15. Il pezzo di puzzle mancante
I don't wanna fall asleep
I don't wanna pass away
I been thinking of our future 'cause I'll never see those days
I don't know why this has happened
But I probably deserve it
I tried to do my best
But you know that I'm not perfect.
Passarono settimane da quella giornata e Alessia e Niccolò continuarono a vedersi tramite il gruppo di amici che ormai era diventato comune, data la confidenza della ragazza che cominciò a fare la conoscenza persino delle fidanzate dei miserabili, nonostante le vedesse di rado.
Seppur tutti i ragazzi in quel gruppo la trovassero simpatica e attraente, le ragazze non la pensavano allo stesso modo. Certo avevano fatto amicizia e sembravano andare d'accordo, ma non appena Alessia salutava per tornarsene a casa o dirigersi all'ospedale, queste si riunivano tra loro e tiravano le proprie somme, trovando in ogni occasione un difetto o una caratteristica da far prevalere.
"stasera i suoi capelli erano veramente orrendi"
"ma avete visto come si è vestita?"
"ma poi quanto parla!"
"comunque un filino di trucco in più poteva metterselo"
"ma poi perché se ne va sempre prima? Come mai tutta sta fretta? Boh secondo me è tutta una scusa"
"crede davvero di riuscire a diventare medico passando le sere all'ospedale da infermiera!"
"ma poi quella bestiaccia che tiene come cane? Cos'è un lupo mezzo volpe..cos'è? Che problema ha quell'husky?! HAHAH"
"tale cane tale padrone, no?"
"ma poi chi si crede di essere?"
Insomma, tutte la pensavano allo stesso modo e tutte, ogni volta, trovavano un argomento inerente di cui poter parlare in disparte mentre i ragazzi bevevano e parlavano di calcio e fantacalcio; tutte tranne la ragazza di Gabriele, nonché la prima che si presentò ad Alessia quel giorno e che, nonostante fosse "costretta" a riunirsi insieme alle sue amiche per lasciare un po' di spazio ai ragazzi, detestava i loro pregiudizi e pettegoli: Priscilla.
Quella sera si sarebbero incontrati nuovamente tutti per conoscere il ragazzo di Alessia, e il gruppo delle ragazze avevano già le battute pronte.
Priscilla tentava di tranquillizzare il suo ragazzo riguardo la gelosia e sul fatto che non ci fosse nessun pericolo; gli altri erano un po' tesi ma anche curiosi; e poi c'era Niccolò, che se ne stava in disparte a rimuginare su quanto accaduto e su quanto stesse accadendo così velocemente nella sua vita.
Poche settimane prima si ritrovava solo seduto su un ponte e circondato da bottiglie vuote, poi ecco che il suo gruppo di miserabili cominciava a ricomporsi (nonostante ne mancasse sempre uno), il ritorno di qualche risata, vari incontri con una sconosciuta che pian piano si stava insediando sempre di più, e ora eccolo lì, al parchetto, circondato dagli amici di una vita ad aspettare l'arrivo di una ragazza, che lo stava facendo tornare a vivere, in compagnia del suo spasimante.
Sembrava tutto così assurdo e allo stesso tempo tutto così perfetto.
All'apparenza sembrava il solito gruppo di amici delle serie tv che si organizza tutte le sere per vedersi e uscire, e continuare a vedersi dopo scuola, nonostante alcuni l'avessero finita da un bel pezzo. Eppure lui non si sentiva completo. Sentiva che mancava una presenza importante nella sua vita, il pezzo di puzzle mancante. Quel sentimento che puoi provare solo quando sei in sua compagnia, quel sorriso che ti spunta solo a guardarla o a pensarla, quel senso di orgoglio e fortuna che ti assale al solo pensiero di essere al suo fianco; un sentimento che Niccolò non provava da tanto tempo ormai e che provava solo in sua presenza.
Ebbene si, nonostante la sua vita sembrava prendere le stesse sembianze di prima, lui non riusciva a godersi quei momenti, ormai imprigionato dalle catene del passato che lo avvolgevano e stringevano fino ad asfissiarlo.
Spesso si malediva per questa cosa.
