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28. Quindi ora siamo tutti e due single

I due ragazzi rimasero lì seduti a terra, l'uno distante dall'altro, questa volta le spalle poggiate al muro le aveva Adriano, mentre Niccolò gli si sedeva di fronte guardando, ancora una volta, dovunque tranne che davanti a lui.
Rimasero così per qualche minuto, in silenzio a guardarsi in torno, senza nemmeno pensare a quello che era appena successo. Entrambi avevano le menti completamente sconnesse formulando pensieri che potrebbero essere tradotti in due semplici punti: Niccolò si fissava le mani tremanti e ancora nervose con disprezzo e quasi terrore, mentre Adriano inchiodava il suo sguardo sull'asfalto sul quale era seduto e non faceva altro che notare come la sua vita non facesse altro che sfasciarsi giorno dopo giorno, indipendentemente che lui lo volesse o meno.
E poi, la strigliata da parte di Gabriele aveva reso il tutto ancora più imbarazzante e ridicolo per entrambi, per Niccolò che si sentiva colpevole poiché il primo pugno l'aveva tirato lui e Adriano perché sapeva che in una lite come quella si poteva prendere parte soltanto in due.

-quindi che hai fatto a Bologna?- si interessò dopo un po' Niccolò, forse per rompere il ghiaccio o forse perché era seriamente interessato, incuriosito dall'ultima frase "statte zitto che nun sai gniente di quel che è successo a Bologna". Probabilmente l'ultima opzione e se ne vergognava, perché un nesso tra la sua attuale curiosità e la sua rabbia precedente non c'era.

-ah mo te'mporta?- domandò sarcastico Adriano alzando per un millisecondo lo sguardo verso di lui.
In tutta risposta Niccolò abbassò lo sguardo, non sapendo che dire

-è successo un casino- lo precedette scuotendo la testa e distogliendo per la seconda volta lo sguardo dal cemento sotto di lui.
Restò in silenzio, in attesa che continuasse da solo il suo racconto, sapendo che l'avrebbe ripreso di lì a poco, giusto il tempo di trovare le parole adatte.

-andava tutto bene, Bologna è fantastica e me la cavavo pure all'università. C'avevo il mio gruppo d'amici, c'avevo a pischella, i voti alti pure... Andava tutto bene.- alla parola "pischella" Niccolò sollevò leggermente le sopracciglia sorpreso, ma si trattenne dall'interromperlo.

-si chiama Camilla. Questa c'ha na sorella, Mila- cercò di rendergli chiaro lo schema che pian piano si stava formando nella sua mente.

-sono belle entrambe, ma Cami è senza dubbio ad un livello superiore.
È intelligente, simpatica, attraente...nsomma ce semo capiti- cercò di descriverla senza approfondire i dettagli, pulendosi con la manica la goccia di sangue che gondolava dal naso, proseguendo dopo un cenno da parte del suo capo.

-un sabato semo usciti, tutti insieme. O meglio, i piani erano questi, poi Camilla ha deciso di rimanere a casa per finire gli studi, ma mi lasciò comunque uscire senza problemi. Anzi io volevo restare, fu lei a convincermi.
E niente quindi me preparo, la saluto ed esco. Quella sera stava pure sua sorella...-

-Mila- commentò Niccolò ottenendo un cenno da parte dell'amico

-ce semo divertiti, avemo bevuto un po' e presi dalla foga e dall'adrenalina lei mi bacia ed io ricambio, la cosa peggiore è che eravamo entrambi fottutamente sobri...ma solo per poco! Mi stacco subito e già mi pento di quel che ho fatto.  - spiegò mettendo le mani avanti, mentre l'amico si portava una mano sul viso.

-non fare così, mi ha baciato lei io non centro! Perché fate tutti così? Credete che sia colpa mia? Fosse per me sarei rimasto là co' Camilla a Bologna a farme na vita come se deve e invece sono qui col culo per terra e il naso sporco de sangue dopo aver picchiato il migliore amico e aver scoperto che la sua ragazza, nonché un'altra mia amica, è morta non due, non tre, ma ben cinque anni fa! Cinque! E non solo nessuno mi ha detto niente ma vengo anche giudicato un pezzo di merda sia come amico che come fidanzato, ah beh grazie tante sul serio- sputò nervoso agitandosi e gesticolando con le mani, finendo col fargli un applauso ironico alla fine.

-Adria'- provò a parlare ma venne interrotto dal medesimo

-hai idea di come mi senta? Di come mi sia sentito? Di come mi sia sentito quando quella stronza la sera stessa ha bussato alla porta di casa mia e ha raccontato stronzate su stronzate alla mia ragazza che piuttosto che credere a me ha preferito sbattermi la porta in faccia?- urlò frustrato passandosi una mano tra i capelli tirandoseli di poco

-cosa le ha detto?- domandò piano facendolo sfogare

-cazzate. Che l'ho tradita, che ero stato io a baciare Milla e non il contrario, che addirittura lei ha provato a scansarsi e "fare la cosa giusta" quando in realtà è successo l'esatto opposto... Dico io almeno prenditi le tue responsabilità, no? C'hai 24 anni cazzo non 15 è inutile che racconti cazzate pe' famme passa' da cojone... Me so ritrovato le valigie fuori dalla porta- raccontò affranto, ancora offeso dall'atteggiamento immaturo e meschino della ragazza, da cui non si sarebbe mai aspettato un comportamento simile.

