che papà è fantastico, Mansuke?- chiese Takeshi, guardando il figlio.
Il bambino arrossì appena, poi annuì.
- Io amo tanto il tuo papà; tu lo ami tanto?- chiese Takeshi.
Il bambino afferrò le coperte, tirandosele sopra la testa, mentre annuiva flebilmente.
- E vuoi bene anche ai tuoi nonni?-.
- Tutti quanti- sussurró Mansuke.
- E a tutti i tuoi zii? Vuoi bene?-.
- Tutti tutti- confermò il bambino, uscendo appena da sotto le coperte.
- E a Yue?-.
Il bambino si rifugiò di nuovo sotto le coperte, annuendo.
- E a tuo papà? Parlo di me ovviamente, cerchiamo di non dare tutto l'amore al tuo papà- continuò Takeshi, con voce divertita.
- Voglio bene a entrambi i miei papà- mormorò Mansuke.
- Wow, ci sono tantissime persone a cui vuoi bene, giusto?- chiese Takeshi.
Mansuke annuì.
- Quanto gli vuoi bene?-.
Il bambino uscì sotto le coperte e si mise seduto, per poi allargare le braccia.
- Tanto così!- esclamò.
- Davvero? Bè, sai che tutte le persone che ti ho appena detto... ti vogliono bene tanto così- anche Takeshi aprì le braccia, e Mansuke sbarró gli occhi nel vedere quanto fossero larghe.
- Sai che cosa significa questo?- chiese Takashi.
Mansuke scosse la testa.
Il ragazzo allungò le braccia, gli posò le mani sui fianchi e lo sollevò, fissandolo negli occhi.
- Significa che ci sono tantissime persone che ti vogliono tantissimo bene. E se tu vuoi bene a loro, significa che sei circondato da tante persone che non ti lasceranno mai, e che saranno sempre al tuo fianco- dichiarò.
- Come i miei papà?- mormorò Mansuke, leggermente timido.
- Esattamente, come i tuoi papà- affermò Takashi.
Il bambino annuì.
- Papà sta bene?- chiese, voltandosi verso Masamune.
Il ragazzo sussultò appena: quello del bambino era un dubbio legittimo, dato che aveva le lacrime agli occhi... ma la verità, era che non aveva potuto non commuoversi nel sentire tutte le parole del suo compagno, e nell'avere la conferma di quanto sia il ragazzo che amava sia suo figlio gli volessero bene.
- Sto bene Suke, non preoccuparti: sono molto felice di poter stare con te e papà- disse con un sorriso.
Mansuke lo fissò ancora per un attimo, poi si voltò verso Takeshi.
- Papà, porta papà a fare la nanna- disse.
- Vuoi che lo porti a fare la nanna? E tu la farai da solo?- chiese Takashi.
Mansuke serrò appena le labbra.
- Se non riesco... posso venire a fare la nanna con voi?- mormorò.
- Ma certo, puoi venire tutte le volte che vuoi- affermò Takeshi.
Mansuke annuì e si dimenò appena; Takeshi lo fece tornare con i piedi sul letto e il bambino sgattaiolò fino a Masamune, stringendolo in un abbraccio.
- Ti voglio bene papà- sussurró, prima di lanciarsi letteralmente sotto le coperte.
Masamune sorrise, sempre più commosso.
- Anche io ti voglio bene- si chinò, dando un bacio sulla testa all'ammasso di coperte, prima di alzarsi e uscire dalla stanza, seguito dal maggiore.
Masamune si diresse velocemente in cucina, la stanza più lontana da quella del bambino, e non appena la ebbe raggiunta scoppiò a piangere.
Takeshi lo raggiunse e lo abbracciò, stringendolo stretto a sé.
- Hai visto? Stai facendo un ottimo lavoro- sussurró.
- Ti sbagli... sei tu che...- singhiozzò Masamune: non poteva descrivere a parole quanto fosse fortunato ad avere Takeshi al suo fianco, e quanto fosse felice di aver potuto avere un figlio con lui.
- Mun, puoi ringraziare solo te: è grazie a te se adesso so di poter amare incondizionatamente chi mi vuole bene, se riesco a donare così tanto affetto è solo perché tu me ne hai donato altrettanto e anche di più. Quel bambino è davvero fortunato ad averti come padre- dichiarò Takeshi.
- È fortunato ad avere entrambi. Lo sai che senza di te... non avrei mai trovato il coraggio di fare niente che ami davvero- sussurró Masamune, alzando la testa.
- Allora, mi sa proprio che Mansuke crescerà con parecchio amore- sussurró il maggiore, chinandosi e unendo le labbra con quelle del minore.
Masamune sorrise: con lui al suo fianco, era certo che sarebbe riuscito a fare di tutto.
