𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚘𝚗𝚎
꧁𝑅𝑎𝑣𝑎𝑔𝑒𝑟, 𝑙𝑎 𝑣𝑒𝑛𝑑𝑖𝑐𝑎𝑡𝑟𝑖𝑐𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑢𝑚𝑎𝑛𝑖𝑡𝑎́ ꧂
"Tch, giganti..." sussurrai con disprezzo, mentre tentavo di ripulire la mia amata spada dal sangue di quegli esseri ripugnanti.
Ancora una volta loro avevano attaccato il wall Rose e, di nuovo, vite innocenti erano state spezzate.
L'umanità ormai era in ginocchio.
Forse davvero non c'era via d'uscita. Forse ci saremmo dovuti arrendere al destino.
Eppure, a dispetto di ogni cosa, io continuavo a sperare in un futuro migliore.
Non mi sarei piegata alle avversità, anzi, le avrei affrontate a testa alta, senza mai perdere il sorriso.
Darò uno schiaffo morale a chi non ha mai creduto in me, uccidendo tutti i giganti.
In fondo, cosa avevo da perdere?
La terra cominciò a tremare, un rumore pesante di passi si faceva sempre più vicino.
Mi girai cautamente, sguainando le lame affilate.
Due anomali di quindici metri erano in avvicinamento e sembravano anche piuttosto arrabbiati.
Per qualche istante restai ferma, non mossi un muscolo.
Aggiustai la maschera sul mio volto, potevo percepire il potere scorrere nelle vene. Aprii gli occhi e, alla velocità della luce, mi fiondai dai due titani.
Mirai un tetto con il rampino, dandomi un forte slancio. L'aria fresca mi scompigliava i capelli, mentre correvo sul cornicione di una vecchia casa.
Impugnai meglio la spada e inspirai forte.
Una scarica folgorante di adrenalina attraversò il mio corpo mentre mi lanciavo nel vuoto, verso i due anomali.
In men che non si dica, i corpi senza vita delle creature si accasciarono al suolo, stramazzando.
Sorrisi malvagiamente sotto la maschera, odiavo queste belve disumane con tutta me stessa. Li avrei sterminati dal primo all'ultimo.
«Kurasa, abbiamo un problema» dal suo tono fievole trapelavano malinconia e preoccupazione, iniziai ad avere paura realmente.
«Cosa succede, Luna?» guardai la bionda, corrucciando le sopracciglia.
I suoi occhi azzurri erano spenti, molto sangue era cosparso sulla sua divisa. Non mi piaceva vederla così, le volevo troppo bene.
Tenne lo sguardo basso, per provare a nascondere le lacrime.
«I g-giganti...sono diretti sui civili» Sbiancai, una feroce rabbia esplose nel mio petto.
«Non permetterò che accada di nuovo.» gridai, vedendo scorrere davanti agli occhi una serie di immagini confuse.
Ricominciai a correre, più velocemente di prima. Ero pronta per quel momento? Forse sì, magari no. Come farò a scoprirlo se non ci provo? Pensavo, provando ad intessere un piano per entrare in azione. Utilizzando la mia attrezzatura, riuscii a giungere presto nel luogo in cui erano stati radunati i cittadini.
Luna aveva ragione, sei giganti camminavano minacciosamente verso la popolazione, bloccata proprio dinanzi l'uscita delle mura.
Erano in trappola.
Potevo benissimo udire le urla disperate delle donne e i pianti strazianti dei bambini, le mamme che scongiuravano di risparmiare i propri figli e i padri preoccupati che tentavano di tranquillizzarle.
Notai tra la folla anche alcuni membri del corpo di ricerca.
«Perché non fanno nulla per difendere i civili?»mormorai, avvicinandomi sempre di più a loro.
Balzando selvaggiamente da una maceria all'altra, mi lasciai cadere verso il basso. Incanalai la mia forza e tutto il potere della maschera nelle mie braccia. Sguainai la spada e, senza pietà, mi gettai contro i sei giganti, tranciando loro il collo in due semplici mosse.
«Patetico.» Dissi semplicemente.
«Chi è quella lì?» Chiese Erwin ad uno dei suoi subordinati, che, proprio come lui, mi guardavano con stupore.
«Non ne ho la benché minima idea. Chiunque sia, di sicuro ci sa fare con il combattimento» Rispose l'altro, con la bocca spalancata.
«Come fate a non saperlo? Lei è Ravager, la vendicatrice dell'umanità! C'è chi pensa che lei sarebbe capace di tener testa anche ad un'orda impazzita di giganti. Nella nostra città è una vera e propria leggenda» Gridò un bambino felicemente. Aveva gli occhi lucidi, dai quali trasudava una profonda ammirazione.
Wow. Non immaginavo di fare questo effetto alle persone.
«Mai visto una donna combattere, capitano? C'è sempre una prima volta per tutto.» Parlai ad alta voce, in modo che tutti potessero sentire.
Lo vidi sorridere, senza un determinato motivo. Sentii un tonfo dietro di me, mi voltai, impaurita.
Il mio cuore si strinse nel vedere una giovane donna in ginocchio che mi ringraziava, quasi inchinandosi.
«Grazie per aver salvato la mia famiglia e tutto il mio popolo. Possiamo ripagarti?» Aveva il viso rigato dalle lacrime e un paio di occhioni verdi pieni di dolore.
Istintivamente, colta da una smisurata pietà, feci la prima cosa che mi passò per la testa.
Potei percepire il suo corpo irrigidirsi sotto il mio tocco, ma, man mano, si sciolse e si abbandonò tra le mie braccia.
«Shh, va tutto bene ora.» Mormorai, mentre le accarezzavo la testa.
Quel dolore, quella malinconia...perché sembrava tutto così familiare?
In un certo senso, quella ragazza somigliava alla me di qualche anno fa, tanto fragile e sola.
Il tempo, misto all'esperienza, mi aveva cambiata. Ora non ero più la stessa di una volta, forse perchè quella Kurasa era morta con mia madre o forse perché era andata in frantumi insieme alla mia vita.
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