DAISUKEXKOUTARO ~ SMILE
- Kou. Kou, mi stai ascoltando?-.
- Eh?-. Il ragazzo si voltò verso il fratello, e dopo un attimo di confusione gli rivolse un sorriso.
- No, mi ero totalmente perso- rise.
Il minore, seduto sul divano di fianco a lui, alzò gli occhi al cielo.
- Mi hai chiesto tu di spiegarti, adesso non lo vuoi più fare?- commentò Myo.
- No, ecco, è che...- Koutaro osservò le carte di fronte a lui - non so se sia giusto informarmi prima...-.
Myo lo fissò per un attimo.
- Koutaro, stai solo cercando di capire come funziona: è ovvio che, una volta tornato Daisuke, ne parlerai con lui, ma ci sarà un motivo se prima volevi sapere come si facesse no?- gli fece notare.
- Si, perché non ci capisco assolutamente niente- rise Koutaro, cercando di nascondere il vero problema.
- O forse, perché non ti senti all'altezza- commentò Sakura, entrando in soggiorno con un vassoio con sopra tre tazze di tè.
- Palese- confermò Myo.
- La smettete di essere più intelligenti di me?- borbottó Koutaro - sono un ricercatore ormai!-.
- Si, ma rimani pur sempre il mio fratellino- rise Sakura.
- È questo il problema- sospirò Koutaro - insomma, ho ventitré anni, e ancora so essere un vero bambino. Come faccio a pensare di... Crescerne uno?- mormorò.
Sakura e Myo si scambiarono uno sguardo, prima di riportare l'attenzione sul fratello.
- Kou, è vero che hai ancora la stessa allegria di quando eri un bambino, ma sei cresciuto molto: sei un ricercatore, lavori spesso prendendoti cura dei cuccioli, riesci a gestire la casa da solo anche quando Daisuke è via... Ormai sei un ometto in tutto e per tutto. E ai bambini fa sempre piacere un padre che abbia la loro stessa energia con cui giocare- gli fece notare Sakura.
- Si ma... Insomma... E se non ne fossi in grado?- mormorò il ragazzo.
- Kou, non sarai certo solo a farlo, e non è una cosa che devi fare subito. Anche io e Fumi avevamo paura di non farcela, eppure tra pochi giorni adotteremo il secondo. So che è qualcosa a cui tieni, lo vedo come giochi con Hiro e i tuoi nipotini acquisiti: sei perfettamente in grado di farlo- dichiarò Sakura.
- Ricordati che, oltre a essere il suo fratellino, sei anche il mio fratellone. Forse non sei mai stato quello da cui andavo per lo studio, ma mi sei sempre rimasto tanto vicino- dichiarò Myo, facendo sorridere il maggiore.
- Quindi secondo voi... Dovrei provare a parlarne con Daisuke?- mormoró.
- Ma certo! E poi deciderete insieme cosa fare- affermò Sakura.
- Avete ragione, ne parlerò con lui... E spero proprio che accetti, perché voglio tanto un bambino da spupazzare!- esclamò.
- I bambini non... Lascia perdere- sospirò Myo, notando gli occhi del fratello brillare.
- Non vedo l'ora che torni!- esclamò Koutaro; e non vedeva l'ora anche di espandere la sua famiglia.
- Kou, sono a...- Daisuke non fece in tempo a finire la frase che si trovò le braccia del minore attorno al collo.
- Bentornato!- esclamò Koutaro, prima di unire le loro labbra; Daisuke sorrise e lo strinse a sé.
- Mi sei mancato- sussurró, facendo sorridere il minore.
- Anche tu! Com'è andato il viaggio?! Ho seguito il concerto in televisione: sei stato magnifico!- Koutaro compì un piccolo salto, allacciando le gambe attorno alla vita del maggiore, in modo che fosse libero di entrare in casa senza staccarsi da lui.
- È andato bene, anche se preferisco farli con te... Suono anche meglio- ammise Daisuke; per via del suo lavoro Koutaro non poteva sempre seguirlo, e anche se gli dispiaceva non averlo vicino ogni tanto qualche concerto fuori dal paese doveva farlo.
- La prossima volta vedrò di venire con te! E magari non verrò da solo!- esclamò Koutaro.
Daisuke lo fissò per un attimo: non sarebbe stata la prima volta che qualche loro amico li accompagnava, per cui non capiva come mai il minore sarebbe dovuto essere così emozionato.
A meno che...
Sbarró gli occhi.
- Stavi pensando di...- mormoró.
- Uff, sei sempre troppo intelligente- borbottó Koutaro.
- No, è che ti conosco bene- rise Daisuke.
- Sei fantastico!- Koutaro gli stampò un altro bacio sulla labbra, poi assunse un'espressione leggermente esitante - allora... Cosa ne pensi?- mormorò.
- Penso... Che non vedo l'ora di vederti giocare con nostro figlio- dichiarò Daisuke, avcarezzandogli i capelli.
Gli occhi del ragazzo si illuminarono.
- Dici davvero?!- chiese con un sorriso - non pensi che sia troppo immaturo per avere un figlio?-.
- Certo che no. Sei sempre stato un ragazzo molto solare Kou, ed è una cosa che ho sempre amato di te, per questo sono certo che in questa casa non mancherà mai la gioia per nostro figlio. Ma non significa che tu non sia responsabile: sono certo che ti prenderai cura di lui al massimo, e sarà un bambino davvero fortunato- affermò Daisuke.
