17. Un passeggero ubriaco
Ricordi questa strada?
L'abbiamo consumata
Quando chiedevi di non essere abbandonata
Guarda invece adesso poi com'è finita
Quant'è strana la vita
Scivola il mondo tra le mie dita
Era un umida giornata d'autunno e i piedi di Niccolò percorrevano la solita strada sulla via del ritorno dal cimitero, con la solita sigaretta consumata tra le labbra, le mani fredde in tasca, lo sguardo protetto dagli occhiali e puntato costantemente sulla ghiaia calpestata dalle suole delle suo scarpe consumate.
Ogni volta accadeva la stessa storia.
Ogni volta che gli accadeva di sentirsi vivo e spensierato per un secondo, ecco che i ricordi taglienti di una volta lo distruggevano nuovamente, trascinandolo sul fondo da cui raramente riusciva a risalire.
Dopo quella sera, passata fisicamente in compagnia dei suoi nuovi e vecchi amici e mentalmente con la wendy di qualche anno fa, l'umore non gli era salito per niente. Il forte senso di nostalgia era aumentato e aveva provato anche a farla finita una volta per tutte, inghiottendo una grande dose di sonniferi, ma i calcoli della quantità erano sbagliati e si svegliò dopo mezza giornata con un forte dolore alla testa e l'amaro in bocca.
"non sono riuscito nemmeno a fare questo" pensò non appena realizzò il tutto e diede un pugno talmente forte contro al muro da creare una crepa sulla vernice.
Ci era ricaduto. Era ricaduto nell'oblio e se prima sembrava stesse riuscendo a risalire piano piano, ora no, ora sembrava essersi scavato un fosso sotto il fondo.
Fortunatamente per lui però, i miserabili non si erano dimenticati questa volta della sua presenza e provarono ad avere contatto con lui più volte inizialmente, ma la risposta era sempre la stessa: un rifiuto. Se lo chiamavano al cellulare questo squillava a vuoto senza sosta fino ad interrompere la telefonata; se gli mandavano un messaggio ricevevano un semplice "è tutto ok" o "non mi va di uscire"; e una volta si erano presentati persino davanti casa sua, ma ci vollero delle ore per convincerlo ad uscire quantomeno dalla porta di casa.
Un volto familiare lo salutò in lontananza e prima che potesse realizzare a chi appartenesse si ritrovò a terra con il corpo di Alessia sopra di lui, la quale si alzò velocemente da terra imbarazzata e gli porse la mano per fare altrettanto, ma Niccolò ignorò questo suo gesto e si mise in piedi da solo, scrollando con le mani la polvere dai jeans e la guardò torvo
-ma se po' sape' che tieni ntesta te? Eh?- borbottò nervoso, non aveva nessuna intenzione di aprire una conversazione con qualcuno, specialmente con lei, ma evidentemente ottenne l'effetto opposto.
Difatti quest'ultima rispose con uno dei suoi soliti monologhi dove si scusava minimo una quindicina a cui però il ragazzo non prestò attenzione, udendo solo l'ultima parte del discorso
-scusa davvero! Ma vedi sono giorni che sei assente e boh...ho paura che la presenza di Kevin ti abbia turbato l'ultima volta.. Non lo so Ni ho paura che tu te la sia presa per qualcosa e in tal caso mi dispiace davvero, mi dispiace tanto qualsiasi cosa io abbia fatto sappi che non l'ho fatto di proposito!- sembrava mortificata agli occhi confusi del moro che non seppe che rispondere, se non negare tutte le sue scuse
-cosa? No ma che stai a di'?! Nun m'hai fatto gnente, possibile che vai nparanoia pe du giorni che nun me faccio senti'?- esclamò come se non fosse successo nulla in quei giorni
-due giorni? NICCOLÒ SONO TRE SETTIMANE CHE NON TI VEDO PASSEGGIARE NEMMENO PER SBAGLIO SUL PONTE CHE PERCORRI SEMPRE!- rinfacciò preoccupata, forse stava esagerando e molto probabilmente era così, ma non riusciva a non soffermarsi su quei piccoli/grandi particolari
-me sei venuta addosso solo pe questo? Ma poi scusa cosa te frega a te se io nun cammino più in giro e me chiudo a casa. Alé te devi scollà, sei fidanzata e io nun vojo fa l'amante de nessuno. Intesi?- precisò con rabbia ritornando con la mente alle parole di Kevin durante la cena. Non voleva apparire così, non voleva sembrare il solito playboy che ruba le ragazze agli altri, non lo era mai stato e mai sarebbe voluto diventarlo.
