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HIDEKIXSHO ~ SECOND

- Cos'ha detto?- mormorò Sho, leggermente preoccupato; Shiki gli strinse la mano: nessuno di loro si aspettava una chiamata dall'orfanotrofio, per cui erano tutti leggermente nervosi.

Bè, due erano nervosi... I due Haitani erano pronti al combattimento; avevano cresciuto quei bambini per quattro anni, i due piccoli stavano più che bene ed erano parecchio in forma, non avevano mai avuto problemi, per cui non avrebbero lasciato che glieli portassero via.

Hideki ritirò il telefono e gli rivolse un sorriso.

- Non preoccuparti, sono buone notizie... Almeno per noi. La direttrice vuole proporci una nuova adozione: due bambini... Sono cugini, erano con la tata quando i genitori di tutti e quattro sono morti in un incidente, e non avevano altri parenti. Hanno poco più di un anno, quindi sono più piccoli di Junichi e Juichi quando li abbiamo adottati, ma dato il lavoro che abbiamo svolto la direttrice ci ha chiesto se vorremmo vederli. Che ne dici? Ti va un altro piccolino che corre per casa?- chiese.

Sho lasciò andare la mano del fratello e gli gettò le braccia al collo, il cuore che batteva a mille per l'emozione: avere Juichi era stata una gioia incredibile, e l'avrebbe ripetuta più che volentieri.

- Almeno questo idiota smetterà di cercare di convincermi ad averlo in altro modo- borbottó Shiki, lasciando un'occhiataccia ad Hayato, che scoppiò a ridere.

- Però... Come lo diciamo ai bambini?- mormorò Sho: avevano impiegato già tanto a convincerli a farsi dei nuovi amici; accettare nuovi bambini in casa... Come l'avrebbero presa?

- Sono cambiati dalla prima volta in cui li abbiamo visti: vedrai che, una volta che gli avremo spiegato la situazione, non esitaranno ad accettarla. Sono i nostri bambini in fondo- dichiarò Hideki: si prendevano cura l'uno dell'altro, lo avrebbero fatto anche con i due nuovi arrivati, proprio come avevano imparato a fare loro.

- Hai ragione- sussurró Sho.

- Andiamo a parlargli ora? Così ci leviamo il pensiero- propose il biondo.

- Buona idea: prima portiamo a casa quei due bambini meglio sarà. Che ne dici Sho, andiamo a parlarci?- chiese Shiki.

L'azzurro annuì e, tenendo stretta la mano in quella di Hideki, seguì il fratello verso la camera dei loro figli.

Hayato aprì la porta: i due bambini erano tranquillamente seduti sul pavimento a giocare, e non appena li videro entrare si voltarono verso di loro con un sorriso.

- Ciao papà!- salutarono in coro.

- Ciao piccoli! Vi state divertendo?- chiese Hayato.

- Molto!-.

- Vi va di interrompere un attimo il divertimento per parlare con i vostri papà?- chiese Hideki, sapendo bene che i due gemelli non sarebbero riusciti a fare il primo passo senza un aiuto, avevano troppa ansia; ma loro erano lì proprio per sostenerli.

I due bambini, capendo che doveva essere successo qualcosa, annuirono e si alzarono.

Andarono entrambi a sedersi sul letto, distanziandosi leggermente, pur rimanendo abbastanza vicini da tenere unite le loro mani.

Shiki e Sho si avvicinarono e loro, chinandosi appena sulle ginocchia per riuscire a guardarli negli occhi.

- Juichi, ascolta: ti ricordi quella signora con cui vivevi prima di venire qui?- chiese; il bambino annuì e strinse più forte la mano del cugino, che stava parlando con Shiki.

- Quella signora ci ha chiamati... Ha detto che ci sono due bambini, che sono tanti uniti come te e Junichi, e anche loro avrebbero bisogno di dei papà che se ne prendano cura. Io e papà Hideki, insieme agli zii, vorremmo portarli qui: tu cosa ne pensi?- chiese.

Il bambino lo fissò per un attimo, con aria esitante.

- Cosa... Succederà?- mormorò.

- Succederà solo che ci saranno due piccoli bambini di cui noi dovremo prenderci cura come ci siamo presi cura di voi, e che, se vorrete, potrete aiutare anche voi. Tu cerchi di prenderti cura di Junichi, e lui di te, giusto?- chiese Sho.