- Ma andrò spesso in panico, dovrai prenderti cura sia di me che di lui, sarà un lavoro doppio per te, dormo anche a cosa con il mio pupazzetto a gufo...- mormorò il minore.
- Lo sai che ti amo, per me non è un peso, anzi, amo prendermi cura di te e ogni tuo lato, e amerò tantissimo anche nostro figlio. E so che mi darai una mano a prendermi cura di lui. Quando saremo tutti insieme, voglio che ti concentri solo sul farlo sorridere: al resto penserò io. E quando non sarò a casa, so bene che potrò affidarlo a te, o sbaglio?-.
- Certo che no! Farò assolutamente del mio meglio! E in caso non riuscissi a fare qualcosa, ti chiamerò in panico per farmi aiutare!- esclamò il minore, facendolo ridere.
- Visto? Ce la faremo sicuramente-. Koutaro sorrise e lo baciò nuovamente.
- Sei il migliore!- esclamò - farò del mio meglio per essere un ottimo padre!-.
Daisuke gli poggiò una mano sulla testa, scompigliandogli appena i capelli.
- Continua a sorridere così, e sono sicuro che lo sarai-.
- Ok, sono pronto. Posso farcela, posso farcela, posso farcela- sussurró Koutaro, facendo dei respiri profondi.
- Kou, non devi preoccuparti: sei anche seduto, devi solo tenerlo in braccio, andrà tutto bene- affermò Daisuke, in tono rassicurante.
Koutaro fece un altro respiro profondo e si accomodò meglio sul suo letto.
- Va bene, sono pronto- affermò.
Daisuke si diresse verso la culla della stanza, dove c'era seduto Keiji, che stava sfogliando un libro pieno di figure.
- Keiji, ti va di andare un attimo in braccio al tuo nuovo papa?- chiese. Il bambino lo fissò per un attimo, prima di puntare i suoi occhioni dorati su Koutaro.
Era a casa solo da poche ore, eppure quel bambino sembrava essersi adattato perfettamente: non aveva fatto storie quando lo avevano messo nella nuova culla, anzi, era rimasto dentro tranquillamente a sfogliare il suo libricino mentre i suoi due padri sistemavano le sue cose nella nuova cameretta.
- Vane- mormorò.
I due ragazzi erano rimasti sorpresi nell'apprendere che il bambino, a neanche un anno, già avesse un vocabolario molto più ricco dei suoi coetanei, anche se ovviamente non parlava ancora bene.
La direttrice dell'orfanotrofio aveva spiegato loro che Keiji da quando era piccolo era sempre sembrato molto interessato ai discorsi degli adulti, e da subito aveva mostrato una passione per i libri, spesso lo facevano sedere con i bambini un pochino più grandi durante le lezioni di lettura e lui ne pareva molto felice, per cui era normale che già qualcosa in più dicesse.
In compenso, ancora non aveva provato a tirarsi su, gattonava anche controvoglia, per cui Koutaro era stato rassicurato nel sapere che almeno qualcosa poteva insegnare a suo figlio.
Daisuke prese dolcemente il bambino in braccio e si diresse verso il compagno; delicatamente, Koutaro prese Keiji tra le braccia e lo fece sedere sulle sue gambe, il cuore che batteva a mille per l'emozione di avere finalmente suo figlio così vicino.
- Ciao piccolo Keiji! Io sono il tuo nuovo papà. Mi chiamo Koutaro- dichiarò con un sorriso.
- Ao- gli disse il bambino, fissandolo negli occhi.
- Hai i capelli ricci e neri come i miei... E i miei occhi dorati! Sembri davvero il mio bambino! Ne sei felice?!- chiese Koutaro.
- Ti-.
- Davvero? Sei felice che io e papà Daisuke ti abbiamo portato a casa?-.
- Ti... Tei atico- affermò il bambino. Koutaro sbarró gli occhi, sorpreso.
- Hai detto che ti sto simpatico?- chiese. E dire che quando la direttrice dell'orfanotrofio li aveva fatti incontrare lui era quasi caduto dalla sedia per l'emozione...
- Si... Bufo- mormoró Keiji, facendo un piccolo sorriso.
Gli occhi di Koutaro si illuminarono: aveva un sorriso troppo tenero...
- Ti piace che il tuo papà sia buffo?! Allora non preoccuparti, perché io so essere davvero buffissimo! Ascolta, papà Daisuke è molto più intelligente di me, ma io sono bravo a giocare, per cui se ti vuoi divertire non esitare a venire da me! Va bene?!- propose.
- Bee- rispose il bambino.
- Anche se vuoi leggere i libri... Papà è più adatto di me- rise Koutaro - ma io posso guardare le figure!-.
Il bambino inclinò la testa di lato, confuso.
- No egi?- mormorò.
- Bè, non è ciò che preferisco fare- ridacchiò Koutaro.
Daisuke osservò la scena, un sorriso tenero in volto. Koutaro era fantastico... Da un lato, stava parlando a Keiji come se fosse un suo amico, e dall'altro gli aveva già fatto capire che per qualsiasi cosa poteva contare su di loro.