-ma...ma tutto ok? Ti giuro che tra me e te non c'è niente! L'hai ripetuto più volte anche tu! Anzi, non posso dire nemmeno che ci sia semplice amicizia, perché..ok lo ammetto mi sono già affezionata a te e sei più di un amico, ma non in quel senso! Entrambi siamo fidanzati e non mi permetterei mai di fare la gatta morta con nessuno! Ma per chi mi hai preso?- si difese alzando, per la prima volta, la voce. Non era arrabbiata, non del tutto almeno, sembrava quasi sconvolta.
-no, io... Vabbe lasciamo sta- tagliò corto proprio quando stava per smentire la sua relazione e si voltò per tornare a casa, ma venne bloccato dal polso che scostò immediatamente, avvertendo un lieve bruciore al contatto. Sì, durante quel periodo provò persino a concentrare il dolore in un unico punto, convinto che si sarebbe sentito meglio o che, perlomeno, punirsi per sentirsi sempre così sbagliato e triste sarebbe stata la scelta giusta, ma si bloccò solamente a due tagli, non avendo più il coraggio di continuare.
-ma che hai oggi? Sei...sei più scorbutico del solito- osservò la mora sorpresa dal comportamento del ragazzo che sospirò pesantemente in risposta
-perché me sei venuta addosso prima?- cambiò palesemente discorso spegnendo la sigaretta ancora accesa per terra col piede.
-beh in realtà volevo comunicarti una cosa ma sono inciampata lungo la strada e siamo finiti per terra- ammise rigirandosi le dita tra loro, mordendosi l'interno della guancia sinistra dalla vergogna
-cosa volevi comunicarmi?- domandò curioso quanto stranito
-ogni sabato sera, cioè ogni volta che se ne ha l'occasione... La mia scuola organizza una festa per far svagare gli studenti, come una specie di premio per esserci impegnati durante la settimana tipo... Una cosa del genere credo- spiegò incerta cercando di ricordare le parole della circolare che girò la prima volta, a cui però non prestò molta attenzione, sapeva solo di trattasse di una festa di cui conosceva solo l'orario e il luogo.
-e...? - domandò sperando non gli stesse per chiedere quello che già sospettava
-e dato che non ho nessuno con cui andare e ho la serata in ospedale libera... Pensavo che tu saresti potuto venire- rispose implorandolo con lo sguardo
-tu? Tu che non hai nessuno con cui uscire? Nah impossibile... E poi hai il uo ragazzo, no? Perché non vai con lui?- chiese non capendo
-ha un impegno col lavoro stasera, solo che io a questa festa non ci vado da mesi ormai per via del mio lavoro e mi sarebbe piaciuto organizzarmi oggi. Le mia compagne di classe si sono già organizzate, il tuo gruppo di miserabili esce con le loro rispettive ragazze a cui ho il presentimento di non andare molto a genio e mi sei rimasto tu. Oddio sappi che non sei ultimo nella classifica per qualche motivo personale, semplicemente perché sapevo avresti rifiutato- spiegò "brevemente"
-se sapevi che avrei rifiutato perché me lo stai chiedendo comunque? -
-perché tentar non nuoce! Allora vieni?- domandò speranzosa
-no- rispose secco dopo aver prendo un respiro e fece nuovamente per tornarsene a casa, ma ancora una volta la ragazza lo bloccò dal braccio facendolo voltare
-Eddaii ma perché?- esclamò offesa sporgendo il labbro inferiore
-è un periodo particolare e non me la sento Alé, sul serio...-
-senti...l'ho capito che stai vivendo un periodo un po' così... Ok? Ma questa sarebbe un'occasione per riprendersi ed io non voglio lasciarti solo in questo periodo, non se ne parla proprio- e da quell'affermazione partì una lunga conversazione che si concluse con il sorriso trionfante di Alessia e la faccia arresa di Niccolò.
