Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚎𝚒𝚐𝚑𝚝𝚎𝚎𝚗

  𝘜𝘯'𝘪𝘯𝘴𝘰𝘭𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘦 𝘶𝘯 𝘢𝘳𝘳𝘰𝘨𝘢𝘯𝘵𝘦

"Devi stare fermo!" La voce di Hanji rimbombava dall'interno della stanza chiusa, insieme ad alcuni lamenti di Eren.

"Ma fa male, cavolo!"

"Vai a piangere da qualcun altro, non siamo una scuola materna."

"Levi, smettila." Lo riprese Erwin all'istante, probabilmente desiderando che mostrasse un minimo di dispiacere nei confronti del ragazzo.

Dopo il processo, Smith e Zöe si erano assicurati di portare via il castano il più velocemente possibile, onde evitare brutti scherzi da parte di qualche gendarme estremista.

Lo avevano trascinato di corsa tra la folla, percorrendo un infinito labirinto di corridoi, finché non decisero di sistemarsi in una saletta della struttura, piccola ma accogliente.

"Credo che questa sia stata la migliore vittoria che avremmo potuto ottenere, nonostante sia accaduto tutto in modo così...violento."

"Tutto okay, adesso s-AH!" Gridò Yeager, facendo allarmare ancora di più me, Mikasa e Armin mentre quest'ultimo tentava di convincere le guardie a farci passare, senza ottenere grandi risultati.

Nonostante non lo dessi a vedere, stavo davvero per perdere la pazienza. Se il biondino avesse fallito con la diplomazia, sarei entrata in gioco io. A volte, specialmente con delle teste calde come quelle, a mio parere le maniere brusche erano più che necessarie.

Scossi la testa, appoggiandola al muro, in modo di ritornare ad ascoltare i discorsi che si stavano consumando dall'altro lato.
"Dimmi una cosa," Cominciò il nano, facendo dei passi verso Eren "hai paura di me?"

"Mi hai appena picchiato a morte, ma mi hai anche salvato la vita...Quindi forse la risposta è no?" Rispose, sapeva che la domanda che gli era stata rivolta fosse, in un certo senso, un modo per metterlo alla prova.

Sentii Ackerman mormorare tra sé e sé, prima di schioccare la lingua. "Meraviglioso, allora niente rancore?"

"Nessuno." Lo rassicurò, tuttavia sembrò ricordarsi di qualcosa e, dal suo tono, capii che fosse leggermente impaurito. "Ma..."

"Ma?"

"Con Mikasa e Kurasa potrebbe essere una storia diversa." Neanche finì di pronunciare la frase, che subito i suoi pensieri trovarono conferma.

"Scusami, che vuol dire che non possiamo entrare?" Scattai in avanti e mi allontanai dalla parete, appena vidi Armin essere scaraventato per terra da uno dei due uomini davanti la porta.

Lo raggiunsi e lo aiutai ad alzarsi, furente. Ne avevo abbastanza di certe scemenze, ora avremo fatto a modo mio.

Tutte le persone nella stanza si precipitarono vicino al legno d'ebano, dove grida attutite filtravano attraverso la superficie di quest'ultimo.

"Signorina, è solo che-" Lo afferrai per la maglia bruscamente, serrando i miei occhi fumanti nei suoi color nocciola.

"SIGNORINA? Signorina!? Chi credi che io sia? Una sempliciotta, per caso? Spero per te che sappia che se volessi, potrei ucciderti, quindi ti conviene lasciarci passare."

"No, ehm, volevo-" Terrore puro trapelava dalle sue parole pronunciate per metà. Lo interruppi di nuovo, mi faceva quasi pena.

"Cosa? Volevi fregarmi, vero? So che è lì dentro, idiota. Smettila di perderti in chiacchiere, o giuro che affonderò le mie lame nella tua..."

L'ingresso si spalancò di colpo, rivelando le figure di Hanji, Erwin e Levi, che mi fissavano dall'uscio sbalorditi. Ero stata colta in flagrante, con il pugno destro in aria e il soldato incollato al muro, mentre mi trovavo in procinto di prenderlo a calci.

Riacquistai immediatamente un'apparente calma, lasciai andare il membro della polizia militare e tolsi le pieghe dalla mia divisa, prima di varcare la soglia.

"Puoi entrare solo tu, i due cadetti non hanno l'autorizzazione per stare qui." Parlò il sopracciglione, richiudendo subito l'entrata alle mie spalle.

"Grazie, è stato davvero così difficile aprire una dannata porta?" Sputai con ironia verso Smith, che si voltò nuovamente a guardarmi.

I miei capelli, leggermente disordinati, ricadevano sul mio viso arrossato, tanta era la rabbia che scorreva dentro le mie vene, mentre feci vagare gli occhi tra i presenti nella stanza.

Corsi dal ragazzo ferito, un sorriso confortante illuminò la mia faccia. Mi inginocchiai al suo fianco e iniziai a ispezionare ogni centimetro del suo corpo, proprio come avrebbe fatto Mikasa se fosse stata lì.

"Come ti senti? Quel mentecatto ti ha davvero fatto saltare un dente? La testa ti fa male? Ti ricordi come mi chiamo? In che anno siamo?"

Okay, credo di star esagerando, di questo passo lo spaventerò.

"Grazie, Kurasa, stai tranquilla."

"Eh? Non mentirmi, Yeager." Ribattei di rimando, avvicinandomi alla sua bocca, per vedere da dove fosse caduto il canino.

