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Capitolo XVI - L'inferno

"Non lasciare che il buio copra il tuo giorno.

Apri la porta ed esci alla luce dei tuoi pensieri più belli

Allunga il tuo passo che è diventato lento, pigro,

passo stanco,

di questo buio che viene a trovarti anche se indesiderato

Fai spazio, a chi vuole vederti sereno,

Dai al tuo viso una cornice di... voglia di esistere

voglia di combattere,

voglia di annullare.. la malinconia.

Non soffocare la tua voce

grida, urla,

se questo serve per scacciare tutto il male che senti dentro.

Non isolarti,

non annullare tutti coloro che ti vogliono bene

pensando che nulla possono fare..

perché così non è.

Tu sai chi sono,

sai che con il loro amore

possono aiutarti a vincere sul buio."

Cit. Sole Luna

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Jordan aprì gli occhi all'improvviso.

La sua fronte e la sua schiena grondavano di sudore.

Il cuore gli batteva all'impazzata nel petto.

Si potevano quasi udire il rumore dei suoi battiti che riempivano la stanza.

La testa gli faceva male, gli pulsava la tempia.

Tutto il suo corpo sembrava paralizzato e ancorato al letto sul quale si ritrovò al suo risveglio.

Un numero indefinito di fili ed aghi lo collegavano a vari macchinari, che producevano suoni e luci quasi surreali.

"Sono stato all'inferno per un motivo. Dio mi ha dato uno scopo.
Devo scrivere quello che ho visto"  continuò a pensare tra sé e sé.

Spinto da una forza quasi divina, Jordan si mise a sedere sul letto d'ospedale e, gridando a squarciagola, disse:

«Qualcuno venga qui presto».

Non passò molto tempo prima che una giovane ragazza dal camice bianco dai capelli biondi ed occhi azzurri, entrò nella sua stanza.

«Signor Zanetti, cosa succede? Si sente male? Ha bisogno di qualcosa?»

«Si dottoressa, ho bisogno immediatamente di un foglio di carta e una penna».

«Va bene mi dia un attimo».

Detto questo la dottoressa uscì dalla stanza a passo svelto e, poi dopo solo una manciata di minuti rientrò trionfante nella stanza.

«Ecco a lei un foglio di carta e una penna. Sicuro che non le serve nient'altro?»

«No grazie. Sto bene».

Jordan, non appena si ritrovò da solo, iniziò a scrivere.

Io, Jordan Zanetti, sono stato negli abissi dell'inferno, sono ritornato allo scopo di raccontarlo a tutti.

É testimoniare che l'inferno c'é.

Ho l'ordine da Dio di metterlo per iscritto.

Per tale motivo, e per l'intercessione di un angelo, mi ha ridonato la vita, una seconda possibilità che questa volta non sprecherò mai più!

I demoni volevano a tutti i costi trattenermi per sempre in quel luogo di dolore e di tormento eterno, ma sempre lo stesso Angelo , che diceva di stare tranquillo lei si chiamava Silvia.

Mi ha protetto e mi é stata vicino per tutto il tempo.

All'inizio mi parve di essere trasportato in un immenso antro tenebroso, illuminato appena da una scialba luce quasi metallica.

All'improvviso mi ritrovai davanti a delle enormi porte nere, con serrature e catenacci incandescenti.

Ad un tratto, davanti a me, si aprí una profonda voragine paurosa, dalla quale si levavano, senza sosta, urla di dolore e grida strazianti.

Davanti a me, verso l'orizzonte, potei vedere un orribile mondo di desolazione e di tenebre, fatto da caverne che fungevano da prigioni.

Tutt'intorno si estendevano orrendi deserti incandescenti e si scorgevano smisurati laghi di fuoco, rigurgitanti di mostri paurosi e orripilanti e di anime destinate alla dannazione eterna.

Non c'era luce, solo fuoco e fiamme infernali.

Un odore pestilenziale di morte, misto all'odore acre del denso fumo nero, rendevano difficoltosa anche il solo respirare.

Poco dopo, completamente dal nulla, comparvero tanti demoni, tutti con catene che tenevano delle bestie legate .

Ad un tratto, queste bestie infernali, si trasformarono in uomini, cosi spaventosi e brutti che mi davano più terrore degli stessi demoni .

In un'istante, quelle anime dannate furono precipitate in quel luogo profondo e oscurissimo, mentre maledicevano Iddio e i Santi .

Mi ritrovai a guardarmi affannosamente attorno.

Quel che vidi era sconvolgente.

Tutte le strade dell'inferno apparivano disseminati di rasoi, di coltelli e di mannaie affilate e taglienti.