E come aveva previsto, anche quel bambino aveva già compreso perfettamente che Koutaro era un ragazzo incredibile... Aveva temuto che la sua intelligenza avrebbe fatto sentire a disagio il compagno, invece come sempre il minore era riuscito a trovare tutto ciò che di buono c'era in quella situazione e usarlo al meglio.
Sarebbe stato sicuramente un padre incredibile.
- Keiji, lui è Ryunosuke, il figlio di zio Yoichi e zio Arthur. Ha la tua stessa età: ti va di diventare suo amico?- chiese Koutaro.
Il bambino, seduto sul pavimento della sua cameretta in mezzo ai due padri, osservò il bambino seduto davanti a lui, in mezzo ad Arthur e Yoichi.
Ryunosuke arrossì appena e si strinse leggermente ai due padri, non sapendo bene come affrontare la situazione.
- Ti- disse, continuando a osservare il bambino - voi egere?- chiese, toccando il libricino davanti a lui.
Ancora leggermente intimidito, Ryu annuì; si aggrappò al braccio del padre, in modo che lo aiutasse a tirarsi su, e camminó lentamente e con passo leggermente incerto fino a Keiji, che seguì i movimenti del bambino fin quando non si fu seduto di fianco a lui.
- Quanto sono carini! Stanno già diventando amici!- esclamò Koutaro con un sorriso, osservando i due bambini iniziare a giocare assieme.
- Hanno entrambi caratteri miti e pacifici, andranno sicuramente d'accordo- dichiarò Yoichi con un sorriso.
- Ne sono davvero felice! Non avrei saputo come fare se mio figlio non fosse andato d'accordo con i vostri- sospirò Koutaro.
- È impossibile: è tuo figlio, è ovvio che andrà d'accordo con tutti i tuoi amici- dichiarò Daisuke, mettendogli una mano sulla spalla e guadagnandosi un sorriso dal ragazzo.
- Cerchiamo di fare in modo che non vada d'accordo anche con i nemici- borbottó Arthur, guadagnandosi un'occhiataccia dall'amico.
- Keiji è molto più intelligente di me- dichiaró, e i due amici risero a quell'affermazione, ma in fondo era proprio da Koutaro.
I due bambini continuarono a giocare tutto il pomeriggio, dando modo ai quattro adulti di chiacchierare un po' tra di loro, per poi salutarsi all'orario di cena.
- Bene, è il momento di andare a fare la nanna!- esclamò Koutaro, lanciandosi sul letto con in braccio il figlio, che rise leggermente.
- Papà... Toria?- chiese, mentre Koutaro lo faceva sistemare nel suo lettino; aveva smesso di usare la culla in poco tempo, così i due adulti gli avevano sistemato un lettino nella loro camera da letto, in modo da poterlo tenere d'occhio durante la notte, anche se Keiji non aveva dato loro alcun problema.
- Certo, adesso papà ci leggerà una storia!- dichiarò Koutaro, mentre Daisuke entrava in stanza con un libro in mano.
- Mettetevi comodi- disse loro, sedendosi su una sedia di fianco al letto.
- Sai che papà mi leggeva sempre qualcosa prima di andare a letto quando ero malato?- disse Koutaro, sdraiandosi di fianco al figlio - il tuo papà è una bravissima persona!- esclamò.
Keiji si voltò verso Daisuke, gli occhi che brillavano leggermente.
- Mi piace prendermi cura di te, lo sai... E anche del nostro piccolo Keiji- dichiarò Daisuke con un sorriso, alzandosi per lasciare un bacio sulla guancia a entrambi.
Koutaro sorrise e si accoccolò di più contro suo figlio.
Daisuke non poté fare a meno di sorridere teneramente a sua volta mentre li osservava: in quei momenti, Koutaro gli sembrava proprio il bambino che aveva incontrato per la prima volta anni prima, e che con la sua allegria e la sua spontaneità gli aveva donato una forza immensa.
Temeva che avendo Keiji si sarebbe fatto prendere dal panico, invece sorrideva sempre di più: ma in fondo, Koutaro non era Koutaro se non sorrideva.
Aprì il libro e iniziò a leggere, deciso a prendersi cura di entrambi i suoi piccolini con tutti l'amore che aveva.
- Zio, Keiji mi ha chiesto di leggerli una storia... Quale prendo?- chiese Hiro.
Koutaro si portò una mano sotto il mento, pensieroso.
- Ehm... Quanto sai leggere?- chiese, e il bambino alzò un sopracciglio.
- Ho quasi sette anni- gli fece notare.
- Io alla tua età preferivo le figure- rise Koutaro, mentre entrava nella cameretta di Keiji, seguito dal bambino.
Lì c'erano Keiji e Nagi, il secondogenito di sua sorella, che al contrario di Hiro, che era parecchio calmo, a poco più di un anno già viaggiava per la stanza come una trottola, e nonostante parlasse peggio di Keiji era comunque un grande chiacchierone.
- Keiji, hai qualche preferenza sul libro che vuoi che Hiro ti legga?- chiese, osservando la libreria del figlio: era decisamente più grande della sua... Per fortuna che il suo compagno era un ragazzo intelligente o non avrebbe saputo come fare.
- Uno che piae a Nagi- rispose Keiji.
- La daza! La daza!- esclamò il bambino, saltellando.
- Ne vuole uno sulla danza- tradusse Hiro, in un modo che a Koutaro ricordò fin troppo quando Sakura andava in giro a tradurre i suoi versi e le sue parole... Peccato che lui avesse due anni meno di sua sorella, non cinque.