***
-oh finalmente! Sono ore che aspetto!- esclamò ironica la ragazza in piedi davanti l'entrata scolastica con un giacchino nero sulle spalle e un sorriso contornato da un rossetto rosso in volto
-me so addormentato scusa- mentí nascondendo il fatto che aveva passato buona parte del tempo a domandarsi se valesse realmente la pena andare o meno.
-tranquillo, stai bene con la camicia comunque- si complimentò notando che fosse la prima volta che lo vedeva vestito diversamente da una felpa e un jeans.
-grazie- rispose solamente, tenendosi per lui i complimenti che le avrebbe voluto fare riguardo i capelli o il vestito poco appariscente che le fasciava perfettamente il corpo.
-mi fai una promessa prima?- lo fermò Alessia facendolo voltare confuso sull'uscio dell'entrata
-non esagerare con l'alcol stasera...per favore- gli chiede soiazzandolo completamente. Aveva avuto modo di capire e conoscere il suo lato fragile e sapeva che in quei periodi bui e monotoni che stava vivendo, probabilmente una sbronza sarebbe stata la prossima scelta e non voleva che si rovinasse così il fegato.
-non ti prometto niente -
Entrarono e subito vennero accolti dalla musica ad alto volume, la puzza d'alcol e un grande calore all'interno della sala, probabilmente dovuto al numero di persone lì presenti.
Subito Niccolò si sentí a disagio, come se fosse la sardina di troppo in una scatola troppo piccola, l'intruso della festa, il vecchio in mezzo ai bambini che giocano al parco e no, non per l'età. Si guardava attorno e notava solo gente ubriaca, sobria o brilla che sorrideva, rideva e si divertiva; ballando e parlando tra loro. Ognuno col suo gruppo di amici, ognuno col proprio partner.
Fortunatamente Alessia aprì uno dei suoi soliti discorsi fuori dal nulla, iniziando una conversazione seria e per Niccolò di una di quelle poche volte in cui fu grato di questo, grato di poter fare qualcosa senza quel silenzio imbarazzante tra loro due. Parlarono, sorseggiarono qualche drink e la ragazza provò persino ad intrufolarsi nella pista da ballo, mentre il moro la guardava da lontano nonostante i continui inviti da parte di quest'ultima.
-puoi scusarmi un momento? Vado a salutare delle amiche- la voce di Alessia otturata e sovrastata dal volume alto dello stereo arrivò miracolosamente all'orecchio di Niccolò che annuì distratto con gli occhi puntati sulla pista.
A vedere tutte quelle coppiette felici gli si creò un nodo in gola e non appena posò lo sguardo sul grande bancone in fondo alla sala rimediò a ciò che avrebbe fatto per tutta la sera. Si dimenticò della promessa fatta alla ragazza e si sedette su uno di quei sgabellini fin troppo scomodi, cominciando ad ordinare da bere, sorseggiando il primo dei tanti shottini.
Più passava il tempo e più i bicchieri vuoti davanti a lui aumentavano, di conseguenza più i bicchieri vuoti aumentavano, più l'immagine di Wendy spariva dalla sua mente.
Di Alessia però non c'era ancora traccia e continuò a bere fino allo sfinimento, trovandola un'ottima alternativa efficace per il suo pessimo umore, ignaro che la ragazza lo stesse cercando disperatamente in mezzo alla folla.
Ad un certo punto, non potendone più cercò Alessia tra la folla, sperando di incrociar eil suo sguardo sobrio e di uscire perlomeno fuori, all'aria aperta e lontano da tutto quel caos. Non riconoscendo il suo volto però, decise di alzarsi e uscire da solo, sentendosi già stufo di quell'aria consumata.