- Si... Anche se lui lo fa più di me- mormoró il bambino.

- Sai che anche lo zio Hayato fa sempre così? A volte sembra tanto cattivo, ma si è sempre preso cura di me anche se avevo meno di un anno meno di lui- dichiarò Hideki, chinandosi davanti al bambino - e dato che lui si prendeva tanto cura di me, io sono riuscito a crescere e diventare una persona forte. E in questi modo, quando ho incontrato il tuo papà sono riuscito a prendermi cura di lui-.

- E visto che il papà e lo zio Shiki si sono sempre presi cura di me, io adesso sono riuscito bene a prendermi cura di te- dichiarò Sho.

- Quindi, visto che i papà, gli zii e Junichi si sono sempre presi cura di me... Io potrò fare lo stesso?- mormorò Juichi, gli occhi leggermente luminosi: l'idea di poter finalmente fare qualcosa anche lui, di avere qualcuno di più piccolino con cui fare valere le sue abilità di bambino affettuoso e protettivo, gli piaceva parecchio.

- Esatto: ci penseranno i tuoi papà a prendersi cura di lui, ma sarà il tuo fratellino, per cui comunque dovrai volergli bene, ed è probabile che lui cerchi ogni tanto le attenzioni del suo fratellone, per cui non vogliamo portarlo qui se tu non sei d'accordo. Cosa ne pensi?- chiese Sho.

Juichi fissò per un attimo i due padri, poi si voltò verso Junichi, che fece lo stesso: un tempo respingevano tutti e volevano rimanere solo loro, ma adesso avevano visto quanto fosse bello avere dei genitori che tenevano a loro, degli amici... E sapevano che questo non avrebbe cambiato il loro rapporto.

Sorrisero, poi si voltarono nuovamente verso i rispettivi padri.

- Vogliamo un fratellino!- esclamarono in coro, e i quattro adulti sorrisero: si, i loro figli erano decisamente cresciuti... E anche loro erano pronti per crescere ancora di più.











































- Eccoci arrivati a casa- sussurró Sho, mentre Hideki teneva la porta aperta per permettere a lui e Shiki di entrare tranquillamente con i due bambini in braccio, seguiti da Hayato che aveva dovuto tenere un sacchetto contenente tutti i giochi che erano stati lasciati ai bambini prima di metterli in orfanotrofio.

- Oh, siete tornati!-. I quattro alzarono la testa, e videro Rindou e Ran seduti sul divano, intenti a giocare con Juichi e Junichi.

- Con due nuovi nipotini per voi!- confermò Hayato, mentre Junichi e Juichi correvano verso di loro.

- Vedere!- esclamarono.

Shiki e Sho, che tenevano in braccio i due nuovi piccoli, si chinarono appena per mostrargli i due bambini, addormentati tra le loro braccia.

Avevano entrambi un bellissimo paio di occhi viola, anche se adesso erano chiusi, mentre i loro capelli, al momento molto corti, erano ricci per entrambi, anche se Akito li aveva più scuri di Akio.

- Come sono carini!- esclamò Junichi.

- Possiamo tenerli in braccio?- chiese Juichi.

- Certo; andate a sedervi sul divano- rispose Sho, e i due bambini corsero sul divano a sedersi, composti come non lo erano mai stati prima.

Shiki e Sho si avvicinarono lentamente a loro; delicatamente, l'azzurro posò tra le braccia di Juichi il piccolo Akio, mentre il rosa faceva lo stesso con Akito, che si accoccolò tra le braccia di Junichi.

Gli occhi dei due bambini si illuminarono.

- È piccolino...- sussurró Juichi, un sorriso in volto.

Sho lo fissò: non aveva potuto vedere Juichi quando era piccolino così, gli sarebbe piaciuto tanto... Ma riusciva a immaginarlo molto bene, in fondo ormai conosceva suo figlio.

- Papà, posso aiutarvi a prendervi cura di lui?- chiese il bambino, alzando lo sguardo sul padre.

- Certo che puoi. Sono sicuro che sarai un fratello fantastico- dichiarò Sho, sorridendo.

D'un tratto, Akio iniziò a dimenarsi leggermente tra le braccia del fratello, e stessa cosa fece Akito.