- Non preoccupatevi, zio Kou può darvi di tutto e di più!- esclamò Koutaro, tirando fuori uno dei libricini di Keiji e passandolo al bambino - ecco qui!-.
- Grazie mille! Vieni Nagi, leggiamo la storia sulla danza di Keiji- disse Hiro, andando a sedersi vicino al cuginetto.
- Daza!- esclamò Nagi, sedendosi di fronte al fratello, mentre Keiji si faceva più vicino a lui per sbirciare il libro.
- Torno a cucinare, chiamatemi se avete bisogno!- esclamò Koutaro, prima di uscire dalla stanza e tornare in cucina - bambini a posto!-.
- Sicuro di non voler rimanere lì con loro?- gli chiese Daisuke con un sorriso mentre apparecchiava.
- A leggere? No grazie- rise Koutaro - preferisco stare qui con te- dichiarò, tornando verso i fornelli, mentre Daisuke rideva leggermente.
- Sai... Pensavo saresti stato preoccupato per Keiji, visto che ancora non cammina- commentò il maggiore.
- Mh? Sta imparando no?- fece notare Koutaro.
Daisuke sbatté le palpebre, confuso: negli ultimi giorni era rimasto a casa, visto che il minore era spesso occupato con il lavoro, e non gli sembrava fosse successo niente di simile...
- Cosa intendi?- gli chiese.
- Keiji ancora non ha provato a camminare, è vero: ma tutti i nostri amici hanno detto che poteva succede, e anche i dottori. Lui è uno che osserva e ascolta molto, e da quando ha visto Ryu camminare osserva sempre i suoi amichetti farlo. Lo so perché anch'io, quando mi interessava qualcosa, lo copiavo da mia sorella... Dobbiamo dargli il suo tempo; è un bambino sveglio, se avrà bisogno ce lo chiederà lui- affermò.
Daisuke lo fissò ancora per un attimo, totalmente sorpreso da quel discorso.
- Kou... Tu sei... Una delle persone più mature che abbia mai conosciuto- mormoró.
- Eh?! Io?! Non è che mi hai confuso con qualcun altro?- ridacchiò Koutaro.
- Non potrei mai confonderti con qualcun altro- Daisuke lo raggiunse e gli posò delicatamente le mani sulle guance - tu sei unico Kou, e il fatto che ancora ami divertirti e sei spensierato dimostra solo ancora di più quanto tu sia maturo, perché riesci perfettamente a integrare il tuo carattere con la tua vita da adulto, e io non potrei essere più fiero di questo- dichiarò.
Gli occhi del minore si illuminarono.
- È grazie a te... Se sono rimasto così- sussurró.
- Allora, farò un modo che tu lo rimanga per sempre- affermò Daisuke, chinandosi verso di lui e unendo delicatamente le labbra con le sue.
Koutaro sorrise: se aveva persone che lo amavano per com'era... Non aveva alcun motivo di cambiare.
- Papà-. Koutaro si voltò verso il figlio, un sorriso in volto.
- Dimmi! Hai bisogno di qualcosa?- gli chiese, avvicinandosi a lui.
Keiji lo fissò per un attimo.
- Fiocchetto- affermò.
- Ops... Mi volevo allenare in vista del concerto di Daisuke a farlo da solo, ma ancora non sono capace- ridacchiò Koutaro, lanciando un'occhiata allo specchio: aveva davvero messo il papillon in modo sbagliato...
- Papá...-. Koutaro tornò a guardare il figlio, seduto sul pavimento, che lo fissava leggermente esitante.
- Dimmi- gli disse, chinandosi appena verso di lui.
Keiji sembrò esitare per un attimo, poi allungò le manine.
- Mani- mormorò.
- Vuoi prendermi le mani?- gli chiese Koutaro, porgendo le mani al bambino, che le afferrò.
Keiji fissò per un attimo il padre, poi guardò in basso; delicatamente, posò il piedino per terra e Koutaro lo sentì stringere forte la sua mano.
Un sorriso dolce comparve sul suo volto.
- È normale che faccia paura all'inizio. Ma papà è qui per prenderti, quindi non ti succederà niente- dichiaró Koutaro.
Il bambino annuì, prima di tornare a guardare i suoi piedi.
- Keiji, so che hai osservato molto i tuoi amichetti ma... Ognuno è fatto in modo diverso, non devi cercare di imitare loro. Guarda me e segui semplicemente ciò che pensi sia giusto- gli disse Koutaro.
Il bambino tornò a guardarlo e Koutaro gli rivolse un sorriso di incoraggiamento.
Keiji strinse più forte le sue mani, mentre lentamente puntava i piedini per terra e si tirava su leggermente.
Avvertì le gambe tremargli leggermente e si sbilanciò appena all'indietro, ma prontamente Koutaro gli poggiò la mano destra dietro la schiena.
- C'è una bella differenza d'altezza vero?- rise - vuoi tornare giù? O vuoi provare a stendere completamente le gambe?-.
Keiji esitò per un attimo, poi portò anche la manina sinistra su quella del padre e si diede una leggera spinta, riuscendo a mettersi in piedi.
- Ma come sei bravo! Ce l'hai fatta!- esclamò Koutaro; Keiji rimase fermo per un attimo, poi i suoi occhi si riempirono di lacrime, un po' per lo spavento di poco prima e un po' per la sorpresa.