Peccato però che fosse arrivato al punto di non riuscire più a reggersi in piedi e quando provò ad andarsene, rischiò di cadere due o più volte. Proprio dopo esser inciampato addosso ad una bionda dall'ampia scollatura e aver ricevuto un'occhiata al quanto disprezzante, Alessia, che non aveva toccato un bicchiere manco per sbaglio, gli arrivò da dietro, capendo le sue intenzioni e accompagnandolo fuori
-che bello, pensavo di non ritrovarti più, ti stavo cercando in mezzo alla folla da ore! E poi si... Ammetto di essermi fermata a parlare con qualcuno, ma è capitato solo per poco- si giustificò prima di preoccuparsi per le sue condizioni
-non fa niente, le feste so fatte per questo. So io che mo me ne devo annà, non ha senso rimanere qui - la rassicurò biascicando reggendosi ad un palo, e aveva ragione. Che senso avrebbe avuto privarle di parlare con qualcuno e divertirsi se alla fine lo scopo della festa era proprio questo? Solo perché lui non si sentiva più parte di un gruppo, non significava che doveva provarlo anche lei.
-ma hai bevuto? Nic dai ti avevo chiesto di non esagerare... E poi no! Non puoi guidare in queste condizioni!- lo rimproverò togliendogli le chiavi dell'auto dalle mani, allarmandosi già per un probabile incidente.
- e come me ne devo anda' a piedi?- rise accompagnato dalla sbronza
-no ma...non hai nessuno che ti possa accompagnare fino a casa? Non so un tuo parente, un tuo amico...-
- se ce l'avessi avuto sarei venuto co' lui no?- così senza indugiare ulteriormente, prese lei la decisione di accompagnarlo a casa, in modo da stare più tranquilla.
-sai guida'?- le domandò inciampando sui suoi piedi
-me la cavo da poco, ma non hai altra scelta ed io a casa da solo non ti ci mando e un taxi non possiamo chiamarlo perché tu hai finito tutti i soldi che ti eri portato in bevande ed io non li ho portati proprio!- sbuffò nervosa aiutandolo a salire sul posto del passeggero mentre gli si sedeva di fianco, stringendo il volante con ansia. Era la prima volta che si metteva alla guida in realtà, la patente l'aveva presa da poco e faceva delle piccole prove col suo ragazzo quando poteva, ma mai aveva testato delle guide vere e proprie, e chi se lo sarebbe aspettato che la prima che le sarebbe toccata sarebbe stata in un'auto sconosciuta con un passeggero ubriaco?
-perché non li hai portati? - domandò Niccolò con già gli occhi socchiusi, ignaro che sarebbe crollato di lì a poco molto probabilmente
-beh perché sai io sono astemia, non perché l'alcol non mi piaccia, anzi, ma beh vedi ci sono cose che si devono evitare e...-non riuscì a finire di parlare che quando si voltò a pena verso di lui lo vide dormire profondamente con la testa poggiata al finestrino.
-te l'avevo detto di non esagerare...- sussurrò svoltando l'angolo prima di imprecare sotto voce quando si ritrovò un pirata della strada passarle a due centimetri di distanza
-o...ok, ora accendo la radio, prendo un bel respiro e ti riporto a casa, sano e salvo.- promise più a se stessa che a lui, accendendo la radio e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, continuando a guidare già più tranquilla rispetto a prima. La musica l'aveva sempre rilassata, sin da bambina. L'aveva aiutata a superare momenti bui e a festeggiare nei momenti migliori. Certo si riteneva una ragazza piuttosto fortunata ad avere amici che le volevano bene e un ragazzo che l'amava veramente, ma riteneva anche che la musica fosse forse la migliore compagna di vita che qualcuno potesse mai avere, l'unica che ti capisce senza nemmeno conoscerti.
-sai...magari tu quando ti sveglierai sarai arrabbiato con me, per tutti quei divieti che ti ho dato stasera e penserai "che rompiscatole questa".... oppure non ti ricorderai niente, vabbe ma mettiamo caso che tu ti ricordi e fossi arrabbiato con me, secondo me se conoscessi il vero motivo per cui te l'ho detto cambieresti idea...- sussurrò ancora bloccata al semaforo, prima di lanciargli un secondo sguardo, intenerendosi per un secondo di fronte l'espressione rilassata che aveva in quel momento, mai l'aveva visto così rilassato, nonostante lo conoscesse da quasi un mese e vederlo così in pace con sé stesso, nonostante fosse per la sbronza, le diede una grande soddisfazione.