- Pronto per tornare a scuola?- chiese Masamune, osservando il figlio mentre si metteva le scarpe.
- Ho passato due settimane al mare con tutti i vostri amici, genitori compresi... posso affrontare tutto- borbottó Mansuke, facendo ridere il padre.
Ormai suo figlio aveva sei anni, e in quel poco tempo era maturato molto: certo, aveva ancora parecchie difficoltà a fidarsi totalmente degli altri, ma contando chi era suo padre dubitavano sarebbe passata del tutto.
In compenso, la notte riusciva a dormire più tranquillamente, quando era a casa; aveva provato anche a dormire dai nonni e da Yue ogni tanto, ma anche se si era rifugiato nei loro letti la notte, i suoi genitori erano stati molto felici anche solo che avesse pensato di volerlo fare.
Erano stati un po' preoccupati quando aveva iniziato le elementari, ma contando che era la scuola di Senju sapevano che qualsiasi cosa fosse successa gliel'avrebbe riferita.
- Ecco qui entrambi i miei piccolini! Siete pronti ad andare?- Takeshi raggiunse i due all'ingresso e circondò le spalle di Masamune con un braccio.
- Sì- rispose Mansuke.
- Sai che ormai ho ventisei anni vero?- fece notare Masamune.
- E tu sai che ti ho legalmente adottato no?- commentò Takeshi.
- Quindi, io sono tuo cugino, il tuo compagno e tuo figlio... ho parecchi ruoli- mormorò il minore.
- Si, sei la mia intera vita- affermò Takeshi, lasciando un bacio sulla fronte del ragazzo - insieme al mio altro piccolino ovviamente. Pronto per rincominciare?- chiese.
- Si... papà, dovrò ricorrere anch'io all'adozione per poter stare con qualcuno come te e papà?- chiese il bambino.
- Dipende dai casi, l'importante è che tu possa stare con chi desideri. Anche se, da quello che ho visto finora, con Yue potresti ricevere una richiesta di matrimonio tra qualche anno- affermò Takeshi.
Mansuke diventò completamente rosso.
- Yue non è la mia fidanzatina!- esclamò, facendo ridere il padre.
- Ma vorresti che lo fosse?- gli chiese Masamune.
A salvare il bambino tu il rumore di una moto che si fermava fuori casa loro.
- Sono arrivati!- esclamò Mansuke, afferrando lo zainetto e correndo fuori casa.
Takeshi e Masamune si scambiarono un sorriso, prima di seguirlo: fuori casa c'era Edward, sulla sua moto, con dietro una bambina di sei anni.
- Ciao zii!- salutò lei quando li vide.
- Ciao Yue! Pronta per rincominciare?- chiese Takeshi, avvicinandosi.
- Prontissima! Mamma mi ha aiutata con il compito delle vacanze, così la maestra mi darà voti alti e io potrò occuparmi tranquillamente di tenere d'occhio Man- affermò la bambina.
- Non ho bisogno di essere tenuto d'occhio- borbottó Mansuke, fingendo indifferenza alle parole dell'amica, anche se sapevano tutti che nonostante il suo comportamento la osannava come una dea.
- Oggi non la porta Toma?- chiese Masamune; la ragazza lavorava da casa, mentre Edward da poco aveva ufficialmente la sua attività veterinaria, per cui di solito era Toma a portare Yue a scuola.
- Mamma deve stare a riposo- dichiarò la bambina con convinzione.
- È stato parecchio dura convincerla, dato che è solo ai primi mesi vorrebbe continuare a fare di tutto- sospirò Edward - tutta sue madre... Takuya ha dovuto chiedere aiuto a Kazutora, Ryusei e Crystal per tenere d'occhio Yoko mentre lui è al lavoro-.
- Sai come sono fatte, sono testarde- rise Masamune, mentre saliva sulla sua moto.
- Anche fin troppo- borbottó Edward.
Takeshi aiutò Mansuke a salire dietro al padre, prima di salire sulla moto a sua volta.
- Si parte!- esclamò Yue, mentre suo padre faceva rombare il motore, prima di partire, seguito da Takeshi e Masamune.
Si erano trasferiti non troppo lontani dalla scuola, per cui impiegarono pochi minuti ad arrivare.
- Fatti valere anche oggi!- esclamò Edward, dando il cinque alla figlia.
- Ci puoi scommettere!- esclamò lei, voltandosi per aspettare Mansuke, che stava scendendo dalla moto.
- Papà... pensi che a Katai, Hiro, Junichi e Juichi darà fastidio se vado a trovarli?- mormorò il bambino.