- Kio- lamentó il secondo, mentre Akio di dimenava leggermente di più.

Junichi e Juichi si scambiarono uno sguardo e, prima ancora che i loro genitori potessero dire qualcosa, si avvicinarono ancora di più uno all'altro, in modo da poter sistemare i bambini praticamente attaccati uno all'altro.

I due piccoli si calmarono subito, tornando a dormire.

Sho si scambiò uno sguardo con Shiki: pareva che i loro bambini sarebbero stati dei fratelli modello.

- Pare che ve la caviate bene con la famigliola eh?- rise Ran.

- Decisamente! Abbiamo cresciuto dei figli magnifici- confermò Hayato.

- Avete fatto un ottimo lavoro- dichiarò Rindou.

- Merito loro- affermò Hideki, osservando il suo piccolo Sho: era un padre davvero magnifico, nonostante tutte le sue insicurezze riusciva sempre a fare stare bene gli altri e farli sentire al sicuro; era un ragazzo incredibile, ed era certo che anche i loro figli lo sapessero bene, e l'avrebbero capito sempre di più con il passare del tempo.





























































- Shhh, non piangere, va tutto bene- sussurró Sho, cullando dolcemente il bambino tra le sue braccia.

- Sho, ti ho detto che la prossima volta sarei venuto io- Hideki gli circondò dolcemente la vita con le braccia e gli diede un bacio tra i capelli.

- Non volevo svegliarti...- mormoró Sho, senza distogliere lo sguardo dal figlio.

Hideki lo fissò per un attimo, poi osservò il bambino.

Visto che lui e Akito erano abituati a essere separati e poi tornare insieme, non avevano avuto con loro gli stessi problemi che con Junichi e Juichi ma... Quasi ogni notte, Akio si svegliava e iniziava a piangere, continuando fin quando non veniva preso in braccio.

Faceva la stessa cosa sia che dormisse in camera con i suoi genitori, sia che fosse nella sua cameretta con Akito: nel secondo caso, anche il più grande iniziava a piangere, ma smetteva quando vedeva che Akio era a posto e si riaddormentava anche solo se aveva qualcuno di fianco a lui.

Sho l'aveva portato in cucina, in modo che non rischiasse di svegliare gli altri, ma non sapeva cosa fare: non voleva che riprendesse a piangere, soprattutto visto che appena arrivato a casa aveva iniziato a camminare, per cui di giorno si muoveva parecchie e aveva bisogno di riposare.

Però, non sapeva come fare...

- Sho, ci penso io: tu sei stanco, continui a stargli dietro giorno e notte, vai a riposare- gli disse dolcemente Hideki.

Sho scosse la testa.

- Domani lavori...- mormorò - non preoccuparti, dormirò un pochino domattina-.

Data la situazione, lui e Shiki stavano lavorando da casa, occupandosi solo delle consegne a domicilio dei loro dolci; Hayato e Hideki cercavano di rimanere il più possibile, ma i due compagni erano i primi a spingerli ad andare a lavoro e continuare con la loro vita normale.

Ma Hideki era preoccupato: Sho era sempre più stanco, e sembrava avere molta paura per quel bambino.

- Ti ricorda te?- sussurró, e l'azzurro abbassò appena la testa.

- Shiki... Non ha mai avuto troppi problemi, mentre io anche da piccolino mi spaventavo facilmente e mi intristivo spesso. Lui quando succedeva chiamava sempre qualcuno e mi rimaneva vicino, e ho finito per diventare dipendente da questo. Non voglio che Akio si trovi ad avere sempre paura ma...- mormorò Sho.

- La direttrice ce l'ha detto: questi bambini si sono trovati all'improvviso senza genitori, sono spaventati al pensiero di trovarsi di nuovo da soli. Sono qui da appena un mese, devono abituarsi- dichiarò Hideki.

Sho annuì, continuando a cullare il figlio: come poteva fare a fargli capire che non era solo, senza però farlo diventare dipendente dalle loro attenzioni e spaventato da tutto ciò che c'era di esterno?

Poteva riuscire, proprio lui, a compiere un'impresa simile?

- Papà-.

I due si voltarono di scatto, e videro Juichi sulla soglia della porta.

- Juichi, che succede? Non riesci a dormire?- chiese Hideki, andando verso di lui; si guardò intorno, e lo preoccupò non vedere Junichi con il figlio, di solito non si separavano mai...