- Grazie... Papà...- sussurró, mentre iniziava a piangere.
- Non preoccuparti, il tuo papà sarà sempre qui per te!- Koutaro si avvicinò e lo abbracciò - sfogati pure, è importante farlo ogni tanto sai? Quando vorrai piangere, o quando vorrai provare qualcosa di nuovo, il tuo papà sarà sempre qui per te- dichiarò, le lacrime agli occhi.
Keiji piangeva molto raramente, tanto che all'inizio aveva temuto che non si fidasse abbastanza di loro per farlo, ma ormai ogni suo dubbio era totalmente svanito.
- Sono tornato!- annunciò Daisuke, aprendo la porta di casa.
- È papà! Vuoi farlo vedere anche a lui? O sei troppo stanco?- chiese Koutaro, osservando il volto del bambino, che si era leggermente calmato.
- Mi tieni?- mormorò Keiji.
- Ma certo! Papà ti terrà sempre! Anzi, ho un'idea- Koutaro prese il bambino in braccio e si diresse verso l'entrata, dove Daisuke si stava togliendo le scarpe.
- Fermo lì!- esclamò; il ragazzo alzò lo sguardo su di lui, confuso.
- Va tutto bene?- gli chiese.
- Si! Ma Keiji deve farti vedere una cosa- affermò Koutaro, guardando il bambino, che annuì.
Delicatamente, tenendolo per i fianchi, Koutaro lo fece avvicinare al terreno; Keiji vi appoggiò sopra i piedini e Koutaro sorrise, alzando lo sguardo su Daisuke.
Il ragazzo fece per parlare, ma venne interrotto dalla voce del bambino.
- Apetta- mormoró, prima di voltarsi verso Koutaro - mani-.
- Ma certo!- esclamò Koutaro; staccò la mano sinistra e la portò di fianco al bambino, in modo che fosse libero di afferrarla, prima di fare lo stesso con la destra.
Keiji si assicurò di essere ben assicurato alle mani del padre, prima di muoversi leggermente in avanti.
Rischiò di scivolare, ma Koutaro lo tenne saldamente, e alla fine il bambino riuscì a muovere il primo passo.
Leggermente rassicurato da quella stabilità, Keiji riuscì a muovere il primo passo, seguito poi da un secondo, e da un terzo.
Daisuke si inginocchiò per terra, allungando appena le braccia verso il bambino.
- Stai andando benissimo Kei: raggiungiamo papà!- esclamò Koutaro, e il bambino annuì con convinzione.
Ancora qualche passo, poi lasciò le mani del padre e si slancio leggermente in avanti, atterrando tra le braccia del suo altro padre.
- Sei stato bravissimo!- esclamò Koutaro, mentre Daisuke si alzava tenendo stretto a sé il bambino, che aveva un lieve sorriso in volto.
- Si, sei stato molto bravo Keiji! Ed è stato bravo anche papà a insegnarti!- dichiarò Daisuke, allungando il braccio e lasciando che anche Koutaro si accocolasse contro di lui.
- Siamo una coppia padre figlio incedibile!- esclamò il minore, alzando la mano aperta a cinque.
Keiji allungò la manina, premendola appena contro quella del padre, ed entrambi sorrisero.
Daisuke li osservò con dolcezza: poteva anche essere un bambino molto tranquillo e schivo, ma in fondo, era pur sempre il figlio di Koutaro.
Daisuke tenne le dita ancora un attimo sui tasti del pianoforte, prima di lasciarli andare e sorridere appena: era la prima volta che quel pezzo gli usciva così bene... Probabilmente, era stato per il regalo che Koutaro gli aveva fatto la sera prima; fortuna che Keiji era dai nonni...
- Sei bravo, papà-. Il ragazzo si voltò verso la porta e sorrise, notando suo figlio fermo sullo stipite.
A ormai un anno e mezzo, Koutaro riusciva a camminare senza più alcun problema, e anche a parlare era praticamente perfetto, rimanevano tutti stupiti dal suo linguaggio.
- Ti ringrazio: ma è un pezzo che dovrò fare a un concerto tra sei mesi, posso ancora migliorarlo tanto- dichiaró.
- Prepari molto prima- mormorò il bambino.
- Voglio riuscire a fare le cose al meglio... Avevi bisogno di qualcosa?- chiese Daisuke.
Koutaro era al lavoro, e di solito il bambino se ne stava nella sua stanza tranquillamente; Daisuke lasciava ovviamente la porta aperta e ci stava attento, ma quando decideva di esercitarsi era perché Keiji era troppo assorto nei suoi giochi e libri per badare a lui.
- Sì- mormorò Keiji, leggermente esitante.
- Vieni pure- Daisuke si spostò appena sullo sgabello del pianoforte, facendo cenno al figlio di sistemarsi di fianco a lui.
Keiji lo raggiunse e il biondo lo aiutò a sedersi.
- Papà... Mi ha raccontato... Che suoni così per lui- mormorò il bambino.
- È vero. Ti ho raccontato che non sono stato cresciuto da nonno Mikey, giusto?- chiese Daisuke, e il bambino annuì.
- Il mio papà mi obbligava a suonare: a me piaceva, ma avevo molta paura e non mi divertivo. Il tuo papà mi ha insegnato a suonare per me stesso e per divertirmi, e ora io posso suonare così grazie a lui- raccontò Daisuke.
