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8. Ho notato una cosa di te

JIMIN

Mi avvicinai cautamente a lui, mettendogli una mano sulla spalla e guardandolo con un'evidente preoccupazione dipinta in volto.
Lui sobbalzò quasi spaventato al primo contatto con la mia mano, ma, poi, quando si accorse che quel gesto l'avevo compiuto io si rilassò, rivolgendomi uno sguardo quasi sollevato.

"Finalmente sei qui. Ti sto scrivendo da più di mezz'ora" mi urlò nell'orecchio, facendomi sentire terribilmente in colpa per aver lasciato il telefono nel mio appartamento, convinto che non mi sarebbe servito a niente.
"S-scusa, non mi sono portato dietro il telefono" balbettai quasi disorientato, aggrottando ancora di più le sopracciglia nel momento in cui Jungkook si tirò il cappuccio ancora più davanti agli occhi e le maniche ad avvolgergli le mani.

"Kook, che hai?" gli chiesi solamente, accorgendomi solo dopo qualche secondo che l'avevo chiamato con il soprannome che usava la mia testa quando mi permettevo di pensare a lui.
"Non ce la faccio più a stare qui" mi rispose lui con aria quasi disperata, prendendomi, poi, per il polso e guidandomi fuori da quell'appartamento senza nemmeno salutare i ragazzi che ci avevano invitati.

Solo dopo questo gesto si tolse il cappuccio della felpa e si passò una mano tra i capelli, rivolgendomi, poi, un'occhiata piuttosto dubbiosa.

"Ed ora?" gli chiesi in tono divertito, non capendo nemmeno perchè fossimo finiti in quel corridoio.
Lui si guardò un po' in giro, probabilmente cercando di capire cosa diavolo dovesse rispondermi.

Dopo qualche secondo riportò lo sguardo su di me, chiedendomi: "Hai voglia di venire da me?".

Io rimasi paralizzato per qualche secondo dopo quella domanda, ma, poi, annuii lentamente, iniziando a seguirlo nel momento stesso in cui iniziò ad incamminarsi verso la sua porta di casa.
Me la aprì, facendomi cenno di entrare con la testa, cosa che io feci subito dopo.
Iniziai a guardarmi attorno con meraviglia, soffermandomi sulle macchie casuali di pittura blu presenti sui muri del soggiorno e della cucina.

"Wow..." mormorai solamente, notando, poi, il fatto che tutto l'arredamento si abbinasse e quelle spruzzate di colore.
"Non te la immaginavi così, eh?" mi chiese lui non appena mi raggiunse, posando la schiena sullo stipite della porta della cucina.

"In che senso?" gli risposi in tono stranito, non riuscendo a capire.
"Ho sentito mille teorie su come la casa dello "psicopatico dell'università" dovesse assomigliare a quella di un serial killer. Quindi non mi stupirei se queste teorie le avessi sentite anche tu" mi disse lui in tono amaro, abbassando, poi, la testa e guardandosi le scarpe per più di qualche secondo.

"Mi dispiace girino questi voci su di te" mormorai solamente, senza sapere che altro avrei potuto dirgli per farlo stare meglio.
"Ormai ci ho fatto l'abitudine. Le loro parole non mi scalfiscono nemmeno più".

Rimasi in silenzio, sperando che quella situazione allo stesso tempo imbarazzante e triste finisse il prima possibile.

"Ti porto sul terrazzo. Ho una bella vista" mi disse dopo un po', cambiando completamente tono rispetto alle parole che aveva detto precedentemente.
Io lo guardai aggrottando le sopracciglia e piuttosto scettico, pensando, dentro di me, che dal mio, di terrazzo, si vedeva un muro di cemento...

Fu nel momento in cui misi piede sul cemento piastrellato che mi resi conto che Jungkook aveva proprio ragione.
Aveva messo delle luci soffuse a contornare la finestra e due sedie accanto ad un tavolino.
Allungai lo sguardo e notai il mare in lontananza, contornato da migliaia di grattacieli enormi.