- Papà, fate dormire Akio e Akito con noi- disse Juichi.

I due uomini si scambiarono uno sguardo, sorpresi da quella richiesta.

- Juichi, Akio piange spesso durante la notte, potrebbe svegliarti- fece notare Hideki.

- Però... Dato che sono il suo fratellone, magari potrebbe essere rassicurato. Ci stringiamo tutti quanti nel nostro lettone: io, Akio, Akito e Junichi; così sappiamo che siamo sempre tutti insieme e non abbiamo nulla da temere, perché noi siamo insieme grazie ai nostri papà, quindi se noi siamo insieme ci sono anche loro. Fatemi provare... Così papà potrà riposare- insistette il bambino.

- Juichi, sei davvero molto dolce, ma non devi pensare di avere simili responsabilità- affermò Hideki, con un sorriso dolce in volto: quel bambino era davvero adorabile... Come suo padre, d'altronde.

- È il mio fratellino, e io voglio aiutarlo a crescere sano e forte! Grazie a voi, papà, lo diventerà di certo!- esclamò il bambino.

Sho sentì le lacrime accumularsi agli angoli dei suoi occhi e un sorriso comparve sul suo volto.

- Allora, ti affidiamo il tuo fratellino, va bene?- propose, e gli occhi del maggiore si illuminarono.

- Evviva! Junichi è già andato ad avvisare lo zio- dichiarò.

- Bene, possiamo portare Akio in camera tua- affermò Hideki - così dimostrerai di essere un ottimo fratellone!-.

- Evviva! Vado avvisare Juichi!- esclamò il bambino, voltandosi per correre via.

Hideki sorrise, prima di voltarsi verso Sho, ancora immobile in cucina; andò verso di lui e lo abbracciò dolcemente, stringendolo a sé.

- Puoi piangere, lo sai- sussurró.

- Prima portiamo Akio da Juichi... Dopo mi coccoli tu?- mormorò.

- Certo, tutta la notte anche se vuoi- dichiarò Hideki, lasciandogli un bacio tra i capelli.

Sho sorrise: aveva lui al suo fianco, quindi sapeva che, in ogni caso, sarebbe andato tutto bene.








































- Bene allora, facciamo l'appello per vedere se ci siamo tutti!- esclamò Hayato, fissando i bambini seduti nel loro soggiorno.

- Va bene!- esclamarono loro.

Hideki si schiarì la voce, assumendo un'aria solenne.

- Partiamo dai più grandi: Yue e Mansuke?-.

- Presente!- esclamò la bambina, e anche Mansuke borbottó qualcosa di simile.

- Ora i secondi più grandi: Junichi. Juichi. Hiro. Katai-.

- Presenti!-.

- E ora i piccolini! Akito, Akio-. I due bambini alzarono la manina e il biondo continuò.

- Reira, Himari; Reiki, Reki, Joseph; Izumi, Nagi; Akane; Keiji; Ryunosuke-.

Tutti i bambini risposero con presente, e il ragazzo annuì.

- Bene: potete iniziare a giocare!- dichiarò, prima di voltarsi con Hayato per allontanarsi leggermente.

- Dici che impazziamo a gestirli tutti?- rise Hayato.

- Siamo mai stati sani?- commentò Hideki, e il moro rise ancora più forte.

- Decisamente no- confermò - come sta Sho?-.

Ormai, Shiki dopo il primo figlio aveva capito come muoversi, mentre era chiaro a tutti che Sho fosse molto più spaventato dal comportamento del secondogenito.

- Adesso che Akio dorme con suo fratello è più tranquillo ma... C'è ancora quella faccenda che lo preoccupa- mormorò Hideki.

- Sei preoccupato perché non parlano?- chiese Angry, che insieme al gemello era andato ad aiutare i due figli a preparare da mangiare per tutti gli ospiti che quel giorno avevano a casa.

I piccoli avevano tutti poco più di un anno, per cui sarebbe stato un compito arduo, ma per fortuna i genitori sarebbero arrivati presto, si trattava di sopravvivere un paio d'ore.

- Si... Dicono i loro nomi e fanno dei versetti se vogliono qualcosa, ma nient'altro- mormorò Sho.

