33. Jungkook non è Minkun, mamma
JIMIN
"Jiminie, fatti abbracciare dalla mamma" fu la prima cosa che mi sentii dire nel momento in cui mio padre aprì la porta della mia casa natale e mia madre mi corse incontro quasi con euforia.
Strinsi quest'ultima in uno dei soliti abbracci che ci riservavamo quando non ci vedevamo da un po'...e, ve lo dico, solo in quel momento mi sono reso conto di quanto mi fosse realmente mancata.
"Figliolo, sono fiero di te" mi disse mio padre, con un sorriso dipinto in faccia, nel momento in cui le braccia di mia madre si slegarono dal mio corpo, posandomi una mano sulla spalla e stringendola amorevolmente.
"Mi dispiace di non essere riuscito a farvi venire al pranzo..." mormorai dopo un po', seriamente dispiaciuto dal fatto che mi fossi dimenticato dei festeggiamenti, preso com'ero da quella tesi, e che, quindi, quando ho organizzato tutto all'ultimo momento non ho avuto il tempo materiale per riuscire a prenotargli un treno in modo da raggiungerci.
"Non fa niente, Jimin. Lo sai. Poi, che avremmo fatto noi due vecchi in mezzo a te ed a tutti i tuoi amici?" mi rispose mio padre con aria divertita, spostandosi, poi, in cucina per iniziare a cucinare il pranzo.
"Non siete mica vecchi..." esclamai con disappunto, prendendo la mano di mia madre e portandola fino al salotto, dove la feci sedere sul divano.
Io, ovviamente, trovai rifugio nella "mia poltrona", dove mi accoccolai a gambe piegate.
"Gli anni passano per tutti, tesoro. Comunque, a proposito di amici, Jungkook come sta?" mi disse mia madre andando avanti con il discorso, facendomi riposare lo sguardo su di lei.
"Bene. Ma...perchè me lo chiedi solo ora che papà non è più con noi?" le domandai quasi sulla difensiva, sperando che non ci fosse dietro quello che temevo.
"Tranquillo, Jimin, a tuo padre Jungkook piace. O, almeno, da quello che ci hai raccontato di lui e dalle poche parole che gli abbiamo sentito dire in quella famosa videochiamata qualche settimana fa è così. Lui...è solo spaventato dal fatto che tu possa soffrire di nuovo. Sai, Minkun l'ha trattato quasi come uno di famiglia e, poi, lui ha fatto quello che ha fatto...
Quindi non mi stupisce più di tanto il fatto che si senta in questo modo" mi spiegò lei con leggerezza, rivolgendomi, poi, un sorriso di circostanza.
"Jungkook non è Minkun, mamma" le risposi con sufficienza, chiedendomi come non avessero fatto ancora ad accorgersene.
"Lo so. E lo sa anche tuo padre, fidati. Ma...dopo quello che ti ha fatto è normale che abbiamo ancora paura.
Forse, se ce lo facessi conoscere seriamente le cose potrebbero migliorare..." azzardò a dirmi dopo qualche secondo, aspettando la mia risposta con occhi curiosi ed indagatori.
"Effettivamente la prossima volta che vengo qui a trovarmi potrei portare anche lui..." mormorai in tono imbarazzato, ben sapendo, inoltre, che fosse la stessa cosa che avevo promesso il giorno prima a Jungkook.
"Perfetto. Lo vado a dire a tuo padre. Tu aspettami qui che, così, poi mi racconti tutti i "gossip" dell'ultimo periodo" aggiunse lei con gioia, alzandosi dal divano e raggiungendo mio padre in cucina, posandosi con il mento sulla sua spalla e guardandolo con uno sguardo pieno di amore.
Niente da dire a questo punto, se non che quella scena mi faceva sorridere ogni volta che la vedevo...
*******
"Kook, non sono via nemmeno da un giorno. Cos'è sta chiamata improvvisata?" chiesi in tono assonnato a Jungkook, passandomi le dita sugli occhi nel tentativo di darmi una svegliata.
Perchè, sì, mi ero addormentato prima delle dieci di sera...
"Non lo so. Forse già mi mancavi" mi rispose lui con imbarazzo, facendomi sorridere all'istante.
Peccato che, poi, l'enorme rumore di sottofondo, che sembrava quello di qualcosa che fosse caduto, mi fece assumere un'espressione confusa.
"Ma...che sta succedendo?" chiesi, infatti, cercando di rendermi la situazione più chiara.
"Non ne hai idea. Praticamente, circa due ore fa, Hobi si è presentato alla mia porta in lacrime, dicendomi che in questi ultimi sei mesi si è continuato a sentire con Doyoung di nascosto, iniziando quasi una sorta di "relazione a distanza", visto che lui abita in Cina, e, ora, è a dir poco disperato perchè non si fa sentire da giorni" mi spiegò lui con aria sbrigativa, facendomi sbarrare gli occhi.
"Rallenta un attimo. Quel Doyoung?" gli domandai in tono incredulo, non riuscendo veramente a capire perchè ci avesse nascosto una relazione di sei mesi.
"Beh, sì. Non ci credevo nemmeno io quando mi ha detto tutto questo. Ma, poi, quando mi ha raccontato del sorriso che ha visto quando è andato in Cina da lui a trovarlo, ovvero esattamente quando ha detto a noi che sarebbe andato una settimana da dei parenti, e di tutte le loro conversazioni in videochiamata su Skype, non ho potuto non pensare che fosse la verità.
E...il fatto che Doyoung non si faccia sentire da un po' lo sta facendo a pezzi, Jimin.
Solo che non ho idea di come potrei aiutarlo. Insomma, non sono nemmeno stato in grado di togliermi un cappuccio dalla faccia per anni...come posso capire cosa fare per far sentire meglio Hobi?" mi rispose in preda a mille insicurezze, non capendo minimamente che l'unica cosa che dovesse fare era ascoltare, proprio come aveva fatto con me.
"Se Hobi è venuto da te un motivo ci deve essere, no? Sei un ottimo ascoltatore, Kook. Sfrutta questa cosa anche in questa situazione" gli dissi con calma e serenità, facendo aprire automaticamente le mie labbra in un sorriso.
"Perchè sai sempre cosa dire in ogni dannata situazione?" mi chiese in tono ironico, ringraziandomi, subito dopo, per le parole che gli avevo appena detto.
"Ho parlato con i miei, comunque. La...prossima volta che vengo qui ti porto con me" aggiunsi poco prima che chiudesse la chiamata, quasi d'impulso.
"Davvero?" mi domandò con voce euforica, facendomi immaginarlo saltellare dalla gioia nel pianerottolo.
"Certo".
Dopo queste parole si aprirono svariati secondi di silenzio, che furono colmati solo quando Jungkook disse delle parole semplicissime, che, però, per me hanno significato quanto un macigno.
"Non vedo l'ora che torni" mormorò con voce soffusa, aggiungendo, poco dopo, che dovesse chiudere la chiamata per andare a preparare una tisana calmante per Hobi, visto che ne aveva bisogno.
Io lo salutai calorosamente, pensando che nulla avrebbe mai potuto rovinare tutto quello che era venuto a crearsi tra di noi.
O, almeno, questo era quello che credevo...
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