-che stronza- commentò sottovoce Niccolò dispiaciuto, provando un'emozione diversa dal dolore che provava di solito.

-ho provato a chiamarla pure per chiari', le ho dato anche del tempo che so per farla sbollire un po', per farla calmare e poter parlarci con calma, ma niente, zero, neanche una risposta. Per lei è finita e a me non resta che farmene una ragione- concluse alzando lo sguardo puntando altrove.

-perciò sei tornato qui?-

-volevo lasciarmi tutto alle spalle, ricominciare dalle origini, dalla mia vecchia Roma e magari concederle una possibilità. Ma incredibile come appena metto piede sul suo terreno Gabriele mi accoglie informandomi che la ragazza del mio migliore amico è morta ed io sono stronzo per non aver chiamato nessuno dei due-cambiò subito tono verso la fine, concludendo con una punta di ironia per affrontare meglio la situazione. Aveva sempre fatto così, nascondersi dietro l'ironia e il sarcasmo era la sua unica alternativa per ripararsi dagli inconvenienti e dalle disgrazie della vita.

-che poi com'è successo? Cioè stava bene... Io mi ricordo che stava bene quando so partito! Avevano detto che era in via di guarigione- domandò confuso e perplesso facendo sospirare pesantemente il moro seduto di fronte a lui.

-sì, stava bene. Stavamo tutti bene, tutti convinti che il periodo delle corse nei corridoi e le notti in ospedale fossero finiti una volta per sempre, che finalmente avremmo potuto goderci quello che ci rimaneva in santa pace, nonostante io sotto sottoo ho sempre avuto la paura che ci sbagliassimo. La paura che quel giorno sarebbe arrivato, la paura di rivederla stringersi tra le lenzuola bianche e di vederla cercare la mia mano durante le flebo in ospedale; la paura di rifarmi altri mesi chiuso in quell'edificio grigio senza dormire e di essere divorato dall'angoscia che solo una fottuta sala d'attesa può metterti. Io lo sapevo, io avevo paura e facevo bene. Ho sempre cercato di far finta di niente e di fingermi ingenuo per non metterle altre paranoie. Mi sono sforzato di vederla in modo positivo per non spegnerle il sorriso che per troppo tempo era mancato sulle sue labbra e mi sono sempre autoconvito di sbagliarmi, per il mio bene. Ho sempre tenuto in considerazione il beneficio del dubbio in modo da potermi aggrappare anch'io ad una piccola speranza, però per quanto ci provassi la realtà che mi si palesava davanti era sempre una: non era finita lì. E infatti... Ha avuto una forte ricaduta dopo qualche mese e questa volta non potetti nemmeno fare granché se non portarla subito in ospedale dato che...come ti ho detto era grave- spiegò tralasciando alcuni dettagli, ammettendo più volte la sua consapevolezza dell'arrivo di quel dannato giorno.

-ecco perché me sembravi strano...- borbottò Adriano sottovoce, ma non abbastanza da non farsi sentire.

-mi dispiace Ní, sul serio- glielo avrebbe ripetuto all'infinito se fosse stato per lui.

-anche a me- si limitò a rispondere lasciando cadere lì la situazione.

-ascolta- riprese il riccio alzandosi da terra e pulendosi i pantaloni dalla polvere -abbiamo capito che per vari motivi e problematiche nessuno dei due ha potuto esserci per l'altro in questi anni e ripeto a me dispiace perché noi non siamo così, lo sai anche tu, non sappiamo tenerci il broncio da quanto andavamo alle elementari-

-e con questo?- domandò distaccato senza muoversi dalla sua posizione e guardandolo torvo