Si malediva per non riuscire mai a liberarsi dalle morse di quelle catene opprimenti, si malediva, ogni fottuto giorno e ogni fottuta notte, per non riuscire ad andare avanti nonostante tutti glielo ripetessero come se fosse la cosa più semplice al mondo. Si malediva per sembrare sempre un triste e solitario depresso fallito agli occhi degli altri, si malediva di cercare ogni suo gesto ogni volta che qualcuno davanti a lui facesse qualsiasi cosa, si malediva se la sognava la notte, si malediva se ogni tanto si metteva al piano e suonava le loro canzoni, cantando le sue parti nella mente immaginandole con la sua voce. Si malediva per rovinate l'atmosfera ogni volta con il suo sguardo triste e disperso, e si malediva per sentire ancora la sua mancanza.
"sono passati cinque anni cazzo" si ripeteva "magari il suo corpo nun ce sta manco più, magari si è già decomposto" pensava per auroconvincersi, facendosi però solo più male, per poi rimproverarsi con "ma perché cazzo ci sto ancora pensando?"
Inutile. Tutto inutile. Ormai si era rassegnato, non sarebbe mai riuscito ad andare avanti, non sarebbe mai riuscito a rifarsi una vita, perché la sua vita l'aveva già programmata: era al suo fianco, in una casa in mezzo al verde, con due bambini che giocavano tra loro e un cane a fare da guardia. Lei a fare la fotografa a tempo pieno per tutto il mondo e lui a cantare in tour per tutti gli stadi d'Italia.
Qualche week-and a Londra per rivedere i suoceri e far conoscere le più importati strutture storiche ai bambini. Poi qualche cena romantica, solo loro due, a lume di candela, come un tempo.
Questa era la vita che si sognava Niccolò e che aveva programmato con attenzione e contenzione anni prima insieme a lei, era tutto studiato, tutto programmato, ma purtroppo nella vita, non tutto va sempre secondo i piani.
Niccolò che nei piani B non ci aveva mai creduto, ora era costretto ad adeguarsi e a darsi da fare, persino con la paura che gli servisse un piano C in futuro.
-Kevin, piacere- una voce sconosciuta lo fece tornare con la mente su quello che lo circondava e una mano gli si parò davanti.
-Niccolò- si presentò a sua volta ricambiando la stretta di mano, prima di incrociare lo sguardo della mora che lo fissava sorridente, probabilmente non vedeva l'ora che arrivasse questo giorno.
Accennò un sorriso per salutare anche lei per poi distogliere lo sguardo. In quei giorni si era fatto le idee un po' più chiare a riguardo; aveva capito che con lei stava bene, ma che non avrebbe mai potuto provare quello che aveva già provato un tempo, almeno ché fino a quando il suo cuore e la sua testa non si sarebbero svuotati dall'immagine di Wendy.
-sei solo stasera?- la voce di Kevin rimbombò nelle sue orecchie e annuì distrattamente, non capendo il senso di quella domanda. Era vero sì, faceva parte di quei pochi rimasti nel gruppo a non avere più una compagna, ma non pensava che qualcuno ci facesse così tanto caso.
-mi dispiace amico- si scusò il ragazzo alzando le spalle, prima di cingere quelle di Alessia con un braccio. Niccolò fece un cenno con la testa, per fargli intendere che era tutto ok, che tutta quella pena non gli serviva minimamente, ma probabilmente lui nemmeno se ne accorse e lasciò perdere, pensando a quanto quel posto vuoto accanto a lui avesse segnato la sua persona una volta per tutte.
(molto tempo dopo aver interrotto le cure)
-ti senti bene?- domandò Niccolò una volta che la ragazza tornò dal bagno dopo aver rigurgitato. Era la nona volta quella giornata e l'ultima si era verificata proprio verso le 22.00, quando i due stavano iniziando a prepararsi per uscire.
-sì, sì è normale...- borbottò in risposta accucciandosi contro il suo petto
-sicura? Wendy?- domandò incerto senza ottenere risposta.
-Wendy!- esclamò ancora decidendosi a prenderla in braccio e portarla in macchina, dirigendosi all'ospedale dove la ricoverarono d'urgenza. Non gli importava dell'uscita che aveva programmato, ora aveva qualcosa di più importante a cui pensare.
