𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚏𝚒𝚟𝚎
N/A: da questo capitolo in poi si tornerà alla solita prospettiva, salvo alcune eccezioni che verrano segnalate in futuro ;)
Detto questo, buona lettura.
Kurasa's POV
꧁𝑇𝑖 𝑎𝑚𝑜, 𝑛𝑜𝑛 𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑎𝑟𝑙𝑜꧂
Aprii lentamente gli occhi, una luce accecante circondava quel posto magico. "Dove mi trovo?", pensai, provando a fare mente locale. Non appena il bagliore divenne soffuso, mi guardai intorno e, immediatamente, un sorriso trovò la sua strada sul mio volto. Ero a casa, la nostra casa! Saltai giù dal letto candido, entusiasta. Misi un piede sul cigolante pavimento di legno. Le pareti, i mobili, il soffitto affrescato, niente era cambiato di una virgola. Doveva essere un sogno, per forza. Eppure tutto sembrava così...reale. Raggiunsi la porta a passo felpato e uscii dalla stanza, mentre mille brividi percorrevano la mia pelle.
Iniziai a vagare senza meta nella piccola casa, nulla lì mi era più familiare. Non sapevo perché, ma avevo una strana sensazione. Percepivo degli occhi bruciare su di me, anche se lì, probabilmente, ero sola. Ignorai il mio sesto senso e continuai a camminare, il corridoio sembrava essere infinito. Le tenebre intorno a me iniziarono ad avanzare, pronte ad inghiottirmi. Cominciai a correre senza sosta verso la luce, non volevo cadere nel buio. Saltai disperatamente verso l'unico barlume in quell'oscurità opprimente, ma era troppo lontano, sarebbe stato impossibile raggiungerlo. Percepii il pavimento mancare sotto i piedi, avevo paura, molta paura. Tutto intorno a me scorreva a rallentatore mentre il mio corpo precipitava nel vuoto. Cosa stava succedendo?
Non ne avevo idea, tutto quello che sapevo era di voler tornare a casa. Ne avevo abbastanza di quella confusione.
Come per magia, atterrai, sbattendo la faccia contro il suolo. Non mi feci male, stranamente. Forse ero finita in uno dei miei peggiori incubi. Una voce mi scosse, l'avrei riconosciuta tra mille. Ero in paradiso?
"Kurasa!" alzai lo sguardo dal terreno e la vidi: Anne era lì seduta da sola che mi guardava con un sorriso sincero stampato sul volto. Allora era vero, non mi ero sbagliata. Lacrime salate iniziarono a scendere copiosamente dai miei occhi, speravo vivamente che quella fosse la realtà.
"Sorellona!" si alzò, venendo da me. Corsi più veloce che potevo, avevo bisogno di lei. Finalmente potevo stringerla tra le mie braccia, proprio come per anni avevo desiderato.
"Mio Dio, mi sei mancata." Sussurrai, beandomi del suo dolce profumo, mentre mi lasciava morbidi baci sui capelli.
"Anche tu, moltissimo." restammo lì per quelle che sembravano ore, in un abbraccio caldo e amorevole. Adesso era di nuovo qui, non l'avrei lasciata mai più. Lentamente ci siamo tirate indietro, solo per guardarci negli occhi. La sua chioma foleggiava al vento e creava un forte contrasto con la pelle candida, ricoperta da una marea di lentiggini. Era rimasta la stessa, aveva mantenuto quel suo viso da bambina, nonostante avrebbe dovuto avere quasi venticinque anni. Sembrava quasi che il tempo per lei si fosse fermato. Fu in quel momento che i ricordi e la consapevolezza mi trafissero senza pietà, quasi tramortendomi. Anne era stata uccisa dai giganti, quello era solo un miraggio. Smisi di sorridere e abbassai la testa, ecco perché potevo vederla...
Mi sollevò il mento con le dita, confusa.
"Hey, cosa c'è che non va?" Chiese con curiosità mista a tristezza. Amaramente mi allontanai, ripensando a quella giornata terribile, al dolore che avevo provato e a Luna... oh Luna, l'avevo abbandonata durante il momento del bisogno. "Cavolo, sono una pessima amica!" Maledii me stessa per quello che avevo fatto, perché non pensavo prima di fare una stupidaggine?
"Sono morta, non è così?" Domandai schiettamente.
"No, devo prima finire il ricamo." indicò dei ferri, circondati da un filo rosso. Aggrottai le sopracciglia, ciò che mi aveva detto era privo di senso.