-e con questo voglio dire che ora che entrambi sappiamo come sono andate le cose e che quindi nessuno dei due aveva la benché minima idea di cosa stesse facendo l'altro...potremmo anche darci un taglio e ricominciare, perlomeno parlo per me, ti prometto che d'ora in poi ci sarò sempre e che ricomincerò a darti tutto l'appoggio e il supporto che non ti ho dato in questi anni, va bene?- gli porse una mano per aiutarlo a tirarsi su.
Aveva sperimentato da sé che niente dura per sempre, per cui è bene godersi ogni attimo fino in fondo, senza perdere tempo in lite inutili e giri di parole. Entrambi si erano raccontati le proprie verità, entrambi erano a conoscenza della storia dell'altro e aveva intenzione di ricominciare da questo. Voleva esserci, voleva aiutarlo a tirarsi su, in tutti i sensi e non solo quella sera, ma sempre.
Niccolò fissò scettico il suo palmo teso per qualche secondo poi, spinto forse da un po' di speranza, gliela strinse e si alzò in piedi, scrollandosi anche lui la polvere di dosso. Pensò che effettivamente in quel momento aveva ragione lui, che ormai era inutile girarci attorno e che dal suo punto di vista poteva considerarsi giustificato, nonostante per quei messaggi gli rodeva ancora.
Adriano accennò un lieve sorriso e Niccolò si limito a sollevare un angolo della bocca prima di distogliere immediatamente lo sguardo e fissare il terreno.
Cominciarono a camminare lì nei paraggi, cercando di lasciar perdere quello che era successo poco prima.

-quindi ora siamo tutti e due single- cercò di smorzare la tensione Adriano beccandosi un'occhiataccia da parte dell'amico che questa volte si accertò di tenere ben salde le mani in tasca e si limitò a sospirare pesantemente prima di rispondere.

-sì, a quanto pare-

-scusa, è che sembra strano che in cinque  anni tu non abbia ancora conosciuto nessuna, tutto qui-si scusò con un'alzata di spalle.

-ma a te esattamente che te frega?- gli domandò retorico rivolgendogli uno sguardo accigliato

-nulla era pe' parla' npo' ok?- si difese leggermente scocciato accellerando di poco il suo passo.

-in verità una ragazza ce sarebbe- si decise a rispondere Niccolò con tono più calmo alzando lo sguardo verso il cielo per un po', attirando quello di Adriano più che incuriosito.

-sì ma nulla di che, mica ci frequentiamo, anzi già è tanto che semo amici- lo anticipò distruggendo ogni sua possibile domanda a riguardo.

-perché dici così?-

-non lo so...è strana- rispose pensandoci su -parecchio strana- aggiunse riflettendoci.

-nche senso?-

-è logorroica, imbranata e sempre incasinata- rispose tenendo a mente tutti gli aggettivi che poteva affibiarli

-e menomale che è tua amica- rise Adriano quasi dispiaciuto da come l'aveva descritta.

-no dai però è simpatica, sa trattare la gente. È volenterosa, altruista e fa sempre in modo che con lei non ti senta a disagio. Mi ha aiutato molto nel suo piccolo, mi capisce, ci capiamo insomma .Sono convinto sia una brava persona, senza di lei non sarei nemmeno qui... - si corresse sinceramente, tentando di lasciar cadere quella maschera di diffidenza che indossava ogni volta che parlava di lei anche se quella era la prima e vera descrizione che gli chiedevano di farle, sussurrando l'ultima frase lasciando intendere che si riferisse alla cena, quando in realtà era ben chiaro che si riferisse ad altro.

-ma quindi fallo un tentativo, che te costa?- azzardò a domandare

-non esiste, siamo troppo diversi-tagliò corto Niccolò.

-sarà... ma te l'ha presentata uno del gruppo? Che so è un'amica delle ragazze o...- s'interessò Adriano seguendo il suo passo.

-no ce semo conosciuti per caso, ci siamo incontrati in mezzo alla strada per farti capire. Poi non so perché m'ha chiesto na birra al pub e da quel giorno non faccio altro che incontrarla- raccontò con facilità e senza volerlo ripensò al messaggio che gli aveva inviato ad inizio serata.
Non seppe perché, ma più passava il tempo e più si accorgeva che riceverlo gli aveva fatto un grande piacere.

-te invece? Ti aprirai a nuovi orizzonti o ritenterai con Camilla?- cambiò discorso rivolgendogli lo sguardo. Gli sembrava di trovarsi in una di quelle chat con persone con cui si ha poca confidenza e con cui però non si vuole chiudere i rapporti per cui si è costretti a tenere viva la conversazione con domande reciproche e scontate.

-secondo te perché sono qui?- gli domandò in risposta facendolo annuire. - con Camilla ho chiuso, certo mi dispiace che sia andata così ma non posso fare altro. Io ho fatto il possibile- rispose del tutto sincero tenendo lo sguardo fisso davanti a sé e per un attimo Niccolò lo invidiò. Invidiava il suo modo di affrontare le cose, la sua capacità di farsene sempre una ragione anche quando magari quest'ultima non c'era, la sua volontà nell'andare sempre avanti e ricominciare.
Era convinto che se avesse avuto anche lui queste qualità nell'arco di cinque anni sarebbe riuscito a rifarsi una vita e lasciarsi alle spalle quella precedente, forse anche migliore di quest'ultima.

-entriamo?- la voce di Adriano lo riportò alla realtà

-mh? Sì, sì- rispose brevemente rientrando a casa di Gabriele, seguito da Adriano e terminando finalmente quella lunga e (quasi) disastrosa serata.

Ciao ciao ❤️
-Fla :)

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