𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚝𝚑𝚒𝚛𝚝𝚎𝚎𝚗
꧁ 𝘓𝘰𝘯𝘵𝘢𝘯𝘢𝘯𝘻𝘢 ꧂
Una lacrima bollente, due lacrime amare. Tre ferite, quattro cicatrici. Ecco cosa ero diventata: un insieme di tagli e spaccature invisibili.
Con la testa bassa e nessun posto dove andare, non riuscivo a spiegarmi quel misterioso, folgorante dolore.
Quanto durerà?
Domandavo a me stessa, senza spostare le mani dalla cassa toracica.
Il mio cuore batteva in modo così crudele. La testa girava, faceva tutto un male cane.
Qualcuno, per favore, mi aiuti, portatemi via. Non posso sopportare di sentirmi così per un altro secondo.
Il corpo tremava, scosso nel profondo, insieme alle mie mani. Mi sentivo inutile, impotente dinanzi a quel lacerante sconforto. La tristezza accumulata in quei giorni durissimi era venuta a galla, le parole di Levi avevano solo accelerato il corso delle cose. Sarei esplosa comunque, prima o poi. Da quando ero lì, i sensi di colpa continuavano a stritolare le mie membra ovunque mi trovassi. I volti dei compagni caduti, quello di Anne, di Naomi, di Ciara perseguitavano i miei sogni.
Ma, tra tutto, ciò che più mi uccideva era altro: nessuno, Luna compresa, si era accorto del periodo che stavo passando. Ero davvero così brava a mascherare le insicurezze, o erano loro troppo disinteressati per capirmi? Forse entrambi. Lo ammetto, in parte era anche colpa mia, ma invece di chiedermi stupidaggini, perché non domandarmi come stessi? Può sembrare semplice, scontato, eppure per me non lo era, per nulla.
Di mia spontanea volontà non racconterò mai niente, neanche in punto di morte. Ho paura di dire alle persone come realmente mi sento, perché so che le distruggerà, preferisco seppellirlo dentro di me, nel profondo dell'anima, dove mi annulla...Tutto perché non voglio vedere qualcun altro soffrire come faccio io.
Provai a zittire la mente, nel tentativo di cercare un po' di pace e tranquillità. La mia testa era un disastro, un mucchio di labirinti incompleti, pieni di parole taglienti, di frasi che avrei desiderato dimenticare.
Voltai lo sguardo verso il cielo meraviglioso, speranzosa di trovare consolazione tra gli astri lucenti. Di notte sussurravo i miei segreti alla luna e lei mi raccontava tutti i suoi guai, ricordandomi mia madre.
Mamma, non vedi? Che figlia hai avuto! Non riesco mai a fare qualcosa di giusto, neanche se si tratta di dormire. Non importa quanto io mi impegni, finirò ogni volta per sprofondare, per toccare il fondo.
Le gente è ignara di tutto, nessuno sospetta niente. Credono che io sia una ragazza forte, invincibile, non riescono a scorgere la vera me: una ventunenne fragile, che passa le notti ad urlare contro il proprio cuscino e a soffocare ogni pianto.
So bene che mi guardi anche da lassù, che stai male a vedermi in queste condizioni. È solo grazie a te, ad Anne e a papà se riesco ad andare avanti, mi dispiace di continuare a procurarvi delusioni. Dovrei ringraziarvi, onorare la vostra memoria...e invece?
È in momenti come quello che sto vivendo che mi tornano a mente le tue parole, le stesse che mi sussurravi la notte prima di andare a dormire.
"Anche la più oscura delle persone diventerà, in un futuro lontano, la più brillante delle stelle." Dicevi, baciandomi dolcemente la guancia.
Quindi anche io sono destinata a diventare bella come te, mamma?
Sorrisi con malinconia, una piccola scintilla si era accesa dentro di me, il respiro aveva iniziato a regolarizzarsi. Strofinai leggermente gli occhi arrossati, prima di tornare ad esplorare con l'immaginazione il firmamento.
Sono rimasta sola con la mia amata notte.
Per un secondo distolsi l'attenzione da quel capolavoro, portai lo sguardo al mio polso, ornato da un bellissimo braccialetto dell'amicizia. Immediatamente pensai a lei, la mia migliore amica. Ultimamente si comportava in modo strano, soprattutto durante le visite che mi faceva quando ero ancora in infermeria. Sbuffai e corrugai la fronte, ripensando a quello che mi aveva detto qualche giorno prima.