Miwo e Seyru, Sakura e Fumi, Hayato e Shiki e Hideki e Sho avevano adottato un figlio due anni prima, per cui i due bambini avevano due anni meno di Mansuke e Yue e andavano ancora all'asilo; quando si trovavano tutti nella stessa struttura passavano gli intervalli insieme, ma adesso che Mansuke era alle elementari temeva che la sua compagnia non fosse gradita ai più piccoli.
- Sono certo che ne saranno super felici- affermò Masamune.
- E poi, così vedrai anche papà no?- fece notare Takeshi, rendendo palese che il bambino voleva andare anche per quello.
Da un anno Masamune insegnava all'asilo, per cui quando Mansuke andava a trovare i piccolini spesso passava anche dal padre.
Il bambino arrossì leggermente.
- Yue, andiamo- disse, raggiungendo l'amica e dirigendosi con lei verso la scuola.
- Bè, vado anche io, devo tornare al lavoro; a presto- salutò Keisuke, prima di allontanarsi.
- Tu sei pronto a rincominciare?- chiese Takeshi, guardando Masamune, che annuì.
- Mi piace tenere d'occhio i bambini... e mi aiuta anche a essere più vicino a Mansuke. Non vedo l'ora di riprendere, soprattutto visto che dovrò tenere d'occhio Katai; non ci fosse Hiro non saprei come fare, fortuna che gli altri due sono sempre insieme- rise Masamune.
- Ha preso fin troppo da Seyru eh?- commentò Takeshi.
- Puoi dirlo forte; ma se ho imparato a gestire il padre, posso farcela anche con il figlio- dichiarò Masamune, facendo ridere il maggiore.
Takeshi allungò la mano e gli scompigliò i capelli.
- Sono sicuro che ci riuscirai alla perfezione. Stai facendo un ottimo lavoro come padre, e anche come insegnante: sei il più adatto per questi ruoli- affermò.
Masamune arrossì leggermente.
- Ti vengo a salutare quando uscite- affermò Takeshi, chinandosi per dargli un bacio tra i capelli.
- Sai che non è necessario che vieni a prendermi ogni giorno vero?- commentò Masamune.
- Ma voglio farlo; come potrei sopportare un'intera giornata senza vederti?- fece notare il maggiore.
Senza la sua purezza, senza quello sguardo così dolce e pieno d'amore, senza quel sorriso gentile... no, decisamente non poteva farcela.
Masamune diventò ancora più rosso.
- Vado, prima di trasformarti in un peperone- rise Takeshi, scompigliandogli un'ultima volta i capelli prima di allontanarsi.
Masamune sorrise: era davvero grato di averlo al suo fianco, era lui che non sarebbe potuto sopravvivere senza quel ragazzo.
Ma in fondo, erano riusciti ad affrontare tutte le difficoltà proprio perché erano insieme, e avrebbero continuato così per sempre.
- Grazie per avere accettato di tenere Mansuke- disse Masamune con un sorriso.
- Ma figurati! Sarò felice di prendermi cura del mio nipotino per qualche giorno!- esclamò Izana, sorridendo.
- Non se lo faccio prima io!- dichiarò Mikey.
- Voi godetevi il vostro viaggio a sorpresa, ci penseremo noi a Mansuke- dichiarò Kakucho con un sorriso.
- Vi ricordate che è casa nostra vero? E che vi siete intrufolati qui per stare con Mansuke giusto?- commentò Wakasa, raggiungendoli alla porta.
- Si chiama solidarietà familiare- affermò Izana in tono plateale.
- Eccoci qui, abbiamo sistemato i bagagli nella vecchia camera di Takeshi- affermò Shinichiro, arrivando alla porta insieme a Mansuke.
- Papà, la tua stanza puzza più di te- affermò Mansuke, fissando il padre.
- Non è che solo perché hai scoperto i lati negativi del fumo devi guardarmi male ogni volta che c'è qualcosa riguardo a esso- rise Takeshi.
- Quindi mi dovrò subire un po' di ramanzine eh?- sospirò Shinichiro.
- Ops, mi sa che io devo starci lontano- rise Izana.
- Ne ho per tutti voi- borbottó Mansuke.
- A quattordici anni è più responsabile di voi- rise Masamune, avvicinandosi al figlio - se hai bisogno di qualcosa chiamaci ok?-.
- Non preoccuparti papà, al massimo ho nonno Kakucho e nonno Wakasa- dichiarò Mansuke.
- Hey!- protestarono i tre fratelli.
- Siete irresponsabili voi tre- affermò Takeshi.
- Si, ma voi siete comunque cresciuti bene no?- Mikey raggiunse il nipote e gli mise un braccio attorno alle spalle - pronto per il tuo viaggio romantico con il ragazzo che ami?- chiese.
Takeshi portò lo sguardo su Mansuke: gli sembrava più che pronto a stare qualche giorno senza di loro.