- Non è qualcosa di cui dovete preoccuparvi! Anche voi avete iniziato tardi perché comunicavate sempre tra di voi- rise Smiley.

- Visto Sho? Devi solo lasciargli il loro tempo: si stanno abituando con calma a vivere qui, oggi hanno per la prima volta tutti i loro amici riuniti, e già stanno riuscendo a dormire con i loro fratelli senza problemi; parleranno presto- dichiarò Shiki.

- Lo spero...- mormorò Sho, ancora preoccupato: ma se i bambini si trovavano bene lì, non si spiegava come mai fossero ancora così restii a parlare...

Che avessero paura di un nuovo abbandono? O magari perdere i genitori biologici aveva portato loro qualche trauma?

Scosse appena la testa: era ancora presto per pensarci, non è che fossero totalmente muti... Doveva solo avere pazienza, come ne aveva avuta per Juichi, e prima o poi anche Akio sarebbe stato bene.

Decise di tornare a concentrarsi sulla cucina, visto che avevano un gruppo piuttosto vasto da sfamare: al resto, ci avrebbe pensato dopo.

La festa passò tranquilla, pure con tutta quella gente a casa i due più piccoli sembravano a loro agio, ed erano diventati piuttosto amici dei figli dei loro amici, per cui durante il corso della giornata Sho si rasserenò leggermente.

- Vi affidiamo i vostri fratellini mentre puliamo- dichiarò Shiki - li curate voi?-.

- Certo!- risposero Junichi e Juichi in coro.

- Bravi ragazzi- disse loro Hayato, mentre si dirigevano tutti e quattro in cucina per rimediare al casino che tutti i loro amici avevano combinato.

- Sei più rilassato adesso che hai parlato con loro?- chiese Hideki, e l'azzurro annuì: i suoi amici, quelli che come loro avevano adottato dei bambini, gli avevano confermato che a volte impiegavano semplicemente un po' ad abituarsi, e bisognava solo lasciarli fare. In fondo non avevano alcun problema, dovevano stare tranquilli.

- Si... Non voglio fargli pressioni, avrà tutto il tempo che gli servirà- dichiarò Sho, e il biondo sorrise.

- Sei un padre fantastico- dichiarò, scompigliandogli appena i capelli e facendolo arrossire leggermente.

Sentirono un rumore e si voltarono di scatto verso la porta, mentre Akito e Akio entravano di corsa nella stanza.

- Juichi!- Akio afferrò il tessuto dei pantaloni di Sho, tirandolo appena - papà, Juichi!- esclamò.

- È successo qualcosa a Juichi?- mormoró Sho, prendendolo velocemente in braccio e correndo fuori dalla stanza, seguito da Hideki.

Trovarono Juichi che rideva tranquillamente sdraiato sul pavimento, con Junichi di fianco a lui che lo prendeva in giro.

- Juichi, stai bene?- chiese Hideki, avvicinandosi al figlio.

- Sono volato dal divano, ma sto bene- rise il bambino, mentre Junichi lo aiutava a tirarsi su - visto Akio? Te l'avevo detto che stavo bene! Non c'era bisogno di chiamare il papà!-.

Il bambino, ancora in braccio a Sho, si sporse leggermente verso il fratello; l'azzurro lo lasciò andare, in modo che fosse libero di andare ad abbracciarlo.

- Hai visto? Ha parlato- dichiarò Hideki, affiancando l'azzurro.

Sho fissò per un attimo il figlio: era vero, non ci aveva pensato prima perché era preoccupato per Juichi ma... Akio aveva detto il nome del fratello, e l'aveva anche chiamato papà.

- Pare che i nostri bambini stiano iniziando a essere chiacchieroni- rise Shiki, affiancando il fratello, mentre Akito andava ad abbracciare Junichi, che lo sollevò per farlo girare lentamente.

- Si...- sussurró Sho.

- Juichi... Bene?- mormorò Akio, fissando il fratello, come per volersi assicurare che stesse bene davvero.

Il maggiore sbarró gli occhi.

- Hai detto il mio nome!- esclamò, stringendo appena a sé il minore, che rise leggermente.

Hideki sorrise mentre stringeva a sé il compagno.

- Pare che siano diventati parecchio uniti eh?- commentò.

- Si sa, i fratelli in questa famiglia sono importanti- dichiarò Hayato con un sorriso.