"Ma...perchè il tuo terrazzo è mille volte più bello del mio?" gli chiesi in tono ironico subito dopo, girando lo sguardo verso di lui e ritrovandolo al mio fianco.
"Perchè io ho scelto il lato bello del condominio" mi rispose, poi, nello stesso tono, avvicinandosi alla balaustra e poggiandoci sopra i gomiti.

Io lo imitai, restando lì, in silenzio, a guardare il mare in lontananza per più di qualche minuto.

"Ti sei mai innamorato, Jimin?" gli sentii chiedere dopo un po', sobbalzando per la sorpresa.
"Sì" risposi solamente, abbassando involontariamente lo sguardo.
"E com'era?".
"All'inizio era tutto perfetto. Credevo che lui fosse "la mia anima gemella". Inutile dire che mi sono sbagliato..." gli risposi con sincerità, riposando lo sguardo sul profilo del suo corpo.

"E tu?" gli domandai dopo un po', preoccupandomi leggermente per il fatto che non avesse risposto niente alle mie parole.
"No. Nel senso, sono stato con qualche ragazzo, tanti anni fa, ma...nessuno mi ha fatto provare qualcosa di serio" mi disse con leggerezza, rivolgendomi, poi, un sorriso di circostanza.

Rimasi lì a fissarlo dopo quelle parole, riposando, per l'ennesima volta, gli occhi sulle sue labbra.
E, ve lo dico, se non fossi scappato da Busan a gambe levate solamente perchè mi avevano spezzato il cuore avrei già tentato di baciarlo giorni prima.

Ma...credevo che fosse ancora troppo presto per rigettarmi nella braccia di qualcuno con il rischio che lui non mi prendesse.
Soprattutto se quel qualcuno sembrava avere un passato difficile come il mio esattamente come Jungkook.

"Ho notato una cosa di te" gli dissi, però.
"Cioè?".
"Che quando sei in compagnia e ti diverti ti senti quasi in colpa. O che, invece, fai di tutto per non divertirti. Persino stare con la schiena posata al muro e lo sguardo basso sul telefono".

Lui fece solo una risata amara, girando, poi, la testa verso di me ed incontrando il mio sguardo quasi indagatore.

"Lo so. Ma, te lo dico sinceramente, non lo faccio apposta. So solo che appena mi rendo conto che mi sto divertendo o che mi è spuntata una risata fin troppo euforica sul volto mi sento la persona peggiore sulla faccia della Terra.
Perchè, dopo quello che ho fatto, non dovrei avere il diritto di divertirmi" mi rispose dopo un po', iniziando a mordersi il labbro inferiore quasi dal nervoso.

"Non hai mica ucciso qualcuno..." mormorai ad un tono di voce bassissimo, non riuscendo veramente a capire da dove derivassero tutti quei pensieri orribili sulla sua persona.
"No, ma ho lasciato che sparisse senza nemmeno accorgermene per qualche ora" ribattette lui in tono secco, abbassando, poi, lo sguardo e girando la testa per non farmi vedere che una lacrima gli stava per scendere dall'occhio destro.

Io rimasi solamente lì impassibile, non riuscendo a capire cosa volesse dire quello che avevo appena sentito.
Perchè, no, per me non aveva assolutamente un senso...

L'unica cosa che sapevo è che dopo quella rivelazione il rapporto tra di noi non sarebbe più stato quello che avevamo avuto in quei pochi giorni.
Non so effettivamente cosa cambiò quel giorno con tutte quelle parole che ci eravamo detti sul terrazzo di casa sua.
Ma, ve lo giuro, le cose, da quel momento in avanti, furono totalmente diverse...

SPAZIO AUTRICE:
Buongiorno a tutti quelli che sono arrivati fin qui❤️.

Che dire? Questa storia è un po' il punto di incrocio dei miei ultimi stili di scrittura...e spero vi possa piacere.

Le storie passate di Jimin e di Jungkook saranno un po' drammatiche, già vi avverto.

Ma, nonostante questo, avremo dei momenti di ironia grazie al nostro carissimo Hobi, che, in questa storia, ha esattamente la personalità di Francescabardu . E vi giuro che non sto scherzando😂.

E...niente, fatemi sapere cosa pensate di questi primi capitoli e ci sentiamo nel prossimo✌🏻❤️.

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