In lontananza risuonava l'eco di una voce rabbiosa che gridava:

«In questo luogo sarà sempre così. Sempre, sempre, sempre».

Improvvisamente fui spinto in una nicchia di fuoco, schiacciato come tra piastre scottanti.

Era come se dei ferri e delle punte aguzze e arroventate si infiggessero nel mio corpo.

Gli occhio sembravano quasi che stessero per uscirmi fuori dalle orbite, forse a causa del fuoco che li bruciava orrendamente.

Non potevo né muovere un dito per cercare sollievo, né cambiare posizione;

Il corpo era come compresso.

Le mie orecchie erano stordite dalle grida confuse dei dannati, che non cessavano un solo istante.

Ormai compresi che quello era un luogo di castigo e di punizione eterna, dove vidi scorrermi davanti, come un fiume inesorabile, tutti i miei peccati.

"Oh! Che pena! Che tormento!"

Lì, in quel luogo di castigo infernale, non soffriva solo li mio corpo, ma anche l'anima soffriva in modo indicibile.

Se fossi morto ora, questo era il mio destino.

Intorno a me potevo sentire il ruggito straziante delle anime dannate per l'eterno supplizio che sapevano di dover sopportare.

In n angolo vidi delle anime le cui mani venivano amputate o divorate da enormi bestie nere.

Penso che quelle fossero le anime dei ladri, i quali dicevano:

«Dov'è ora quello che hai preso? Maledette mani».

Altre anime accusavano la propria lingua, altre ancora gli occhi ... Ciascuna malediceva ciò che è stato causa del proprio peccato.

Mentre ero in quell'abisso, ho visto precipitare delle persone con grida spaventose.

In mezzo a loro una ragazza urlava disperatamente, intonando una macabra cantilena:

«Maledizione eterna! Mi sono ingannata! Mi sono perduta! Starò qui per sempre e non c'è più rimedio! ... Maledizione a me».

In quel gorgo infernale continuavano a precipitare una pioggia incessante di anime.

Cadevano giù, con la furia di densa grandine, le anime dei nuovi condannati.

A quest'arrivo si rinnovavano pene su pene.

In un luogo ancora più profondo, si trovavano ammucchiate migliaia di anime (sono quelle degli assassini), sopra le quali incombeva un torchio con un'immensa ruota.

La ruota girava e, con il suo movimento, faceva tremare tutto l'inferno.

All'improvviso il torchio piombò sulle anime, riducendole in mille pezzi per poi tornare come prima, cosicché ciascuna partecipava alla pena dell'altro.

Ci sono parecchie anime continuamente tormentate dai demoni che le colpivano con verghe di fuoco nella bocca, con mazze di ferro sul capo e con spuntoni acuminati trapassavano loro le orecchie.

Altre anime erano rinchiuse in sacchetti e infilzate dai diavoli, per poi essere digrumate in eterno da un orrendo dragone.

Altre venivano gettate in un lago di fuoco, da cui sgusciavano fulmini.

Vi erano poi anime annerite, come i tizzoni ardenti di un fuoco appena spento.

Essi fluttuavano in questa grande conflagrazione, ora lanciati in aria dalle fiamme e poi risucchiati di nuovo, insieme a grandi nuvole di fumo.

Talvolta ricadevano su ogni lato come scintille di fuochi enormi, senza peso o equilibrio, fra grida e lamenti di dolore e disperazione, che mi terrorizzavano e mi facevano tremare di paura.

In un batter d'occhio mi ritrovai in un altro luogo.

Una grande montagna si ergeva a picco davanti a me, tutta coperta di aspidi e basilischi legati assieme.

La montagna viva era un clamore di maledizioni orribili.

Un rombo possente fece tremare l'intero rilievo.

Poco dopo il monte si aprì e nei suoi fianchi vidi una moltitudine di anime e demoni intrecciati con catene di fuoco.

I demoni, estremamente furiosi, molestavano le anime, le quali urlavano disperate.

A questa montagna seguivano altre più orride, le cui viscere erano teatro di atroci e indescrivibili supplizi.

Nel cuore di quella montagna infernale si sprofondava in un abisso tenebroso, dove vi era rilegato Lucifero in catene, seduto su di un imponente trono fatto di teschi e immerso tra vapori cupi e tenebrosi.

Da lì Satana, nel suo indescrivibile orrore, osservava tutti i dannati.

Sotto i piedi pestava continuamente le anime di quelli che avevano mancato ai loro voti.

Ringrazio il Signore per avermi liberato da mali così terribili ed eterni.

Tutto quello che ho visto e scritto non è che un'ombra in paragone a ciò che si soffre nell'inferno.

Credetemi! L'inferno esiste ... E dentro si brucia tra le fiamme perenni.

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