"Ho un segreto da raccontarti, onee-chan!" Mi abbracciò, toccando per sbaglio un livido sulla mia schiena. Sussultai, prima di staccarmi e di guardarla. Il modo in cui i suoi occhi si illuminavano quando parlava di qualcosa che amava o come le sue labbra sembravano curvarsi in un sorriso che poteva lenire le preoccupazioni di chiunque era bellissimo.
"Spara." Risposi incuriosita, mentre iniziavo a cambiare le bende.
"Pronta? Bene, penso di avere una cotta per qualcuno. Sì, so che dovrei tacere, però non riuscivo più a tenere per me tutto ciò. Questa persona è stupenda, tutto di lei è a dir poco fantastico, ogni sua imperfezione la rende unica. Per non parlare poi di quando è felice, ogni volta che la vedo vado in tilt, una sensazione di completezza e di stupore si fa spazio nel mio petto...è un sentimento troppo grande, siamo anime gemelle, ne sono sicura!"
In pochissimo tempo si è già innamorata, presto si fidanzerà e mi racconterà le bizzarre esperienze di coppia...e poi ci sono io che rimarrò vergine a vita, che tristezza.
Ritornai a fissare il cielo, l'immagine di Luna lentamente stava sfumando, lasciandosi però un gran dubbio alle spalle.
E se per me non esistesse alcun compagno di vita?
Da ciò che ricordo, nessuno si è mai realmente interessato a me romanticamente. Non ho mai avuto tempo per certe cose, però un po' invidio la mia amica. Vorrei poter provare anche io le sue stesse emozioni.
Forse la mia anima gemella non è qui, forse si trova da qualche parte in una galassia sperduta, a noi sconosciuta, sperando che un giorno mi troverà. L'amore non deve essere proprio di fronte a te, a volte può essere anche a chilometri di distanza. Nel mio caso, ad esempio, si trova a miglia e miglia nelle profondità dell'Universo infinito.
Sbuffai, infastidita e sconsolata.
Si può sapere perché ritorno sempre su quest'argomento ultimamente? Luna mi sta mandando in pappa il cervello con i suoi discorsi smielati, domani gliene canterò quattro.
Mi riscossi, repressi certe stupidaggini: l'amore, al momento, era l'ultimo dei miei problemi. Dovevo concentrarmi sulla mia missione primaria, sul proteggere i miei amici e l'umanità dai giganti.
"Chissà che ore sono." Mormorai, continuando a osservare il fascino della notte, mentre mi asciugavo le lacrime.
Domani ho allenamento presto, meglio che torni in camera, anche se non credo riuscirò a prender sonno dopo gli avvenimenti di oggi.
Mi rizzai in piedi, sistemando la divisa, ora piena di fili d'erba. Cominciai a dirigermi verso il dormitorio, non preoccupandomi di mascherare alcune goccioline che ancora sgorgavano dai miei occhi. Se qualcuno mi avesse vista, peggio per lui, non mi importava.
Ringrazio Dio di non avere una compagna di stanza, sarebbe orrendo doverle spiegare perché abbia tardato così tanto.
Arrivata in camera sfilai gli stivali e tolsi la divisa, lanciandola distrattamente sulla scrivania. Mi fermai per un secondo davanti al letto, non avevo voglia di dormire. Sospirai, avvicinandomi al tavolo di legno. Afferrai una matita, un foglio bianco e riversai sulle pagine i miei pensieri.
Le poesie, secondo me, sono adatte per le anime perdute, per chi ha bisogno di una mappa per tornare indietro, a casa. Ed è solo usando le parole che si trova la via del ritorno.
Le poesie sono per i dispersi, per coloro che piangono invece di appoggiare la testa sul cuscino e addormentarsi, per coloro che continuano a sperare in una vita migliore.
N/A: ush, eccoci qui, come state? Tralasciando che questo capitolo faccia schifo, volevo dirvi che inizierò a pubblicare due/tre volte a settimana, senza però dei giorni fissi. Se riuscirò, proverò a postare di nuovo oggi :)
Riguardo a questa parte, le gif le ho preferite a colori perché in bianco e nero facevano schifo, spero non stonino tanto haha 😂❤️
Venerate Pixis e andate in pace 😌
Parole: 1250
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