- Papà... È bravo a incoraggiare le persone- mormorò Koutaro.
- Si, molto: lo fa sempre anche con te no?- commentò il ragazzo, e il bambino annuì.
- Per questo... Volevo fare qualcosa per papà- mormorò, alzando lo sguardo su di lui - papà, vorrei... Sapere leggere e scrivere bene. Così potrò leggere e scrivere cose per papà, a cui non piace farlo-.
Daisuke sorrise per l'infinita tenerezza di quel bambino.
- Sei davvero dolce, sai Keiji? Ti aiuterò più che volentieri: insieme renderemo felice papà!- esclamò, e il bambino sorrise.
- Evviva!- esclamò.
- Anzi, io... Avevo già un mente una sorpresa per tuo papà; sono sicuro che sarebbe felice se gliela facessimo insieme-.
- Bravissimo!- urlò Koutaro, applaudendo con forza, mentre le luci del teatro si riaccendevano - papà è stato davvero bravo, vero?- chiese, voltandosi verso Keiji.
- Sì- mormorò lui.
- Sai che ha iniziato a suonare quando aveva due anni, come te ora?-.
Il bambino annuì, ma per qualche motivo a Koutaro sembrava distratto; non fece in tempo a chiedergli il perché, visto che Daisuke si avvicinò al microfono al centro del palco.
- Grazie a tutti: vi ringrazio davvero molto per essere venuti al mio concerto. Soprattutto... Ci tengo a ringraziare la mia famiglia e i miei amici, che sono venuti tutti ad assistermi in questo giorno speciale- dichiarò Daisuke.
Koutaro si voltò verso i palchetti con un sorriso: quel giorno, erano tutti occupati dai loro amici e dai famigliari, bambini compresi... Era raro che riuscissero ad andare tutti insieme, anche perché Daisuke faceva tanti concerti piccolini oltre a quelli importanti, ma quel giorno c'erano tutti.
Koutaro e Keiji avevano dei posti in prima fila riservati, visto che erano il compagno e il figlio dell'artista, per cui si sarebbero uniti dopo ai loro amici.
Tornò a guardare verso Daisuke, che stava riprendendo a parlare.
- Ancora di più, vorrei ringraziare Koutaro, il mio compagno. Lo dico spesso, ma è grazie a lui se io adesso sono arrivato fin qui, se posso andare così tanto la musica e se posso trasmettere questi sentimenti a tutti voi. Anche solo grazie al suo sorriso, riesce sempre a trasmettermi una gioia incredibile: e di recente, insieme siamo riusciti ad averne una ancora più grande- portò lo sguardo su Keiji e fece un sorriso; era nervoso, ma non poteva darlo a vedere - Keiji, ti va di salire sul palco?- gli chiese.
Il bambino annuì e scese dal suo posto; Koutaro lo seguì con lo sguardo, sorridente e un pochino confuso, mentre il bambino saliva lentamente le scale a lato del palco, raggiungendo poi il padre.
- Lui è Keiji, il nostro bambino; anche lui stesso è sempre stato molto felice di avere un padre allegro e sorridente come Koutaro, per cui mi ha aiutato a fargli un'altra sorpresa per stasera, giusto Keiji?- disse.
- Sì- mormorò il bambino.
Gli occhi di Koutaro si illuminarono nel sentire quelle parole: lui amava le sorprese... Ancora di più se a fargliele erano il ragazzo che amava e il suo adorato figlio.
Vide Arthur e Yoichi salire sul palco; velocemente, sistemarono davanti al bambino un microfono e un leggio con sopra un foglietto, prima di uscire nuovamente.
Daisuke tornò verso il pianoforte; lanciò uno sguardo al figlio, che annuì, e iniziò a suonare.
Koutaro sbarró gli occhi: era il brano che gli aveva sentito suonare anni prima, nella villa al mare, la prima volta che l'aveva sentito...
Keiji si schiarì appena la voce, prima di iniziare a leggere ciò che c'era sul foglietto.
- Papà, anche se so bene di non essere nato da voi, tu mi hai sempre trattato bene, mi cresci con tanto affetto e un enorme sorriso che mi piace tanto. Parlare con te è facile, mi diverto quando giochiamo insieme, e mi piacerebbe poter diventare una persona in grado di trasmettere la tua felicità. Per cui... Voglio partire da te. Voglio vederti ancora più felice-.
La musica cessò e Daisuke si alzò per raggiungere il figlio.
- Vorrei vederti ancora più felice... E vorrei vederti insieme a papà su un bell'altare, con una grande festa tutta per voi, perché è giusto che tu possa mostrare a tutti quanto sei felice-.
Koutaro sbarró gli occhi, il cuore che batteva a mille per l'emozione, mentre, di fianco al bambino, Daisuke si inginocchiava sul palco, tirando fuori dalla tasca una scatolina con un anello al suo interno.
Prima ancora che potesse dire qualcosa, Koutaro si lanciò giù dalla sua seggiolina, quasi volando per terra, e li raggiunse, gettandogli le braccia al collo.
- Si si si si!- esclamò, incapace di smettere di sorridere; il maggiore rise leggermente.
- Sai che Keiji ha chiesto a tutti noi un aiuto per imparare a leggere più in fretta? Ha anche ideato lui il discorso... Ha detto che voleva riuscire a fare sorridere te quanto tu fai sorridere lui- affermò Daisuke.
