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20. Io ti ho sempre mentito

JIMIN

Ero seduto a gambe incrociate sulla spiaggia quando mi arrivò il messaggio di Jungkook.

Andare lì, in quel posto che in passato aveva significato tanto per me, è stata la prima cosa che ho fatto dopo aver salutato i miei genitori ed aver posato la valigia in quella che è stata camera mia fino a meno di un anno prima.

Risposi rapidamente a Jungkook, rendendomi conto che, sebbene non lo vedessi da sole dieci ore, mi stava già salendo quasi un vuoto allo stomaco al pensiero che non l'avrei rivisto fino a due giorni dopo.

Solo dopo questo gesto rimisi il telefono nella tasca dei jeans, riposando il mio sguardo sul mare ed iniziando a pensare a tutte le volte che, in quel luogo, non ero venuto da solo.

Quando Minkun passava a Busan a trovarmi, lui ed io venivamo sempre su quella precisa spiaggia, che fosse estate o che fosse inverno.
Parlavamo del nulla, come sempre, e, poi, ci baciavamo senza mai smettere fino a quando mia madre non mi chiamava per dirmi che era il caso che rientrassimo.

Senza contare quello che, dopo, facevamo in camera mia sperando di non essere sentiti.
Mani che si sfioravano e si toccavano ovunque, gemiti repressi e quel diavolo di sostegno del letto che continuava a cigolare se Minkun dava delle spinte un po' troppo forti.

Tutti quei ricordi, in quel momento, iniziarono a viaggiare nella mia mente quasi in un vortice, facendomi realizzare che, nonostante in dei momenti fossi stato felice, la maggior parte del tempo che ho passato con Minkun mi sono sentito "indesiderato".

Ma ero così cieco e così perso di quel ragazzo, in realtà egocentrico e manipolatore, che non mi ero reso conto di nulla di tutto ciò fino al momento in cui sono tornato, da solo, sulla dannata spiaggia dove mi sono innamorato delle sue parole vuote e dei suoi modi di fare quasi finti.

E, rendendomi conto di tutto questo, ho anche capito che, per riuscire a lasciar andare definitivamente questa faccenda, avevo bisogno di dire la verità anche all'unica persona che avrebbe dovuto saperla fin dall'inizio.

L'unica che, dopo quello che era successo, mi era stata accanto passo per passo nella mia fisioterapia di recupero.

L'unica che, nonostante fossi diventato un automa vivente, ha sempre cercato di farmi tornare quello che ero prima di lui.

*******

"Ma come? Sei già qui? Io non ho ancora iniziato a preparare la cena" mi chiese mia madre con aria quasi preoccupata non appena mi vide entrare dalla porta di casa, affrettandosi, subito dopo, verso la cucina.
"Non serve che prepari adesso. Sinceramente, speravo di parlare un po'" le dissi con sincerità, alzando leggermente le spalle ed andandomi a sedere sulla poltrona rossa, un po' malandata, che era sempre stato il mio piccolo rifugio, quando qualcosa andava storto, da bambino.

"Certo. Di cosa vuoi parlare?" mi rispose mia madre nel suo solito tono felice, accomodandosi sul divano di fronte a me accavallando le gambe.
"Del motivo per cui sono venuto qui...dopo così poco tempo da quando me ne sono andato".

Vidi mia madre sbarrare gli occhi, ricomponendosi qualche secondo più tardi e facendomi un cenno con la mano per invitarmi a parlare.

"Mamma...io ti ho sempre mentito sul mio incidente. Che poi, in realtà, non è stato nemmeno un incidente" mormorai a fatica dopo qualche secondo e dopo più di qualche respiro, quasi sentendomi come se avessi lasciato andare un macigno dal petto invece che solamente qualche parola dalla bocca.

Azzardai uno sguardo nella sua direzione, per capire che emozione stesse passando sul suo viso, ma l'unica cosa che notai fu indifferenza.

"Lo so" mi rispose dopo qualche secondo, causando un forte aumento della velocità dei battiti del mio cuore ed un improvviso vuoto allo stomaco.
"C-come?".

"Jimin, tu mi hai detto che è stato un incidente e che hai perso l'equilibrio mentre ti stavi dirigendo verso uno dei bagni al piano superiore del teatro una cosa come cinquanta volte, ma...io ho capito subito che, da quella rampa di scale, non avresti potuto romperti la caviglia a meno che qualcuno non ti avesse spinto.
Poi, quando ho visto Minkun con quella sua finta aria spaventata e drammatica in cima alla rampa di scale, circondato da tutta la sua compagnia di esaltati, ho semplicemente fatto due più due.
Ho sempre fatto finta di niente perchè credevo che, prima o poi, la verità sarebbe uscita da te. E ho continuato a sperarci per mesi. Poi, però, mi sono resa conto che tu non hai mai visto Minkun per quello che era veramente, fin dall'inizio. E, capito questo, mi è diventato piuttosto chiaro il motivo per il quale avevi mentito. Volevi solamente proteggerlo.
Eri solamente un "ragazzino" riempito dal suo primo amore, convinto che la persona in questione non avrebbe mai potuto fargli una cosa del genere. Probabilmente sarai pure convinto che non l'avesse fatto apposta, innamorato com'eri.
La realtà era che Minkun non era il ragazzo per te. Egoista, manipolatore, interessato solo ai suoi interessi ed al suo successo...
Ma, probabilmente, se te l'avessi detto un anno fa mi avresti solamente detto che mi sbagliavo e saresti uscito da questa casa sbattendo la porta.
E forse, a pensarci adesso, sarebbe stato meglio rispetto a quello che è successo...
Una cosa, però, io mi sto domandando adesso: cos'è cambiato nella tua vita che ti ha spinto a dirmi la verità dopo così tanto tempo?".

Dopo quella spiegazione rimasi un po' interdetto, pensando, subito dopo, che mia madre aveva ragione in ogni punto del suo discorso, dall'inizio alla fine.

Solo dopo questo pensiero le raccontai di Jungkook e di tutto quello che era successo nelle ultime settimane, aggiungendo che, se volevo veramente ricominciare con qualcun altro, tutta la storia di Minkun avrei dovuto buttarmela, finalmente aggiungerei, alle spalle.

"E seriamente stai pensando di "riniziare" con un ragazzo dal passato difficile quanto il tuo?" mi chiese lei un po' scettica, probabilmente non riuscendo a capire assolutamente niente del comportamento mio e di Jungkook dal momento in cui ci eravamo conosciuti fino al giorno precedente a quello.

Ma, fidatevi, non la biasimavo visto che non stavo capendo niente pure io...

"Non si può scegliere, mamma. Succede e basta" le risposi io con leggerezza, alzando le spalle e, poi, rivolgendo lo sguardo sul muro, dove è sempre stata appesa una mia foto da piccolo, di fronte a me.

"Questo Jungkook vale il rischio di poter soffrire di nuovo? Perchè...lo sai, vero, che potrebbe succedere?" mi avvisò lei, probabilmente per dissuadermi dall'idea di infilarmi in una nuova relazione quando ero a malapena riuscito a rimettere insieme i pezzi del mio cuore da quella precedente.

Io annuii con aria convinta, consapevole, però, anche del fatto che poter finalmente "stare" con Jungkook sarebbe stata la cosa migliore che avrei potuto fare per trovare la mia piccola felicità.

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