- Molto- sussurró Sho, allungando la mano per stringere quella del gemello: erano molto importanti... Ed era felice che anche i suoi figli l'avessero capito.

Li osservò mentre ridevano insieme, e anche insieme ai loro cugini, e si sentì scaldare il cuore: si, decisamente stavano riuscendo a costruire una famiglia fantastica.










































- Akio, sicuro che te la senti se i papà vanno via per un po'?- chiese Sho, guardando il figlio negli occhi.

- Ho il fratellone! Ho Akito! Il cuginone e gli zii! Io sto bene!- esclamò il bambino, sorridendo.

- Andiamo papà, ormai Akio ha iniziato le elementari! È in grado di stare un pochino senza i genitori!- dichiarò Juichi con un sorriso.

- E tu ometto? Te la senti di stare senza i tuoi adorati papà?- chiese Hideki.

Il ragazzino ci pensò un attimo.

- Dipende... Posso prendere la vostra moto?- chiese.

- Hai undici anni Juichi, è ancora presto- gli fece notare Sho.

- Voi ne avevate dodici-.

- Appunto, hai ancora un anno: prenditi bene cura del tuo fratellino mentre noi siamo via e ne riparliamo- dichiarò Hideki, scompigliandogli i capelli, e il bambino sorrise.

- Sarò il fratello maggiore migliore del mondo!- esclamò.

- Lo sei già- dichiarò Akio, abbracciandolo.

Sho sorrise: i suoi figli erano davvero teneri...

- Zii, andate in luna di miele, a loro ci pensiamo noi!- dichiarò Junichi, e Akito annuì con convinzione.

- Allora ve li affidiamo- dichiarò Hideki.

- Vi muovete ad andare? Altrimenti perdete l'aereo- rise Hayato.

- Lo dici solo perché ti mancherà non avere il tuo fratellino in casa per qualche giorno- affermò Hideki, facendogli la linguaccia.

- Chissà, potrei mandare i bambini dai nonni qualche giorno...- Hayato fece per mettere un braccio attorno alla vita di Shiki, che gli tirò una gomitata per dirigersi da Sho e abbracciarlo.

- Chiammai se hai bisogno, va bene?- sussurró.

- Anche tu- rispose l'azzurro, stringendolo; ma era certo che entrambi sarebbero stati bene: avevano qualcuno che si prendeva cura di loro vicino in fondo.

Hayato lanciò un'occhiata a Hideki, che annuì; in fondo, per quanto sembrassero sempre tranquillo, Hideki sapeva bene che anche suo fratello si preoccupava parecchio per lui, ed era reciproco.

Sho si staccò dal fratello e prese in braccio i figli.

- Vi chiamiamo quando arriviamo, va bene?- disse.

- Va bene! A dopo papà!- esclamò Akio, abbracciandolo.

- Vedete di godervi il vostro riposo- si raccomandò Juichi, stringendolo a sua volta.

- Cos'è, avete un padre preferito e vi siete dimenticati dell'altro?! Voglio un abbraccio anch'io!- esclamò Hideki, unendosi all'abbraccio e facendo ridere i due bambini.

- Papà, devi prenderti cura del papà!- dichiarò Akio, fissandolo negli occhi.

- Esatto: lo affidiamo a te- affermò Juichi.

- Non preoccupatevi, il vostro papà è in ottime mani!- dichiarò Hideki, stringendo a sé i figli.

Dopo un attimo, si decisero a lasciarli giù e, dopo un ultimo giro di saluti, si diressero verso le loro moto.

- Non preoccuparti, vedrai che staranno più che bene- dichiaró Hideki, stringendo leggermente a sé l'azzurro.

- Mi mancano già...- mormorò Sho: ormai era abituato ad averli intorno, con i loro sorrisi e la loro allegria, gli sarebbe mancato non averli anche solo per qualche giorno.

- Non preoccuparti, non andranno da nessuna parte- dichiarò Hideki - saranno qui ad aspettarci; ma intento, godiamoci un po' di tempo per noi, come ai vecchi tempi, va bene?- gli lasciò un bacio tra i capelli..

- Grazie- sussurró Sho, alzando lo sguardo sul biondo, che aveva gli occhi lucidi.

- Andiamo prima di tornare indietro- sussurró, e l'azzurro sorrise.