- Davvero?!- Koutaro si voltò verso il figlio, che diventò leggermente rosso - ma io sono super felice già solo avendovi con me! Sai Keiji, tu mi rendi sempre felice- dichiarò con un sorriso.
- Però capisco bene il suo desiderio: voglio anche io... Che tu possa avere tutta la felicità di questo mondo-.
Koutaro si voltò di nuovo verso il maggiore, che tirò fuori l'anello dalla scatola.
- Koutaro Hanagaki, mi vuoi sposare?- chiese.
- Certo!- esclamò il minore, stringendolo a sé con forza; Daisuke sorrise e gli infilò delicatamente l'anello al dito.
- E tu, piccolo Keiji, ci porterai le fedi!- esclamò Koutaro, voltandosi verso il bambino, che annuì.
- Mi sa che tra poco saremo sommersi- rise Daisuke, notando che i loro amici e familiari stavano tutti scendendo dai palchetti per andarsi a congratulare, mentre il pubblico aveva preso ad applaudire.
- È normale! Dopotutto- Koutaro sorrise - fanno parte anche loro della nostra felicità!-.
- Sono qui solamente perché volevo che lo sapeste da me, e non dai giornali: io e Koutaro stiamo per sposarci- affermò Daisuke, fissando i due uomini di fronte a lui.
- E questo è il nostro bellissimo bambino!- esclamò il minore, sollevando appena Keiji con un sorriso in volto.
I due uomini continuaronona fissarli; poi, uno dei due parlò.
- Pare che alla fine tu sia riuscito a crearti una famiglia e diventare famoso da solo- si alzò e si voltò- buon per te- dichiarò, prima di andare verso la porta della sala visite.
- In poche parole, è fiero di te- rise Shuji, alzandosi - sono felice per voi; mandateci una cartolina del matrimonio!- esclamò, seguendo il compagno fuori dalla stanza.
- Vuoi andare?- chiese Koutaro, voltandosi verso Daisuke.
- Si: non abbiamo altro da fare qui- dichiaró il maggiore, rivolgendogli un sorriso; prese in braccio Keiji e si alzò, seguito dal compagno.
- Papà, loro erano i nonni?- chiese Keiji, mentre si dirigevano verso la loro auto; Daisuke l'aveva comprata in caso fossero necessari lunghi viaggi e per portare in giro Keiji, visto che era ancora piccolo per salire in moto.
- Si. Vedi, i tuoi nonni non mi hanno mai trattato molto bene, e io sono felice che nonno Mikey abbia deciso di adottarmi; ma sono comunque due persone che mi hanno cresciuto, ed è stato mio padre a farmi scoprire la bellezza della musica, per cui volevo che li incontrassi. Io non intendo più avere un rapporto con loro, ma se un giorno vorrai conoscerli non te lo impedirò- dichiarò Daisuke; anche perché, era certo che Keiji fosse abbastanza intelligente per capire quali persone fosse il caso di tenersi vicino e quali no.
- Io conosco già tutta la mia famiglia... Non mi servono altri nonni- affermò il bambino, poi fece un piccolo sorriso - però sei molto coraggioso, papà- dichiarò.
Daisuke rimase per un attimo sorpreso, poi sorrise.
- Ti ringrazio, Keiji- sussurró.
- Che ne dite di fermarci a mangiare il gelato mentre torniamo a casa?- propose Koutaro con un sorriso.
- Si!- esclamò Keiji.
- Volentieri- rispose Daisuke, mentre Koutaro apriva la portiera.
Misero Keiji sul seggiolino, poi salirono anche loro in macchina.
Daisuke lanciò un'occhiata a Koutaro, che si era voltato a parlare con il bambino, e sorrise: adesso era quella la sua famiglia, e non l'avrebbe cambiata per nessun motivo al mondo.
- Grazie mille per aver accettato di tenere Keiji- disse Koutaro con un sorriso.
- Sarà più che un piacere!- esclamò Hina con un sorriso - anche perché, Keiji si è proposto per aiutarmi a scegliere i libri da dare da leggere ai ragazzi in classe il prossimo semestre- affermò.
- Aiuterò la nonna con i compiti- confermò Keiji.
- Solo tre mesi a scuola e già pensa ai compiti... Come sono commosso- Koutaro finse di asciugarsi una lacrima, facendo ridere la madre.
- Non preoccupatevi, penseremo noi a tenere Keiji; voi godetevi la vostra luna di miele- disse Takemichi con un sorriso.
- Grazie mille!- esclamò Koutaro, abbracciando i due genitori - vi manderò tante foto!- esclamò.
- Non vediamo l'ora- affermò Hina con un sorriso.
- Papà, prenditi cura di papà- disse Keiji, rivolto verso Daisuke.
- Non temere, lo farò più che volentieri- dichiarò Daisuke, chinandosi verso di lui - tu faccia sapere se hai bisogno di qualcosa, va bene?-.
- Certo; ma con i nonni starò bene- affermò Keiji.
- Fatti abbracciare!- esclamò Koutaro, prendendo in braccio il figlio e sollevandolo - mi mancherai tanto!- esclamò.
- Anche tu... Ma ti devi divertire anche senza di me- affermò.
- Farò del mio meglio!- rispose Koutaro, lasciandolo giù - ci rivediamo presto!- esclamò, allungando la mano aperta verso di lui.