Aspettò quasi tutta la notte prima di vederla finalmente uscire dalla sala ed essere portata nella stanza.
Si alzò velocemente dalla sedia e parlò col dottore, tirando un sospiro di sollievo udendo le sue parole. Chiese poi il permesso per passare la notte con lei ed entrò nella stanza, sedendosi sull'unica sediolina che c'era di fianco al letto.
Wendy si svegliò poco dopo, sorridendo alla vista del ragazzo seduto al suo fianco che lottava con sé stesso per non far chiudere gli occhi.
Gli lasciò una carezza in volto, incrociando per un millisecondo i suoi occhi stanchi.
-wen...- borbottò in uno stato di dormiveglia
-shhh va tutto bene, dormi amore-sussurrò a fil di voce, sentendosi anche in colpa per rubargli sempre tutte quelle ore di sonno, e il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, ormai sconfitto dalla stanchezza, crollò sulle sue braccia, addormentandosi con la mano della ragazza stretta nella sua.
Si svegliò solo dopo qualche ora, durante la notte, sentendola piangere e notando che la mano della rossa non stringeva più la sua.
-wendy- la chiamò preoccupato, ma la ragazza continuò a singhiozzare, ignorandolo e rivolgendogli le spalle.
-amore- la chiamò ancora sdraiandosi attentamente affianco a lei, scuotendola da una spalla, in modo da farla voltare verso di lui e permettersi di incrociare gli occhioni azzurri colmi di lacrime.
-hey che è successo? Che hai?- chiese con tono dolce, portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio e asciugandole le lacrime
-n...non voglio morire Ní. N...non voglio lasciarti s...solo, v...voglio stare con te!- singhiozzò disperata stringendosi a lui, per quello che il lettino le permetteva.
Poteva far finta che andasse tutto bene per giorni, ma prima o poi era normale che sarebbe crollata.
-stai con me Wen, stai con me adesso. Sono qui, va tutto bene- le ripeteva mentre poggiava la fronte sulla sua, provando a calmare le sue paure.
-tu...tu mi ami ancora? No...nonostante te l'abbia tenuto nas...nascosto? Nonostante abbia deciso di interrompere le ultime cu...cure?- domandò tra i singhiozzi, non riuscendo a regolarsi e provando a prendere aria tra una parola e l'altra, fallendo miseramente.
-certo che ti amo Wendy! Ti amo, hai capito?- rispose sicuro prendendole il volto, ma la ragazza si spostò, negando con la testa e continuando a piangere più forte di prima
-NO!- esclamò togliendo la sua mano dal viso -non devi amarmi cazzo! Odiami Nicco! ODIAMI!- strillava come non aveva mai fatto prima d'allora, facendolo preoccupare e confondere e spaventare sempre di più. Aveva già un forte presentimento di come sarebbe andata a finire, aveva perso tutta la speranza e la cosa che più la tormentava, oltre ai progetti futuri a cui doveva dire addio, era dire addio a lui, lui che le era stato vicino sin dal primo momento e che stava soffrendo ogni giorno di più senza però lamentarsi mai.
-shh Wen, abbassa la voce. Vieni qui- sussurrò stringendola nuovamente al petto, baciandole di tanto in tanto la testa e ignorando le frasi che gli erano state appena urlate.
-odiami! Poi sta...stai male Nicco, cre...credimi! O...odiami ti prego!- piense disperata stringendo il tessuto della felpa del ragazzo tra le dita.
-andrà tutto bene Wen, l'hai detto tu, ricordi? Andrà tutto bene. Riprenderemo le cure insieme, ok?- sussurrò dolcemente accarezzandole i capelli nella speranza di calmare il suo pianto disperato, ma sembrava che niente e nessuno ne fosse in grado, tant'è che il ragazzo cominciò a preoccuparsi dato che oltre alla terribile malattia soffriva anche di asma.
-Wen, Wen ao respira!- esclamò mettendosi seduto, facendole fare altrettanto, per poi prendere velocemente lo spry dalla borsa e spruzzarglielo in gola.
Continuava a tenerla stretta a sé, reggendola con un braccio dietro la schiena e le gambe intrecciate.