Sterzò e arrivarono a casa, spense la radio e si voltò verso il moro ancora dormiente.
-ora arriva la parte più difficile...- sospirò Alessia slacciandosi la cintura e scendendo dall'auto. Ansiosa gli prese il polso e controllò se le vene pulsassero ancora, tirando un sospiro di sollievo notando il petto muoversi su e giù regolarmente. Nel mentre gli sollevò il polso però la manica della camicia, già mezza sbottonata, si aprì del tutto, rivelando delle ferite che la ragazza conosce fin troppo bene. Passò preoccupata e addolorata lo sguardo sul suo viso e, forse spunta dalla pena o dai brutti pensieri che l'assalieono in quel momento gli lasciò una carezza sulla guancia. Gli slacciò la cintura che gli aveva messo poco prima "per ragioni di sicurezza" e si passò un braccio dietro al collo, prima di far leva sulle gambe per farlo scendere, facendo attenzione a non farlo cadere.
-eccoci...prendo un attimo queste- lo avvertí sfilandogli le chiavi di casa dalla tasca, nonostante sapesse che non avrebbe ottenuto risposta. Si sentiva in colpa, oltre che in imbarazzo, e se lo ribadiva sempre, nonostante fosse una ragazza che prendeva molto facilmente confidenza, non significava che fosse anche invadente.
Infilò le chiavi nella serratura, avvertendo il fiato del ragazzo sul suo collo e deglutí per scacciare i brividi che le stavano salendo lungo la schiena.
-caspita che disordine...- sussurrò non appena mise piede lì dentro e il ragazzo mugolò impercettibilmente. Chissà se stava solo sognando oppure mi ha sentito pensò tra sé e sé la ragazza prima di farlo stendere sul divano e levargli le scarpe
-scusa ma stanotte dormi qua, non me la sento di portarti fino in camera...- si scusò sentendosi in colpa, ignara del fatto che in quella camera il ragazzo non ci metteva piede da anni ormai.
Non riusciva a stare col pensiero dei postumi post-sbornia della mattina dopo, per cui si permise di prendergli il telefono e, facendo attenzione a non leggere i nomi dei contatti o aprire qualche file importante, si salvò il suo numero, memorizzandosi con "infermiera personale", ricordandosi di quando aveva confessato il suo lavoro al ragazzo e approfittando del fatto che questo fosse ipocondriaco per favorire il significato del nome. In questo modo l'indomani l'avrebbe contattato per capire come si sentisse e aiutarlo nel caso avesse bisogno.
Era una semplice sbronza ma per lei che con quella roba aveva toccato il fondo, non era poi così semplice.
Lasciò sul mobile d'ingresso sia le chiavi dell'auto e sia quelle della casa, incrociando per sbaglio lo sguardo di una ragazza rossa immortalata in una foto poggiata su di esso. Spostò immediatamente gli occhi altrove, ripromettendosi di farsi gli affari propri e di rispettare la sua privacy, ed uscì da quella casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Si sentí vibrare il cellulare e sorrise nel leggere il nome del suo ragazzo sullo schermo, prima di rispondere velocemente.
-ehy amore mio- lo salutò come suo solito fare -ti stai divertendo lì?...Bene sono felice...oh,sisi anch'io mi sono divertita molto, anche se ormai la festa è finita. Ho accompagnato un amico a casa perché era ubriaco e tu sai che io con l'alcol non vado molto d'accordo- forzò una risata sull'ultima parte, contagiandolo a pena -lo so che probabilmente non era l'unico ubriaco della festa, ma a differenza loro lui non aveva nessuno che lo poteva accompagnare a casa ed io non potevo lasciarlo andare da solo! Lo sai!- gli ribadí al cellulare portandosi una mano sulla fronte, pensando in quale guaio si fosse cacciata -ahm...quella che non può tornare a casa...già sono andata via con la sua auto...non è che mi daresti un passaggio?.... Ok grazie sei il migliore!- chiuse la telefonata aspettando l'arrivo del suo ragazzo, prima di salire sulla sua auto bianca e dirigersi finalmente verso casa.
Ciao ciao ❤️
-Fla :)
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