"Puoi spiegarmi cosa è successo, allora?" Alzò le spalle e tornò a sedersi, ricominciando a fare la maglia.
"Spero di vederti un giorno." Rispose, confondendomi sempre più. Schioccò le dita, e, dopo ciò, il paesaggio intorno a noi iniziò ad andare in frantumi, un vortice impetuoso infranse e profanò le tenebre.
Disperata, cercai di raggiungerla, non potevo andarmene senza di lei. Stavo per toccarla, la nostra pelle si sfiorò, ero sempre più vicina. Ma, proprio quando stavo per aggrapparmi al suo polso, esso si trasformò in polvere. Una luce potentissima infranse l'atmosfera, trascinandomi via da Anne, ancora una volta. Perché farci incontrare, se poi ci saremo dovute separare così presto?
"Nooo!" Mi ribellai, dovevo portarla con me.
La vidi sussurrare qualcosa, sorridente.
"Ti amo, non dimenticarlo."
"DAMMI LA MANO, ANNE!" Strillai, svegliandomi di soprassalto. Il mio petto si alzava e abbassava freneticamente, mentre il cuore batteva fortissimo contro la cassa toracica. Un forte mal di testa mi tormentava, le tempie volevano esplodere.
Era stato solo un sogno?
Scrutai attentamente la stanza, senza capire dove mi trovassi. Non mi sembrava di essere mai stata qui e, per quanto mi sforzassi, ero incapace di comprendere come fossi arrivata in quel luogo. L'ultima cosa che ricordavo era il campo di battaglia, io che mi gettavo davanti a Luna per proteggerla, poi...il buio più totale. Mi sollevai dal lettino, decisa di trovare risposta alle mie domande. Camminai lentamente verso un grande specchio da parete, ignorando la paura di vedere le condizioni in cui mi trovavo. Inclinai la testa mentre scrutavo severamente il mio riflesso, ero un vero e proprio disastro. La fronte e le mani, sanguinanti, erano fasciate da bende tinte di rosso.
I piedi mi facevano male, le braccia e le gambe erano piene di tagli, ma il dolore più grande era il peso che attanagliava la mia anima.
Avevo perso tutto, forse anche Luna e Aaron. Dovevo andare a cercarli, non potevo vivere senza di loro. Girai la manopola della porta e corsi nel corridoio, avrei voluto gridare, ma mi mancavano le forze.
Sentii l'energia abbandonare il mio debole corpo, caddi per terra. In preda alla rabbia, cominciai a battere i pugni sul pavimento.
"Alzatevi, rispondete ai miei comandi! Siete le mie gambe o sbaglio?"
"Guarda chi abbiamo qui, è un onore fare la tua conoscenza." Girai la testa di scatto, verso la ragazza che aveva parlato. Portava un paio di occhiali davvero strani e i capelli disordinati erano raccolti in una coda. La guardai con sospetto, forse sapeva perché mi trovassi in quel luogo.
"Si può sapere per quale motivo mi fissi" Domandai in malo modo, alzando un sopracciglio. Scoppiò a ridere fragorosamente, sembrava una squinternata.
"Oh niente, sai sei molto conosciuta qui e, beh, devo ammettere che mi sento un po' in soggezione. Comunque mi presento, sono Hanji Zoe." Uffa, perché pensano che mi piaccia sentire certe cose? Non voglio essere idolatrata per quello che faccio, è solo il mio lavoro.
"Okay, buon per te." Dissi ironicamente, provando ad alzarmi, senza alcun risultato. La vidi avvicinarsi e, con fare amichevole, mi porse la mano.
"hai bisogno di aiuto?" sbuffai, odiavo dover pregare la gente. Annuii distrattamente, facendola ridere di nuovo. Una volta afferrato il suo polso, mi tirò su senza fatica. Mormorai un veloce grazie, prima di staccarmi da lei. Non mi piaceva il contatto fisico, soprattutto se si parlava di estranei. Di nuovo, però, persi l'equilibrio e inciampai.
"Attenta, potresti farti male. Sei ancora instabile, perché non torni a riposarti?"
"Tch, dove si trova Luna Evans?" Risposi, cambiando argomento. Si grattò la nuca, mentre mi aiutava a tornare nella stanza.
"Fammici pensare...oh sì! È una cadetta, fa parte della squadra Levi, anche se l'avrei voluta nel mio team. Quel nanetto me la pagherà." mormorò l'ultima frase, stringendo i pugni. Ci sedemmo entrambe sul lettino, una di fronte all'altra, nel silenzio più totale.
Quasi non ci credevo, Luna era diventata un soldato?
Parole: 1226
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