-guardami adesso- ordinò poi prendendole il viso con la mano che poco prima reggeva lo spry
-calmati, respira e calmati. Va tutto bene, è tutto ok. Riprenderemo le cure assieme e sconfiggeremo questo mostro, chiaro?- le disse guardandola fisso negli occhioni colmi di lacrime.
-ma il dottore ha detto che non c'è speranza...non voglio illudermi e non voglio che nemmeno tu ti illuda...l'ho sconfitto una volta ed è tornato, questa volta sicuro mi farà fuori!-borbottò tristemente tirando su col naso
-il dottore ha detto che hai fatto male ad interrompere le cure e che ora le speranze sono diminuite. Capito? Diminuite ma non finite! Se magari ricominciamo in tempo potremmo batterlo definitivamente!- provò a convincerla, convincendo però solo sè stesso dato che la ragazza scoppiò nuovamente in un pianto silenzioso, cercando di sopprimere i singhiozzi, facendosi però sfuggire qualche urlo di disperazione ogni tanto. Non ci credeva più. La situazione era quella, cos'altro avrebbe potuto pensare? Più vedeva il ragazzo convincersi del contrario, più gli si formava un nodo in gola molto stretto.
-che sta succedendo qui?- ecco che due infermieri fecero irruzione nella stanza, spaventando ulteriormente la rossa che riprese a singhiozzare più forte, non sapendo nemmeno lei il motivo, intimorita dalle possibili reazioni e precauzioni che avrebbero potuto prendere.
-signorina deve dormire o sveglierà i pazienti- disse uno di loro spacciandolo come un consiglio, solo che più di un consiglio sembrava un ordine.
Wendy scosse la testa terrorizzata e provò a farsi piccola tra le braccia del ragazzo, nella speranza di poter sparire e farli andare via, loro e le loro maledette urla.
-datele un calmante e chiudete la porta- ordinò infine, con tono scocciato e con tento di sbuffo finale che Niccolò non apprezzò per nulla. Va bene cercare di calmare i pazienti, ma non spaventandoli a morte. In questo modo era ovvio dover ricorrere ai metodi pesanti, che lui sinceramente trovava inutili. Lui c'era riuscito a calmarla mantenendo un tono calmo e pacato, perché loro adesso erano arrivati a peggiorare la situazione?
-tenetela- si sentí ordinare poi, lanciò un'occhiata odiosa di ricambio mentre uno di loro iniettò il calmante alla ragazza ancora tra le sue braccia che, non appena sentí l'ago entrarle nella pelle e il liquido bruciare, tirò un ultimo strillo prima di prendere a respirare già con più calma, non avendo più le forze per agitarsi.
La stanza si svuotò e rimasero nuovamente solo loro, con lui che ancora la stringeva tra le braccia, dondolando leggermente, come si fa con i bambini per farli smettere di piangere.
-baby rossa?- la chiamò piano Niccolò non sentendola più sussultare. Si allontanò di poco e le spostò qualche ciocca dalla fronte sudata, accarezzandole il viso vedendola lottare per non chiudere gli occhi. Sospirò pesantemente, le asciugò le ultime lacrime rimanenti e la strinse forte, baciandole la fronte.
-odiami...- sentí sussurrare a fil di voce, prima di vederla crollare ancora tra le sue braccia e adagiarla sul materasso in completo silenzio.
La coprì con cura con il lenzuolo e le lasciò un ultimo bacio sulle labbra prima di sdraiarsi accanto a lei e stringerla, forse per la centesima volta, tra le sue braccia, fissando il suo viso rilassato per qualche mezz'ora.
Non sapeva come comportarsi, abituato a vederla sempre allegra e sorridente, vederla così debole e fragile gli si spezzava il cuore.
-è impossibile odiarti- sussurrò infine in risposta, cosciente del fatto che la risposta non sarebbe mai arrivata, e chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare anche lui nel mondo dei sogni, ancora scosso dall'accaduto.
"è impossibile dimenticarti" pensò raggiungendo gli altri che nel frattempo avevano già trovato un posto dove poter mangiare e ordinare.
Ciao ciao ❤️
-Fla :)
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