- Non preoccuparti, nei prossimi giorni mi prenderò cura di te, così ti mancheranno meno- dichiarò.

Hideki scosse la testa, divertito.

- Allora, mi affido alle tue manine delicate- dichiarò; aveva già un'idea di cosa sarebbe finito a fare con quelle manine delicate....

















































- Akio, non ti va di uscire un po' a giocare con Fuku?- chiese Hideki, sedendosi di fianco al figlio, che seduto sul divano stava sfogliando un libro.

Lui scosse la testa.

- Sei triste perché il tuo fratellone è fuori?- chiese Hideki, e il bambino abbassò lo sguardo.

- Il fratellone sta crescendo... Non avrà più tempo per me...- mormorò.

Hideki sorrise.

- Sai che pensavo lo stesso? Quando tuo zio Hayato si è innamorato di tuo zio Shiki, e cercava sempre di conquistarlo, ho temuto che avrebbe avuto meno tempo per me. Invece vedi adesso dove siamo?- commentò.

- Siete ancora tanto uniti- sussurró Akio.

- Esatto: è normale che tuo fratello abbia altro da fare, ma vedrai che troverà sempre del tempo da passare con te! E intanto, perché non ti diverti un po' con il papà, lo zio e il tuo cuginone?- propose Hideki, mentre Hayato entrava nella stanza, insieme ad Akito, Tetsubo e Fuku.

- Akio! Cavalchiamo! Così quando tornano i nostri fratelloni gli facciamo vedere che siamo diventati più bravi di loro!- esclamò Akito; gli occhi del bambino si illuminarono e scese dal divano.

- Facciamogliela vedere!- esclamò, correndo verso Fuku.

Hayato aiutò entrambi a salire e i due bambini iniziarono a girare per il soggiorno, in groppa alle due tigri.

- Sai che non ti avrei mai abbandonato vero?- commentò Hayato, lasciandosi cadere sul divano di fianco al fratello.

- Lo so, ma comunque abbiamo avuto momenti in cui eravamo più separati di quanto avremmo voluto- dichiarò Hideki.

Hayato sorrise e allungò la mano, scompigliandogli i capelli.

- Vero, ma il mio fratellino è comunque cresciuto in maniera splendida! Ho fatto davvero un ottimo lavoro!- esclamò.

Hideki scosse la testa, divertito.

- Sbruffone- rise: ma era davvero grato che quello sbruffone fosse suo fratello.












































- Papà, io vado- Akio si affacciò alla porta della stanza dei genitori.

- C'è la festa di Jotaro giusto? Vedi di non finire in un fiume come l'altra volta- rise Hideki.

- È stata colpa sua...- borbottó Akio, mentre Sho andava verso di lui.

- Divertiti- gli disse, osservando il figlio, ormai maggiorenne.

- Lo farò!- rispose Akio, abbracciandolo - torno domani! Se Juichi passa da casa, digli che lui non è invitato, così impara a lasciarci a casa quando c'è la festa di Katai- dichiarò.

- Contando com'è tornato a casa, è stato anche meglio...- borbottó Sho, mentre Hideki scoppiava a ridere.

- Ci vediamo domani!- salutò Akio, prima di uscire di corsa dalla camera.

Suo padre si affacciò alla porta, e vide il bambino venire raggiunto da Akito all'ingresso e uscire con lui.

- Altri bambini bagnanti?- rise Shiki, uscendo dalla stanza di fianco alla sua.

- Speriamo di no- sospirò Sho, mentre entrambi venivano raggiunti dai loro compagni.

- Bè, di sicuro si divertiranno- rise Hideki.

- Divertiamoci anche noi!- esclamò Hayato, afferrando Shiki e trascinandolo nella sua camera da letto.

- Non cambia mai- rise Hideki.

- Neanche noi no?- commentò Sho, appoggiandosi a lui.

- Non vedo perché divremmo- Hideki si chinò e gli lasciò un bacio tra i capelli - siamo felici così, e abbiamo cresciuto dei figli fantastici, no?-.

Il ragazzo sorrise.

- Hai ragione- sussurró: non avrebbe cambiato niente della sua vita per nessun motivo al mondo.

Aveva un fratello fantastico, un marito che lo amava alla follia e due figli incredibili; cosa poteva volere di più?




















Storia richiesta da Asia-08, spero ti piaccia!

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