"Non devi preoccuparti, sta davvero bene." S'intromise Erwin e mi mise la mano sulla spalla.

Lo trucidai con lo sguardo e mi alzai di scatto, dopo aver schiaffeggiato il suo palmo.

"Tocca a me decidere come realmente si sente. Pensavi che avrei lasciato che il tuo cane da guardia lo picchiasse, senza venire a controllarlo di persona?"

Levi alzò gli occhi al cielo, era l'unica cosa che poteva fare per non perdere le staffe. "Senti, io-"

"Stai zitto, mi occuperò di te più tardi." Lo stoppai subito, puntando il dito contro di lui.

Inarcò un sopracciglio, annoiato.
"Mocciosa, porta rispetto verso tuoi superiori. Soprattutto ricorda che, se volessi, potrei cacciarti dal team."

"Uhh, è così che stanno le cose?" Dissi, avvicinandomi in modo che ci trovassimo a pochi centimetri di distanza. "Beh, non credo che mi importi."

Digrignò i denti, mi fissò intensamente, alla ricerca di un appiglio per ribattere a tono. "È la mia squadra e, di conseguenza, la mia decisione."

"Divertente, ma non mi interessa." Cinguettai, senza scollare lo sguardo dal suo, mantenendo un ghigno sbilenco sul volto. Sapevo che un simile atteggiamento lo infastidisse a morte e, ciononostante, non avevo intenzione di smetterla.

Mi piaceva farlo incazzare.

"Non farti mordere di nuovo." Mi minacciò e si rimboccò le maniche della camicia bianca.

"Vuoi finire quello che abbiamo iniziato? Dovremmo legare il tuo padrone in modo che non ci interrompa." Scrocchiai le dita, volevo che capisse le mie intenzioni.

"Sei insolente."

"Tu altezzoso."

"Disobbediente."

"Arrogante."

"Smettetela entrambi!" C'interruppe Erwin, usando il suo corpo come barriera tra di noi, mentre noi continuavamo a fissarci, con gli
occhi illuminati dalla rivalità. "Ho un'idea."

"Oh, una brillante, immagino." Commentai con ironia, guadagnandomi una gomitata nelle costole da parte di Levi.

"Zitta."

"Fammi chiudere tu la bocca, nano!"

"Nano? Ma se sei a malapena alta quanto me."

"Oltre ad essere stupido sei anche cieco, fantastico."

"Basta! Fermatevi, sembrate una vecchia coppia sposata." Gridò Hanji, allontanandoci tra uno sbuffo e l'altro. Si sentiva come se avesse a che fare con dei bambini e, in fin dei conti, non potevo biasimarla. 

Tutte le volte che ci vedevamo, puntualmente, rischiavamo di prenderci a calci, ma non era colpa mia.

"Eren, alzati. Prima ti porto da Mikasa e Armin, poi in infermeria. Hai bisogno di un vero medico." Ignorai il commento su me e Ackerman, riportando l'attenzione sul ragazzino ferito. Gli porsi la mano, per aiutarlo ad alzarsi da quello sporco divanetto.

L'afferrò subito, entusiasta di poter rivedere i suoi migliori amici.
"Oh, Kurasa, non preoccuparti. Ho già fatto i miei controlli, sono pure riuscita a prelevare un campione, guarda." Disse, indicando un dente, appena tirato fuori dalla tasca.

Che schifo.

"Ew, okay, sei inquietante." Risposi con una strana smorfia sulle labbra e, seguita dal castano, mi diressi alla porta.

"Non hai sentito la quattrocchi?" Levi si fece strada verso di noi, le braccia ricadevano saldamente lungo i fianchi.

Ridacchiai e mi girai, perché doveva sempre trovare un pretesto per litigare? Per una benedettissima volta, non poteva semplicemente limitarsi a stare in silenzio?

"Certo, per questo l'ho ignorata. Voglio portarlo in un posto in cui le infermiere non muoiono dalla voglia di ficcargli una sonda nel..."

"Kurasa!" Strillò Eren imbarazzato, mentre il suo viso acquistava un colorito rosso cremisi. Sapeva benissimo dove stessi per andare a parare e, di sicuro, desiderava che fossi un po' meno bruta di fronte ai nostri comandanti.

Erwin, sorridendo alla reazione del ragazzo, scosse il capo. Eravamo tutti così infantili ai suoi occhi...
"Va bene, una seconda opinione non fa mai male." Ci diede il via libera per lasciare la stanza, in modo così da spegnere ogni tentativo del nano di farmi arrabbiare.

"Grazie, tu sì che mi capisci." Esultai, prima di fare la linguaccia agli altri due e guardare Eren. Lo presi sottobraccio, ripensando a Mikasa e Armin che attendevano con ansia di rivederlo.
"Ora su, ci sono i tuoi compagni che ti aspettano."

Stavamo finalmente per varcare l'uscio, quando la voce del nostro comandante rimbombò alle nostre spalle.
"Meghami, Yeager! Domani mattina siate pronti all'alba, non ammetterò ritardi."

"Ahh, lo detesto." Borbottai senza farmi sentire dal diretto interessato, capendo che mi avesse lanciato di proposito una frecciatina.

"Beh, se ti può sollevare, credo che il sentimento sia reciproco, ahaha."

Così uscimmo, fianco a fianco, il suo braccio avvolto intorno al mio e lo stomaco che, senza un motivo preciso, continuava a contorcersi dolorosamente.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro