Cenere
Le lettere bruciarono con una facilità tale che i presenti si sentirono dei mostri. Come se cercassero di mandare via Allison con la forza, dimenticando ogni volta che era appunto per lei che lo facevano.
La carta bruciava sul ceppo del Nemeton, scelto appositamente in memoria dell'arciera in onore dell'ultima battaglia combattuta con lei che avevano voglia di ricordare.
Dovevano solo aspettare che le lettere si trasformassero in cenere e se ne sarebbero potuti andare.
Scott si sorprese con le lacrime agli occhi e se li sfregò, nel tentativo di cacciarle. Lydia lo osservò, nelle sue stesse condizioni, e gli strinse la mano, comprensiva.
«Non abbiamo pianto per la sua morte insieme i giorni seguenti all'accaduto, non vedo perché non dovremmo farlo ora» disse la ragazza con la voce incrinata.
Scott annuì, nonostante non sapesse nemmeno lui perché lo faceva.
Strinse la mano di Stiles, accanto a lui, che pareva essere assente, frastornato.
L'unico segno di veglia che diede fu la stretta alla mano di Derek, accanto a lui.
Derek poggiò una mano sulla spalla di Argent.
Argent prese con una strana smorfia quella di Isaac.
Isaac posò la sua sul braccio di Jackson.
Jackson prese infine quella di Lydia, completando il cerchio.
Scott sentiva che non bastava che si fossero riuniti solo per piangerla, voleva fare qualcosa.
Gli scappò un singhiozzo.
Come poteva fare qualcosa? Non aveva potuto fare niente allora, che cosa poteva fare per salvarla a distanza di anni?
«Ti ho rimpiazzata, Allison. Non si è trattato di 'andare avanti', ho solo messo qualcuno al tuo posto per non pensarti. Ti ho tradita, Ally. Perdonami, ti prego» singhiozzò.
Al diavolo la dignità, stava perdendo il controllo per una buona causa.
Lydia, invece, seppur con la voce rotta appariva più forte.
«Anch'io l'ho fatto, sorellona. Ho tentato di farmi piacere Malia e Kira quanto mi piacevi tu, con scarso successo. Nessuna di loro riuscirà a prendere il tuo posto. Perdonami per essere stata così stupida» disse, stringendo la presa sulla mano dell'amico.
Jackson tossì, a disagio.
«Ecco, Allison, emh. Perdonami per aver cercato di dimenticarti solo per stare in pace con me stesso» fece, imbarazzato.
Scott fissò Isaac, timoroso.
Il ragazzo non aveva nulla di cui scusarsi, lui sì che era stato un amore perfetto. Non aveva ucciso nessuno dei suoi parenti, non l'aveva tradita, non l'aveva rimpiazzata e l'era stato fedele fino alla fine.
Lo sguardo del ragazzo incrociò il suo.
«Ho odiato te e Scott per i cinque minuti successivi alla tua morte. Poi ho capito che non era giusto e che se avevi scelto lui era perché lo amavi. E non avrei potuto farci niente» guardò Scott con rancore e dispiacere. «Perdonami se non sono stato abbastanza.»
L'Alfa si scusò con gli occhi ed Isaac annuì, come per dire che era tutto a posto.
«Se dite a qualcuno che mi sono messo a piangere davanti a delle lettere bruciate appendo quei vostri bei sederi da lupacchiotti sul muro d'ingresso» annunciò Chris, con il volto rigato dalle lacrime. «Mentre Lydia e Stiles verranno appesi a testa in giù nel mio scantinato.»
I ragazzi ridacchiarono, tranne Derek, che alzò gli occhi al cielo.
«Sono stato un pessimo padre, un insegnante troppo severo ed un capo spietato. Sono stato un idiota in varie occasioni, ho messo a repentaglio la vita di coloro che amavi tentato di agire per il tuo bene, sbagliando» cominciò, quindi. «Mi sbagliavo su un sacco di cose e tu sei stata l'unica mia vittoria. Non fai parte dei miei errori, Allison. Perdonami.»
Derek si schiarì la voce, a disagio, ma serio.
«Allison,» disse. «scusa per aver fantasticato su modi diversi e spietati per torturarti, quando in realtà avrei voluto proteggerti da me e da Kate. Desideravo ardentemente che non fossi come lei, anche se temevo che l'unica maniera fosse che sembrassi una di noi. Perdonami se ho portato rancore verso la tua famiglia e se mi sono accorto troppo tardi di quanto perfetta fossi in realtà.»
Chris lo guardò riconoscente e Derek gli sorrise, sorprendentemente dolce.
Scott rimase stupito ma non disse niente.
Calò un silenzio improvviso, mentre le ultime fiamme si spegnevano lentamente.
Mancava qualcosa, ma nessuno ebbe il tempo di farlo notare che Scott sentì la mano dell'amico tremare.
Si voltò a guardarlo insieme a tutti gli altri e vide che era scosso dai singhiozzi, tremava e piangeva in modo incontrollato.
«È solo colpa mia se sei morta. Avete sentito? Sono io che ho ucciso Allison!» esclamò tra le lacrime. «Potete fare finta di non pensarlo, ma sapete benissimo che è così.»
«Stiles, non dire così...» provò a intervenire Lydia, mentre era chiaro che le parole e lo stato del ragazzo la distruggevano.
Quello rise istericamente.
«Oh tesoro mio, non preoccuparti. Dopotutto sei sempre stata attratta dai bad boy, no?» domandò. «Bulli, lupi mannari nemici, mastini infernali... Un assassino è l'apice del desiderio.»
Scott gli tirò un braccio.
«Smettila Stiles, nessuno pensa che sia colpa tua.» lo interruppe.
«Questo vuol dire che non ci avete riflettuto molto.» replicò, cupo. «Sapete che era la mia migliore amica? Sapete che veniva quasi ogni notte in camera mia? Ovviamente quando non era con voi due.»
I due ragazzi ammutolirono, incapaci di capire cosa pensare.
«Parlavamo e bevevano caffè fino al mattino. E ridevamo, io la facevo ridere sempre. Si trattava solo di questo ed era bellissimo. Beh, tranne una volta che per sbaglio ci siamo baciati, ma è stato un caso isolato.» cominciò a raccontare, distrutto. «Avete sentito? Lydia, ho baciato la tua migliore amica. Scott, ho baciato il tuo vero amore. Come può non essere colpa mia nemmeno questo?»
Si era definitivamente staccato dal cerchio e si teneva la testa tra le mani, piangendo a dirotto.
Strinse gli occhi desiderando solo di morire in quell'istante.
Non gli importava, non gli importava più di nulla. Aveva ucciso la sua migliore amica. E questo era quanto.
Un paio di braccia lo circondarono e Stiles aprì gli occhi, trovandosi immerso nella felpa di suo fratello.
«Sei stato tu a ucciderla, ma non volevi farlo.» mormorò. «E se vi siete baciati è perché stavo deludendo entrambi.»
«Ma...»
«Sta zitto Stiles, fratello.» gli ordinò. «Stai zitto.»
E così lui fece.
Abbracciò il ragazzo e pianse le ultime lacrime silenziose.
Poi si staccò e tornò al suo posto, mentre Scott scambiava il suo con quello di Lydia.
«Ti ho delusa?» chiese imbarazzato il ragazzo.
Lei gli sorrise e gli prese la mano, con un singhiozzo.
«Io vi ho delusi. Avete pensato che non doveste dirmelo. Ma non cambia nulla, non ce l'ho con te. Nessuno ce l'ha con te.» rispose.
Jackson guardò la mano che Scott gli porgeva.
«Devo prenderti per mano, McCall?» domandò.
«Già, a meno che tu non abbia qualcosa in contrario.» disse.
Il ragazzo scrollò le spalle ed afferrò la mano dell'Alfa.
Il cerchio tornò unito e Lydia chiuse gli occhi.
«Allison.» disse, quasi gridando. «Ti lasciamo andare.»
Le sue parole rieccheggiarono per il bosco, facendo volare via qualche uccellino spaventato.
La cenere delle lettere bruciate vorticò verso l'alto e poi sparì.
I ragazzi rimasero in attesa di qualcosa di più, come dire, importante. Si aspettavano che il Nemeton prendesse fuoco o che fosse colpito da un fulmine. Effetti speciali un po' più intensi.
Poi, all'improvviso, apparve.
«Allison.» osservarono all'unisono.
«Sei qui.» disse Isaac.
«Non è lì, è davanti a me.» replicò Derek.
«È davanti ognuno di noi.» precisò Lydia, che poteva vederle tutte.
SCOTT
«Oddio Scott, sei cresciuto tantissimo.» notò, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
Mi gettò le braccia al collo e sentii distintamente il suo profumo.
Provai a metterle le braccia sulla schiena e quando toccai la sua felpa con la mia scoppiai a piangere.
«Mi sei mancata tantissimo.» sussurrai, stringendola.
«Ma se sono sempre stata qui!» esclamò ridendo.
La sua risata.
Dio la sua risata.
«Ti amo, Allison. Te l'avevo detto?» chiesi, aggrappandomi a lei come un disperato.
«Ti amo anch'io, Scott. Ed a quanto pare non amerò nessuno come amo te. Ma tu devi amare un'altra, prima o poi. Me lo prometti?» mormorò.
«Non posso.» risposi.
«Sì che puoi, lo farai. Sappi che io ti amerò per sempre, a quanto pare. Sono qui che te lo dico e voglio che tu te lo ripeta. Sei sempre stato meglio di me. E ti adoro per questo.» disse.
LYDIA
Gridai.
Ero disperata e lei pure.
Mi abbracciò con slancio ed io feci lo stesso.
«Rimani, ti prego, rimani.» singhiozzai.
«Non posso. Cristo, mi manchi così tanto, sorellina.» pianse lei.
Rimanemmo a piangere in silenzio per parecchio tempo, finché lei non si staccò e non mi prese le mani.
Mi sorrise, forte.
«Visto che ho fatto bene a costringerti ad andare al ballo con Stiles?» domandò, ridacchiando.
«Oh, ma sta zitta!» esclamai imbarazzata. «Perché l'hai fatto? Ero solo una stronza.»
Sorrise ancora di più, stringendo la presa.
«La mia stronza.» precisò.
ISAAC
Sorrideva.
Sorrideva e basta, non parlava.
Mi guardava con quel suo sguardo allegro e deciso, mi stava facendo perdere la testa.
«Non ero abbastanza.» le feci notare.
«Io non lo ero. Non sono stata alla tua altezza.» replicò. «E tu hai comunque il corpo più bello che io abbia mai visto.»
«Scusa, ma non sei innamorata di Scott?» domandai, confuso e stupito.
Fece spallucce.
«Hai lo stesso un gran bel fisico.» insistette.
Le sorrisi anch'io e la presi per mano.
CHRIS
«Anch'io ti voglio bene.» mi sentii in dovere di precisare.
Rise.
«Mi manchi tanto, papà.» sospirò.
Mi abbracciò ed io la strinsi altrettanto forte, piangendo nei suoi capelli.
«Non sono riuscito a proteggerti, figlia mia. Sono stato pessimo.» ammisi.
«Non è vero. Sei stato il miglior padre che potessi desiderare ed anche se non andavamo sempre d'accordo voglio che tu sappia...» un singhiozzo la interruppe. «Voglio che tu sappia che sei stato fantastico. Ti voglio tanto bene.»
La strinsi ancora di più.
«Ho ucciso tua madre.» osservai.
«Lo so.»
«Ho dato la caccia ai tuoi fidanzati.»
«Lo so.»
«Ho braccato tua zia per tantissimo tempo.»
«Dio, papà! Non smetterò di volerti bene, chiaro?» sbuffò, ridendo e piangendo.
Le baciai la fronte.
«Nemmeno io.» dissi.
DEREK
«Argent.» dissi.
«Hale.» disse.
Mi sorrise come gesto di sfida.
«E così ti piacevo». Assaporò le parole.
«Non facciamone una questione di Stato, adesso.» sbuffai.
«Interessante.» continuò, giocherellando con un ricciolo. «Quindi mi stimavi davvero tanto...»
«Hai un bel fegato a prendermi in giro da morta.» le feci notare.
Lei scoppiò a ridere.
«È il mio piccolo vantaggio.» rise.
Tornò seria, all'improvviso.
«Mi dispiace per quello che ha fatto Kate. Non te lo meritavi, anche se a volte sei stato un po' bastardo, sei una persona decisamente meravigliosa.» aggiunse.
«Non mi fa esattamente piacere che la nipote deceduta della mia persecutrice mi venga a chiedere di parlare dei miei sentimenti.» la interruppi.
«Il bello di essere una manifestazione incorporea è che non puoi impedirmi di parlare con te.» mi disse.
Sospirai, amareggiato.
«Non c'è molto da dire, avevo paura che fossi come lei.» risposi.
«Lo so.» fece. «Ma come sono, invece?»
Breve silenzio, i suoi occhi scuri mi scrutavano indagatori.
«Perfetta.» mormorai.
Sorrise, sincera.
Le sorrisi anch'io.
JACKSON
«Vogliamo parlare?» le domandai.
«E di cosa?» chiese.
«Del fatto che frequenti le compagnie sbagliate.» risposi.
Lei ridacchiò, guardandomi divertita.
«In realtà, qui qualcuno mi deve delle scuse.» osservò.
«Te le ho già fatte.» replicai.
«Lo sai a cosa mi riferisco.» continuò.
Mise le mani sui fianchi, in attesa.
Sospirai e mi inginocchiai.
«Io, Jackson Whittemore, ti chiedo umilmente perdono per essermi comportato da stronzo con te, con Lydia, con il tuo ragazzo, con il tuo a quanto pare migliore amico, con...» iniziai.
«Okay, può bastare.» mi interruppe porgendomi la mano e facendomi alzare.
«Volevo essere tuo amico.» le confessai.
«Ti credo.»
«Posso esserlo ora?» chiesi.
Lei allargò le braccia e sorrise.
«Non ho niente di meglio da fare.» disse.
STILES
Mi saltò in braccio all'improvviso riempiendomi di baci le guance, il naso e la fronte.
Persi l'equilibrio e cademmo, ridendo come due deficienti.
«Perché?» chiesi.
«Perché volevo farti sapere che non ce l'ho con te. Sei il mio migliore amico, Mieczyslaw.» rispose.
«E tu un bellissimo fantasma, Celestine.» replicai.
Mi sorrise leggermente triste.
«Questo non lo dico agli altri, okay? È il nostro segreto.» mi avvisò. «Da morti è tutto freddo e grigio.»
Inarcai le sopracciglia.
«Non dovevi non farmi sentire in colpa?» domandai.
«Quel che voglio dire è che solo occupando il proprio tempo non si impazzisce.» sbuffò.
Capii che voleva che le chiedessi di spiegarmi.
«Quindi come impieghi il tuo tempo, cacciatrice? Spii Scott mentre si fa la doccia?» chiesi.
«All'inizio a volte, ma non è questo il punto.» rispose. «Quando ci si trova lassù è tutto così solitario... Così ho deciso di fare qualcosa di utile, qualcosa di faticoso, pericoloso e difficile.»
«Il tuo solito quindi.» commentai. «Ti iscrivi ad un sito di incontri per lupi mannari?»
«Smettila di fare lo scemo!» esclamò. «Il tuo angelo custode, ecco cosa faccio.»
Ammutolii, spiazzato.
«Oh.»
«Già, compito particolarmente arduo dato che continui a cacciarti nei guai. E dovresti smetterla di bere caffè.» sottolineò.
Risi.
«Sei stata tu a dirmi che un giorno avresti potuto sostituire le ore di sonno con il caffè.» le ricordai.
«Sai, si diventa più saggi nel vedere le cose dall'alto, mi spiego?» disse.
Rise.
Mi strinse.
«Non riesco a piangere più.» dissi.
«È un bene.» commentò. «Gli altri non sanno che eri tu a tenermi legata a voi, vero?»
«No.» risposi.
«Bene.» disse. «Non ho mai voluto bene a qualcuno quanto ne voglio a te.»
«Questo è meglio non dirlo a Lydia.» ridacchiai.
«Non posso paragonarti a Lydia! È come se tu mi paragonassi a Scott.» sbuffò.
Annuii.
«Mi mancherai.» ammisi.
«Tu no, ti controllo tutto il giorno.» rise.
Mi abbracciò forte, io la strinsi di rimando.
E poi svanì.
JACKSON
E poi svanì.
DEREK
E poi svanì.
CHRIS
E poi svanì.
ISAAC
E poi svanì.
LYDIA
E poi svanì.
SCOTT
E poi svanì.
Il suo abbraccio inciso sulla mia pelle, la sua risata nelle mie orecchie ed il suo profumo nell'aria.
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