Keiji gli batté il cinque e il ragazzo sorrise.
- Allora noi andiamo- affermò Daisuke, salutando anche lui il figlio con un abbraccio, prima di allontanarsi insieme a Koutaro.
- Quanto mi mancherà il nostro piccolo bambino!- sospirò Koutaro mentre salivano in macchina.
- Anche a me. Ma Keiji è un bambino molto maturo, è meglio che iniziamo da subito ad abituarci al fatto che probabilmente non starà sempre a casa- fece notare Daisuke.
- Sono super fiero del mio bambino! Se vede che ci divertiamo sarà più propenso a farlo anche lui no?- commentò Koutaro, sorridendo.
- Esatto: quindi, continuiamo a divertirci, che ne dici?- propose il maggiore mentre faceva partire l'auto.
- Si! Divertiamoci!- Koutaro alzò le braccia al cielo e Daisuke lanciò un'occhiata all'anello che il ragazzo aveva al dito; con lui, era certo che avrebbe potuto continuare a divertirsi per sempre.
- Ancora niente?- chiese Daisuke, e Mandy scosse la testa.
- È ancora lì- dichiarò, osservando il bambino che, seduto contro alla parete, osservava i suoi amici riscaldarsi.
Keiji aveva iniziato ad andare a lezione di arti marziali insieme a tutti i suoi amici, ma mentre persino Ryunosuke, che di solito Keiji doveva leggermente trascinare nelle cose nuove, aveva iniziato ad allenarsi, lui era fermo dalla prima lezione.
- Sei preoccupato? Vuoi che ci parli?- chiese Mandy; Daisuke scosse la testa.
- Sta osservando- dichiarò, guardando il figlio, che osservava attentamente i movimenti dei suoi amici.
Come gli aveva insegnato Koutaro, Keiji era un bambino che, prima di agire, osservava e ascoltava per imparare: era certo che stesse facendo lo stesso anche in quell'occasione.
In quel momento, Mikey entrò in stanza.
- Bene bambini, pronti per la lezione settimanale con nonno Mikey?- chiese con un sorriso.
- Si!- esclamarono i bambini.
- Bene: allora iniziate pure a riscaldare le gambe per i calci, io arrivo- affermò Mikey, dirigendosi verso Mandy e Daisuke - Ciao- salutò.
- Ciao; come va?- gli chiese Daisuke con un sorriso.
- Tutto alla grande come al solito, Ken-chin ieri sera mi ha portato a mangiare nel mio posto preferito, per cui sono pieno di energie!- esclamò, facendo ridere i due ragazzi.
Daisuke era davvero grato di aver potuto passare degli anni a essere cresciuto da quel ragazzo: grazie ai suoi amici e al calore della sua famiglia, si era sentito veramente felice e a casa.
Non si considerava come se fossero suoi familiari di sangue, e neanche loro volevano che accadesse, in fondo si erano conosciuti in ben altro modo, ma era stato davvero felice di tutto il tempo che aveva trascorso con loro.
- Nonno-. I tre si voltarono e videro che Keiji si era avvicinato a loro.
- Ciao Keiji; dimmi- gli disse Mikey.
- Nonno... Vorrei che tu mi dessi un consiglio: voglio diventare bravo a combattere, ma non sono molto forte. Come posso fare?- chiese.
I tre rimasero per un attimo sorpresi, poi sorrisero; quel bambino... Era davvero fantastico, e Daisuke era proprio felice che fosse finito in una famiglia fantastica come la loro.
Di sicuro, sarebbe diventato una persona sempre più felice.
- Papà, Ryu sta arrivando a prendermi- affermò Keiji, affacciandosi alla porta della stanza dei genitori.
- Oh, stai già andando! Divertitevi al vostro ap...-.
- Papà, non è un appuntamento!- esclamò il ragazzo, arrossendo leggermente.
- Certo che no... Uscite solo insieme...- ridacchiò Koutaro.
- Papà! Viene solo con me in biblioteca!- esclamò.
- Spero che vi divertiate- disse Daisuke con un sorriso - facci sapere se torni per cena-.
- Certo; a dopo- Keiji fece per uscire, poi si affacciò nuovamente - ah papà, grazie per avermi aiutato a scegliere i vestiti per... L'appuntamento- rivolse un piccolo sorriso al padre, prima di uscire dalla stanza.
- È cresciuto, ma è rimasto super carino come da bambino!- esclamò Koutaro, lanciandosi sul letto e stringendo a sé il suo peluche a forma di gufo.
- Come te no?- Daisuke si sedette di fianco a lui - anche tu, nonostante sia cresciuto, sei rimasto uguale. Ed è qualcosa che amo davvero tanto di te-.
Koutaro arrossì appena e sorrise.
- Ti amo tantissimo anch'io!- esclamò, gettandogli le braccia al collo e stringendolo a sé, facendo ridere il maggiore.
- Anche io- affermò, e il sorriso del minore sì allargò.
Era felice di essere rimasto sé stesso: in quel modo, aveva potuto dare tutto il suo amore a suo marito e a suo figlio, e riempirli di tanti sorrisi.
Aveva decisamente fatto la scelta migliore, e grazie alle persone che aveva vicino, intendeva continuare a riempire tutti di gioia ancora a lungo.
Storia richiesta da Asia-08, spero ti piaccia!
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