- Lui sarà con voi, per cui sono pronto a tornare a prendermi cura di Masamune- affermò; non l'aveva certo trascurato per il figlio, ma comunque era un po' che non stavano qualche giorno solo loro insieme.
- Vedi di non tornare con un altro figlio- si raccomandò Mikey, facendo ridere il ragazzo.
- Farò del mio meglio- rispose, fissando il minore.
- Andate pure papà: io starò bene. Anche perché domani verranno tutti i miei cuginetti e i loro amici, avrò tanto da fare- affermò Mansuke; si erano sempre occupati tanto di lui, voleva che si prendessero un po' di tempo per loro stessi.
- Va bene. Ti chiamo quando arriviamo, va bene?- disse Masamune, e il ragazzo annuì.
Masamune lo fissò per un attimo, prima di allargare appena le braccia; leggermente rosso, Mansuke si avvicinò e abbracciò il padre.
- Sono orgoglioso di te- sussurró.
- Ti voglio bene papà- mormoró il ragazzo, e Masamune sorrise.
- Anche io- dichiarò, mentre si staccavano.
- Andate o perdere l'aereo- fece notare Shinichiro, e Masamune annuì.
- A presto- abbracciò velocemente i genitori e gli zii, approfittandone per un ultimo abbraccio veloce al figlio, prima di raggiungere Takeshi davanti alle loro moto.
- Ci vediamo tra qualche giorno- salutò il maggiore, mentre salivano sulle loro moto, prima di voltarsi verso il minore.
- Pronto ad andare?- chiese.
Masamune fece un piccolo sorriso.
- Con te, sempre- affermò.
Takeshi sorrise e allungò la mano, scompigliandogli i capelli, prima di partire.
Masamune sorrise e partí a sua volta, pronto a seguirlo ovunque il ragazzo che amava avrebbe voluto portarlo.
- Papà, papà, io esco- dichiarò Mansuke, affacciandosi alla porta della cucina, dove Masamune stava cucinando mentre Takeshi apparecchiava la tavola.
Ormai aveva diciott'anni e una moto sua, per cui era diventata abitudine che uscisse... con una certa persona.
- Pronto per il tuo appuntamento con Yue?- gli chiese Takeshi, voltandosi verso il figlio, che arrossì appena.
- Non è un appuntamento- borbottó.
- Buona uscita Suke, divertiti- disse Masamune, e il ragazzo annuì.
Lì fissò per un attimo, prima di entrare in cucina; si diresse verso il padre e lo abbracciò.
- Oggi glielo dirò- sussurró.
- Faccio il tifo per te- dichiarò Masamune, e il ragazzo sorrise, prima di staccarsi da lui.
Si avvicinò anche a Takeshi e abbracciò velocemente anche lui.
- Grazie- sussurró, prima di uscire di corsa dalla stanza.
I due uomini si scambiarono uno sguardo e sorrisero, mentre sentivano la moto del figlio che si allontanava.
- Hai visto? Hai cresciuto un figlio fantastico- affermò Takeshi, raggiungendo il minore e circondandogli la vita con le braccia.
- Abbiamo. Vuole bene a entrambi- gli fece notare Masamune, mentre gli allacciava le braccia attorno al collo.
- Hai ragione, abbiamo fatto un ottimo lavoro con nostro figlio- dichiarò Takeshi.
- L'hai fatto anche con me. Senza il tuo aiuto, non avrei mai avuto la sicurezza necessaria per arrivare dove sono ora- sussurró Masamune con un piccolo sorriso.
- Ce l'ho fatta perché tu non ti sei mai arreso Mun; rimanendo al mio fianco hai deciso tu quale sarebbe stato il tuo destino- affermò il maggiore.
- Intendi un destino molto felice?- commentò il minore.
- Con te al mio fianco, come potrebbe non esserlo?- Takeshi si chinò, facendo unire le loro labbra.
Masamune sorrise e chiuse gli occhi mentre ricambiava il bacio.
Era riuscito a rimanere con il ragazzo che amava, aveva il lavoro dei suoi sogni, una famiglia in salute, tanti amici e un figlio fantastico... era ancora giovane, ma era certo di non poter desiderare di meglio dalla vita.
Takeshi lo strinse leggermente più forte a lui: aveva passato anni a isolarsi da tutti e cercare di tenere lontane le persone, ma grazie a Masamune adesso poteva stare tranquillo, sapeva di avere intorno persone su cui contare, prima di tutto la persona che amava.
Finché aveva quel ragazzo, era certo di poter avere qualsiasi cosa gli servisse per essere felice; e non l'avrebbe mai lasciato andare.
Storia richiesta da Il_codino_di_Mikey, spero ti piaccia!
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