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Si dice che la vita sia un cerchio, che quello che dai sarà ciò che riceverai dietro. Dicono anche che nella vita ci sono due tipi di amore: quello della famiglia e quello dei compagni di vita. Dicono che quello famigliare sia eterno e vero...Ma l'odio di un figlio per il padre, che lo portava al punto di volerlo rovinare...Che portava a questo.
Zabdiel stava in un angolo a guardare. Non se lo aspettava, non una cosa simile. Sapeva che era tutto sbagliato, che si doveva tirare indietro e dimenticare tutta questa storia, ma...Si guardò i vestiti e si toccò lo stomaco piano come non lo era da tempo. Osservò di nuovo Christopher seduto su una panchina con le gambe incorciate e lo sguardo perso. In quei giorni si era creata qualcosa tra di loro, non lo si poteva negare. Si fidava ciecamente di lui, gli avrebbe consegnato senza esitazioni la sua vita.
E in effetti era quello che faceva mentre stava lì fermo a guardare la fila di persone che consegnavano a Christopher tutta la loro merce. Erano bastati tre giorni, il suo nome già si conosceva e questo lo ha di sicuro aiutato. Ma come era arrivato a questo?
Si voltò verso le due figure rimaste nascoste. Li voleva proprio per questo. Sentendosi osservati, si voltarono contemporaneamente verso di lui, che subito distolse lo sguardo chiedendosi ora quale era il suo compito in tutto questo. Piano piano diminuivano e ai piedi di Christopher c'era una montagna di roba che ora gli appartenevano.
-Yashua.-chiamò Christopher
Il più giovane dei due fratelli si mosse con passo felpato e gli si avvicinò, restando in attesa di un ordine.
-Hanno portato tutto?
-Si. Non mancava nessuno.
-Bene.-mise una mano in tasca e tirò fuori un fogliettino e glielo passò.-Voglio che la metà di questa roba venga mandata a questa via. Devi nasconderla dentro la casa, puoi tranquillamente sfondare la porta. Lo farò aggiustare quando torneremo.
-E dopo cosa faccio?
-Se vuoi restare qualche giorno lì fai pure. Ti manderò qualcosa per far sistemare la casa. Non viene abitata da molto tempo, e per mangiare. Almeno che tu non voglia andare a mangiare da mia madre e mia nonna.
-Non c'è ne bisogno. Farò sistemare la casa e potrei anche cercare qualcuno per formare il clan.
-Si, buona idea.
-Quando parto?
-Riposati e parti nel pomeriggio.-disse poi a Zabdiel.-Noi andiamo, ma non abbiamo ancora finito.
Zabdiel si chiedeva che ora fosse, era sicuro che tra qualche minuto avrebbe visto sorgere il sole. Sentiva il bisogno di dormire, ma non obbietò e seguì Christopher.
-Riposa anche tu.-disse a Richard.-Ci vediamo appena sorge il sole alla stazione ferroviaria.
Richard abbassò il capo in segno di rispetto e saluto. Le loro strade si dividono e loro due arrivano ad una cabina telefonica.
-Qual'è il prefisso del Messico?-chiese a Zabdiel che ci mise qualche secondo per ricordarlo. Non poteva evitare di chiedersi il perché volesse sapere il prefisso del Messico. Christopher lo osservò e poi disse:-Sei distrutto. Vai a dormire, é solo una chiamata.
Non sapeva se lasciarlo lì, ma la stanchezza era troppa, non si erano fermati un attimo e quindi aveva bisogno di staccare.
Ma si chiederà per molto tempo che cosa sia successo quella notte...tre ore prima del sorgere del sole.
Richard lo raggiunse al sorgere del sole con quello che era rimasto, alla stazione ferroviaria. Christopher lo stava già attendendo lì seduto ad attenderlo.
-Sei puntuale.
-Sono nato puntuale.
-Bene.-calò un attimo il silenzio rotto poco dopo da Christopher-Lo avete capito, no? E' te che voglio.
-Avevamo capito che volevi uno di noi. Ma perché io?
-Lui é il braccio e tu la mente. E la mente é l'unico che sopravivrà sempre. E quindi mi conviene avere te, e tuo fratello come...uomo di scorta.
-Che vuoi dire?
-Lavorerà per me, ma non sarà in prima linea. Mi aiuterà a creare la Familia, se servirà combatterà con noi...Ma qualcuno deve vegliare su vostra madre e su vostra sorella.
Richard si congelò sul posto.
-Non stare così rigido. Lo sapevate che avevo delle informazioni su di voi. Mi dispiace dividervi, ma se volete il potere a cui bramate...Questa é la mia condizione.
Richard abbassò la testa.
-Noi accettiamo.
-Bene.-sorrise Christopher poggiando la mano sulla spalla di Richard-Benvenuto.-sorrise. Un sorriso rassicurante che fece sentire bene Richard. Non é che fosse spaventato da lui. Bastava gurdare i suoi occhi per capire che era un ragazzo pulito e quindi non capiva perché stava facendo tutto quello...Ma c'era quella scintilla che diceva tutto e niente.
-Stanno arrivando.
Il fischio del treno lì fece scattare. Erano molto puntuali a Quito, non arrivavano mai in ritardo. Lo guardarono fermarsi e le porte aprirsi. Cinque uomini escono, tutti vestiti uguali e con un aspetto abbastanza minaccioso.
-Christopher?-disse uno
-Avete i soldi?
-La roba?
Christopher fece cenno verso i pacchi ai piedi di Richard e uno dei cinque tirò fuori la valigetta.
-Che ne dici se tiriamo un calcio e ognuno ha quello che gli aspetta?-propose Christopher
-Non ci conosci, amico.-disse uno facendo cenno al compagno con la valigetta, il cuale si avvicinò e lo lasciò ai suoi piedi. Christopher fece cenno a Richard che subito passò la roba.
-Saremmo molto interessati a lavorare ancora con te. E' stata una sorpresa per noi.
-Sarà un piacere.
-Possiamo sapere qualcosa di più su di te? Il tuo cognome ad esempio?
Prese i soldi e fece cenno con il capo di andare. Richard si incaminò subito, e mentre si girava per seguirlo rispose alla domanda.
-Christopher Bryant Vélez Muñoz.
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